I giorni della merla

Sono definiti giorni della merla gli ultimi tre giorni di gennaio: 29, 30 e 31. Secondo tradizione e racconti popolari, dovrebbero essere i giorni più freddi dell’anno, ma quest’anno (2024) secondo le previsioni meteo, in Italia non sarà così. Sull’Italia in quest’ultima settimana di gennaio c’è un anticiclone che porta bel tempo e temperature decisamente superiori alle medie del periodo. Il ristagno dell’aria in Valle Padana è accompagnato però da un peggioramento dell’inquinamento, con nebbie e gelate mattutine.

Sui giorni della merla ci sono diverse leggende. La più antica risale alle culture greca e latina: la merla sarebbe stata una messaggera di Persefone (Proserpina presso i romani, era una dea degli inferi e regina dell’oltretomba) che annunciava a sua madre Demetra (o Cerere presso i romani, divinità materna della Terra, della fertilità, dei raccolti e della nascita) l’arrivo della primavera. Gli uccelli in generale erano considerati come messaggeri degli Dei.

Secondo un’altra leggenda, questi tre giorni e il freddo che li accompagna sarebbero dovuti alle ire di Gennaio. Infatti una volta la merla aveva il piumaggio bianco candido e Gennaio che aveva 28 giorni anziché 31, dispettoso, scatenava freddo e pioggia contro il suo candore. Perciò la merla per non patire il freddo decise di fare provviste per quei giorni e, fino al 28 stare riparata in un suo vecchi nido coperto. Quando uscì, Gennaio, indispettito, decise di prolungare la sua durata di altri tre giorni, 29, 30 e 31, chiedendoli a febbraio al quale ne rimasero 28! Di fronte alle intemperie: neve, piogge, vento e freddo gelido di questi giorni, la merla cercò riparo al caldo di un comignolo per tutti e tre i giorni, ma quando ne uscì, il suo piumaggio aveva cambiato colore: per la fuliggine e della cenere era diventato grigio scuro o nero!

Secondo un proverbio, se i giorni della merla saranno freddi, allora la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo perché l’inverno sarà ancora lungo. Quest’anno perciò la primavera dovrebbe arrivare in ritardo. Vedremo.

C’è anche una filastrocca per bambini (e non solo) su questi giorni: “La pozzanghera è ghiacciata, la grondaia si è gelata! Indossiam sciarpe e cappelli, bei maglioni e gran mantelli, paraorecchie e poi giacconi, canottiere, calzettoni! Ma ‘sto freddo non va via: gela tutto, mamma mia!”

Primavera astronomica

     Domani 21 marzo, come tutti gli anni, ricorre l’inizio della primavera. Il fenomeno delle stagioni è una delle principali conseguenze del moto di rivoluzione della Terra e dell’inclinazione dell’asse terrestre. Durante il moto di rivoluzione intorno al Sole, la Terra mantiene sempre parallelo a se stesso il proprio asse, inclinato rispetto al piano dell’eclittica di circa 66° e 30’. Quest’inclinazione, determina durante il moto continue e periodiche differenze di illuminazione e di riscaldamento della superficie della Terra nei diversi luoghi. Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare al piano dell’eclittica, il circolo d’illuminazione passerebbe sempre per i Poli e coinciderebbe con i meridiani, determinando in tutti i punti della Terra 12 ore di luce (dì) e 12 ore di buio (notte). Avremmo quindi poche variazioni: le regioni polari sempre fredde e quelle equatoriali sempre calde. Ma queste condizioni si verificano effettivamente due volte all’anno: i giorni degli equinozi, il 21 marzo e il 23 settembre sono rispettivamente l’equinozio di primavera e quello d’autunno. Nella giornata di domani perciò la durata del dì e quella della notte saranno uguali, di 12 ore, in tutto il nostro Pianeta. Il termine equinozio deriva dal latino aequa nox cioè notte uguale per tutta la Terra. Solo domani e il 23 settembre di ogni anno il circolo d’illuminazione passerà per i Poli e coinciderà con i meridiani.

     La divisione dell’anno (tempo che la Terra impiega nella sua rivoluzione intorno al Sole) in stagioni viene fatta proprio dai due equinozi e dai due solstizi (21 giugno e 22 dicembre). La primavera del nostro emisfero ha una durata di 93 giorni e il dì cresce costantemente dal 21 marzo al 21 giugno, mentre decresce nell’emisfero australe. I raggi solari nella giornata di domani saranno perpendicolari all’Equatore e gradualmente sposteranno la loro perpendicolarità verso Nord, fino ad essere perpendicolari al Tropico del Cancro il 21 giugno. Anche le nostre regioni (Torino è a 45° latitudine Nord) perciò vedranno il Sole sempre più alto sull’orizzonte, nei prossimi tre mesi durante la culminazione, e riceveranno una quantità di energia termica sempre maggiore per unità di superficie. Naturalmente accade esattamente il contrario nell’altro emisfero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’immagine è tratta da: http://www.exploratorium.edu/ancientobs/chaco/HTML/images-TG/seasons.nasa.jpg