I 100 anni della Transiberiana

transiberiana_mappa     Oggi la celebre Transiberiana, la ferrovia più lunga del mondo compie 100 anni dal suo completamento. La ricorrenza viene anche segnalata nella home page di oggi da Google. La linea classica va da Mosca a Vladivostok, sulla costa pacifica. Ma consente anche di arrivare a Pechino. Una ferrovia che attraversa due continenti, come la Russia, con oltre 17 milioni di km2 lo Stato più vasto del pianeta. Estesa in longitudine per 10.000 km, questo Paese comprende 11 fusi orari e si estende in latitudine per 3000 km, con diversi ambienti naturali.

     Il fattore naturale che domina il paesaggio è la pianura: sembra infinita. Ma una parte del territorio, più che da pianure, è costituito da altipiani o, a sud intorno al Mar Caspio e al lago d’Aral, da depressioni.

     I fattori limitanti per gli insediamenti umani e le attività estrattive e produttive sono le enormi distanze e il freddo delle zone centrali e settentrionali. Oltre alle zone europee lungo i grandi fiumi e alle aree fortemente urbanizzate di Mosca e San Pietroburgo, la densità di popolazione decresce sensibilmente procedendo da Ovest verso Est. Grandi città e innumerevoli villaggi si trovano lungo il confine meridionale e lungo il percorso di questa mitica ferrovia.

     Procedendo dalle coste lungo il Mar Glaciale Artico verso Sud, la grande pianura russa presenta tre grandi zone naturali: la tundra, la taiga e la steppa.

     La tundra, caratterizzata solo da muschi e licheni, comprende gran parte della Siberia con un clima polare e temperature che scendono fino a -70 °C. Nella fascia centrale, a Sud della tundra, si sviluppa in modo graduale la taiga, un ambiente dominato dalle foreste di conifere che a mano a mano si procede verso Sud diventano conifere miste a latifoglie, come le betulle, caratteristiche del paesaggio russo. La taiga è l’estensione boscosa più vasta del pianeta e occupa oltre la metà della superficie russa. Scendendo più a Sud, la taiga si dirada sempre più lasciando il posto alla steppa e ad una zona fertile e in parte coltivata: la cosiddette “terre nere”.

Ritornando alla celebrazione di oggi:

Breve video sulla Transiberiana; Storia della Transiberiana(video).

Alcune notizie. Crediti 1^ immagine (selezionarla per ingrandirla): www.atacama.it

 

Meteoriti sugli Urali

meteoriti_Urali-300x208      Stamattina in Russia, nella zona degli Urali, c’è stato l’arrivo di un grosso meteorite. Il meteorite, che si pensa fosse di circa 10 tonnellate, si è frantumato in migliaia di parti prima di arrivare al suolo e l’onda d’urto ha provocato la rottura dei vetri di diverse migliaia di edifici. Quasi tutti i feriti, centinaia o migliaia non si sa ancora, sono stati colpiti da frammenti di vetri scaraventati in tutte le direzioni dall’ “esplosione”.

Video INAFTV di qualche ora fa, con commento in italiano.

Video di RussiaToday.

Un chiarimento sui termini è necessario per evitare confusione. Le meteore sono le scie luminose lasciate dai meteoroidi a causa dell’attrito con l’atmosfera terrestre. I meteoroidi sono corpi celesti di piccole dimensioni, al massimo di qualche metro di diametro (più raramente qualche decina di metri) che vagano con le loro orbite nello spazio interplanetario. Sono definiti meteoriti invece quei meteoroidi che raggiungono interi o in frammenti la superficie terrestre.

La prima prova concreta dell’esistenza dei meteoriti si fà risalire al 1803, quando testimonianze concordanti riferirono all’Accademia Francese delle Scienze di migliaia di pietre “cadute” dal cielo nella zona di L’Aigle. Da allora si incominciò a studiare l’origine e le cause di questo fenomeno. Bisogna precisare che spesso si trovano sul nostro pianeta frammenti di meteoriti di ferro e meno frequentemente frammenti rocciosi. Secondo alcuni studiosi però l’incidenza dei meteoriti ferrosi rispetto a quelli rocciosi è solo del 5% contro il 95%: si trovano più facilmente quelli ferrosi perché quelli rocciosi, pur essendo molto più numerosi, si confondono con le altre rocce della crosta terrestre.

Barringer_Crater-300x194     Qual è stato il più grande meteorite ritrovato? Venne scoperto nel 1920 ad Hoba nella Namibia, in Africa, e ha una massa di circa 60.000 kg . I crateri da impatto invece sono ancora più difficili da individuare a causa dell’incessante azione livellatrice dell’erosione. Il cratere meteoritico meglio osservabile nella forma e grandezza è quello di Barringer, vicino a Wislow in Arizona (nella foto della NASA): dai calcoli dovrebbe essere stato causato da un meteorite di circa 150.000 tonnellate (150 milioni di kg). Meteoriti di tali dimensioni non si trovano mai perché l’impatto sprigiona un’energia tale da far evaporare le rocce che lo compongono. Il meteorite più famoso della storia della Terra è quello di 65 milioni di anni fa del Golfo del Messico che, insieme ad altri eventi avrebbe causato l’estinzione dei grandi dinosauri.

Qual è l’origine dei meteoriti? Quasi sempre i meteoroidi che possono diventare meteoriti sono frammenti di asteroidi o comete. Ormai è accertato che ogni anno sulla superficie terrestre cadono migliaia di meteoriti di piccole dimensioni ma raramente hanno provocato danni. Da circa vent’anni, quelli più grandi e potenzialmente pericolosi per l’umanità sono studiati e le loro orbite sono tenute sotto osservazione. Come quello che domani che passerà a circa 28.000 km dalla Terra. Senza conseguenze, per fortuna. Meteoriti & Co. sono vere e proprie spade di Damocle sulla Terra. Su scala temporale umana raramente causano disastri ma su scala geologica certamente sono stati molte volte disastrosi per le forme di vita.

 

Se persino la Russia brucia …

incendio-Russia-300x215     Mala tempora currunt. Certo, presi singolarmente, i numerosi casi di variazioni climatiche estreme che si sono verificati negli ultimi decenni, possono rientrare benissimo nelle fluttuazioni periodiche che si sono verificate nella storia della Terra. Però, nel loro insieme, aumento di gas serra nell’atmosfera, aumento della temperatura media dell’aria, scioglimento dei ghiacciai, alluvioni sempre più devastanti e, contemporaneamente, a qualche migliaio di km di distanza, siccità prolungate e incendi, sembrano tanti tasselli di un mosaico climatico determinato soprattutto dall’eccessivo sfruttamento di fonti energetiche fossili in un piccolo arco di tempo e dal disboscamento di vaste aree del pianeta.

In queste settimane di luglio e agosto, gli incendi nella Russia centrale europea sono stati fuori controllo. Le aree interessate dalla devastazione sono estese quanto un’intera regione media italiana. I fumi sprigionati dalle fiamme hanno reso Mosca, la più grande capitale europea con oltre dieci milioni di abitanti, surreale. Nel nostro immaginario i moscoviti sono rappresentati col cappotto e col colbacco e non in pantaloncini, magliette e mascherine, come li abbiamo visti in queste settimane. Le campagne e le foreste è più facile immaginarle coperte di neve anziché di fumi e fiamme. I corrispondenti da Mosca dei giornali e dei TG nazionali hanno riferito che i condizionatori d’aria si trovavano solo al mercato nero a non meno di  duemila euro l’uno. La temperatura dell’aria nella zona della capitale si era stabilizzata intorno ai 40 °C, alcuni aerei non sono riusciti a svolgere il loro servizio e, chi poteva, ha abbandonato la città affrontando lunghe code in auto o prendendo d’assalto treni e autobus. Chi non ha potuto, per proteggersi dal caldo e dal fumo, ha affollato gli ipermercati e molti hanno dormito negli uffici provvisti di condizionatori. Il fumo, dopo essersi ampiamente disperso nella troposfera, ha raggiunto anche la stratosfera e non sono pochi i quotidiani anche italiani usciti in edicola con titoli catastrofici, come “Inferno a Mosca”. La nube di fumo si è estesa per un fronte di circa tremila km . Alle operazioni di spegnimento hanno partecipato anche aerei e mezzi di altri Paesi: l’Italia ha inviato due Canadair in servizio nella zona di Samara, sul Volga, circa 700 km a sud est di Mosca. I Canadair hanno preso acqua direttamente dal fiume che, per la sua vastità ha consentito il rifornimento in assoluta sicurezza. Il nostro Ministero degli Esteri ha sconsigliato la partenza dei turisti per ben 83 regioni russe colpite dagli incendi.

Secondo i meteorologi russi, quest’ondata di caldo torrido non ha precedenti a queste latitudini, da quando sono stati registrati dati climatici alcuni secoli fa. Se si può fare ben poco per l’inquinamento, la CO2 prodotta, l’enorme quantità di biomassa andata in fumo, le case e le centinaia di villaggi abbandonati e distrutti dalle fiamme insieme agli animali, sono state invece prese misure di carattere commerciale: bloccate le esportazioni russe di grano fino al 31 dicembre 2010, a causa della vastità delle coltivazioni distrutte. Sicuramente gli speculatori sono già all’opera ed è facile prevedere che ci saranno conseguenze ingiustificate, come l’aumento di prezzo di diversi prodotti anche in altri Paesi. Ormai gli incendi sono stati spenti ma c’è voluto oltre un mese di ininterrotto lavoro. Alcuni dati ci aiutano a capire le proporzioni degli incendi: sono state impegnate circa 150.000 persone della protezione civile e tremila soldati con mezzi militari. In molte zone, per limitare i danni si è lavorato 24 ore su 24. Sono bruciate due basi militari e il fuoco ha lambito altrettante centrali per il trattamento delle scorie nucleari rischiando un’ulteriore catastrofe.

Concludiamo ricordando che, in Italia, quando si avvista un incendio o un principio d’incendio bisogna chiamare immediatamente il 1515 del Corpo Forestale dello Stato. Per emergenze ambientali generiche è attivo il 1525. Il 115 invece consente di chiamare il Pronto intervento dei Vigili del Fuoco. Sono necessari impegno e vigilanza da parte di tutti.