Il Vulcano Agung

Agung_vulcano.png  In questi giorni il vulcano Agung nell’isola di Bali in Indonesia ha incominciato ad emettere grandi quantità di ceneri e lapilli, mentre il cratere si è riempito di lava pronta a fuoriuscire. Il rischio di un disastro incombe, perciò le autorità locali hanno evacuato almeno 140 mila persone per un raggio di dieci km intorno al vulcano e chiuso l’aeroporto della provincia di Bali bloccando, decine di migliaia di turisti che erano pronti a lasciare l’isola. Molti hanno abbandonato Bali via mare, altri hanno atteso la riapertura degli aeroporti. L’ultima eruzione di Agung, nel 1963, provocò circa 1600 morti. Le copiose emissioni di cenere e i frequenti tremolii hanno avvisato per tempo autorità e popolazione (cosa che non sempre accade), perciò ci sono tutte le premesse per evitare la catastrofe, nonostante l’isola oggi sia molto più abitata di 54 anni fa.

Le conoscenze attuali non permettono di definire con precisione quando avverrà l’esplosione e l’eruzione vera e propria, che potrebbe immettere nell’atmosfera enormi quantità di ceneri pronte ad oscurare il cielo di tutta l’area, oltre all’emissione di lava.

     Le caratteristiche esplosive di Agung sono dovute al tipo di magma: molto viscoso, con un’elevata percentuale di silice, generato dalla fusione delle rocce oceaniche per attrito in seguito alla subduzione della placca australiana al di sotto di quella pacifica. La lava molto viscosa fa fatica a risalire in superficie, accumulandosi nella camera magmatica e lungo il camino vulcanico, intrappolando sotto pressione un’enorme quantità di gas. Quando la pressione di questi gas supera quella del magma e delle rocce sovrastanti, si ha l’eruzione esplosiva (attività piroclastica), con i gas che lanciano a km di altezza ceneri, lapilli, bombe vulcaniche, brandelli di lava.

La quantità di ceneri potrebbe essere tale da diffondersi, con le correnti, in tutto il sudest asiatico se non addirittura in tutto il pianeta. Intanto il 28 novembre scorso, le ceneri miste all’acqua delle piogge hanno generato fiumi e torrenti di fango, i temibili lahar, che scendevano dalle pendici del vulcano e si sono riversati pericolosamente verso la costa.

L’Agung è uno delle centinaia di vulcani attivi che costituiscono l’Anello di fuoco circum Pacifico, esteso per almeno 40.000 km. Quest’area, dove si concentra la maggioranza dei vulcani del pianeta, comprende le coste occidentali dell’America meridionale, centrale, settentrionale fino all’Alaska, per proseguire poi con le isole Aleutine, le coste orientali dell’Asia: penisola della Kamchatka, isole Curili, Giappone, Filippine e Indonesia appunto. Crediti immagine in alto: World Archive; in basso: News In Flight, sono ben evidenti coste e canaloni ricoperti di vegetazione, generati dalla lava e dai materiali piroclastici delle eruzioni precedenti. Video Askanews. Documentario: Cintura di fuoco del Pacifico, realizzato da due classi del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano nel 2017.

Obiettivi specifici per il secondo biennio

Taraxacum officinalis
Taraxacum officinalis

OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO→ SECONDO BIENNIO

Nel secondo biennio si ampliano, si consolidano e si pongono in relazione i contenuti disciplinari, introducendo in modo graduale ma sistematico i concetti, i modelli e il formalismo che sono propri delle discipline oggetto di studio e che consentono una spiegazione piu approfondita dei fenomeni.

Biologia

Si pone l’accento soprattutto sulla complessita dei sistemi e dei fenomeni biologici, sulle relazioni che si stabiliscono tra i componenti di tali sistemi e tra diversi sistemi e sulle basi molecolari dei fenomeni stessi. Facendo riferimento anche alle conoscenze fondamentali di chimica organica, si studiano le molecole informazionali, con particolare riferimento al DNA e alle sue funzioni, ricostruendo anche il percorso che ha portato alla formulazione del modello, alla scoperta del codice genetico, alla conoscenza dei meccanismi della regolazione genica ecc..

Tale percorso, che ha posto le basi della biologia molecolare, e molto significativo e potra essere utilmente illustrato e discusso per favorire la consapevolezza critica del cammino della scienza. Si analizzano poi la forma e le funzioni degli organismi (microrganismi, vegetali e animali, uomo compreso). Facendo riferimento anche ai concetti chiave della chimica fisica si considerano le funzioni metaboliche di base e si approfondiscono gli aspetti (strutture e relative funzioni) riguardanti la vita di relazione, la riproduzione e lo sviluppo, ponendo attenzione, nella trattazione del corpo umano, ai molteplici aspetti di educazione alla salute.

Chimica

Si riprende la classificazione dei principali composti inorganici e la relativa nomenclatura. Si introducono lo studio della struttura della materia e i fondamenti della relazione tra struttura e proprieta, gli aspetti quantitativi delle trasformazioni (stechiometria), la struttura atomica e i modelli atomici, il sistema periodico, le proprieta periodiche e i legami chimici. Si introduce lo studio della chimica organica, dalle caratteristiche dell’atomo di carbonio sino ai principali gruppi funzionali e alla loro reattivita. Si studiano inoltre gli scambi energetici associati alle trasformazioni chimiche e se ne introducono i fondamenti degli aspetti termodinamici e cinetici,

insieme agli equilibri, anche in soluzione (reazioni acido-base e ossidoriduzioni), e

all’elettrochimica. Adeguato spazio si dara agli aspetti quantitativi e quindi ai calcoli relativi e alle applicazioni.

Scienze della Terra

Si introducono, soprattutto in connessione con le realta locali e in modo coordinato con la chimica e la fisica, cenni di mineralogia, di petrologia (le rocce) e fenomeni come il vulcanesimo, la sismicita e l’orogenesi, esaminando le trasformazioni ad essi collegate e ponendo attenzione agli aspetti di modellizzazione dei fenomeni stessi (con le difficolta ad essi legate e con la ricaduta che hanno nelle attivita umane) e alla evoluzione delle teorie interpretative formulate nel tempo.

I contenuti indicati saranno sviluppati dai docenti secondo le modalita e con l’ordine ritenuti piu idonei, secondo quanto indicato per il I biennio, anche attraverso attivita di carattere sperimentale sistematicamente e organicamente inserite nel percorso, da svolgersi in laboratorio ed eventualmente sul campo.

 

 

L’Etna, le Eolie e il Marsili

     Non passa anno senza che l’Etna, il più grande vulcano d’Europa, col suo spettacolo ci mostri quanto sia attivo e “vivo” il nostro pianeta, caratterizzato da  enormi forze endogene. L’Etna fà parte della “Provincia magmatica siciliana”, con magmi di tipo basaltico e oceanico, come quelli che hanno portato alla formazione delle isole di Pantelleria, Ustica e Linosa. L’attività magmatica di questa “Provincia” è iniziata circa 7 milioni di anni fa. Invece lo Stromboli, Lipari, Vulcano e le altre isole (Salina, Alicudi, Filicudi e Panarea, vulcani quiescenti) dell’arcipelago a nord della Sicilia, fanno parte di un’altra Provincia magmatica: quella delle Eolie, la cui attività è più recente perché risale solo ad un milione di anni fa.
     A nord della Provincia magmatica delle Eolie, in pieno Mar Tirreno, si estende un’altra zona magmatica: quella che comprende il vulcano sottomarino Marsili (da Luigi Ferdinando Marsili, 1658-1730), e i suoi “cugini” Vavilov e Magnaghi, verso ovest. Dal fondale, a circa 3.000 metri, questi vulcani si innalzano fino ad alcune centinaia di metri dalla superficie. In particolare il Marsili ha le stesse dimensioni dell’Etna, con un diametro alla base di circa 45 km, ed è il più grande vulcano sottomarino d’Europa. Il Marsili è un vulcano attivo risalente a 2 milioni di anni fa e dista circa 150 km dal Golfo di Napoli. Ultimamente, uno studio del CNR e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha raccolto nuovi dati e ipotizzato che il Marsili faccia parte della stessa Provincia magmatica dello Stromboli. Lo studio pubblicato sulla rivista “Earth Science Reviews” fà risalire la nascita del Marsili a circa un milione di anni fa, mentre si è sempre ritenuto che fosse più antico e facesse parte della crosta sottomarina, come conseguenza della “nascita” del Mar Tirreno. I nuovi dati sulle caratteristiche morfologiche del Marsili e sul suo magma sono stati raccolti in due recenti campagne oceanografiche: nel 2007 e nel 2010 utilizzando sonar di ultima generazione. La cima del Marsili si trova a circa 540 metri di profondità, quindi non ostacola in alcun modo la navigazione. Sono stati anche individuati nuovi sistemi di fratture che avrebbero consentito la risalita di magma basaltico.

Attualmente il Magnaghi e il Vavilov sono considerati inattivi. Nel Tirreno meridionale ci sono altri apparati vulcanici, cito il Palinuro, il Glabro, l’Alcione, i Lametini, Eolo, Enarete e Sisifo. Il Mar Tirreno risale a circa 10 milioni di anni fa ed è il più giovane e instabile dei mari del Mediterraneo.

Nelle foto: un’eruzione dell’Etna degli ultimi mesi e la struttura del Marsili ricostruita dalle navi oceanografiche.

Alcuni video sulle eruzioni etnee delle ultime settimane messi in rete da appassionati locali o studiosi.

http://www.youtube.com/watch?v=8Dyct375fGA

http://www.youtube.com/watch?v=VYbgR_C1HLs

http://www.youtube.com/watch?v=knENgSa4rfY

http://www.youtube.com/watch?v=uVOcxNpfCE0

Video (catastrofico) sulla possibile pericolosità del Marsili: http://www.youtube.com/watch?v=CtjZhmL8Ucg