Argomenti vari in bacheca

Da alcuni mesi Dante Iagrossi ha prodotti molti materiali, sia a carattere multidisciplinare sia specifico su alcune materie scientifiche. Non mancano argomenti legati all’attualità. I materiali sono liberamente consultabili, sia a scopo didattico sia a scopo divulgativo nelle varie bacheche predisposte su LINO.it e su Wakelet. Eccole:

Cava di travertino

CAVE e INCENDI

CORONAVIRUS

FAME e SPRECHI ALIMENTARI

FORESTE

ITALIA e dissesto idrogeologico

IL VOLTURNO

IL MEDITERRANEO

PIANETA SURRISCALDATO

TERRA DEI FUOCHI

DOSSIER DROGHE

Riscaldamento globale

Bilancio di 25 anni di forestazione e deforestazione globale

Amazzonia_incendio vista aerea     Sì, l’emergenza mondiale di questi mesi è quella sanitaria della pandemia del coronavirus Covid-19 e le nefaste conseguenze anche sul piano socio-economico. Ma gradualmente, molto gradualmente entro l’estate si tornerà alla normalità. Quest’emergenza però non deve far dimenticare le altre emergenze ambientali che provocano danni e devastazioni che vengono spesso dimenticate in poco tempo ma i cui effetti durano molto più a lungo di quelli del covid-19, escludendo ovviamente la perdita di vite umane c di affetti che questa pandemia sta causando. L’emergenza ambientale che voglio segnalare è quella della deforestazione complessiva che l’uomo sta determinando sul Pianeta.

     I dati della World Bank sulla forestazione e deforestazione dei vari continenti tra il 1990 e il 2015, sono preoccupanti. Gli sforzi di molti Paesi per ridurre la deforestazione e favorire la crescita di nuove piantagioni forestali, comprese quelle artificiali, non sono sufficienti. Il bilancio è stato nettamente negativo: -1.290.000 km2, per la deforestazione molto elevata dell’America Meridionale e Centrale e dell’Africa Sub Sahariana. Si sta procedendo verso una continua deforestazione globale. Se consideriamo poi che negli ultimissimi anni, dal 2016 al 2019 il fenomeno della deforestazione si è ulteriormente accentuato, a causa delle devastazioni degli incendi in Amazzonia e in Australia (è diventato negativo anche il bilancio dell’Asia meridionale), si comprende quanto sia difficile cercare di contenere l’aumento in atmosfera di gas serra.

     La riduzione complessiva delle aree forestali, determina una minore captazione di CO2 atmosferica, una riduzione delle riserve di biomassa e una perdita della biodiversità del Pianeta. Senza considerare le conseguenze nefaste sui cambiamenti climatici in atto.

     Il grafico, elaborato in base ai dati ricavati dalla Banca Mondiale, mostra i continenti o parti di continenti dove nei 25 anni presi in esame sono prevalse le attività di forestazione e dove sono prevalse quelle di deforestazione e di quanti km2. Per i dati, crediti: World Bank. Forestazione-deforestazione

L’AMAZZONIA È IN FIAMME

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da ondate di calore, incendi e fenomeni meteorologici estremi che hanno interessato molte regioni del Pianeta. Negli ultimi giorni invece, centinaia gli incendi appiccati contemporaneamente in varie località della foresta stanno devastando l’Amazzonia, considerata il polmone verde della Terra. Oltre 74.000 incendi negli otto mesi del 2019, quasi raddoppiati rispetto al 2018.
Se il 50% circa dell’ossigeno atmosferico viene prodotto dalla fotosintesi di alghe (anche microscopiche) di oceani e mari, almeno un altro 20%, secondo gli studiosi viene prodotto dalla più estesa foresta pluviale del Pianeta, l’Amazzonia appunto. Non solo, alghe e piante terrestri ogni anno assorbono gran parte dell’anidride carbonica prodotta sul nostro pianeta in quantità sempre più massicce a causa dell’uso smodato di risorse energetiche fossili.
L’Amazzonia, estesa su diversi Paesi ma soprattutto in Brasile, costituisce anche una fondamentale riserva di biodiversità animale e vegetale da preservare a tutti i costi, anche se il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha dichiarato ieri di non avere né i mezzi né gli uomini necessari per fronteggiare un simile disastro. Sulle cause degli incendi poi, ha dato la colpa sia agli agricoltori sia alle ong ambientaliste che, a suo dire, vogliono attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale per vendicarsi degli tagli ai loro finanziamenti decisi dal suo governo. Una dichiarazione paradossale. Intanto Norvegia e Germania, i due principali finanziatori del “Fondo Amazzonia” destinato alla protezione di questa foresta, hanno sospeso le loro donazioni, in polemica con gli atteggiamenti e le dichiarazioni di Bolsonaro.
Poche ore fa il Presidente francese Macron ha invocato la crisi internazionale sugli incendi in Amazzonia, chiedendo di inserire il problema nell’agenda del prossimo G7 previsto tra qualche giorno a Biarritz in Francia. Ma il Presidente brasiliano ha accusato quello francese di neocolonialismo e di intromettersi in fatti interni al Brasile. Altra situazione paradossale. Intanto, mentre si litiga e in attesa di mutamenti meteorologici che possano circoscrivere gli incendi, l’Amazzonia continua a bruciare e il fumo è tale che ha oscurato il cielo di molte città, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Video: Euronews; La Repubblica; Quotidiano.net; La Stampa. Amazzonia_roghi

Fiamme, fumo e cenere

L’arrivo dell’autunno faceva sperare in un cambiamento della situazione meteorologica e ambientale estiva, caratterizzata da siccità ed incendi in tutta Italia. Non è stato così. Ai numerosi incendi che hanno devastato le Regioni del Centro e Sud Italia, ad ottobre si sono aggiunti quelli che stanno interessando alcune aree del Nord, soprattutto il Piemonte.

     Negli ultimi anni il ciclo delle precipitazioni atmosferiche si è notevolmente modificato: si sono accentuati i fenomeni estremi con lunghi periodi di siccità in alcune zone e “bombe d’acqua” concentrate in poco tempo in altre aree delle fasce temperate del pianeta, Italia compresa, mentre nel continente americano e in estremo oriente imperversano uragani e tifoni. Si tratta solo di alcuni dei numerosi sintomi del riscaldamento globale che sta coinvolgendo il Pianeta. Gli altri sintomi, non meno preoccupanti, sono: il graduale ritiro dei ghiacciai alpini e di quelli artici e antartici con conseguente aumento del livello di mari e oceani; la migrazione di specie animali aliene dalle latitudini equatoriali e tropicali verso le zone temperate; la riduzione progressiva della copertura forestale a causa di siccità ed incendi con conseguente aumento della desertificazione; la riduzione delle produzioni agricole dei piccoli coltivatori ad organizzazione “familiare”; l’aumento dei fenomeni di dissesto idrogeologico (frane, alluvioni, …) che provocano morti nelle aree colpite; l’aria sempre più irrespirabile nelle grandi città, considerando che oltre la metà della popolazione mondiale vive nelle città e continua l’esodo dalle zone rurali.

     In questi giorni, in Italia è il Piemonte a subire le maggiori conseguenze di questa prolungata siccità. I numerosi ed estesi incendi che sono ancora in atto in provincia di Cuneo e Torino sono dovuti in alcuni casi a chi incautamente brucia sterpaglie e residui agricoli vegetali, in altri casi (e sono i più numerosi) a persone che li provocano deliberatamente per il solo gusto della vista delle fiamme o per vendetta contro i proprietari di terreni confinanti o contro le amministrazioni locali, oppure per lucrare sulle operazioni di soccorso/spegnimento/rimboschimento.

     Siccità e vento di fohen hanno impedito di circoscrivere gli incendi che, anzi, si sono estesi col passare dei giorni. Una leggera brezza ieri ha provveduto ad estendere l’odore di bruciato a diverse decine di chilometri di distanza, fino a Torino, dove secondo l’Agenzia Regionale per l’Ambiente la concentrazione di PM10 nell’aria ha raggiunto i 199 mcg/m3, superando di quattro volte il limite massimo stabilito. Chi camminava per le strade della città e chi le percorreva in auto ha potuto avvertire l’odore di bruciato, di fumo, e vedere piccoli fiocchi di cenere che si depositavano sugli indumenti e sulle auto in sosta. Cenere e fumo che sono stati la causa principale dell’aumento di particelle inquinanti nell’aria. La Regione ha annunciato la richiesta dello stato di calamità naturale.

     Certamente ottobre è stato un mese particolarmente siccitoso, c’è stata una riduzione delle piogge del 98% (dati della Coldiretti) rispetto alle medie di ottobre dei decenni scorsi, ma le cause di questi incendi vanno ricercate “a monte”, sono sintomi e conseguenze che rientrano nel fenomeno planetario del riscaldamento globale, come emerge dal rapporto “State of the climate” dello scorso agosto, pubblicato dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Senza mettere in atto azioni globali di riduzione nelle emissioni di gas serra, purtroppo per i prossimi decenni la situazione non è destinata a migliorare.

Crediti immagini: Quotidiano Piemontese e NOAA. Video: Incendio in Val di Susa (local team).

Povere foreste d’Italia

     Sono settimane di emergenza incendi per gran parte delle Regioni italiane, soprattutto Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna, Puglia e Lazio. Si tratta di emergenze che sembrano non finire mai, con vittime umane e milioni di animali che spesso non hanno scampo quando il fuoco si propaga così velocemente, aggravato dalla siccità e alimentato dal forte vento di scirocco. Un disastro ambientale enorme, con molte migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea andati in fumo, mentre l’associazione Coldiretti ha quantificato oltre un miliardo di euro di danni per agricoltori e popolazione. Senza considerare il danno ambientale.

     In queste Regioni il territorio appare quasi totalmente fuori controllo, con centinaia di incendi appiccati in poche settimane, e non si prevede una conclusione dell’emergenza in poco tempo: ci sono altri due mesi d’estate. Hanno fatto impressione le devastazioni di alcune aree naturalistiche importanti del territorio italiano: dal Parco del Vesuvio alla Riserva naturale degli Astroni, zone che ricordo di aver visitato con grande piacere quand’ero studente universitario. Ma anche la Costiera Sorrentino-Amalfitana, il Parco Nazionale del Cilento, Civitavecchia, Capalbio, la zona del lago di Martignano, la pineta di Castel Fusano, San Vito Lo Capo, Lipari, le province di Palermo, Catania, Messina. Ormai i focolai ancora attivi e gli incendi già spenti sono molte centinaia, impossibile elencarli tutti. E se ne registrano sempre di nuovi, ogni giorno purtroppo.

     In tutte queste Regioni, per vari motivi, il Piano AIB (Antincendio Boschivo) quest’anno più di altri anni non ha funzionato a dovere e i criminali continuano, spesso impunemente, la loro azione distruttiva per interessi di vario tipo o solo per divertimento.

     Segnalo che il numero nazionale unico di emergenza per segnalare focolai e/o richiedere l’intervento di soccorso del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è il 115, gratuito sia da telefono fisso che da cellulare, giorno e notte in ogni periodo dell’anno.

Testimonianze video di alcuni disastri:

Fanpage.it (sul Vesuvio); Time lapse di un minuto che riassume quattro ore di incendio sul Vesuvio; Emergenza Sicilia, Calabria e Campania; Incendio Pineta Castel Fusano.

A queste immagini di distruzione, aggiungo due importanti documentari dell’ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/it ), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, sui boschi italiani, le loro caratteristiche e l’importanza che hanno per tutti gli altri viventi:

Foreste d’Italia I;

Foreste d’Italia II.

Il rischio incendi boschivi invernali

     Per i prossimi giorni sul nordovest, in particolare sul Piemonte, sono previsti forti venti di fohn e temperature intorno ai 20 °C (situazione eccezionale per metà gennaio!). Queste condizioni contribuiranno a rendere ancora più secco il territorio boschivo montano e collinare, perciò l’Agenzia Regionale per l’Ambiente (Arpa) del Piemonte ha diramato uno stato di allerta e massima pericolosità per il rischio incendi boschivi. Terminata l’emergenza incendi estivi, caratteristica delle Regioni meridionali, si ripropone quella degli incendi boschivi invernali e in queste condizioni sono vietate tutte quelle situazioni che possono determinare l’innesco di un incendio: lasciare mozziconi accesi, bruciare sterpaglie, accendere fornelli, lasciare motori accesi in prossimità di residui vegetali combustibili, …

     Più di una volta mi sono occupato di incendi e della loro azione devastante negli ecosistemi coinvolti (Emergenza ambientale, un mese di fuoco, se persino la Russia brucia). Qualche mese fa, il sito La Stampa ha pubblicato un video che rappresenta gli incendi che si sono sviluppati nella fascia equatoriale e in quelle tropicali del nostro pianeta negli ultimi anni, mese per mese.

     Il passaggio del fuoco sul territorio ha conseguenze sempre più gravi perché le campagne e le montagne sono meno abitate rispetto al passato, quando intervenivano direttamente le popolazioni locali ad arginare, contenere e/o spegnere l’incendio. Con lo spopolamento di campagne e montagne inoltre sono venute meno tutte quelle pratiche selvicolturali che costituivano una funzione preventiva contro il fuoco e gran parte dei fenomeni di dissesto idrogeologico. Per esempio, sono aumentati i pascoli non “curati” con il conseguente accumulo di biomassa (erba secca e sterpaglie) bruciabile. Lo stesso discorso vale per i boschi. In Italia le competenze relative alla materia dell’antincendio boschivo sono delle Regioni.

Rapporto sugli incendi boschivi in Italia nel 2013, a cura di FareAmbiente, movimento ecologista europeo che lo scorso 20 ottobre ha presentato anche la situazione relativa ai primi nove mesi del 2014.

Il video proposto da La Stampa mostra quanto sia diffuso il fenomeno incendi, soprattutto nelle nelle fasce equatoriale e tropicali. In ogni caso quelli di origine naturale sono una percentuale bassissima.

Gli incendi nel mondo visti dal satellite.

Emergenza ambientale? Componi il 1515

     Siamo nel periodo più caldo dell’estate e come tutti gli anni in molte regioni è allarme incendi. In Italia, anche se con mezzi sempre più ridotti, di questo tipo di emergenza si occupa il Corpo Forestale dello Stato. Il numero 1515, gratuito e attivo 24 ore su 24, si occupa di emergenze ambientali a 360°: difesa del territorio dagli incendi, protezione civile e di pubblico soccorso, tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, tutela dell’ambiente agricolo, illecito smaltimento di rifiuti, … .

     Anziché ritrovarci a parlare “dopo” di grandi incendi o altre emergenze, è opportuno che ognuno faccia la sua parte. Ciascun cittadino che avvisti un principio di incendio o altre emergenze chiami il 1515. Oltre ad essere un dovere civico e morale, permette di risparmiare le poche risorse ormai disponibili anche per le situazioni di emergenza e salva migliaia di alberi, animali e spesso anche persone dalla morte.

     Il servizio 1515 è collegato alla Centrale Operativa Nazionale di Roma e a 15 sale operative regionali e rappresenta lo strumento più veloce per dare inizio ad un intervento del Corpo Forestale dello Stato.

 

Un mese di fuoco

canadair_in_montagna      Ciclicamente siamo costretti ad occuparci di fenomeni meteorologici estremi: siccità, caldo intenso, freddo polare, piogge torrenziali con conseguenti alluvioni, frane e smottamenti. In questo mese, come se non bastasse l’anticiclone “Lucifero”, che per fortuna tra qualche giorno sull’Italia dovrebbe essere sostituito da correnti più “fresche” ed umide provenienti dall’Atlantico, si sono aggiunti centinaia di piromani. Gli incendi hanno interessato e stanno interessando molte regioni, soprattutto dell’Italia centrale, meridionale e insulare. Hanno distrutto pinete litoranee, come quella di Marina di Grosseto, boschi o vaste aree di macchia mediterranea. Gli incendi sono pericolosi per l’uomo, le sue costruzioni, gli animali e soprattutto perché si alimentano con la vegetazione e la sottraggono al suolo. La mancanza di vegetazione si tradurrà, con l’arrivo delle piogge che ormai hanno spesso carattere torrentizio, in pericolo di alluvioni. I dati del Corpo Forestale dello Stato, relativi al primo trimestre del 2012, ci dicono che gli incendi sono stati circa 2.500, in aumento rispetto allo stesso trimestre all’anno precedente. Le Regioni più colpite sono Puglia, Campania, Calabria e Lazio.

Gli incendi hanno sempre colpito boschi e campagne, anzi in molte regioni veniva praticata la pratica agricola (sbagliata) di “bruciare le stoppie” dopo la mietitura di grano, avena, orzo. Ma il mancato controllo dell’incendio che ne poteva scaturire, vedeva l’intervento delle popolazioni locali presenti e molto impegnate nei lavori delle campagne. Oggi, nei mesi estivi, ho verificato di persona che si può girovagare per le campagne per ore prima di incontrare qualche persona su un mezzo agricolo.

Bisogna aggiungere che, oltre all’azione dei piromani, è aumentata un’importante causa predisponente degli incendi: la disponibilità di biomassa bruciabile, presente nei boschi con rami e tronchi secchi, mentre una volta venivano raccolti e utilizzati come legna da ardere, oppure nei terreni incolti con erba secca, rovi e arbusti.

Ormai c’è una generale consapevolezza nei cittadini dell’importanza dei boschi e delle loro funzioni. Una legge nazionale del 1975, legge 47 “Norme integrative per la difesa dei boschi dagli incendi”, ha fatto da apripista per leggi successive e per i “Piani regionali per la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi” delle singole Regioni.

Il periodo di recessione del nostro Paese ha imposto tagli di risorse anche alla Protezione Civile che si tradurranno sia in mancati interventi di prevenzione per il futuro, sia in difficoltà operative per le squadre a terra e soprattutto per i costosi voli di aerei canadair ed elicotteri. Non si possono però ignorare gli sprechi e i vergognosi scandali che hanno colpito i dirigenti della Protezione Civile negli anni scorsi!

Ciascuno di noi dovrebbe prestare la massima attenzione a gesti banali ma potenzialmente molto pericolosi: uso di accendini, fiammiferi, mozziconi i sigarette e svolgere un’azione educativa nei confronti dei giovani. Comunque nel caso si avvisti un principio di incendio, chiamare sempre il 1515, il numero gratuito di emergenza ambientale del Corpo Forestale dello Stato, attivo 24 ore su 24.

Per approfondimenti e video:

http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/313

http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5394

http://video.gelocal.it/iltirreno/locale/marina-di-grosseto-canadair-ed-elicottero-contro-l-incendio/1237/1253

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/incendi_avellino_operaio_morto_fuoco/notizie/215125.shtml