UN BABBUINO PER AMICO

di Dante Iagrossi

Per quasi tutta la vita, circa il 90%, a parte i brevi periodi dedicati alla riproduzione, i babbuini si dedicano con piacere all’amicizia, che si evidenzia in particolare nella pratica dello spulciamento reciproco, il “grooming”. Si tratta però di amicizie “mirate”, in cui ognuna decide da chi farsi “pulire”: uno, due, tre o anche quattro maschi, tutti coetanei. Il numero dipende in gran parte dal carattere della femmina, aumentando con la sua maggiore socialità e vivacità.

Crediti, Pinterest

La presenza di un amico fidato assicura alla femmina una adeguata protezione contro maschi aggressivi, soprattutto in casi di scoperta di fonti di cibo, che potrebbe interessare anche ad un estraneo, verso cui l’amico si scaglia. Inoltre viene preso in braccio e protetto anche il piccolo figlio, che può beneficiare quindi di approvvigionamenti migliori. Tra l’altro, un piccolo che piagnucola, per qualche motivo, viene presto avvicinato e rassicurato con una specie di grugnito bonario. A lungo andare, il maschio, che ha dato prova di amicizia profonda e affetto paterno per il piccolo, acquista una tale reputazione positiva da parte della madre, da venire scelto poi come nuovo compagno per accoppiarsi. Anche nel mondo umano succede a volte che certe amicizie consolidate nel tempo possono poi diventare amore.

Ma esiste l’amicizia tra animali di specie diverse? Assolutamente sì. Anzi, possono nascere legami duraturi e fraterni persino tra specie tradizionalmente nemiche, come cani e gatti, o addirittura di preda e predatore, come tigri e scimmie. Sono soprattutto i cani a mostrare questa nobile inclinazione all’amicizia, con tante e assai diverse specie: elefanti, volpi, gufi, anatroccoli, leoni, cinghiali, ghepardi, scimmie, cervi, coyote, orsi polari… Addirittura a volte si possono formare persino gruppetti di tre amici: orso, tigre e leone. Particolare commozione ha suscitato nel web il legame tra un piccione, incapace di volare, ed un chihuaha, non più in grado di camminare. In altri casi, l’animale più debole forse cerca una protezione dai predatori in quello fisicamente più forte. Certamente è importante, in tutti i casi, il contatto fisico, il suo tepore rassicurante, insomma una forma spontanea di “tenerezza” fraterna. Invece, spesso risulta più difficile l’amicizia con propri simili, per certe forme di rivalità legate alla riproduzione o all’alimentazione. Credo che queste bizzarre e inconsuete amicizie tra specie diverse di animali ci insegnino l’importanza dell’ accettazione fraterna dell’interrazialità, come fattore di crescita sociale e di benessere psicologico, ed anche l’aiuto disinteressato ai diversamente abili: tante le storie di amicizie con individui ciechi o comunque con certi problemi fisici, in cui il “sano” accudisce costantemente e affettuosamente l’altro. Da notare che questo succede in modo spontaneo, mentre per l’assistenza adeguata di un cane a persona ipovedente, in genere è necessario un apposito addestramento. (Dante Iagrossi)

ALTARI DI PIETRE

di Dante Iagrossi. Le religioni sono state davvero fondamentali nello sviluppo delle civiltà, rispondendo in modi diversi a domande basilari, come la nostra l’origine, il significato dell’esistenza ed il futuro ultraterreno. Molto spesso hanno avuto intrecci rilevanti col potere politico, fino addirittura a costituirne sostanza ed espressione.

Ci sono stati feroci conflitti tra religioni diverse, ma anche oggi talvolta capitano episodi incresciosi, come gli attentati sanguinosi a cristiani, in certe zone africane prevelentemente musulmane.

In generale, hanno plasmato nel tempo particolari comportamenti e stili di vita; oggi in parte, sono diventate però pratiche piuttosto abitudinarie.

Crediti “lifeofgaia.wordpress.com”

I Primati sono gli animali più vicini a noi, per la percentuale altissima di DNA comune, per la struttura fisica e i modi comportamentali. Infatti le loro dinamiche sociali sono sorprendentemente simili alle nostre, dalle lotte di potere ed alleanze, alla forza di legami familiari e importanza del ruolo femminile. Anche negli atteggiamenti dimessi e tristi mostrati davanti alle morti di componenti del gruppo. Ma finora non si poteva di certo immaginare in essi una qualche forma, sia pure elementare, di religiosità.

Negli ultimi anni si sono scoperte certe pratiche del tutto inattese e sorprendenti. In vari posti della zona orientale del Centro Africa, si sono visti scimpanzé che raccolgono grandi pietre nelle foreste, che portano anche per grandi distanze in posti precisi. Qui vengono deposte in due diverse maniere. Sono distribuite in circolo attorno a certi alberi, quasi per delimitazione e protezione. Oppure ammassate l’una sull’ altra in cavità di grossi alberi, formando strutture vagamente triangolari. Da notare che le pietre, butterate, sono tutte di composizione ferrosa, quindi dello stesso colore rossastro, forse derivanti da asteroidi caduti in quei territori. Qualcuno, in modo piuttosto fantasioso, ha ipotizzato un qualche legame col cielo, o una forma di devozione verso alberi “sacri”, che forniscono foglie, frutti e altri preziosi prodotti o persino una forma di riconoscenza per la nascita dal ventre materno. Interessante anche la loro permanenza davanti agli alberi cavi, prima con movimenti e suoni emessi particolari, poi con successivi colpi energici sulla corteccia, prima di fare ritorno alle loro dimore. In fondo pure i cristiani fanno così, quando si soffermano a pregare e sfiorare statue, reliquie ed immagini di santi. Anche i fedeli arabi toccano la pietra nera del Kahaba.

In quegli stessi territori è diffuso presso le popolazioni il culto degli alberi sacri. Nell’immaginario locale, questi posseggono la forza materiale e fisica di Dio, che viene trasmessa agli umani. Espressioni di vita che si rinnova, e saggezza senza tempo, gli alberi hanno visto il succedersi di tante generazioni e ora costituiscono il punto di ritrovo per parlare e prendere importanti decisioni comunitarie. Tra gli alberi più venerati, il baobab, soprannominato “albero della vita”, viene utilizzato in ogni sua parte, per la frescura delle sue ombre, per le foglie, i frutti molto ricchi di Vitamina C, le radici, il legno e per l’enorme deposito di acqua al suo interno. Tra le tante leggende, una, molto significativa, racconta di un tempo lontano in cui il baobab offriva liberamente le sue tante ricchezze, come collane, gioielli e vestiti. Ma l’ingordigia di una iena che se ne voleva appropriare del tutto, lo spaventò a tal punto da spingerlo a rinchiudersi. Forse questo potrebbe significare che i doni meravigliosi e vitali degli alberi devono essere acquisiti in modo regolare e non invasivo, altrimenti poi vengono negati. Insomma deve esserci il rispetto per la Natura e i suoi ritmi, e forse gli scimpanzé se ne rendono conto in qualche misura, mediante una certa “venerazione”. Riferimenti bibliografici: “Anche gli scimpanzé hanno una religione. E adorano gli alberi sacri” (Marta Albè, da “GreenMe”). Dante Iagrossi.

I Macachi: Caldi bagni e patate salate

di Dante Iagrossi

Macaca fuscata

Nel mondo esistono 20 specie di macachi, adattate ad ambienti molto diversi: dalle calde zone tropicali del Sud Est asiatico alle gelide montagne nevose del Nord Giappone. In queste zone più fredde, i macachi (Macaca fuscata) presentano un’efficace difesa: una pelliccia molto folta e spessa. Inoltre si sono adattati a mangiare di tutto: erba, foglie, gemme, semi e radici, persino insetti, quindi onnivori. Di abitudini diurne, inoltre si ammassano durante le ventate, dormono sopra alberi decidui, evitando pericolose cadute di neve accumulata.

Formano gruppi numerosi, anche di più di 200 individui, costituiti da nuclei di 30 esemplari, con rigida gerarchia femminile.

Le femmine hanno un forte potere decisionale e mantengono legami molto stretti coi figli, conservati per tutta la vita, fino a circa 30 anni, tenuti rigorosamente in groppa, nonostante le proteste di quelli che si vorrebbero rendere autonomi. Decidono anche con quali maschi accoppiarsi, preferendo i nuovi venuti nel gruppo. In genere tra loro il rango femminile di predominanza viene ereditato dall’ultimo nato.

Fino agli anni ’50, si credeva che soltanto l’uomo fosse capace di trasmissione culturale di certe azioni ad altri. Invece, dopo l’attivazione di un apposito programma di salvaguardia dei macachi, molto ridotti in numero perché uccisi da cantadini, nei cui campi mangiavano mele, si osservarono alcuni fatti importanti.

Per raccogliere certi fagioli finiti in acque termali, una femmina scoprì il benessere dei bagni caldi e lo condivise col figlio, poi con gli altri del gruppo.

Una femmina buttò in acqua delle patate cosparse di sabbia per pulirle prima di mangiarle. In seguito, portate in acqua marina, scoprì che salate erano più saporite e ne rese partecipe figlio ed altri.

Anche del grano faceva palle di sabbia, che buttate in acqua, lasciavano i singoli semi galleggianti.

Dunque tutte queste ed altre scoperte casuali vennero trasmesse e adottate da tutti i membri della comunità ed ancora lo sono adesso, dopo vari decenni. Tra l’altro, impararono anche a nuotare, ad aprire le conchiglie dei molluschi, a chiedere cibo dalle persone, e persino a divertirsi, facendo palle di neve.

Le Bertucce (macachi delle rocce) sono le uniche scimmie a vivere in Europa, ad ambo le parti dello stretto di Gibilterra, ad altezze che vanno dai 1600 ai 2160 metri di altitudine. Oltre ad appartenere ad uno stesso genere, questi macachi, senza coda, condividono con quelli giapponesi varie caratteritiche: uniche scimmie a vivere in climi temperati; buon adattamento ai cambiamenti stagionali; alimentazione molto varia, dai fiori agli insetti e altri invertebrati; analoga struttura sociale, con comunità di vari maschi e femmine.

Al contrario del totale disinteresse dei cugini giapponesi, i maschi delle bertucce si prendono subito cura dei piccoli, portandoli spesso in giro, facendo loro spulciamento e mostrandoli agli altri. Forse sono presenti a Gibilterra o come superstiti di antiche popolazioni europee o perché fatti portare dalle nobiltà africane per diletto, prelevati dalle popolazioni nordafricane.

L’esercito inglese è molto legato a queste scimmie forse perché esse, svegliate di notte, svegliarono con i loro rumori dell’assalto alla rocca da parte dei soldati spagnoli. Da allora sono ben protetti e monitorati. Invece quelli nordafricani corrono seri rischi di estinzione, per vari motivi: taglio delle foreste; creazione di nuovi pascoli; crescente espansione demografica umana.

Quindi si trovano a vivere in territori sempre più ristretti, peraltro con gruppi separati tra loro. Dante Iagrossi, Caiazzo