PANDA E KOALA, SIMBOLI DI UNA NATURA FERITA

di Dante Iagrossi

Panda che mangia foglie di bambù

Ci sono due bellissimi animali che, riprodotti in pelouche, compaiono spesso nelle camere dei bambini, teneri e simpatici a tutti, eppure a serio rischio di estinzione nei prossimi anni. Il panda gigante, anche se di appena 100 grammi alla nascita, è un orso piuttosto grande, lungo fino ad un metro e mezzo e pesante anche 200 kg. Mentre in natura arriva al massimo a 15 anni di età, in cattività la sua vita media raddoppia.

Pur disponendo di dentatura completa e di una parte di intestino come quella dei carnivori, si nutre solo raramente di piccoli mammiferi, anzi è divenuto in gran parte vegetariano, mangiando quasi sempre foglie di bambù. Essendo queste di scarso valore nutritivo, è costretto a consumarne grandi quantità, anche per 16 ore al giorno, fino ad una quarantina di chilogrammi. In questo è aiutato dal sesto dito nelle zampe anteriori, che permette di afferrare bene le canne. Il suo nome forse deriva dal nepalese “ponya”, che significa appunto “mangiatore di bambù”.

Per un breve periodo nel quinto anno, che varia da una a tre settimane, sono capaci di riprodursi: l’accoppiamento avviene in primavera e dopo una gravidanza di circa 5 mesi, nasce in genere un solo cucciolo. Piccolissimo, molto leggero, cieco e senza pelliccia resta con la madre per un anno e mezzo, imparando da lei a procurarsi il cibo e a sfuggire ai predatori. Quando fa molto freddo, non vanno in letargo, ma scendono a valle. I panda giganti liberi sono ridotti a circa 1600 e si trovano ormai solo nelle zone montuose, dai 1200 ai 3100 metri di altezza, della Cina Sud occidentale, mentre prima vivevano anche in tutto il Sud, Est cinese ed anche in Myanmar e Vietnam settentrionale.

Panda rosso

I motivi fondamentali della crescente estinzione dei panda sono dovuti alla notevole urbanizzazione di una nazione popolatissima (1 miliardo e seicento milione di abitanti), che causa un rilevante disboscamento delle foreste di bambù. Inoltre incide molto anche il basso tasso di natalità, molto spesso con un solo cucciolo per volta. Comunque sono stati creati centri di allevamenti e di recupero, che hanno portato ad una popolazione totale di 3000 esemplari. Si pensa di aiutare questi animali, sia predisponendo corridoi di foreste di collegamento, aumentandone così il territorio di vita, sia coltivando in grandi quantità varie specie di bambù, di cui si possano nutrire per tutto l’anno. Non sono direttamente pericolosi per noi, ma conviene sempre non avvicinarsi troppo a loro, per motivi di sicurezza, essendo dotati di grande forza fisica e capacità di morsi molto potenti. Per legge, i cuccioli sia liberi che in cattività sono proprietà del governo cinese, che li può cedere ad altri Stati, anche per lunghi periodi, ma a prezzi molto alti.

Koala

Il koala sembra un orsacchiotto, ma è un piccolo marsupiale, cioè appartiene allo stesso Ordine dei Canguri, gli altri animali simbolo dell’Australia. Il loro nome in lingua locale significa “colui che non beve mai”, poiché non li si vede quasi mai prendere direttamente acqua, assumendo i liquidi unicamente dalle foglie di eucalipto. Di questi esistono circa 250 specie, alcune delle quali piene di sostanze velenose per noi. Il corpo ovale e senza coda arriva a 85 cm di lunghezza, con peso massimo di 15 kg. La pelliccia morbida e folta biancastra, grigia, presenta macchie lungo i fianchi. I maschi si distinguono dalle femmine per la presenza di una striscia più scura al petto con ghiandole da cui esce un liquido usato per marcare gli alberi del loro territorio. Vivono in media circa 20 anni, e cominciano a riprodursi a 4. Dopo l’accoppiamento, tra dicembre e marzo, le femmine partoriscono al massimo due piccoli, avendo solo due capezzoli nel marsupio, in cui essi entrano appena usciti dal grembo. Del tutto inetti, lunghi appena 2 cm, di soli 5 grammi. Restano a succhiare latte materno nel marsupio per 6 mesi, dopo ne escono, ma restano per altrettanti mesi aggrappati alla schiena materna. Si nutrono soltanto di foglie e germogli di eucalipti, almeno mezzo chilo al giorno.

Koala, madre e cucciolo

Come i bambù per i panda, anche le foglie di eucalipto sono povere di proteine e grassi, ma contenenti alte quantità di fenoli e terpeni tossici per varie specie animali. Il loro fegato è in grado di disattivare questi veleni, l’intestino ne estrare tutti i nutrienti, quindi devono mangiarne spesso. Comunque passano però molto tempo a dormire, per ridurre il più possibile lo spreco di energie.

In Australia la legge proibisce di tenerli in casa e d’altra parte il loro addomesticamento è quasi impossibile. Vivono nelle foreste lungo la costiera orientale. In seguito al surriscaldamento globale, sono divenuti più frequenti gli incendi per le alte temperature che hanno distrutto molti ettari di foreste, provocando la morte di ben 480.000 animali, tra i quali 8.000 koala. Inoltre sono stati colpiti e decimati da una grave epidemia di Clamidia e soltanto una parte del loro habitat è protetta. In passato, tra il 1890 e il 1927, si è verificato un vero sterminio, poiché 8 milioni sono stati uccisi per la pelliccia e portati in Europa.

Adesso la salvaguardia dei koala è affidata soprattutto alla sensibilità ed alle azioni positive dei volontari, che ne hanno salvati molti dagli incendi, molto impauriti, con pelliccia bruciacchiata e disidradati, pronti a bere avidamente dalle bottiglie di acqua offerte. Inoltre sarebbero necessarie anche altre aree protette per un loro adeguato ripopolamento controllato.

Il canguro invece non corre per il momento serie minacce di estinzione, essendo favorito dalla possibilità di fuggire con grandi salti delle loro lunghe zampe posteriori e da una dieta più varia anche vegetariana. La lunga coda serve a spingersi e bilanciarsi e come appoggio da seduti. Tra le circa 60 specie diverse, con dimensioni varie, emergono quelli giganti rossi o grigi, con un altezza massima di un metro e sessanta; esistono anche alcune specie arboricole, capaci di saltare tra i rampi anche da 18 metri di altezza. In ogni caso è evidente il marsupio delle femmine, caldo e confortevole tasca in cui i piccolissimi appena nati si possono sviluppare per 6 mesi, ma dopo l’uscita vengono allattati per un altro anno, prima di acquistare autonomia.

Non conviene avvicinarsi troppo a questi animali, perché pur pacifici, potrebbero avere reazioni violente, con calci tanto potenti da risultare persino letali. (Crediti fotografici: ilfoglio.it/ rivistanatura.it britannica.com / ilmattino.com) Dante Iagrossi, Caiazzo

Coronavirus: emergenza in Cina, prevenzione nel mondo

2019-nCoV     Purtroppo l’emergenza coronavirus in Cina continua e continuerà per mesi. I decessi sono molte centinaia e aumentano di giorno in giorno, le persone contagiate sono qualche centinaio di migliaia ma è facile prevedere che arriveranno a qualche milione. Per fortuna la mortalità non è elevata, ma il 2-3% non è poca cosa.
Cos’è un coronavirus? È un virus a RNA che può causare malattie di gravità variabile. Erano coronavirus quelli responsabili della sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e quelli della SARS (sindrome respiratoria acuta) che pure ebbe inizio in Cina. Quello responsabile dell’attuale epidemia che ha messo in allerta tutti i Paesi del mondo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è un nuovo ceppo indicato con la sigla 2019-nCoV oppure Novel Coronavirus o anche Coronavirus di Wuhan (figura in alto). Scoperto in Cina alla fine del 2019, è stato sequenziato genomicamente in vari Paesi ed è ancora in fase di studio per determinare le sue mutazioni (ormai almeno cinque) nelle persone colpite e arrivare alla produzione di qualche farmaco efficace e del vaccino. Purtroppo il vaccino, compresa la sua sperimentazione, richiederà non meno di un anno e nel frattempo l’emergenza, grazie alle precauzioni messe in atto in molti Paesi ma soprattutto in Cina potrebbe passare, si spera. Senza considerare le continue mutazioni del virus che potrebero rendere inefficace il vaccino preparato per una forma antecedente le numerose mutazioni.
Al momento è l’ottavo coronavirus che ha acquisito la capacità di infettare gli esseri umani. L’intera famiglia coronavirus, oltre alle malattie già citate, è in grado di provocare anche il comune raffreddore, per cui diagnosticare l’attuale malattia di Wuhan non è semplice (anche per le precauzioni da mettere in atto per proteggere il personale sanitario e gli altri pazienti) e la diagnosi viene effettuata con test specifici in pochi centri specializzati di ogni Paese.
Qual è l’origine del coronavirus 2019-nCoV? Non ci sono certezze al riguardo, solo due ipotesi prevalenti. La prima, proposta da uno studio pubblicato sul Journal of Medical Virology, ritiene che sia passato all’uomo da un serpente commercilizzato al mercato del pesce di Wuhan. Secondo altri studiosi, come altri coronavirus, anche questo sarebbe stato trasmesso all’uomo dai pipistrelli. Bisogna dire che entrambe queste specie selvatiche, serpenti e pipistrelli, in alcune regioni agricole cinesi entrano nella dieta alimentare di alcune popolazioni. Ma non mi meraviglierei se in futuro venisse accertato il passaggio all’uomo da qualche altra specie di animali selvatici.
Come è in grado di passare da uomo a uomo? Su questo passaggio si sa molto di più. Secondo i medici infettivologi impegnati sul campo e in base a quanto dichiarato da funzionari dell’OMS, il virus si trasmette “attraverso uno stretto contatto con un altro individuo, in particolare tossendo e starnutendo su qualcun altro che si trova entro un raggio tra circa 1-2 metri da quella persona”. Sono quindi le goccioline respiratorie emesse da una persona infetta con gli starnuti o la tosse che, una volta inalate da un’altra persona che si trova nelle vicinanze, permettono al 2019-nCoV di entrare nel suo organismo, per il resto solitamente ben protetto dal sua pelle, la più importante barriera fisica contro quasi tutti i microrganismi.
Non si sa invece se dal contatto con superfici infette, con le mani non opportunamente igienizzate sia possibile infettarsi. Per precauzione, contro le infezioni in generale, è importante lavarsi bene le mani col sapone o altri prodotti igienizzanti più volte al giorno. Ma questa è una regola valida da quando sono stati scoperti i microrganismi e da quando è nata la microbiologia con gli studi di Louis Pasteur. Anche sulla possibilità che il virus possa trasmettersi da persone che non presentano sintomi della malattia, i pareri degli esperti non sono concordi.
Symptoms_of_2019_novel_coronavirus     I sintomi della malattia di questo nuovo coronavirus sono simili a quelli della comune influenza: febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, stanchezza, ma possono arrivare alla polmonite, all’insufficienza renale e alla morte nelle persone più debilitate e avanti con gli anni. Crediti: Ministero della Salute. OMS. Immagini: wikipedia.
Per saperne di più e per la prevenzione: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus . FAQ riportate sul sito del Ministero della Salute (aggiornamento 08/02/2020):

FAQ – Infezione da coronavirus 2019-nCoV
1. Che cos’è un coronavirus?
I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
2. Che cos’è un nuovo coronavirus?
Un nuovo coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. In particolare quello denominato 2019-nCoV., non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina a dicembre 2019.
3. Il nuovo coronavirus è lo stesso della SARS?
No. Il 2019-nCoV appartiene alla stessa famiglia di virus della Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS) ma non è lo stesso virus
4. Quanto è pericoloso il nuovo virus?
Come altre malattie respiratorie, l’infezione da nuovo coronavirus può causare sintomi lievi come raffreddore, mal di gola, tosse e febbre, oppure sintomi più severi quali polmonite e difficoltà respiratorie. Raramente può essere fatale. Le persone più suscettibili alle forme gravi sono gli anziani e quelle con malattie pre-esistenti, quali diabete e malattie cardiache.
5. Come si contrae questo coronavirus
Sono necessarie maggiori informazioni per comprendere meglio le modalità di trasmissione e le manifestazioni cliniche di questo nuovo virus, tuttavia è stata ormai dimostrata la possibilità di trasmissione da persona a persona sia in Cina sia in altri paesi. La fonte di questo nuovo virus non è ancora nota. Pertanto, sarebbe prudente ridurre il rischio generale di infezioni respiratorie acute durante i viaggi verso o dalle aree colpite.
6. I coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?
Sì, alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.
7. Il nuovo coronavirus può essere trasmesso da persona a persona?
Si, il nuovo coronavirus può essere trasmesso da persona a persona, generalmente dopo un contatto stretto con un caso infetto.
8. L’infezione da nuovo coronavirus può essere contratta da un caso che non presenta sintomi (asintomatico)?
Secondo i dati attualmente disponibili, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. L’OMS considera non frequente l’infezione da nuovo coronavirus prima che sviluppino sintomi.
9. Chi può contrarre l’infezione?
Le persone che vivono o che hanno viaggiato in aree infette dal nuovo coronavirus possono essere a rischio di infezione. Attualmente il nuovo coronavirus sta circolando in Cina dove è segnalato il maggior numero di casi. Negli altri paesi la maggioranza dei casi riportati ha effettuato recentemente un viaggio in Cina. Pochi altri casi si sono manifestati in coloro che hanno vissuto o lavorato a stretto contatto con persone infettate in Cina.
10. Le persone possono contrarre l’infezione da nuovo coronavirus dagli animali?
Indagini dettagliate hanno scoperto che, in Cina nel 2002, SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti agli esseri umani e, in Arabia Saudita nel 2012, MERS-CoV dai dromedari agli esseri umani. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che vengano identificati più coronavirus.
La fonte animale del nuovo coronavirus non è stata ancora identificata. Si ipotizza che i primi casi umani in Cina siano derivati da una fonte animale.
11. Posso contrarre l’infezione dal mio animale da compagnia?
No, al momento non vi è alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia, quali cani e gatti, abbiano contratto l’infezione o possano diffonderla.
12. Come si diffonde il nuovo coronavirus?
Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche.
13. Quanto dura il periodo di incubazione?
Il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici. Si stima attualmente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni.
14. Quali sono i sintomi di una persona infetta da un coronavirus?
Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.
15. Qual è la differenza tra i sintomi dell’influenza, di un raffreddore comune e del nuovo coronavirus?
I sintomi sono simili e consistono in tosse, febbre, raffreddore. Sono tuttavia causati da virus differenti, pertanto, in caso di sospetto di coronavirus, è necessario effettuare esami di laboratorio per confermare la diagnosi.
16. Cosa posso fare per proteggermi?
– Mantieniti informato sulla diffusione dell’epidemia, disponibile sul sito dell’OMS e adotta le seguenti misure di protezione personale:
– lavati spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol per eliminare il virus dalle tue mani.
– mantieni una certa distanza – almeno 1 metro – dalle altre persone, in particolare quando tossiscono o starnutiscono o se hanno la febbre, perché il virus è contenuto nelle goccioline di saliva e può essere trasmesso col respiro a distanza ravvicinata;
– evita di toccarti occhi, naso e bocca, perché le mani possono toccare superfici contaminate dal virus e potresti trasmettere il virus dalle superfici al tuo corpo;
– se presenti febbre, tosse o difficoltà respiratorie e hai viaggiato di recente in Cina o se sei stato in stretto contatto con una persona ritornata dalla Cina e affetta da malattia respiratoria segnalalo al numero gratuito istituito dal Ministero della salute 1500. – – Ricorda che esistono diverse cause di malattie respiratorie e il nuovo coronavirus può essere una di queste. Se hai sintomi lievi e non sei stato recentemente in Cina, rimani a casa fino alla risoluzione dei sintomi applicando le misure di igiene, che comprendono l’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani).
Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
17. Devo indossare una mascherina per proteggermi?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus e presenti sintomi quali tosse o starnuti o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus (viaggio recente in Cina e sintomi respiratori). L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene, descritte al punto 12. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte.
18. Come devo mettere e togliere la mascherina?
prima di indossare la mascherina, lavati le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica
copri bocca e naso con la mascherina assicurandoti che aderisca bene al volto
evita di toccare la mascherina mentre la indossi, se la tocchi, lavati le mani
quando diventa umida, sostituiscila con una nuova e non riutilizzarla; infatti sono maschere mono-uso
togli la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina; gettala immediatamente in un sacchetto chiuso e lavati le mani.
19. In particolare, per quanto riguarda il nuovo coronavirus identificato in Cina (2019-nCoV) cosa è raccomandato rispetto ai viaggiatori?
Si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari in aree a rischio della Cina.
Le aree a rischio della Cina sono consultabili al seguente link dell’OMS.
Se ci si reca in Cina, nelle aree a rischio, si raccomanda di vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio.
È raccomandato, inoltre, di evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale e di animali vivi, evitare il contatto con persone che hanno sintomi respiratori e lavare frequentemente le mani.
Qualora una persona sviluppi sintomi respiratori (tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie) mentre si trova nelle aree a rischio, dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico.
Al ritorno, se non si è cittadini che vivono in Italia, per qualsiasi necessità contattare l’Ambasciata o il Consolato del proprio Paese.
Se nelle due settimane successive al ritorno da aree a rischio si dovessero presentare sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) a scopo precauzionale:
contattare il numero telefonico gratuito del Ministero della Salute 1500
indossare una maschera chirurgica se si è in contatto con altre persone
utilizzare fazzoletti usa e getta e lavarsi le mani regolarmente.
20. Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo coronavirus?
Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che gli operatori sanitari applichino adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare.
21. Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?
No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino e per realizzarne uno ad hoc i tempi possono essere anche relativamente lunghi.
22. Esiste un trattamento per un nuovo coronavirus?
Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente. La terapia di supporto può essere molto efficace. Terapie specifiche sono in fase di studio.
23. Gli antibiotici possono essere utili per prevenire l’infezione da nuovo coronavirus?
No, gli antibiotici non sono efficaci contro i virus, ma funzionano solo contro le infezioni batteriche.
24. Dove si stanno verificando le infezioni da 2019-nCoV?
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’OMS un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei
Il 9 gennaio 2020, il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (CDC) cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.
Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della sanità ha dichiarato che questa epidemia rappresenta un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.
La situazione epidemiologica è in costante evoluzione. L’OMS pubblica ogni giorno un aggiornamento epidemiologico.
Vedi anche link utili e informazioni nella pagina Situazione in Italia e nel mondo
25. Quali sono i rischi di propagazione in Europa?
Il rischio è considerato alto a livello globale.
La probabilità che si verifichino ulteriori casi importati in Europa è considerato medio-alta.
L’adesione a adeguate pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, in particolare nelle strutture sanitarie nei paesi UE/EEA con collegamenti diretti con le aree a rischio, fa sì che la probabilità che un caso riportato nell’UE generi casi secondari all’interno dell’UE/EEA sia bassa.
26. Che fare se si è soggiornato di recente nelle aree a rischio?
Se nelle due settimane successive al ritorno da aree a rischio si dovessero presentare sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) a scopo precauzionale si consiglia di:
contattare il numero di telefonico gratuito del Ministero della Salute1500 riferendo del recente viaggio;
indossare una mascherina monouso se si è in contatto con altre persone;
utilizzare fazzoletti usa e getta e lavarsi le mani regolarmente.
27. Che fare se si è soggiornato in un ospedale in cui è stata ricoverata una persona malata?
Il rischio di trasmissione esiste solo se si è stati in stretto e prolungato contatto con il paziente. I malati affetti da infezione da nuovo Coronavirus, inoltre, vengono ricoverati in ambienti separati dagli altri degenti.
28. Quali raccomandazioni dell’OMS per i Paesi?
L’OMS prevede che possano essere segnalati ulteriori casi nel mondo, pertanto incoraggia tutti i Paesi a rafforzare le misure preventive, la sorveglianza attiva, l’individuazione precoce dei casi, il loro isolamento seguendo adeguate procedure gestionali e di contenimento, e il rintraccio accurato dei contatti per prevenire l’ulteriore diffusione.
I Paesi sono incoraggiati a continuare a migliorare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il regolamento sanitario internazionale (2005) e a condividere le informazioni sui casi e sulle misure implementate.
29. Quale dispositivo di monitoraggio è stato introdotto per questo virus a livello nazionale?
In Italia, è stata attivata una sorveglianza specifica per questo virus, a livello nazionale.
La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS, l’ECDC, la Commissione Europea e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale.
In considerazione della dichiarazione di “Emergenza internazionale di salute pubblica” da parte della OMS, il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’infezione da coronavirus.
30. Quale misura sanitaria specifica per i viaggiatori è stata avviata nel nostro Paese?
Dopo la notifica dell’epidemia da parte della Cina, l’Italia ha immediatamente raccomandato di posticipare i voli non necessari verso Wuhan e, successivamente, con l’estendersi dell’epidemia, verso tutta la Cina.
La Cina ha cancellato tutti i voli da Wuhan.
Il Ministro della Salute, con propria ordinanza, il 30 gennaio, ha disposto la sospensione del traffico aereo con la Repubblica Popolare Cinese, incluse le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao. Il provvedimento si applica anche a Taiwan.
Nel caso in cui sia presente un caso sospetto di nuovo coronavirus (in base ai sintomi clinici e alle informazioni epidemiologiche), a bordo di un volo di qualsiasi provenienza, viene immediatamente adottata una procedura di emergenza che prevede il trasferimento del paziente in isolamento presso una struttura ospedaliera designata e la tracciatura dei contatti stretti.
Negli aeroporti è presente materiale informativo per i viaggiatori internazionali, in italiano, inglese e cinese.
31. Quanto tempo sopravvive il nuovo coronavirus sulle superfici?
Le informazioni preliminari suggeriscono che il virus possa sopravvivere alcune ore, anche se è ancora in fase di studio. L’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone.
32. È sicuro ricevere  pacchi dalla Cina o da altri paesi dove il virus è stato identificato?
Si, è sicuro. L’OMS ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi non sono a rischio di contrarre il nuovo coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici.
33. Dove posso trovare altre informazioni sul nuovo coronavirus?
Il Ministero della Salute ha realizzato un sito dedicato: www.salute.gov.it/nuovocoronavirus e attivato il numero di pubblica utilità 1500.
Altre informazioni sul sito dell’Istituto superiore di sanità – Epicentro.
L’Istituto Spallanzani (INMI) rende noto un bollettino medico alle ore 12 circa di ogni giorno sui casi confermati in Italia e sui test dei contatti monitorati.

FAST: il radiotelescopio più grande del mondo è in Cina

FAST_radiotelescopio          Dopo essere diventata una superpotenza industriale ed economica, la Cina vuole dimostrare di essere anche una potenza scientifica. Il radiotelescopio FAST ( Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope) inaugurato ieri, con i suoi 500 m di diametro e circa 4450 pannelli riflettenti, è solo uno dei numerosi tasselli del progresso scientifico cinese degli ultimi decenni.

     Ci sono voluti  cinque anni di lavori (il progetto di costruzione iniziò nel 2011), un’intera valle naturale lontana dai centri abitati e incassata nelle rocce calcaree di Dawodang nella provincia di Guizhou, è stata svuotata e modellata per accogliere questo gigante in grado di captare onde radio provenienti dall’Universo profondo. Insieme alla costruzione, sono state evacuate oltre novemila persone che abitavano nei villaggi della zona, per evitare disturbi radio al telescopio. Quali sono gli scopi di quest’opera gigantesca? L’osservazione di stelle pulsar deboli, l’individuazione di eventuali segnali provenienti da qualche improbabile civiltà aliena e altro ancora. FAST e gli studiosi cinesi sono pronti a ricevere e raccogliere dati da elaborare.

Video: FAST e gli altri, di INAF TV;

Video della China Icons sulle fasi della realizzazione di FAST;

Video della CCTV America. La Cina a caccia di alieni (askanews).

Una galleria di immagini si può trovare su meteoweb.eu .

Crediti immagine: article.wn.com

I costi dell’inquinamento atmosferico

air_pollution-300x210      Periodicamente mi ritrovo a scrivere sull’aria, sull’atmosfera, sulla sua composizione e sui suoi problemi: concentrazione record di CO2 in atmosfera; alla Pianura Padana manca il respiro; green week conference 2013; disastri, cambiamenti climatici e progetto Meteomet; la deforestazione, un’inversione di tendenza?

Il motivo è evidente, questo miscuglio omogeneo di gas, prevalentemente azoto (78%) e ossigeno (21%), con vari tipi di particelle solide in sospensione è vitale per la nostra specie e per circa la metà delle forme di vita di questo pianeta. Da alcuni decenni i governi della maggioranza dei Paesi di tutti i continenti cercano di trovare soluzioni condivise almeno per arrestare la tendenza ad un continuo aumento delle sostanze inquinanti e di quei gas responsabili dell’aumento di temperatura media dell’aria e del cosiddetto effetto serra. I risultati finora sono stati modesti.

     A segnalare quanto sia grave la situazione in alcune grandi città, sono state anche le parole di Massimiliano Fuksas nella rubrica “Architettura”, sulla rivista “L’Espresso”. Sul numero dello scorso 24 ottobre scriveva: <<Uscire dall’albergo a Pechino in questo autunno è stata impresa ardua. Dai piani alti il panorama dell’area centrale della capitale cinese era avvolto in una nube sconfinata. Pochissimo emerge da una specie di “filtro” nebuloso. Le torri più alte, che superano i 300 metri, sono forme indistinte, perse in orizzonti indefiniti anche per un europeo abituato ad alti livelli di inquinamento atmosferico. Fuori l’aria è irrespirabile e per le immense e congestionate arterie della Pechino contemporanea di pedoni se ne vedono pochi. I ciclisti dotati di mascherina avanzano inesorabilmente tra le polveri sottili. …>>.

Anche il governo cinese è consapevole della gravità della situazione e nei suoi programmi per i prossimi anni ha preso l’impegno di ridurre l’inquinamento delle grandi città entro il 2017, puntando su un deciso aumento dello sfruttamento di fonti energetiche alternative e su mezzi di trasporto meno inquinanti.

Ma quali sono, in generale, i principali costi per le popolazioni delle varie forme di inquinamento?

Quello che allarma maggiormente l’opinione pubblica è il costo della salute umana: aumento delle malattie e della mortalità causata da patologie dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e digerente (anche tumorali); aumento del consumo di medicinali e riduzione delle ore lavorative, per chi ha un lavoro. Ma questo costo allarma soprattutto chi pensa all’oggi e, con egoismo, solo a se stesso o ai propri congiunti.

Un costo di carattere più generale è quello della perdita di risorse importanti del nostro pianeta, a causa di un loro sfruttamento non necessario quindi del loro spreco. Se si produce inquinamento c’è uno spreco di risorse da qualche parte che certamente inciderà sulla qualità della vita delle prossime generazioni.

Non si possono sottovalutare poi i costi economici e sociali determinati dalla necessità di controllare e, in qualche modo, ridurre le varie forme e fonti di inquinamento. Già quarant’anni fa(1) la National Academy of Sciences degli Stati Uniti prevedeva che i costi maggiori della riduzione dell’inquinamento negli anni duemila non sarebbero stati quelli per la riduzione dei rifiuti solidi e liquidi, ma quelli necessari per la “correzione” dell’inquinamento atmosferico causato dall’eccessivo consumo di combustibili fossili. Purtroppo questi costi, di anno in anno, li stiamo rinviando sulle spalle dei nostri figli, nipoti e pronipoti.

(1) Eugene P. Odum, pag. 438, “Principi di ecologia”, Piccin editore, 1973.

Immagine One_atmosphere: http://www.meas.ncsu.edu/aqforecasting/research.html