Il triangolo estivo

Chi non ha mai tenuto lo sguardo verso il cielo in qualche serata d’agosto? Magari solo per osservare le fugaci perseidi o “stelle cadenti”. Oppure per individuare il Grande Carro e, prolungando di circa quattro volte e mezza la distanza tra le sue ultime due stelle, trovare la Stella Polare che rappresenta un’estremità dell’Orsa Minore e la cui proiezione sull’orizzonte consente di individuare con buona approssimazione il Nord geografico.

Opposta al Grande Carro, rispetto alla Stella Polare, si osserva facilmente la costellazione di Cassiopea con la sua caratteristica forma a W rovesciata.

Triangolo_estivo     Nelle prime ore della serata, tra le ventuno e le ventitré, guardando verso lo Zenit si vede una stella di prima grandezza: Vega della costellazione della Lira, molto più piccola rispetto ad altre costellazioni. Le altre stelle di questa costellazione sono poco luminose ma visibili a occhio nudo e alcune sono riconoscibili per la loro forma a parallelogramma.

Idealmente Vega viene unita ad altre due stelle di prima grandezza, Altair della costellazione dell’Aquila e Deneb della costellazione del Cigno, formando il “Triangolo Estivo”. Sono tre stelle che, non appena inizia ad imbrunire, appaiono per prime nel cielo estivo sgombro di nubi e con scarso inquinamento luminoso.

Il Cigno è facilmente riconoscibile per un insieme di stelle quasi allineate, che formano la struttura delle ali di quest’uccello e che s’intersecano quasi ad angolo retta con l’asse coda-collo-testa. Il cigno è raffigurato in volo con le ali spiegate. Deneb è la stella più luminosa di questa costellazione e rappresenta la coda.

La costellazione dell’Aquila è formata di un insieme di stelle di diversa magnitudine tra le quali spicca Altair. Anche l’Aquila è rappresentata con le ali spiegate mentre attraversa la Via Lattea. Altair è affiancata da altre due stelle: Alshain e Tarazed.

Il triangolo che ha per estremi Vega, Deneb e Altair è quasi retto in Vega e ciò costituisce un ulteriore elemento identificativo per chi non è esperto.

Concludo ricordando che, oltre a costituire uno spettacolo bellissimo e per molti aspetti romantico, il cielo è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità con l’invito a tutti di riconoscerne il valore ed apprezzarlo.

 

VEGA, vettore spaziale italiano

     Lo spazio prossimale alla Terra è sempre più carico di satelliti e spazzatura. Tanto che l’orbita dei rifiuti spaziali di maggiori dimensioni è tenuta sotto controllo dalle varie Agenzie Spaziali. Sono diversi i Paesi che lanciano strumenti tecnologici in orbita. In totale nei 50 anni di esplorazioni spaziali sono stati lanciati circa 6000 satelliti artificiali, tutti figli dello Sputnik. Di questi, circa 800 (il 13%) sono tuttora operativi, il resto è spazzatura da tenere sotto controllo per evitare collisioni con materiali del costo di decine o centinaia di milioni di euro. I satelliti non più operativi, per non intralciare gli altri, dovrebbero essere spinti su orbite inutilizzate o fatti precipitare sull’oceano Pacifico. Almeno è quello che è stato stabilito dal Comitato dell’ONU per l’uso pacifico dello spazio. Molti di quelli funzionanti sono satelliti militari, ma tanti altri sono per usi civili: per le telecomuncazioni, le attività economiche, per il meteo, per i rilevamenti ambientali, geologici, minerari ecc.

     Ultimamente ai vettori che lanciano satelliti se n’è aggiunto uno dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) costruito quasi interamente in Italia: VEGA. Ha un diametro di soli 3 metri ed è alto 30 metri, con una massa di 137 tonnellate. È in grado di portare in orbita satelliti di medie o piccole dimensioni, al massimo di 1,5 tonnellate. Un’utilitaria dello spazio costata circa 500 milioni di euro ma considerata un buon investimento, in grado di portare guadagni e nuova ricerca. Per il 65% si tratta di investimenti italiani, della società Avio Spa con sede a Rivalta Torinese, tramite la Elv (European Launch Vehicle) una società di costruzioni aerospaziali di Colleferro (RM).

Oggi 13 febbraio 2012, VEGA è partito per il suo volo di qualifica portando in orbita due satelliti più altri sette microsatelliti e collocandoli perfettamente nella posizione prestabilita. Un grande successo per la ricerca e l’industria aerospaziale italiana. Il programma e vettore VEGA è stato fatto proprio dall’Agenzia Spaziale Europea e il lancio è avvenuto poche ore fa dalla Guyana Francese. Per vincere la forza di gravità, il vettore ha una spinta propulsiva costituita da 3 stadi a combustibile solido e da un quarto stadio a combustibile liquido che si attiva per rilasciare il carico nelle orbite previste. VEGA garantisce alle industrie europee il lancio di piccoli satelliti ad un costo più basso e in tempi indipendenti rispetto ai grandi lanciatori statunitensi e russi.

Ma quali sono le principali zone di orbite utilizzate dai satelliti? C’è un’orbita bassa, fino a 2000 km che ospita la metà dei satelliti funzionanti, compresi tutti quelli per le osservazioni scientifiche e militari e la Stazione Spaziale Internazionale. È la zona più affollata in cui ci sono i maggiori rischi di collisioni. Una zona di orbite intermedie, tra i 20.000 e i 25.000 km, comprende satelliti per i sistemi di navigazione come il GPS. La zona di orbite più esterne è quella geostazionaria, a 36.000 km, in cui il periodo di rivoluzione dei satelliti coincide con quello di rotazione della Terra. Un satellite che si trova su quest’orbita, si mantiene sempre sulla stessa regione del nostro Pianeta. È occupata prevalentemente da satelliti per la meteorologia e le telecomunicazioni.

Il video (da non perdere!) del lancio di VEGA, con la voce e il commento di Silvia Rosa Brusin e diverse animazioni:

http://youtu.be/zC6hPk4cd1I 

Per ulteriori approfondimenti:

http://www.asi.it/it/agenzia/societa_partecipate/elv

http://it.wikipedia.org/wiki/Avio_(azienda)

http://it.wikipedia.org/wiki/Vega_(lanciatore)

http://it.wikipedia.org/wiki/Orbita_geostazionaria

www.asi.it/it/attivita/trasporto_spaziale/vega 

Nell’immagine (dell’Agenzia Spaziale Italiana) il lanciatore VEGA.