Brain – Il cervello: istruzioni per l’uso e destinazione

     Il Museo di Storia Naturale di Milano quest’anno presenta una mostra sul cervello di assoluto rilievo, Brain: istruzioni per l’uso. Proviene dall’American Museum of Natural History di New York, grazie all’interessamento dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano.

     Iniziata poco più di un mese fa, Brain continuerà fino al 13 aprile 2014 ed è curata da Rob DeSalle con Joy HirHirsh e Magaret Zellner, l’adattamento italiano invece è opera di Giorgio Racagni e Monica DiLuca. Per ospitare la mostra, le sale di mineralogia al pian terreno del Museo sono state dismesse.

     La mostra è suddivisa in sette sezioni: Introduzione, Teatro introduttivo, Il cervello sensibile, Il cervello emozionante, Il cervello pensante, Il cervello mutevole e Il cervello del futuro. Orari: lunedì 9,30-13,30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9,30-19,30; giovedì 9,30-22,30. Il costo del biglietto ordinario (purtroppo) è di 10 euro, ma ci sono sconti per le famiglie.

Il Sole24Ore presenta la mostra con un video di Stefano Biolchini.

     Ricordo che molto più vicino a noi, il 10 dicembre prossimo, alle ore 21,00 presso l’auditorium dell’ITIS Majorana di Grugliasco, ci sarà una conferenza del prof. Aldo Fasolo dal titolo “Destinazione cervello”.

     Il prof. Fasolo dell’Università di Torino è un vero luminare in questo campo. Oltre alle centinaia di pubblicazioni, segnalo soltanto che è anche membro delle prestigiose Accademia delle Scienze di Torino e Accademia Nazionale dei Lincei.

     Dopo i grandi progetti finalizzati ad una maggiore conoscenza della Luna, del Sistema solare e dell’Universo, c’è stata un’attenzione sempre crescente per la genetica prima, con il progetto Genoma, e per il cervello poi, con i relativi progetti statunitense ed europeo messi in atto negli ultimi anni. La conferenza ci aiuterà a capire lo stato delle cose e le prospettive future sulla conoscenza delle strutture e del funzionamento del più importante e misterioso sistema del nostro corpo.

     Come per le altre conferenze l’ingresso è libero ma è gradita la prenotazione. Gli studenti del triennio, si ricordino di segnalare la richiesta dell’attestato utile anche ai fini dell’assegnazione dei crediti. Io invece ricordo loro che “il sistema nervoso”, per tutte le classi quinte del liceo “M. Curie” rientra nel programma di Scienze dell’Esame di Stato (maturità).

Per saperne di più e prenotare: http://www.itismajo.it/serale/2seralmente.htm ; seralmente@gmail.com ; TEL. +39 011 411.33.34 ;  FAX +39 011 403.53.79 .

Ringrazio il moderatore che mi ha inviato la locandina della conferenza.

 

Il consumo del suolo

campo_seminato-287x300      L’ultimo grave disastro alluvionale accaduto in Sardegna una settimana fa ha evidenziato che uno dei problemi più gravi del nostro Paese è l’eccessiva riduzione di suolo in generale, compreso quello destinato ad attività agricole. Cementificazione e antropizzazione senza regole, senza rispetto per i corsi d’acqua che scorrono sul territorio scegliendo il percorso in base alla forza di gravità e alla resistenza opposta dal tipo di roccia e di terreno attraversato, creano cicatrici che prima o poi si riaprono.    I corsi d’acqua, quando ci sono eventi estremi (sempre più frequenti), tendono a riappropriarsi del loro territorio che l’uomo incautamente copre e riduce. Il «consumo di suolo» in generale consiste proprio nella riduzione di superficie agricola per effetto di interventi di impermeabilizzazione, urbanizzazione ed edificazione non connessi all’attività agricola. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato, oltre un mese fa, che il governo ha presentato un disegno di legge finalizzato a porre un “argine” (è proprio il caso di usare questo termine) al problema.

Le finalità e l’ambito del disegno di legge sono riportate all’art. 1, comma 1: “La presente legge detta princìpi fondamentali dell’ordinamento ai sensi degli articoli 9 e 117 della Costituzione per la valorizzazione e la tutela del suolo non edificato, con particolare riguardo alle aree e agli immobili sottoposti a tutela paesaggistica e ai terreni agricoli, al fine di promuovere e tutelare l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, nonché di contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici e che va tutelato anche in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico.”

Al comma 2 si legge che “Le politiche di sviluppo territoriale nazionali e regionali perseguono la tutela e la valorizzazione della funzione agricola attraverso la riduzione del consumo di suolo e l’utilizzo agroforestale dei suoli agricoli abbandonati, privilegiando gli interventi di riutilizzo e di recupero di aree urbanizzate.”

Dopo decenni di cementificazioni e asfaltature sfrenati, i legislatori sembrano prendere consapevolezza della necessità di preservare i suoli destinati ad attività agroforestali. Un’adeguata copertura forestale dei suoli potrebbe evitare gran parte dei problemi di dissesto idrogeologico che si verificano nella maggioranza delle Regioni, soprattutto nei periodi autunnali e primaverili, in particolare a novembre e a maggio. Il decreto legge in questione opportunamente applicato, oltre a monitorare la riduzione di superficie agricola, riduce l’esposizione del territorio ad alcune calamità naturali, come quella di pochi giorni fa.

Un altro dato ricavato dall’ONU mi aiuta ad inquadrare meglio il problema. Attualmente la popolazione umana del pianeta è di 7,2 miliardi, per il 2025 la stima è di 8,1 miliardi, nel 2050 si arriverà a 9,6 miliardi. Non mi risulta che la produttività agricola abbia un tasso di crescita così elevato. Anzi, per continuare ad ottenere una crescita dei prodotti agricoli per sfamare la popolazione mondiale, sarebbe necessario un aumento dell’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, antiparassitari e diserbanti, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili sulla salute umana e sulla resistenza di piante, funghi, batteri e animali verso questi prodotti chimici. Con questa prospettiva di crescita demografica e la parallela riduzione di suolo agricolo, il problema del cibo per molte aree del pianeta è destinato ad aumentare. Secondo una ricerca, in Italia la percentuale di suolo sottratto all’agricoltura, negli ultimi 50 anni è passata dal 2,8% al 6,9% (dati del TGR Piemonte).

Sulla reale applicazione del decreto che sta per essere approvato poi, c’è già qualche dubbio, perché tutto sembra essere a costo zero. Anche la partecipazione di esperti nel Comitato investito del monitoraggio del suolo, che redige una relazione annuale sulla situazione nazionale “è a titolo gratuito e non comporta l’attribuzione di alcuna indennità neanche a titolo di rimborso spese”. Ci sarà la corsa di persone esperte e, nello stesso tempo, motivate a svolgere questo delicato compito che comporterà non poche responsabilità?

Intanto la Commissione Ambiente di Montecitorio, agli inizi di ottobre, nell’anniversario del disastro del Vajont, ha chiesto all’unanimità al governo di stanziare mezzo miliardo ogni anno per la difesa del suolo. Nella “legge di stabilità” per il prossimo anno invece c’è molto, molto meno: circa 30 milioni.

Per saperne di più: Istituto Nazionale di Urbanistica.

http://www.rinnovabili.it/ambiente/consumo-di-suolo-legambiente-789/

http://www.legambiente.emiliaromagna.it/2012/12/05/stop-al-cemento/

Science for Peace 2013

Science_for_Peace-300x179      Il progetto Science for Peace, nato nel 2009 a Milano su iniziativa di Umberto Veronesi, ha tenuto il 15 e 16 novembre scorso la quinta conferenza mondiale.

Gli obiettivi fondamentali di Science for Peace sono: la diffusione della cultura di pace e il superamento di tensioni tra gli Stati e la riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari a favore di maggiori investimenti nella ricerca e nello sviluppo.

La conferenza di quest’anno ha visto la partecipazione di studiosi provenienti da vari continenti ed è stata incentrata sui seguenti temi: la rinascita dei nazionalismi, il difficile percorso verso il Federalismo Europeo, un focus sulla Politica Agricola Comune, il complesso rapporto tra Scienza e Fede, la situazione europea circa le spese militari, la comparazione tra i sistemi giudiziari e carcerari in Europa. È stata un’occasione per sensibilizzare opinione pubblica e rappresentanti dei governi, soprattutto europei, sulla necessità di contrastare nazionalismi e intolleranze e puntare non sugli armamenti ma su ricerca scientifica e sviluppo, su un’Europa della Scienza. Un altro punto molto dibattuto è stato quello della politica agricola. È stata sottolineata la necessità di valorizzare l’agricoltura e i suoi prodotti, il lavoro agricolo per produrre meglio, senza inquinare e nel pieno rispetto della salute umana.

Due minuti di video sulla mission di Science for Peace: http://www.youtube.com/watch?v=TFuRSAY2h_k

Per saperne di più: http://www.scienceforpeace.it

 

Metodo Stamina, realtà o illusioni?

pluripotent-stem-cells-273x300     Dopo che alcune riviste scientifiche, tra cui Nature, hanno bocciato il cosiddetto “metodo Stamina”, anche il Ministero della Sanità il mese scorso ha preso una decisione netta: Stamina non ha fondamenti scientifici, il suo protocollo sperimentale non è riconosciuto valido dalla comunità medica internazionale e non ci sono prove dell’efficacia di questa “cura”.

L’attenzione mediatica italiana intorno a questo metodo è stata notevole e ancora di più lo sono state le speranze degli ammalati. Purtroppo come è già successo circa quindici anni fa per la cura “Di Bella” (un mio conoscente ne usufruì per alcuni mesi senza giovamento), rimangono ancora alcune speranze ma soprattutto le delusioni degli ammalati.

La richiesta di brevetto sul metodo Stamina venne presentata anche negli Stati Uniti nel 2010, ma l’esito fu negativo perché  non si fornivano sufficienti dettagli sulle procedure di sperimentazione.

Addirittura, quest’estate sulla rivista Nature è stato scritto di figure contraffatte allegate alla documentazione per la richiesta di brevetto. Due immagini fondamentali sarebbero state ricavate da altre pubblicazioni sull’argomento, effettuate da un gruppo di ricerca russo, guidato da Elena Schegelskaya  alcuni anni prima. Se si tratti di plagio, disattenzione o altro non sono in grado di dirlo. Resta il fatto che su questo “metodo” c’è poca chiarezza, ci sono ancora lati oscuri e perplessità della comunità scientifica nazionale e internazionale.

Le regole internazionali sulla sperimentazione di “farmaci” o sull’uso di cellule staminali devono valere per tutti. Deve esserci la possibilità di controllo sulla regolarità delle procedure seguite e sull’efficacia di un prodotto e di un sistema di cura. Le conoscenze scientifiche e mediche degli ultimi secoli sono progredite e progrediscono in questo modo, con il controllo degli altri gruppi di ricerca.

In cosa consiste il “metodo Stamina”? Si tratterebbe di una terapia per malattie gravi, come l’atrofia muscolare spinale, messa a punto dalla Stamina Foundation di Davide Vannoni (non un medico ma, a leggere le cronache, un laureato in lettere) e che ha alla base l’utilizzo di cellule staminali adulte. Può darsi che la formazione non scientifica né medica di Vannoni abbia giocato un ruolo a suo sfavore, ma il giudizio del Ministero della Salute e degli esperti dell’Istituto Nazionale di Sanità è una chiara bocciatura senza appello: il metodo in questione non è utile per curare le malattie ma può essere un ulteriore pericolo per chi è già ammalato. Infatti nel Decreto Ministeriale dello scorso 10 ottobre si evidenziano: <<a) la “inadeguata descrizione del metodo”, mancando una descrizione del differenziamento neurale delle cellule;

b) la “insufficiente definizione del prodotto” sia perché le cellule da iniettare non sono definite in maniera corretta, sia perché non viene presentato alcun saggio funzionale che ne dimostri le proprietà biologiche; in difetto di questa adeguata caratterizzazione e dei pochi controlli di qualità, vi è un problema sia di efficacia del trattamento, per la difficoltà di riprodurre il metodo, sia di sicurezza;

c) i “potenziali rischi ” per i pazienti, in specie per quanto concerne l’utilizzazione di cellule allogeniche, per la mancanza di un piano di identificazione, screening e testing dei donatori, con conseguente esclusione della verifica del rischio di malattie e agenti trasmissibili (HIV1, HIV2, HBC, HCV, ecc.);

d) altri rischi di fenomeni di sensibilizzazione anche gravi (ad esempio encefalomielite) sono dovuti anche al fatto che il protocollo prevede somministrazioni ripetute; non essendo prevista la filtrazione delle sospensioni ottenute dal materiale di partenza (carota ossea), vi è anche il rischio di iniezione di materiale osseo a livello del sistema nervoso;>>

Recentemente anche il Comitato di Bioetica della Regione Sicilia ha dato all’unanimità parere negativo alle cure col “metodo Stamina”. La decisione è stata comunicata per iscritto sia ai pazienti sia ai loro familiari. Le ragioni della bocciatura sono definite di carattere prettamente scientifico.

Per chi vuole saperne di più, due diverse “campane”: Stamina Foundation , Vannoni espone i risultati di StaminaDecreto del Ministero della Salute che qualche settimana fa ha chiuso definitivamente con la sperimentazione del metodo Stamina.

L’immagine cellule staminali pluripotenti embrionali è tratta da: http://www.csa.com/discoveryguides/stemcell/images/pluri.jpg

 

Conferenza sul clima a Varsavia

     La scelta di Varsavia come sede per l’annuale conferenza ONU sui cambiamenti climatici (COP 19), fatta qualche anno fa, suscitò molte perplessità e alcune proteste degli ambientalisti. Questo perché la Polonia in passato, per rilanciare le proprie industrie, ha sempre puntato sui combustibili fossili e ha contrastato il Protocollo di Kyoto. Ma anche il summit dello scorso anno (COP 18) che si tenne a Doha suscitò polemiche perché il Qatar rientra tra i Paesi “in via di sviluppo” e non ha vincoli sulle emissioni di inquinanti. Inoltre è il quarto esportatore mondiale di gas e al diciannovesimo posto come produttore di petrolio greggio.

     La Conferenza di Varsavia inizierà domani 11 e continuerà fino al 22 novembre. Bisogna rassegnarsi al fatto che probabilmente per molti delegati ONU la partecipazione a queste conferenze è poco più di una passerella mediatica. Il sospetto è fondato su basi concrete: la Polonia ha sempre contrastato l’adozione di provvedimenti volti a contenere le emissioni di gas serra entro il 2020 e anche oggi continua a puntare sul carbone, la fonte energetica fossile più inquinante e a più basso costo.

     Comunque molti Paesi sperano ancora che si possa rafforzare il principio stabilito nel 2010 nella Conferenza di Durban: la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati agli sforzi per ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera. Nel 2015 a Parigi si cercherà di condividere regole e impegni per gli anni successivi al 2020 e alcuni, tra cui Matthias Groote l’europarlamentare socialista tedesco a capo della delegazione del Parlamento europeo,  puntano su quest’incontro e su quello del prossimo anno per preparare al meglio la Conferenza di Parigi e ottenere risultati concreti e efficaci per invertire la tendenza dell’inquinamento e riscaldamento atmosferico globale.  

Sito della conferenza: http://unfccc.int/meetings/warsaw_nov_2013/meeting/7649.php

Proposta del Parlamento europeo di risoluzione da adottare: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=MOTION&reference=B7-2013-0482&language=IT

 

I costi dell’inquinamento atmosferico

air_pollution-300x210      Periodicamente mi ritrovo a scrivere sull’aria, sull’atmosfera, sulla sua composizione e sui suoi problemi: concentrazione record di CO2 in atmosfera; alla Pianura Padana manca il respiro; green week conference 2013; disastri, cambiamenti climatici e progetto Meteomet; la deforestazione, un’inversione di tendenza?

Il motivo è evidente, questo miscuglio omogeneo di gas, prevalentemente azoto (78%) e ossigeno (21%), con vari tipi di particelle solide in sospensione è vitale per la nostra specie e per circa la metà delle forme di vita di questo pianeta. Da alcuni decenni i governi della maggioranza dei Paesi di tutti i continenti cercano di trovare soluzioni condivise almeno per arrestare la tendenza ad un continuo aumento delle sostanze inquinanti e di quei gas responsabili dell’aumento di temperatura media dell’aria e del cosiddetto effetto serra. I risultati finora sono stati modesti.

     A segnalare quanto sia grave la situazione in alcune grandi città, sono state anche le parole di Massimiliano Fuksas nella rubrica “Architettura”, sulla rivista “L’Espresso”. Sul numero dello scorso 24 ottobre scriveva: <<Uscire dall’albergo a Pechino in questo autunno è stata impresa ardua. Dai piani alti il panorama dell’area centrale della capitale cinese era avvolto in una nube sconfinata. Pochissimo emerge da una specie di “filtro” nebuloso. Le torri più alte, che superano i 300 metri, sono forme indistinte, perse in orizzonti indefiniti anche per un europeo abituato ad alti livelli di inquinamento atmosferico. Fuori l’aria è irrespirabile e per le immense e congestionate arterie della Pechino contemporanea di pedoni se ne vedono pochi. I ciclisti dotati di mascherina avanzano inesorabilmente tra le polveri sottili. …>>.

Anche il governo cinese è consapevole della gravità della situazione e nei suoi programmi per i prossimi anni ha preso l’impegno di ridurre l’inquinamento delle grandi città entro il 2017, puntando su un deciso aumento dello sfruttamento di fonti energetiche alternative e su mezzi di trasporto meno inquinanti.

Ma quali sono, in generale, i principali costi per le popolazioni delle varie forme di inquinamento?

Quello che allarma maggiormente l’opinione pubblica è il costo della salute umana: aumento delle malattie e della mortalità causata da patologie dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e digerente (anche tumorali); aumento del consumo di medicinali e riduzione delle ore lavorative, per chi ha un lavoro. Ma questo costo allarma soprattutto chi pensa all’oggi e, con egoismo, solo a se stesso o ai propri congiunti.

Un costo di carattere più generale è quello della perdita di risorse importanti del nostro pianeta, a causa di un loro sfruttamento non necessario quindi del loro spreco. Se si produce inquinamento c’è uno spreco di risorse da qualche parte che certamente inciderà sulla qualità della vita delle prossime generazioni.

Non si possono sottovalutare poi i costi economici e sociali determinati dalla necessità di controllare e, in qualche modo, ridurre le varie forme e fonti di inquinamento. Già quarant’anni fa(1) la National Academy of Sciences degli Stati Uniti prevedeva che i costi maggiori della riduzione dell’inquinamento negli anni duemila non sarebbero stati quelli per la riduzione dei rifiuti solidi e liquidi, ma quelli necessari per la “correzione” dell’inquinamento atmosferico causato dall’eccessivo consumo di combustibili fossili. Purtroppo questi costi, di anno in anno, li stiamo rinviando sulle spalle dei nostri figli, nipoti e pronipoti.

(1) Eugene P. Odum, pag. 438, “Principi di ecologia”, Piccin editore, 1973.

Immagine One_atmosphere: http://www.meas.ncsu.edu/aqforecasting/research.html

 

Conferenze scientifiche 2013-2014 al Majorana di Grugliasco

     Segnalo con piacere le quattro conferenze scientifiche serali previste per quest’anno scolastico presso l’auditorium di via Cantore 119, organizzate dai colleghi dell’ITI Ettore Majorana, coordinati da Michele Caponigro. Un’occasione importante per studenti e appassionati di temi scientifici. Si inizia tra qualche settimana con “La matematica fra scienza e società” (Prof. Mario Rasetti), per continuare il 10 dicembre con “Destinazione cervello” (Prof. Aldo Fasolo). Nel 2014 si discuterà delle “Simmetrie in fisica da Aristotele a Higgs” (Prof. Vincenzo Barone) l’11 marzo e dei “Meccanismi della creatività scientifica”, con il noto ed esperto giornalista scientifico Piero Bianucci, il 10 aprile. Tutti temi di grande attualità e di elevata valenza formativa. Chi può prenda nota!

     Avendo già partecipato a qualche serata scientifica dello scorso anno, faccio i miei complimenti a quanti si impegnano, a vario titolo, nell’organizzazione di conferenze di livello così elevato e nello stesso tempo con contenuti presentati in modo accessibile per un pubblico anche non specialistico.

Per saperne di più: http://www.itismajo.it/serale/2seralmente.htm