I costi dell’inquinamento atmosferico

air_pollution-300x210      Periodicamente mi ritrovo a scrivere sull’aria, sull’atmosfera, sulla sua composizione e sui suoi problemi: concentrazione record di CO2 in atmosfera; alla Pianura Padana manca il respiro; green week conference 2013; disastri, cambiamenti climatici e progetto Meteomet; la deforestazione, un’inversione di tendenza?

Il motivo è evidente, questo miscuglio omogeneo di gas, prevalentemente azoto (78%) e ossigeno (21%), con vari tipi di particelle solide in sospensione è vitale per la nostra specie e per circa la metà delle forme di vita di questo pianeta. Da alcuni decenni i governi della maggioranza dei Paesi di tutti i continenti cercano di trovare soluzioni condivise almeno per arrestare la tendenza ad un continuo aumento delle sostanze inquinanti e di quei gas responsabili dell’aumento di temperatura media dell’aria e del cosiddetto effetto serra. I risultati finora sono stati modesti.

     A segnalare quanto sia grave la situazione in alcune grandi città, sono state anche le parole di Massimiliano Fuksas nella rubrica “Architettura”, sulla rivista “L’Espresso”. Sul numero dello scorso 24 ottobre scriveva: <<Uscire dall’albergo a Pechino in questo autunno è stata impresa ardua. Dai piani alti il panorama dell’area centrale della capitale cinese era avvolto in una nube sconfinata. Pochissimo emerge da una specie di “filtro” nebuloso. Le torri più alte, che superano i 300 metri, sono forme indistinte, perse in orizzonti indefiniti anche per un europeo abituato ad alti livelli di inquinamento atmosferico. Fuori l’aria è irrespirabile e per le immense e congestionate arterie della Pechino contemporanea di pedoni se ne vedono pochi. I ciclisti dotati di mascherina avanzano inesorabilmente tra le polveri sottili. …>>.

Anche il governo cinese è consapevole della gravità della situazione e nei suoi programmi per i prossimi anni ha preso l’impegno di ridurre l’inquinamento delle grandi città entro il 2017, puntando su un deciso aumento dello sfruttamento di fonti energetiche alternative e su mezzi di trasporto meno inquinanti.

Ma quali sono, in generale, i principali costi per le popolazioni delle varie forme di inquinamento?

Quello che allarma maggiormente l’opinione pubblica è il costo della salute umana: aumento delle malattie e della mortalità causata da patologie dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e digerente (anche tumorali); aumento del consumo di medicinali e riduzione delle ore lavorative, per chi ha un lavoro. Ma questo costo allarma soprattutto chi pensa all’oggi e, con egoismo, solo a se stesso o ai propri congiunti.

Un costo di carattere più generale è quello della perdita di risorse importanti del nostro pianeta, a causa di un loro sfruttamento non necessario quindi del loro spreco. Se si produce inquinamento c’è uno spreco di risorse da qualche parte che certamente inciderà sulla qualità della vita delle prossime generazioni.

Non si possono sottovalutare poi i costi economici e sociali determinati dalla necessità di controllare e, in qualche modo, ridurre le varie forme e fonti di inquinamento. Già quarant’anni fa(1) la National Academy of Sciences degli Stati Uniti prevedeva che i costi maggiori della riduzione dell’inquinamento negli anni duemila non sarebbero stati quelli per la riduzione dei rifiuti solidi e liquidi, ma quelli necessari per la “correzione” dell’inquinamento atmosferico causato dall’eccessivo consumo di combustibili fossili. Purtroppo questi costi, di anno in anno, li stiamo rinviando sulle spalle dei nostri figli, nipoti e pronipoti.

(1) Eugene P. Odum, pag. 438, “Principi di ecologia”, Piccin editore, 1973.

Immagine One_atmosphere: http://www.meas.ncsu.edu/aqforecasting/research.html

 

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