Giornata mondiale contro l’AIDS

     Ricorre oggi 1° dicembre la giornata di lotta e informazione per contrastare la diffusione del contagio e l’AIDS. Venne istituita dalle Nazioni Unite http://www.unaids.org/  nel 1987. Secondo i dati di quest’Organizzazione, da quando la malattia è comparsa, fino al 2013, sono state contagiate nel mondo circa 78 milioni di persone. Di questi, circa il 50% sono morti per la malattia o per le infezioni associate alla carenza di difese immunitarie causate dal virus HIV. A distanza di circa trent’anni dalla sua scoperta, L’AIDS si è rivelata una delle epidemie più difficili da contrastare e curare e per il 2030 l’Unaids si propone di annulare la sua diffusione e trovare efficaci e definitivi metodi di cura. Il punto di riferimento italiano è la Lila (Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids), un’associazione senza scopo di lucro nata nel 1987 che agisce sull’intero territorio nazionale attraverso le sue sedi locali.

In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ci sono circa 3800 nuove diagnosi, oltre il 50% delle quali distribuite in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.

Sul sito dell’ ISS si può leggere anche lo Stato dell’arte delle sperimentazioni cliniche del vaccino anti HIV/AIDS aggiornato al 1/04/2014 (per specialisti).

Questa ricorrenza dovrebbe anche servire a ricordarci che la malattia, la trasmissione del suo virus sono tutt’altro che debellate. Occorre tenere sempre alta la guardia adottando opportuni comportamenti protettivi personali, considerato che i fondi per la prevenzione sono sempre meno di anno in anno. Per ogni tipo di malattia.

 

 

Ebola fra drammi, paure, polemiche e speranze

ebola_sicurezza-200x300    Alcuni mesi fa ho già scritto del ritorno del virus Ebola e della sua pericolosità. Da allora la situazione è decisamente peggiorata: i contagiati sono alcune migliaia e i morti oltre mille, in diversi Paesi dell’Africa equatoriale occidentale. Il contagio si è allargato e “lambisce” anche Paesi non africani, considerata la facilità degli spostamenti e il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Ma in Occidente non ci sono ancora casi di contagio e, se sono doverosi i controlli sanitari alle frontiere, soprattutto sui voli aerei provenienti dai Paesi in cui si è diffuso il virus, l’allarme provocato dai media sembra eccessivo.

     L’agente infettivo però, una forma di vita limite e come tutti i virus in grado di riprodursi solo all’interno di cellule che lo ospitano, è difficile da combattere se non preso precocemente. La difesa più efficace è la prevenzione ma le norme di protezione talvolta non bastano e la malattia ha colpito anche il personale medico e paramedico che si occupa della cura dei malati.

     Una società statunitense ha prodotto un siero sperimentale (ZMapp) che sembrava molto promettente, utilizzato prima su due medici americani e poi su un sacerdote spagnolo contagiati. A distanza di alcuni giorni le promesse sono state ridimensionate: il sacerdote è deceduto e persiste lo stato di contagio negli altri due.

      Le difficoltà internazionali nel fronteggiare l’emergenza Ebola che rischia di estendersi ad altri continenti hanno indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definire “etico” l’uso di farmaci sperimentali come lo Zmapp. In pratica di tratta di un “via libera” per maggiori produzioni del farmaco e l’uso anche di eventuali altri prodotti sperimentali su altri pazienti. L’utilizzo del farmaco non ancora sperimentato e dall’efficacia incerta, solo su alcuni pazienti non africani, aveva suscitato molte polemiche. Questa decisione dell’OMS e la disponibilità di società che producono sieri sperimentali ha ridotto le polemiche e spinge tutti a concentrarsi nella ricerca di soluzioni efficaci per uno dei problemi sanitari più preoccupanti degli ultimi anni, almeno per l’opinione pubblica.

Per saperne di più, consiglio l’articolo di Marco Ferrari su Focus: http://www.focus.it/scienza/salute/otto-cose-da-sapere-su-ebola

Credit immagine: www.rainews.it