Il G7 della Scienza a settembre alla Venaria Reale

     Dal 30 maggio al 1° giugno scorso a Trieste c’è stato il meeting  “Progettazione condivisa di un sistema efficiente e sostenibile per l’osservazione dei mari costieri nei paesi in via di sviluppo”, preparatorio del G7 di Lavoro, Industria e Scienza che si terrà a Torino il 28 e 29 settembre, presso la Reggia della Venaria Reale. I lavori sono stati coordinati dal National Oceanography Center e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) che ha quattro sedi dislocate in Friuli Venezia Giulia.

     Nell’agenda dei G7 c’è il cuore e il motore del clima del pianeta: “Il futuro dei mari e degli oceani”. Un tema particolarmente “caldo” dopo una delle estati più torride e siccitose che siano mai state registrate dagli strumenti umani.

     Il summit, a cui parteciperanno i Paesi del G7 e quelli emergenti, metterà insieme esperti di salvaguardia ed economia del mare per un uso responsabile delle risorse oceaniche e marine con azioni a lungo termine coordinate tra i vari Stati. Gli strumenti per conoscere meglio le criticità e i modi di intervenire sulla corretta gestione dell’oro blu della Terra non mancano: numerosi satelliti, sottomarini e batiscafi, boe con innumerevoli sensori e dispositivi di trasmissione satellitare dei dati.

L’iniziativa dei G7 della Scienza si propone anche di contribuire ad una migliore valutazione dei sistemi oceanografici e marini del World Ocean Assessment, organo delle Nazioni Unite.

     Come già accaduto in occasioni simili (ad esempio la devastante esperienza del G20 di Amburgo di alcuni mesi fa), c’è il timore dell’arrivo a Torino e alla Venaria Reale di manifestanti violenti, ma lo spostamento del summit alla più facilmente controllabile Venaria dovrebbe ridurre il rischio di disordini nel centro di Torino.

     Per saperne di più: Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (www.inogs.itin particolare alla sezione Oceanografia) e National Oceanography Centre (https://noc.ac.uk/). Scienziati e associazioni lanciano il Decalogo per una Società ecologica; Decalogo. Crediti immagine: Repubblica Torino .

 

40a Giornata Mondiale dell’Ambiente

ambiente_Rio      Oggi siamo alla 40a edizione, l’evento venne celebrato la prima volta nel 1972 negli Stati Uniti. La giornata è promossa dall’ONU e le celebrazioni ufficiali saranno a Rio de Janeiro nei prossimi giorni. Infatti dal 20 al 22 giugno 2012, venti anni dopo la famosa Conferenza del 1992, nella stessa città ci sarà la “Conferenza Rio+20” sullo sviluppo sostenibile, indetta con  la Risoluzione RES/64/236 del 23 dicembre 2009, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Intanto è un piacere constatare che alcuni quotidiani dedicano sempre più spazio a questi eventi e ai problemi dell’ambiente. Ad esempio, il Corriere della Sera di oggi dedica ben quattro pagine di articoli alla Giornata dell’Ambiente, vale la pena di leggerli. È uno dei segnali di un’accresciuta sensibilità dei lettori per i temi e i problemi ambientali e gli stili di vita che hanno portato ad alcuni disastri (regionali o planetari) attuali. Solo per quanto riguarda le piante, tra il 2000 e il 2010, certi comportamenti dissennati hanno portato alla distruzione di 130 milioni di ettari di foresta! Anche se in qualche Paese c’è stato un aumento della forestazione.

A Torino, in occasione di questa “Giornata” e della conclusione del festival Cinamambiente, oggi viene proiettato “La vita negli oceani”, un film-documentario che ha richiesto quattro anni di lavoro con riprese in varie parti del pianeta. Il film alterna immagini belle ad altre terribili, in grado di smuovere le coscienze degli spettatori. La proiezione vuole essere un ponte tra la Giornata di oggi e la meno conosciuta celebrazione della “Giornata mondiale dei mari” che sarà il prossimo 8 giugno.

Per maggiori informazioni su Rio+20: http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html%7CSviluppo_sostenibile__SvS_.html%7CConferenza_Rio_20.html

Obiettivo oceani: Tara Oceans

tara     Dopo quasi tre anni di navigazione tra mari e oceani e 115.000 km percorsi, il veliero Tara qualche mese fa ha concluso il suo lavoro di ricerca e raccolta di informazioni e dati biologici, chimici, fisici e meteorologici. I principali parametri fisici sulle acque marine sono stati: temperatura, pressione, salinità, densità. Quelli chimici hanno riguardato la presenza di inquinanti e gas disciolti. La ricerca biologica ha interessato centinaia di forme di vita marine, a varie profondità. A bordo c’erano anche rappresentanti italiani con il coordinamento della Stazione zoologica Anton Dhorn di Napoli e dell’università Bicocca di Milano. Una parte dei dati raccolti sono stati analizzati a bordo del veliero stesso dove sono state predisposte varie strumentazioni, altri campioni vengono elaborati da vari centri di ricerca sparsi sul Pianeta. Hanno partecipato al progetto scienziati e ricercatori di 15 diverse nazioni con circa 50 laboratori. Una sezione importante del lavoro biologico è stata rivolta allo studio del plancton, alla base della catena alimentare marina. Si tratta dello studio più completo e, forse, approfondito che sia mai stato fatto sulle acque marine e oceaniche. Ma cosa c’è “sotto” gli oceani?

Dal punto di vista geografico, ricordiamo, sinteticamente, che nelle zone ricoperte dalle acque si individua: a) una piattaforma continentale fino a circa 200 m di profondità, che rappresenta il prolungamento dei continenti nei mari e negli oceani; b) una scarpata continentale, con un pendio più o meno ripido che si estende fino a circa 2000 m di profondità; c) estese piane abissali che rappresentano la continuazione delle scarpate e dalle quali si innalzano rilievi sottomarini; d) dorsali oceaniche che possono estendersi per diverse migliaia di km, caratterizzate da un’intensa attività magmatica che conduce alla formazione di nuova crosta oceanica; e) fosse oceaniche che arrivano ad una profondità di circa 10 km, quella delle Marianne, al largo delle Filippine nel Pacifico supera gli 11.000 m. Le fosse sono zone di subduzione in cui la crosta oceanica si consuma.

Tra le criticità riscontrate dalla spedizione Tara, viene segnalata la grave presenza sulla superficie marina di una sottilissima pellicola di molecole plastiche, il risultato dalla degradazione fotochimica di rifiuti dello stesso materiale. Accanto a correnti marine diffuse, alcune delle quali molto conosciute come la corrente del Golfo, tanto importante per l’Europa occidentale e settentrionale, sono state scoperte zone tropicali con acque stratificate, praticamente ferme e quasi del tutto prive di ossigeno disciolto. Ma l’elaborazione di tutti i dati raccolti richiederà tempo e solo dopo si potrà avere un quadro d’insieme sulla reale situazione delle acque salate dei tre grandi oceani, che raccolgono complessivamente il 97% dell’acqua presente sulla Terra, e del nostro “piccolo” Mediterraneo.

Per approfondimenti: il tuo libro di Scienze della Terra;

http://oceans.taraexpeditions.org/?id_page=1

http://youtu.be/LLZgd7R6jXY

La foto è tratta da: http://a35.idata.over-blog.com/600×526/3/90/58/51/evenements/Film/TaraOceans1.jpg