Il lago Tanganica e la sua protezione ambientale

Il Tanganica è uno dei grandi laghi dell’Africa orientale, uno dei laghi situati lungo la grande Rift Valley. È il secondo lago più profondo del mondo, con i suoi 1470 metri, dopo il lago Baikal situato in Siberia (Russia). Il Tanganika si trova al confine tra quattro Stati africani: Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Zambia. Paesi che sono riusciti ad accordarsi per la protezione di questo particolare ecosistema ed un uso controllato delle sue risorse.

La decisione è particolarmente interessante e da esempio per altri Stati perché questi, pur non essendo Paesi ricchi, né in via di sviluppo come i famosi BRICS di cui tanto si è parlato nelle settimane scorse, hanno sospeso la pesca nel Tanganica per almeno tre mesi per valutare poi altre decisioni. Bisogna ricordare che il lago, con la sua fauna ittica, fornisce sostentamento ad alcuni milioni di persone che vivono lungo le sue rive. Si tratta perciò di una misura radicale e di uno sforzo enorme per le popolazioni, con lo scopo di proteggere la biodiversità del più antico lago della Rift Valley africana, infatti si è formato circa 12 milioni di anni fa ed è destinato ad essere il primo bacino d’acqua del nuovo oceano che sta nascendo in quella fossa tettonica che si estende dal Mozambico verso Nord fino al Mar Rosso e al Mar Morto del Medio Oriente.

Il Tanganica è la maggiore riserva d’acqua dolce dell’intera Africa e. secondo l’Agenzia di Stampa Congolese, è l’ambiente in cui vivono quasi 400 specie ittiche, decine di specie di gasteropodi e circa 500 specie di organismi acquatici endemici, che non si trovano in altre parti del Pianeta. Contrariamente al lago Vittoria, che fornisce le sue acque al Nilo, il lago Tanganica ha come emissario il fiume Lukuga che poi confluisce nel grande fiume Congo che sfocia nell’Oceano Atlantico.

Molti Paesi ricchi o in via di sviluppo raramente hanno fatto sacrifici tanto significativi, come quelli di questi quattro Stati, per la protezione dell’ambiente. Ma in questa regione e nel resto dell’Africa non mancano i disastri provocati dalle attività umane e/o dai mutamenti climatici in atto.