Il giuramento di Ippocrate

     Il recente episodio di cronaca nera che ha riguardato alcuni dipendenti dell’Ospedale di Saronno, un medico e un’infermiera, ma dalle indagini sembra che altri fossero a conoscenza di ciò che accadeva nel reparto di pronto soccorso durante alcuni turni di lavoro, mi induce a proporre ai lettori la versione moderna del giuramento di Ippocrate (460 – 377 a. C.). Si tratta di un giuramento che viene prestato dai medici-chirurghi e odontoiatri prima di iniziare la professione e si pensa risalga al IV secolo a. C. nell’antica Grecia.

     Un giuramento che, dalle intercettazioni pubblicate, sembra sia stato trasgredito molte volte in più parti, insieme alle leggi. I gravi episodi di cronaca riguardanti la sanità, che ormai si presentano tutti gli anni, stanno creando sconcerto nella popolazione adulta ma anche negli studenti delle scuole secondarie che solitamente non seguono assiduamente giornali, telegiornali e radiogiornali e che mi hanno chiesto di discuterne durante l’ora di Biologia.

     Ho chiarito che per adesso si parla solo di ipotesi di reato e che bisognerà attendere i vari gradi di giudizio (quanti anni?) per sapere in che misura e con quanti pazienti eventualmente è stata trasgredita la legge e, con essa, il giuramento di Ippocrate. Problemi simili, gravi negligenze o decisione consapevole di arrecare danno o morte ad altre persone, si riscontrano anche in altre categorie di lavoratori, perciò non è proprio il caso di colpevolizzare la categoria dei medici o quella degli infermieri. Però il fatto che altre persone fossero a conoscenza dei gravi episodi di malasanità e che hanno taciuto, o che l’indagine interna all’Ospedale attivata su segnalazione di altri dipendenti non ha riscontrato nulla di strano in questi decessi e nei farmaci somministrati, crea sconforto e sfiducia. Dobbiamo però essere anche fiduciosi: alcuni di quelli che hanno notato o avuto sospetti hanno segnalato gli episodi!

La versione moderna del Giuramento di Ippocrate è la seguente:

Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:

– di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;

– di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;

– di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;

– di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;

– di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza e osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;

– di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale e alle mie doti morali;

– di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della categoria;

– di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;

– di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica;

– di prestare assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’Autorità competente;

– di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto;

– di astenermi dall’ accanimento diagnostico e terapeutico;

– di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.”

Crediti immagine: Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Catania .

Video-dibattito su Ippocrate di RAI-Scuola, col mitico Luciano Onder.

 

Il colera dopo il terremoto

vibrione del coleraAd Haiti i malati di colera sono arrivati a 70.000. Ma cos’è il colera? La parola greca “kolera” già usata da Ippocrate, nell’antica Grecia si riferiva ad una sindrome gastrointestinale acuta. Oggi sappiamo che è una malattia infettiva caratterizzata da diarrea intensa, vomito, crampi muscolari che possono portare alla morte dell’individuo. Le epidemie  di colera spesso sono state di origine asiatica e si sono trasformate in pandemia (è un’epidemia a larghissima estensione, senza limiti regionali o continentali). Il primo a mettere in relazione le morti per colera con l’acqua utilizzata per bere fu John Snow, a Londra tra il 1849 e il 1854. Chiudendo l’acqua della località di Londra colpita, le morti cessarono e fu evidente che il veicolo dell’infezione era l’acqua e che quell’acquedotto era inquinato. Successivamente si scoprì la capacità del colera di diffondersi attraverso le grandi vie di comunicazione: le vie carovaniere, le ferrovie, le vie marittime. Ci si accorse anche della stagionalità delle infezioni: la malattia era più frequente e più grave nei mesi estivi.

Grandi pandemie di colera si sono sviluppate in India, nel 1817, lungo le regioni attraversate dal Gange. Nel 1828 un’altra pandemia arrivò anche in Europa e giunse fino a Torino. La pandemia si ripeté nel 1849 durante le guerre d’indipendenza, portata dall’esercito austriaco nelle regioni italiane del nordest. Altri fenomeni pandemici si originarono nel sudest asiatico e raggiunsero anche l’Europa, fino ai primi decenni del 1900. Il primo a scoprire il responsabile della malattia, un batterio ricurvo a forma di virgola (Vibrio Cholerae), fu  Robert Koch (premio Nobel per la medicina nel 1905, scopritore tra l’altro del bacillo della tubercolosi: il Mycobacterium tubercolosis) nel 1883, quando venne inviato in Egitto in una missione scientifica per conto del governo tedesco. Ma a pensare ad un vaccino anticolerico per l’uomo fu lo spagnolo Jaime Ferran, direttore dell’istituto microbiologico di Barcellona. Ferran, pensando alla vaccinazione effettuata contro il vaiolo ideata da Eduard Jenner, intuì la possibilità di utilizzarla, con le dovute modifiche, anche per il colera.  Gli Stati occidentali capirono che la malattia da una località si diffondeva velocemente con lo spostamento di persone e merci a livello internazionale e nel 1903, a Parigi, Belgio, Brasile, Egitto, Francia, Gran Bretagna, Italia, Russia, Spagna, Svizzera e USA istituirono l’Ufficio Internazionale di Igiene e dalle successive conferenze internazionali nacque l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948. Intanto dal 1921 al 1924 un’altra pandemia  provocò, solo in India, circa 800.000 morti. Col passare degli anni il Vibrio Cholerae è mutato ed oggi sono diversi i batteri responsabili della malattia. Il vaccino anticolerico attuale (dukoral), è un vaccino orale che contiene, inattivati, i ceppi di questi diversi batteri. Purtroppo però, neanche la vaccinazione garantisce una copertura completa. Quindi in caso di viaggi nei paesi asiatici, africani o sudamericani a rischio, è necessaria molta attenzione sia alle vaccinazioni richieste sia all’acqua che si beve, al cibo e all’igiene.

Oggi la cura della malattia, in teoria, è abbastanza semplice: quando si manifesta, anche con diarrea continua, bisogna pensare a reidratare il paziente con acqua e sali minerali e aspettare che l’infezione faccia il suo corso. Ma nella pratica, in un paese di estrema povertà, anche questo diventa difficile. Se ad Haiti si è arrivati all’epidemia è perché il terremoto ha distrutto gran parte delle infrastrutture: case, ospedali, rete idrica e fogne (dove erano presenti) in un paese già molto povero. Riguardo alle proteste e alle accuse della popolazione secondo cui l’infezione sarebbe stata portata da un contingente asiatico di caschi blu dell’ONU, non si può dire né dimostrare nulla. Certo che se fosse vero sarebbe veramente una beffa, dopo l’enorme danno e le morti causate dal terremoto! La popolazione intanto muore perché non ha acqua potabile, è debilitata, non riesce a raggiungere in tempo i pochi ospedali. Ad oggi i morti sono circa 1600 e gli aiuti portati dai vari stati nazionali e dalle Organizzazioni non governative non bastano a bloccare l’epidemia e a curare le decine di migliaia di ammalati.