Terremoto in Turchia e Siria

Alcuni anni fa ci fu un’altra triste occasione per scrivere della situazione geologia della penisola anatolica (vedi Turchia: tra terremoti e faglie, del 24 ottobre 2011). Le scosse sismiche devastanti che hanno colpito il sudest della Turchia e il nord della Siria lo scorso 6 febbraio, confermano la grande instabilità geologica di quest’area.

Si tratta di una regione in cui c’è il movimento reciproco di diverse placche: quelle più piccole (relativamente) dell’Anatolia e dell’Egeo, quella più grande arabica e quelle gigantesche Euroasiatica e africana. A causa dei diversi movimenti di queste placche, la Turchia si sposta verso ovest di alcuni centimetri all’anno lungo la faglia dell’Anatolia orientale, a causa della spinta della placca arabica verso nordovest.

Per chi avesse bisogno di un richiamo sull’argomento, secondo l’ormai consolidata teoria della tettonica a zolle (o delle placche), la litosfera, formata dalla crosta terrestre e dalla parte più esterna del mantello superiore, globalmente è divisa in una ventina di porzioni rigide, dette placche o zolle, che “galleggiano” sul mantello sottostante fluido. Lungo i margini di queste placche, le masse rocciose si muovono l’una rispetto alle altre sotto la spinta del “motore” costituito dai moti convettivi che avvengono nel magma del mantello. Sono possibili vari tipi di movimenti:

a) Movimenti divergenti, di allontanamento di una placca rispetto ad un’altra. A queste zone di “distensione” dei moti convettivi del mantello, in superficie corrisponde ad un esteso sistema di fratture che “taglieranno” la litosfera e, se questo avviene tra due zolle oceaniche si avrà la formazione di dorsali e l’espansione dei fondali oceanici.

b) Movimenti convergenti, di avvicinamento e scontro tra due placche. In questi casi si può avere la formazione di catene montuose (orogenesi) se lo scontro è tra due placche continentali, oppure la subduzione e la scomparsa degli oceani se una delle due placche è oceanica.

c) Movimenti trascorrenti, nei quali due zolle contigue scorrono orizzontalmente l’una rispetto all’altra. Non si consuma crosta né se ne forma di nuova, si parla di “margini conservativi” o trasformi e si ha un “semplice sfregamento” tra i margini delle placche interessate. La faglia trascorrente più famosa è quella di San Andreas in California.

La teoria della tettonica a zolle spiega in modo convincente una serie di fenomeni: la formazione e l’espansione degli oceani; la formazione delle catene montuose; la riduzione e la scomparsa degli oceani; la migrazione dei continenti; l’attività sismica e vulcanica.

Il terremoto che ha colpito Turchia e Siria e che, in base ai dati attuali, ha provocato almeno 42.000 morti, è stato particolarmente devastante a causa di vari fattori:

1. La sua intensità, la prima scossa è ha avuto magnitudo di 7,8 nella scala Richter e la seconda 7,5. Un terremoto decisamente “forte”, anche se non si tratta delle intensità più alte perché nel 1960 in Cile la magnitudo della scossa arrivò a 9,5 e nel 2004 in Indonesia arrivò a 9,3 e il terremoto fu seguito da un maremoto che provocò oltre 220.000 vittime.

2. La maggioranza degli edifici erano vecchi o, se nuovi, costruiti senza regole antisismiche e/o con materiali scadenti. Tanto che le notizie di cronaca che provengono dalla Turchia riferiscono di almeno un centinaio di costruttori arrestati, alcuni mentre tentavano di lasciare il Paese. Se poi si tratta di capri espiatori per coprire responsabilità politiche e amministrative ai livelli più alti dello Stato, non possiamo saperlo.

3. La protezione civile in Turchia e in Siria è decisamente carente e i soccorsi, dove ci sono stati, sono stati tardivi e non sempre efficaci, anche per la carenza di attrezzature specifiche. Ma nelle zone che è stato possibile raggiungere, sono arrivate squadre di soccorso internazionali con mezzi, farmaci, attrezzature da campo e personale specializzato da decine di Paesi, da ogni parte del mondo.

4. Molte aree della Siria sono sotto il controllo del cosiddetto “stato islamico” e ancora in guerra con il resto del Paese governato dal presidente Assad. In queste zone i soccorsi sono stati ben pochi e anche tanti che potevano essere salvati, sono rimasti sotto le macerie.

Tutta l’area della Siria colpita dal sisma purtroppo è controllata da fazioni politiche e militari diverse che renderanno difficili e problematici gli aiuti umanitari che possono arrivare soprattutto dai Paesi più ricchi.