Manifesto degli scienziati per un’Europa di progresso

Galilei-300x271      Lo scorso 8 aprile, presso la sede del CNR di Roma è stato presentato,  da numerose e importanti personalità della Scienza, il “Manifesto per un’Europa di progresso”.

Dopo questi primi giorni, il Manifesto è stato firmato da circa 600 persone, ma è facile prevedere che diventeranno molte, molte di più. Durante la presentazione è stato proposto anche di organizzare una prima riunione degli scienziati europei da tenere a Pisa, quest’anno città simbolo della scienza, anche per la ricorrenza dei 450 anni della nascita del padre del metodo scientifico sperimentale, Galileo Galilei. Propongo il manifesto che ho sottoscritto ai lettori, agli amanti della Scienza, dell’Europa e della Democrazia.

Manifesto
Per un’Europa di progresso

Il mondo è in rapida trasformazione. Società ed economia della conoscenza hanno profondamente ridisegnato equilibri ritenuti consolidati. Aree geografiche depresse hanno conquistato, in tempi storicamente irrisori, potenziali enormi di sviluppo e crescita. Conoscenza, cultura e innovazione rappresentano più che mai il traino decisivo verso il futuro.

All’opposto l’Occidente, e alcuni aspetti del suo modello di sviluppo, sono entrati in una crisi profonda. L’Europa, in particolare, risulta investita da gravissimi e apparentemente irrisolubili problemi: disoccupazione, crisi del tessuto produttivo, riduzione sostanziale del welfare. A pochi anni dalla sua formale consacrazione, con la nascita ufficiale della moneta comune, l’Europa rischia di deflagrare come sogno di una comunità di cittadine e cittadini che avevano ambito ad una nuova Nazione comune: più ampia non solo geograficamente, quanto nello spazio dei diritti, dei valori e delle opportunità. Lo storico americano Walter Laqueur ha parlato della “fine del sogno europeo”.

Le responsabilità sono diverse e distribuite e investono certamente l’eccessiva timidezza nel processo di costituzione politica del soggetto europeo: la responsabilità di presentare questo orizzonte politico, culturale e sociale con le sole fattezze della severità dei “conti in ordine”. L’Europa dei mercanti e dei banchieri, della restrizione e del rigore: una sorta di gendarme che impone limiti spesso insensati, piuttosto che sostegno nell’ampliare prospettive di visuale sugli sviluppi del futuro.

Proprio a causa di ciò, assistiamo, in corrispondenza della crisi, ad un’impressionante crescita di egoismi locali, di particolarismi e di veri e propri nazionalismi.
Fenomeni spesso intenzionalmente organizzati per sfruttare malesseri veri, e reali stati di sofferenza, ma che rischiano di produrre reazioni esattamente opposte a quanto oggi servirebbe alle popolazioni d’Europa.

Come scienziate e scienziati di questo continente – consapevoli che esiste un nesso inscindibile tra scienza e democrazia – sentiamo quindi la necessità di metterci in gioco. Di ribadire che il processo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa è la più importante opportunità che ci è concessa dalla Storia. Che società ed economia della conoscenza -essenziali per il processo di reale evoluzione civile, pacifica, economica e culturale- si alimentano di comunità coese e collaborative, di comunicazioni intense e produttive e di uno spirito critico che permei strati sempre più vasti della società.

L’unica risposta possibile alla crisi incombente è allora la costruzione dell’Europa dei popoli, di un’Europa di Progresso! Realizzata sulla base dei principi di libertà, democrazia, conoscenza e solidarietà.

Nutriamo la stessa speranza con cui Albert Einstein e Georg Friedrich Nicolai nel “Manifesto agli Europei” del 1914 richiamarono alla ragione i popoli europei contro la sventura della guerra, e con cui Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi ispirarono l’idea d’Europa nel loro “Manifesto di Ventotene” del 1943. Le stesse idee che ebbero indipendentemente fautori illustri anche in tutti i Paesi d’Europa.
Vogliamo riprendere ed estendere all’Europa lo spirito che nel 1839 portò gli scienziati italiani a organizzare la loro prima riunione e a inaugurare il Risorgimento di una nazione divisa.

Vogliamo organizzare a Pisa la “Prima riunione degli scienziati Europei” e proporvi di firmare questo appello che è il nostro “Manifesto per un’Europa di Progresso”.

Promotori (*) e Primi firmatari

Ugo AMALDI (CERN, Ginevra)
Giovanni
BACHELET (Università di Roma “La Sapienza”)
Giorgio
BELLETTINI (Università di Pisa e INFN)
Carlo
BERNARDINI (*) (Università di Roma “La Sapienza”)
Sergio
BERTOLUCCI (Direttore di ricerca, CERN, Ginevra)
Vittorio
BIDOLI (INFN, Roma)
Giovanni
BIGNAMI (Presidente Istituto Nazionale di AstroFisica – INAF)
Marcello
BUIATTI (Università di Firenze)
Cristiano
CASTELFRANCHI (Università Luiss, Uninettuno e ISTC-CNR)
Vincenzo
CAVASINNI (*) (Università di Pisa e INFN)
Remo
CESERANI (Università di Bologna e Stanford University, CA)
Emilia
CHIANCONE (Presidente Accademia dei Quaranta)
Paolo
DARIO (Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)
Tullio
DE MAURO (Università di Roma “La Sapienza”)
Luigi
DI LELLA (CERN, Ginevra)
Rino
FALCONE (*) (CNR Roma, Direttore Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione)
Stefano
FANTONI (Presidente Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca)
Sergio
FERRARI (già vice direttore ENEA)
Ferdinando
FERRONI (Presidente Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN)
Fabiola
GIANOTTI (CERN, Ginevra)
Mariano
GIAQUINTA (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Pietro
GRECO (*)(Giornalista e scrittore, Roma)
Angelo
GUERRAGGIO (Università Bocconi)
Fiorella
KOSTORIS (Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca)
Francesco
LENCI (*) (CNR Pisa e Pugwash Conferences for Science and World Affairs)
Giorgio
LETTA (Vice Presidente Accademia dei Quaranta)
Lucio
LUZZATTO (Istituto Toscano Tumori)
Tommaso
MACCACARO (INAF)
Lamberto
MAFFEI (Presidente Accademia dei Lincei)
Italo
MANNELLI (Scuola Normale Superiore, Pisa e accademico dei Lincei)
Giovanni
MARCHESINI (Università degli studi di Padova)
Ignazio
MARINO (Thomas Jefferson University, Sindaco di Roma)
Annibale
MOTTANA (Università di Roma 3 e accademico dei Lincei)
Paolo
NANNIPIERI (*) (Università di Firenze)
Pietro
NASTASI (*) (Università di Palermo)
Luigi
NICOLAIS (Presidente Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR)
Giorgio
PARISI (Università di Roma “La Sapienza”, accademico dei Lincei)
Maurizio
PERSICO (Università di Pisa)
Giulio
PERUZZI(*) (Università degli studi di Padova)
Caterina
PETRILLO (Università degli studi di Perugia)
Pascal
PLAZA (CNRS e Ecole Normale Supérieure, Paris)
Claudio
PUCCIANI (*) (Vice Presidente Associazione Caffè della Scienza – Livorno)
Michael
PUTSCH (CNR Genova, Direttore Istituto di Biofisica)
Carlo Alberto
REDI (Università di Pavia)
Giorgio
SALVINI (Università di Roma “La Sapienza”, già Presidente dell’Accademia dei Lincei)
Vittorio
SILVESTRINI (Presidente della Fondazione IDIS – Città della Scienza, Napoli)
Settimo
TERMINI (*) (Università di Palermo)
Glauco
TOCCHINI-VALENTINI (National Academy of Sciences, CNR-EMMA-Infrafrontier-IMPC, Monte Rotondo, Roma)
Guido
TONELLI (CERN, Ginevra e Università di Pisa)
Enric
TRILLAS (Emeritus Researcher European Centre for Soft Computing, già Presidente CSIC, Spagna)
Fiorenzo
UGOLINI (Università di Firenze)
Nicla
VASSALLO (Università di Genova)
Virginia
VOLTERRA (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione – CNR)
Elena
VOLTERRANI (*) (Provincia di Pisa e INFN)
John
WALSH (INFN)

Per aderire/Sign now

Per leggere i nomi dei firmatari/Full list of signatories

 

Manifesto per un futuro sostenibile dell’Italia

               Questo blog aderisce al manifesto in questione, che riporto integralmente. È stato presentato a Milano il 7 novembre 2011 e riportato su un’intera pagina a pagamento del Corriere della Sera, il 24 novembre 2011.

Si tratta di un  Manifesto, promosso da esponenti di organizzazioni di imprese e da imprenditori della green economy, che avanza una proposta, articolata in sette punti, per ”affrontare la crisi economica e sociale insieme a quella ecologica, riqualificando il nostro sviluppo nella direzione di una green economy”

I punti del manifesto sono i seguenti:

1.      All’Italia serve una nuova strategia energetica basata su un incisivo programma di misure per l’efficienza e il risparmio di energia.

Questo programma deve fissare precisi obiettivi e promuovere azioni efficaci in diversi settori: dalla riqualificazione energetica degli edifici esistenti alla realizzazione di nuovi edifici a “consumi zero o quasi zero”; da una mobilità urbana più sostenibile a mezzi di trasporto a bassi consumi; dalla promozione della mobilità ciclopedonale allo spostamento di traffico su ferro, su mezzi collettivi e sul cabotaggio; dalla diffusione delle analisi energetiche dei processi produttivi e dei prodotti alla diffusione dei migliori standard, delle migliori pratiche e delle tecnologie ad alta efficienza energetica nell’industria e nei servizi. Investire risorse in una vera e propria rivoluzione del risparmio e dell’efficienza energetica è il modo migliore per ridurre la dipendenza e i costi delle importazioni, tagliare i costi delle bollette e le emissioni di gas serra, migliorare la competitività economica e creare migliaia di nuovi posti di lavoro. Le amministrazioni, a tutti i livelli, devono dare il buon esempio, con iniziative di risparmio energetico in tutte le strutture pubbliche. Le università e gli altri centri di ricerca vanno maggiormente coinvolti nello sviluppo e nella diffusione dell’innovazione per il risparmio e l’efficienza energetica, nella riqualificazione delle professionalità esistenti e nella formazione delle nuove figure professionali richieste.

2.                L’Italia può ancora collocarsi fra i leader mondiali delle energie rinnovabili.

Occorre però muoversi in fretta, mantenendo adeguati ed economicamente sostenibili sistemi di incentivazione per il periodo ancora necessario e valorizzando il patrimonio di esperienza e capacità della nostra industria manifatturiera. Le fonti rinnovabili di energia avranno un ruolo crescente a livello internazionale. Per prevenire e mitigare la crisi climatica, la Conferenza internazionale di Cancun ha, infatti, raggiunto un accordo unanime sulla necessità di arrivare a tagli drastici delle emissioni di gas di serra. L’Italia, Paese povero di energia di origine fossile, ha un’occasione storica per sviluppare l’utilizzo delle sue diffuse fonti rinnovabili superando lo stesso obiettivo europeo del 2020 e, successivamente, potrebbe raggiungere target ancora più ambiziosi sia nel settore elettrico sia in quello termico, rafforzando le filiere produttive degli impianti, migliorando la rete e la capacità di accumulo e predisponendo quadri normativi e programmatici, nazionali e regionali, certi e adeguati

3.                L’Italia deve diventare un campione mondiale dell’uso efficiente delle risorse e del riciclo.

In un Pianeta dotato di risorse limitate, in presenza di una domanda in forte e continua crescita, i costi e la disponibilità delle materie prime saranno elementi sempre più importanti per le possibilità di sviluppo. Le risorse naturali e ambientali vanno ormai considerate scarse e preziose. In Italia, Paese tradizionalmente povero di materie prime, non è più accettabile che la produzione di rifiuti cresca più del reddito e dei consumi. Sono necessarie concrete misure di prevenzione della produzione di rifiuti che coinvolgano i processi produttivi e la progettazione dei prodotti, la loro durata, il riuso e i modelli di consumo. Nonostante in diversi settori industriali, dalla siderurgia al tessile, dai mobili alla carta e al vetro, l’Italia sia storicamente un Paese impegnato nel riciclo, nonostante i passi avanti compiuti nei settori presidiati da forti sistemi di gestione, ancora quasi la metà dei rifiuti urbani – in alcune Regioni oltre l’80% – e la gran parte dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, finiscono in discarica. Per fare un salto in avanti nel riciclo dei rifiuti occorre diffondere sull’intero territorio nazionale le migliori pratiche di raccolta differenziata, estendendola anche alla frazione organica, occorre adeguare le dotazioni impiantistiche regionali, promuovere le migliori tecniche di riciclo e il mercato dei prodotti riciclati, anche per realizzare l’obiettivo europeo di avviare al riciclo almeno il 50% dei rifiuti urbani e il 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione. Vanno sviluppati la ricerca, la produzione e l’uso efficiente non solo delle fonti energetiche, ma anche dei materiali rinnovabili che possono dare un importante contributo alla sostenibilità dello sviluppo futuro.

4. L’Italia deve meglio tutelare e meglio valorizzare il suo patrimonio culturale e naturale che è fra i più ricchi e importanti del mondo.

Il patrimonio culturale, storico e paesistico, è essenziale per la nostra stessa identità nazionale. Il patrimonio naturale, la disponibilità di acqua di buona qualità, di aria non inquinata, di un territorio vivibile, sono beni indispensabili per la qualità della nostra vita. Questi patrimoni hanno anche una grande importanza per molte attività economiche: dal turismo, col suo vasto indotto, alla filiera agroalimentare; dalle risorse idriche, dalla cui qualità e disponibilità dipendono diversi settori produttivi, alla promozione del made in Italy, associato ad un’idea di qualità e di bellezza del Paese. Non c’è futuro per l’Italia se non si conservano, con efficaci sistemi di tutela, e se non si valorizzano adeguatamente questi straordinari patrimoni. Va istituito un fondo per la tutela e la valorizzazione dei patrimoni culturali e naturali, alimentato con attività sostenibili, capaci di produrre ritorni economici, con particolare attenzione ad una migliore gestione e distribuzione dei flussi turistici. È tempo di definire le linee fondamentali per l’assetto del territorio italiano che dovrebbero costituire le basi per una riforma dell’urbanistica, tutelare le qualità ecologiche del nostro territorio e frenarne il consumo, stabilendo che non se ne impiega di nuovo se non si dimostra di non potere far fronte alle esigenze recuperando patrimonio esistente, accelerando le bonifiche e il riutilizzo dei siti contaminati e promuovendo la manutenzione e la prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico.

5. L’Italia deve puntare su un’elevata qualità ecologica e una nuova sobrietà.

Oltre a far bene all’ambiente, l’elevata qualità ecologica dei beni e dei servizi risponde alla domanda di un numero crescente di consumatori consapevoli e migliora la competitività sui mercati. Va assicurata una normativa ambientale di qualità europea, più semplice e stabile, con procedure di autorizzazione più veloci e con controlli efficaci. Va incoraggiata la tendenza in atto all’aumento del numero dei prodotti certificati con etichetta ecologica e delle imprese dotate di una certificazione ambientale. Un futuro sostenibile per l’Italia, Paese con un debito pubblico molto elevato e con un alto consumo di risorse naturali, richiede una nuova stagione di sobrietà e di riduzione degli sprechi sia finanziari, nelle spese come nei costi della politica e della pubblica amministrazione, sia di risorse naturali. È possibile avere nuovo sviluppo riducendo gli impatti ambientali, così come è possibile vivere meglio sprecando di meno. Un’economia sobria, fondata su un’elevata qualità ecologica, consentirebbe di assicurare maggiore coesione sociale e un benessere più equamente esteso in un Pianeta densamente popolato e dotato di risorse naturali limitate.

6. L’Italia deve rilanciare il protagonismo delle sue città, grandi e piccole.

 Le comunità locali sono state i laboratori più capaci di comportamenti innovativi, basati sulla responsabilità, la creatività e lo spirito d’iniziativa. Sono riuscite spesso, anche in condizioni avverse, a produrre e mantenere qualità elevate, sia ambientali, sia economiche e sociali. Questa tendenza è confermata, per esempio, dai comuni Italiani che, nel numero più elevato d’Europa, hanno aderito al Patto europeo dei sindaci, adottando piani di politiche e misure impegnative per ridurre le emissioni di gas di serra. Occorre rilanciare lo sviluppo sostenibile locale valorizzando l’iniziativa delle città e dei territori, mobilitando saperi e competenze, coinvolgendo in modo attivo le imprese.

7. All’Italia serve maggiore consapevolezza e capacità di individuare un percorso di cambiamento e di sviluppo.

Stiamo vivendo un rischio concreto di declino non solo economico e ambientale, ma di fiducia nel futuro. Per la prima volta da decenni, le nuove generazioni nutrono fondati timori che il loro futuro possa essere peggiore di quello dei loro genitori. All’Italia serve un innovativo progetto di sviluppo, anche per il risanamento del suo ingente debito pubblico. Non vi può essere per l’Italia alcun vento a favore se il Paese non sa più dove andare, se per il suo futuro non dispone di un progetto condiviso di sviluppo. Non si risolvono i problemi mantenendo il modo di pensare che li ha prodotti. Per superare inerzie e carenze, ormai croniche, occorre una visione innovativa, capace di mobilitare le energie migliori del Paese, così come è avvenuto in passato, in momenti difficili. Le crisi non comportano solo difficoltà, ma anche opportunità di cambiamento. Siamo convinti che l’innovazione e la conversione ecologica possano dare un grande contributo ad un progetto condiviso di cambiamento perché, oggi più che mai, sono decisive non solo per tutelare l’ambiente, ma per produrre occupazione, rivitalizzare l’economia e creare opportunità di nuovo sviluppo.

Il sito del manifesto con il testo originale, il forum e per le eventuali adesioni:

http://www.manifestofuturosostenibile.it/