SENTIERI Indagine epidemiologica

SENTIERI è uno studio epidemiologico che è stato pubblicato da alcuni anni e periodicamente viene aggiornato: nel 2023 è arrivato il sesto rapporto. Lo studio monitora 46 siti nazionali dei territori e degli insediamenti maggiormente esposti a rischio salute da inquinamento.

Finalità del rapporto è l’implementazione di un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica delle popolazioni per il controllo e la prevenzione delle malattie, soprattutto nei bambini. In queste aree le cause di ospedalizzazione che si presentano con maggior frequenza, in eccesso rispetto alle altre arre del Paese, sono rappresentate in ordine decrescente da: malattie respiratorie, tumore maligno del polmone, tumori maligni della pleura, tumore maligno della vescica, tumore maligno della mammella, tumore maligno del fegato, asma, tumore maligno del colon retto, tutti i tumori maligni, tumore maligno dello stomaco, linfomi non Hodgkin, malattie respiratorie acute, leucemie.

Anche le cause di mortalità sono diverse: tumore maligno del polmone, mesotelioma maligno della pleura, tumore maligno della vescica, malattie respiratorie, linfomi non Hodgkin, tumore maligno epatico, tutti i tumori maligni, tumore maligno del colon retto, tumore maligno dello stomaco, mesoteliomi totali. I tumori maligni contribuiscono per oltre la metà delle cause osservate nei 46 siti contaminati in cui risiedono oltre sei milioni di abitanti, circa il 6% della popolazione italiana.

SIN, siti di interesse nazionale per inquinamento ambientale.

Per approfondire: Epidemiologia e Prevenzione, Rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, https://epiprev.it/ . Per chi è interessato allo studio, molto dettagliato, si può scaricare l’indice o l’intero volume in pdf. Vedi anche ISPRA, Siti di Interesse Nazionale: Siti contaminati — Italiano (isprambiente.gov.it) .

Acque sotterranee: una risorsa fondamentale da preservare

L’acqua piovana, in parte viene incanalata nei corsi d’acqua e arriva nei bacini dove si accumula, laghi, mari e oceani, in parte evapora. Una percentuale non trascurabile, variabile in base al tipo di suolo e all’intensità delle precipitazioni, si infiltra nel terreno e viene assorbita dalle radici delle piante.

Se le rocce del sottosuolo sono permeabili (depositi di sabbie e ghiaie) o sono fratturate, l’acqua per gravità scende negli interstizi e nelle fratture per decine o centinaia di metri fino a quando non incontra uno strato di rocce impermeabili dove si accumula. Questi accumuli di acqua sotterranea, che occupano gli interstizi tra i vari granuli, formano una falda acquifera. La zona occupata dall’acqua è detta zona di saturazione, mentre sopra, separata dalla superficie freatica, c’è la zona di aerazione.

A seconda delle stagioni e della quantità di precipitazioni, nel corso del tempo il livello della superficie freatica e dell’acqua contenuta in eventuali pozzi che sono stati scavati per raggiungerla, varia. Le falde possono alimentare fiumi o sorgenti. Nel caso dei pozzi, opportune pompe riescono a portare l’acqua in superficie.

Esiste un altro tipo di falde acquifere che non sono libere nella parte superiore. Si parla di falde acquifere confinate o artesiane (il nome deriva dalla regione francese dell’Artois, dove sono molto diffuse).


Crediti: https://www.cafcspa.com/educational/

In questo caso l’acqua sotterranea che è filtrata, rimane imprigionata tra due strati di rocce impermeabili, uno superiormente e l’altro inferiormente. L’acqua si trova così sotto pressione e, se trova un varco verso l’alto, ad esempio il foro di un pozzo che è stato trivellato, risale in superficie spontaneamente. La pressione con cui risale è tanto maggiore quanto più grande è la differenza tra il livello della superficie libera di ricarica e il livello esterno del pozzo. In alcuni casi, per la differenza di pressione l’acqua zampilla spontaneamente dal pozzo.

Le acqua sotterranee sono particolarmente importanti per l’uomo, le sue attività e tutti i viventi della terraferma: nella maggioranza dei casi sono acque dolci, filtrate del suolo e potabili. Gran parte delle acque che riforniscono gli acquedotti dei centri urbani, grandi e piccoli, provengono dalle falde acquifere sotterranee. Un’altra parte, opportunamente depurata, proviene dai fiumi o dalle sorgenti.

L’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee perciò è un problema di estrema gravità. Ci sono vari organi di controllo, ad esempio le ARPA (Agenzie Regionali per l’Ambiente) oppure l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ma è fondamentale anche il controllo dei singoli cittadini sul corretto smaltimento dei rifiuti che, altrimenti, potrebbero inquinare le falde. Tutti dobbiamo essere vigili custodi dell’ambiente.

Piattaforma italiana sul dissesto idrogeologico

In pochi giorni l’Emilia Romagna è stata devastata da due ondate di maltempo intenso: alluvioni di vaste zone, una decina di vittime e circolazione bloccata tra diverse città. Ingenti sono i danni alle abitazioni, alle aziende industriali, a quelle agricole e turistiche.

Oltre ad alcune strade statali e provinciali, è stata bloccata anche l’autostrada e la ferrovia con almeno una dozzina di treni cancellati e altre decine che hanno dovuto modificare il loro percorso.

Sulla situazione italiana relativa ai fenomeni di dissesto idrogeologico, può essere utile consultare e scaricare dati e mappe da una piattaforma del ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Si tratta di IdroGeo, una piattaforma open data dove consultare, condividere e scaricare materiali sulla situazione idrogeologia italiana. I dati possono essere utili per diversi ambiti: Progettazione di infrastruttura, pianificazione territoriale, interventi di difesa del suolo, gestione delle emergenze idrogeologiche e valutazioni di impatto ambientali.

Sono consultabili i dati e le mappe nazionali di pericolosità per frane e alluvioni e l’inventario dei fenomeni franosi in Italia. Si legge ad esempio che le frane riguardano una popolazione di oltre 1.300.000 abitante, mentre è peggiore la situazione delle possibili alluvioni, coinvolge circa 7.000.000 di persone! Le frane censite lungo tutto lo Stivale, dalle Alpi agli Appennini e alle isole, sono circa 621.000.

Vedi: IdroGeo. Crediti: https://idrogeo.isprambiente.it/app

Mappa delle frane censite in Italia

Geologia e carte geologiche

Geologia del territorio di Torino Nord

La geologia è una disciplina delle Scienze della Terra che studia la struttura e l’evoluzione della crosta terrestre, quindi studia anche tutti quei processi fisico-chimici che trasformano la Terra nel tempo. Questa disciplina, a seconda dell’ambito dello studio, si suddivide in varie branche: geologia generale o geodinamica; geologia strutturale o tettonica; geologia stratigrafica o stratigrafia.

In particolare la geologia generale riguarda molti aspetti della vita di tutti i cittadini. È fondamentale per stabilire la pericolosità geologica di un territorio, in riferimento al rischio idrologico e sismico e fornisce le necessarie informazioni per prendere le opportune misure di prevenzione che possano evitare danni a cose e persone in caso di terremoti, frane e alluvioni.

Queste informazioni sono fornite attraverso relazioni tecniche e, soprattutto, la predisposizione di carte geologiche del territorio interessato dallo studio. La cartografia geologica perciò è un importante strumento di conoscenza del territorio, utile per i professionisti (geologi, ingegneri, geometri, naturalisti, forestali, agronomi, …) che si occupano della sua gestione ma anche per gli amministratori degli enti locali (comuni, aree metropolitane, regioni, parchi).

Cos’è la Geologia

Le carte geologiche sono un tipo di carte geografiche, sono carte tematiche e il loro tema è la descrizione, con opportuni simboli, del tipo di suolo, dei tipi di rocce del territorio, sia in superficie sia in profondità, della loro disposizione e della loro origine. L’analisi delle rocce superficiali o affioranti è più facile da effettuare per un geologo. Più complessa è l’analisi dello rocce sotto il suolo e la definizione del loro assetto stratigrafico: spesso sono necessarie delle perforazioni. Per costruire questo tipo di carte, si raccolgono dati sul campo, si effettuano rilievi e si consultano eventuali pubblicazioni già esistenti sulla zona esaminata.

La cartografia geologica delle varie Regioni italiane però non è tutta aggiornata: la carte di alcune zone risalgono al periodo precedente la seconda guerra mondiale, in altri casi risale ai decenni 1970-80-90. I lavori di rilevamento della carta dell’intero territorio nazionale, in scala 1:100.000, costituita da 277 fogli, ebbero inizio nel 1877 e furono completati nel 1976.

Alla fine degli anni ‘80 nacque il Progetto nazionale CARG (CARtografia Geologica), coordinato dal Servizio Geologico d’Italia e realizzato in collaborazione con Regioni e Province autonome, CNR e Università per realizzare carte in scala 1: 50.000. A causa dei finanziamenti intermittenti, questo progetto non è ancora concluso, prevede la realizzazione di 636 fogli (o mappe) in scala 1:50.000 che, nel loro insieme, costituiranno il “puzzle” geologico dell’intero territorio nazionale. Molte carte sono disponibili da anni e acquistabili nelle edicole specializzate o dal sito ISPRA che mette a disposizione gratuitamente le note e i fogli delle carte in formato flash.

Ultimamente il progetto CARG ha ricevuto un nuovo impulso in alcune Regioni, ad esempio in Piemonte per il triennio 2020-2022 sono stati messi a bilancio circa cinquecentomila euro per realizzare due nuovi fogli in scala 1: 50.000 del territorio di Novi ligure e Tortona.

Le carte aggiornate possono costituire un importante strumento per lavorare sulla prevenzione delle catastrofi naturali, impedendo la realizzazione di nuove costruzioni lungo il possibile alveo di espansione dei corsi d’acqua o dove ci sono accumuli di vecchie frane, magari non individuabili dai comuni cittadini. Per saperne di più vedi: Carte geologiche e geotematiche sul sito ISPRA .

All’inizio del post: un estratto della carta geologica di Torino, con una parte dell’area metropolitana di Torino Nord, senza la legenda e le note. Per consultare il foglio della carta geologica della propria zona, compresa la legenda: http://sgi.isprambiente.it/geologia100k/ e dalla colonna di sinistra si effettua la ricerca selezionando il nome del foglio.

Per approfondimenti sulla geologia del pianeta e dell’Italia: Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR.

Lo stato dell’ambiente in Italia

Qualche mese fa l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha pubblicato l’annuario sullo stato dell’ambiente in Italia relativo al 2020. Come si vede dall’immagine che visualizza il sommario, sono state analizzate le situazioni dei temi più sensibili dal punto di vista ambientale, economico e della salute pubblica. Dall’agricoltura e selvicoltura, all’energia, alle varie sfere del pianeta, ai rifiuti, agli agenti chimici e così via.

Alla realizzazione dell’annuario (239 pagine), liberamente scaricabile a questo link, hanno collaborato anche le 21 Agenzie Regionali e Provinciali per l’Ambiente. La pubblicazione è ormai alla diciottesima edizione ed è un importante riferimento per studiosi di vari settori, sia perché ricca di dati aggiornati sia perché elaborata da un gruppo di esperti nei vari ambiti disciplinari. Nel capitolo relativo all’agricoltura e alla selvicoltura, ad esempio, ci sono dati, grafici e riferimenti ai seguenti indicatori:

– Aziende agricole che aderiscono a misure ecocompatibili e che praticano agricoltura biologica

– Ecoefficienza in agricoltura

– Distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari (erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi e vari)

– Moria di api dovuta a uso di fitosanitari

– Certificazione di gestione forestale sostenibile

– Contributo delle foreste nazionali al ciclo globale del carbonio.

Molto altro si può trovare negli altri settori dello studio.

Crediti: https://www.isprambiente.gov.it/

Osserva il grafico relativo alla moria di api. Perché il maggior numero di casi di morie delle api a causa di fitofarmaci si registra (indipendentemente dagli anni) nei mesi di aprile, maggio e giugno?

Povere foreste d’Italia

     Sono settimane di emergenza incendi per gran parte delle Regioni italiane, soprattutto Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna, Puglia e Lazio. Si tratta di emergenze che sembrano non finire mai, con vittime umane e milioni di animali che spesso non hanno scampo quando il fuoco si propaga così velocemente, aggravato dalla siccità e alimentato dal forte vento di scirocco. Un disastro ambientale enorme, con molte migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea andati in fumo, mentre l’associazione Coldiretti ha quantificato oltre un miliardo di euro di danni per agricoltori e popolazione. Senza considerare il danno ambientale.

     In queste Regioni il territorio appare quasi totalmente fuori controllo, con centinaia di incendi appiccati in poche settimane, e non si prevede una conclusione dell’emergenza in poco tempo: ci sono altri due mesi d’estate. Hanno fatto impressione le devastazioni di alcune aree naturalistiche importanti del territorio italiano: dal Parco del Vesuvio alla Riserva naturale degli Astroni, zone che ricordo di aver visitato con grande piacere quand’ero studente universitario. Ma anche la Costiera Sorrentino-Amalfitana, il Parco Nazionale del Cilento, Civitavecchia, Capalbio, la zona del lago di Martignano, la pineta di Castel Fusano, San Vito Lo Capo, Lipari, le province di Palermo, Catania, Messina. Ormai i focolai ancora attivi e gli incendi già spenti sono molte centinaia, impossibile elencarli tutti. E se ne registrano sempre di nuovi, ogni giorno purtroppo.

     In tutte queste Regioni, per vari motivi, il Piano AIB (Antincendio Boschivo) quest’anno più di altri anni non ha funzionato a dovere e i criminali continuano, spesso impunemente, la loro azione distruttiva per interessi di vario tipo o solo per divertimento.

     Segnalo che il numero nazionale unico di emergenza per segnalare focolai e/o richiedere l’intervento di soccorso del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è il 115, gratuito sia da telefono fisso che da cellulare, giorno e notte in ogni periodo dell’anno.

Testimonianze video di alcuni disastri:

Fanpage.it (sul Vesuvio); Time lapse di un minuto che riassume quattro ore di incendio sul Vesuvio; Emergenza Sicilia, Calabria e Campania; Incendio Pineta Castel Fusano.

A queste immagini di distruzione, aggiungo due importanti documentari dell’ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/it ), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sui boschi italiani, le loro caratteristiche e l’importanza che hanno per tutti gli altri viventi:

Foreste d’Italia I;

Foreste d’Italia II.

Progetto LIFE + SAM4CP e gestione del suolo

Il prossimo 29 maggio a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, saranno presentati (da Roma Capitale, ISPRA Ambiente e Città Metropolitana di Torino) i risultati di un’indagine sugli effetti negativi del consumo di suolo in Italia negli ultimi anni. La ricerca si è avvalsa di modelli definiti nell’ambito del Progetto LIFE + SAM4CP, la cui capofila è la Città Metropolitana di Torino.

Il Progetto vuole stimolare le amministrazioni ad una buona pianificazione territoriale che favorisca scelte urbanistiche che blocchino o riducano il consumo di suolo.

Quali sono le funzioni fondamentali del suolo, definite dal Progetto LIFE + SAM4CP?

Confrontando le diverse classificazioni emergono i seguenti ruoli, fondamentali e comuni nella fornitura di “servizi” (Dominati et alii, 2010):

-fertilità: il ciclo dei nutrienti assicura fertilità al terreno e allo stesso tempo il rilascio di nutrienti necessari per la crescita delle piante;

-filtro e riserva: il suolo può funzionare da filtro nei confronti degli inquinanti e può immagazzinare grandi quantità d’acqua utile per le piante e per la mitigazione delle alluvioni.

-strutturale: i suoli rappresentano il supporto per le piante, gli animali e le infrastrutture

-regolazione del clima: il suolo, oltre a rappresentare il più grande sink di carbonio, regola l’emissione di importanti gas serra (N2O e CH4)

-conservazione della biodiversità: i suoli sono un immenso serbatoio di biodiversità; rappresentano l’habitat per migliaia di specie in grado di impedire l’azione di parassiti o facilitare lo smaltimento dei rifiuti.

-risorsa: i suoli possono essere un importante fonte di approvvigionamento di materie prime” (pag. 7 del documento: Azione B1 – I servizi ecosistemici del suolo – Review.pdf).

Lo stesso Progetto inoltre “Intende in particolare perseguire 6 principali obiettivi:

  1. Dimostrare come una pianificazione del territorio che integra nei propri processi di decisione una valutazione dei benefici ambientali assicurati dal suolo libero, garantisce alla collettività una riduzione consistente del consumo di suolo ed un risparmio complessivo grazie alla tutela delle risorse naturali e delle finanze pubbliche;
  2. Valorizzare ed integrare le 7 principali funzioni (sequestro carbonio, biodiversità, depurazione acqua, erosione del suolo, produzione legname, impollinazione, produzione agricola) rese gratuitamente dal suolo negli strumenti di governo del territorio al fine di ridurre il consumo di suolo;
  3. Proteggere ed assicurare un uso sostenibile della risorsa suolo, evidenziando gli effetti negativi del consumo di suolo per il bilancio ambientale di un territorio;
  4. Mantenere e valorizzare le funzioni ecosistemiche complessive del suolo rese alla collettività in maniera gratuita;
  5. Evitare i costi pubblici del ripristino delle funzioni ecosistemiche rese dal suolo e della manutenzione del territorio;

      6. Tutelare le funzioni agricole del suolo mantenendo inalterate le altre funzioni.”

Immagine: lo sberleffo del coniglio, ripreso nel 2016 in provincia di Torino.

Sito del Progetto LIFE+ SAM4CP

Gli indicatori del clima in Italia

Andamento_Temperatura_media     Da qualche mese l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato l’XI rapporto della serie “Gli indicatori del clima in Italia”, relativo all’andamento climatico del 2015. Un rapporto ricco di dati e complesso da leggere nella sua interezza, con indicatori e indici climatici elaborati e diffusi da un altro ente ISPRA: il Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati Climatologici di Interesse Ambientale o SCIA. SCIA si avvale anche della collaborazione del Servizio Metereologico dell’Aeronautica Militare e della varie ARPA regionali italiane.

     Cosa si ricava dai dati del 2015? sostanzialmente una riduzione della quantità di pioggia annua (può sembrare paradossale in questi giorni di alluvione in alcune Regioni d’Italia, ma i dati complessivi dell’intero territorio italiano indicano una diminuzione della quantità di pioggia globale e quella che cade è sempre più associata a fenomeni estremi) e un aumento della temperatura media nelle varie aree del Paese.

     Gli autori della pubblicazione sono Franco Desiato, Guido Fioravanti, Piero Fraschetti, Walter Perconti, Emanuela Piervitali (ISPRA); Valentina Pavan (ARPA Emilia-Romagna). Scarica la pubblicazione (Pdf – 9 Mb) ISPRA Stato dell’Ambiente 65/2016.

Anomalia_Temp_media     Sulla temperatura, associata ai cambiamenti climatici in atto, si conferma un graduale e piccolo aumento di anno in anno. Temperature record sono state registrate dalle stazioni meteorologiche alpine e dell’Italia settentrionale in generale, con effetti devastanti sulle masse glaciali che nel periodo estivo si riducono sempre più senza riuscire a ripristinarsi in quello invernale.

     Le precipitazioni invece sono state inferiori agli anni precedenti in tutte le Regioni, tranne in Sicilia dove però sono state associate a fenomeni estremi che hanno portato molti danni e pochi benefici.

     Il grafico sull’andamento della temperatura media, globale e in Italia, e quello sull’anomalia dell’aumento del 2015 rispetto alla media del periodo 1961-1990 sono stati ricavati dal rapporto.  Nella cartina dell’Italia sono evidenti gli aumenti maggiori della temperatura media nel Nord e nel Centro della penisola. 

L’acqua sulla rivista Ideambiente

      L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), cui ho fatto spesso roferimento in questo blog, ha pubblicato da qualche mese il terzo numero della sua rivista Ideambiente di quest’anno. Un numero interamente dedicato all’acqua, alle acque continentali e a quelle marine italiane, al problema della potabilità e a quello della balneabilità. Tra i riferimenti internazionali, c’è anche l’accordo di Parigi con eventuali opportunità di cooperazione per l’Italia. Non mancano riferimenti storici all’acqua come simbolo e origine della vita. Ma c’è molto altro. Un numero di circa novanta pagine a cui hanno collaborato molti esperti del settore, un riferimento importante per coloro che si occupano anche di problemi ambientali e di progetti relativi all’acqua. Una pubblicazione ricca di dati e belle immagini.

Ideambiente n. 03.2016, bimestrale di informazione ambientale a cura dell’ISPRA.

I colori profondi del Mediterraneo

Colori_profondi_Mediterraneo     È il titolo di un documentario dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Un racconto con riprese molto belle degli ambienti marini scoperti ed esplorati negli ultimi dieci anni. L’esplorazione ha riguardato soprattutto le zone del Mediterraneo comprese tra 100 e 500 metri di profondità (zone afotiche, prive o con scarsa luce) e sono state condotte con un robot filo-guidato dotato di ottime videocamere e buone fonti di illuminazione.

    Il documentario “I colori profondi del Mediterraneo” dura 23 minuti circa ed è stato curato da Michela Angiolillo e Marco Pisapia, con foto di Simonepietro Canese. Altrettanto interessante è il videoSottoilmare: la biodiversità negli ambienti remoti ed estremi in Sicilia”, curato sempre dall’ISPRA.

     Ricordo, a scopo didattico, che i fondali marini e oceanici in base alla profondità si suddividono in varie zone:

a) Piattaforme continentali, che costituiscono il prolungamento dei continenti fino ad una profondità media di circa 200 m e sono costituite da fasce di detriti rocciosi e sabbiosi poco inclinate;

b) Scarpate continentali, caratterizzate da canyon prodotti dallo scorrimento dei detriti verso il basso. Le scarpate sono costituite da pendii più o meno ripidi e scendono fino alla profondità di 2000 m circa.

c) Piane abissali, che si estendono oltre le scarpate fino a profondità di 6000 m circa. Le piane abissali sono caratterizzate da innumerevoli rilievi sottomarini, spesso di natura vulcanica, dalle dorsali oceaniche (zone in cui si forma nuovo fondale oceanico) e dalle fosse (zone in cui i fondali si consumano).

     Per quanto riguarda gli ecosistemi invece, negli oceani e nei mari si suddividono zone con differenti fattori abiotici (luce, temperatura, pressione, nutrienti, correnti), ciascuna con particolari comunità di organismi.

1. Zona intercotidale, una zona di confine tra mare e terraferma con ambienti abbastanza studiati e conosciuti: spiagge e paludi salmastre.

2. Zona pelagica, caratterizzata dal mare aperto, in cui vivono organismi in grado di spostarsi autonomamente insieme al altri, soprattutto plancton (fitoplancton e zooplancton) che si lasciano trasportare dalle correnti.

3. Zona bentonica, costituita dai fondali marini e oceanici, occupata da comunità animali, vegetali, batteriche, che variano soprattutto in relazione alla profondità e alla penetrazione della luce, generalmente poco conosciute. Perciò si individua una zona fotica, fino a 100 m circa di profondità, con alghe e batteri fotosintetizzanti, più ricca di animali e una zona afotica, buia, dove vivono organismi non fotosintetizzanti e animali di profondità, in gran parte sconosciuti. Ma l’intera zona bentonica è poco conosciuta: ad esempio, lo scorso mese sulla rivista “Science”, Rodrigo Moura dell’Università Federale di Rio De Janeiro ha annunciato la scoperta di una barriera corallina estesa per circa 1000 Km al largo della foce del Rio delle Amazzoni, fra acque fangose e poco illuminate. Una formazione del tutto sconosciuta prima, che molti ritenevano non potesse esistere alla foce di un fiume, individuata tra i 50 e i 100 m di profondità e difficile da esplorare per la torbidità delle acque (riferimenti: Scienza news in “Le Scienze”, giugno 2016).

Crediti immagine zone marine: www.fao.orgzone marine -FAO-