I 25 anni del Telescopio Spaziale Hubble

     Lo strumento che in 25 anni ci ha fornito oltre un milione di immagini dell’Universo, le più belle immagini di ciò che esiste al di fuori del nostro pianeta, si prepara ad andare in pensione. Venne lanciato in orbita con la navetta Space Shuttle Discovery il 24 aprile 1990 e da allora costituisce una pietra miliare delle osservazioni astronomiche: dalla sua orbita intorno alla Terra, senza le interferenze dell’atmosfera, ha permesso osservazioni che sarebbero state impossibili con i telescopi terrestri.

     Venne chiamato così in onore all’astronomo statunitense Edwin Hubble (1889-1953) che per primo riuscì a misurare la distanza della nebulosa di Andromeda (M31) rispetto alla Terra, dimostrando definitivamente l’esistenza di galassie e sistemi stellari al di fuori della Via Lattea, la nostra Galassia. La nebulosa di Andromeda dista da noi circa 2,2 milioni di anni luce, ha dimensioni e struttura simili alla Via Lattea e nel cielo è individuabile a sud della famosa “W” che costituisce la costellazione di Cassiopea.

     Il telescopio Spaziale Hubble (HST), oltre alle sue spettacolari immagini ha consentito di accertare che l’espansione dell’Universo sta accelerando e che i pianeti esistono anche intorno ad altre stelle. Anche l’età dell’Universo visibile (13,8 miliardi di anni luce) è stata ottenuta grazie all’individuazione con HST della galassia più lontana dalla Terra: si trova a circa 13,2 miliardi di anni luce!

     Dopo una delicata e costosa opera di riparazione effettuata in orbita negli scorsi anni, richiesta unanimemente dalla comunità scientifica internazionale, Hubble ha continuato e continuerà a svolgere il suo compito per alcuni anni. Ma ormai può considerarsi un grande papà e suo figlio si prepara a prenderne il posto, è il telescopio Spaziale James Webb (JWST).

Per saperne di più, in questo blog: Due ebook gratuiti della NASA ; Telescopio Spaziale James Webb .

Con sincera gratitudine: cento di questi anni Hubble!

Per vedere una rassegna delle immagini inviate da Hubble: http://hubblesite.org/gallery/

Nell’immagine: Butterfly Nebula, NGC 6302. Credit: http://hubblesite.org/gallery/album/ .

Balle di Scienza a Pisa

Si tratta di una mostra ospitata al “Palazzo Blu” di Pisa, iniziata lo scorso 22 marzo e che continuerà fino al 29 giugno 2014, proposta in occasione del 450° anniversario della nascita di Galileo Galilei. “Balle di Scienza, storie di errori prima e dopo Galileo” è curata da Franco Cervelli e Vincenzo Napolano ed è promossa dall’Università di Pisa e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Red-Shift-Stars-300x184     Gli errori in campo scientifico sono stati numerosi, anche dopo la formulazione del metodo sperimentale galileiano, grazie al quale  la Scienza non viene più fondata sulla tradizione o solo sul sapere tramandato, ma su osservazioni concrete, sperimentazioni e verifiche oggettive. Nella storia rimangono solo quelle ipotesi,affermazione che poi si rivelano corrette, ma sicuramente quelle che non hanno superato le verifiche sperimentali sono state molte di più. Non sono stati pochi i casi di scienziati che, pur seguendo un metodo sperimentale, sono incorsi in errori più o meno gravi. Ma se questi errori sono stati individuati vuol dire che il “metodo scientifico”, come modo razionale di procedere nella ricerca delle leggi e dei fenomeni che regolano l’Universo, la materia e la vita, funziona. Basti pensare alla teoria della generazione spontanea della vita che è stata dura da contrastare. Nel XVII secolo lo fece efficacemente Francesco Redi con i suoi celebri esperimenti; infine nel 1864 Louis Pasteur (1822-1895) con le esperienze realizzate nel suo laboratorio parigino dimostrò in modo definitivo l’impossibilità della generazione spontanea delle attuali forme di vita.  Sicuramente anche oggi nelle diverse teorie scientifiche, nei vari modi di rappresentare le conoscenze scientifiche ci sono errori e imperfezioni, ma il tempo e la disponibilità di strumenti d’indagine sempre più sofisticati ci consentiranno di individuarli e di aggiornare o sostituire le precedenti teorie. La Scienza è per definizione un sapere perfettibile.

La mostra di Pisa racconta proprio gli errori che hanno accompagnato l’uomo nella sua continua ricerca della natura delle cose e degli esseri viventi. Anche oggi si procede per ipotesi, tentativi ed errori che non vanno demonizzati perché sono proprio questi ultimi che permettono di formulare ipotesi nuove che ci avvicinano alla verità. La scienza ha imparato a convivere con gli errori e con le incertezze.

Aleksandr_Fridman-241x300     Tante persone però, non commettono solo errori ma speculano sui dati e sulle notizie scientifiche, mentono cercando di sfruttarle con pseudoprove, per ricavarne un guadagno in termini economici e di popolarità. Penso a qualche recente fatto di cronaca italiana del settore sanitario, per anni accreditato da alcuni media e oggi oggetto di indagine della magistratura, oppure a chi da qualche decennio mette in dubbio lo sbarco sulla Luna. A diffondere notizie e comportamenti che hanno poco o nulla di scientifico contribuiscono molto i mass media e quei vastissimi settori della rete globale che non hanno alcun controllo di qualità su quello che pubblicano.

hubble-231x300     Anche alcuni grandi scienziati, oltre alle loro scoperte talvolta eccezionali, hanno commesso errori. Ad esempio Albert Einstein riteneva che l’Universo non fosse in espansione ma statico. Dopo molto tempo, e dopo aver incontrato Hubble nel 1930, dovette ammettere che le intuizioni di Aleksandr A. Fridman (1888-1925) che propose una soluzione alle equazioni di campo della relatività generale erano vere. Furono necessarie le dimostrazioni di Edwin Hubble (1889-1953) del fenomeno del redshift nel 1929, che lo condussero alla famosa legge H0=v/d (H0= costante di Hubble, v= velocità di allontanamento in km/s, d= distanza delle galassie in megaparsec) a convincere Einstein. In base alla legge di Hubble, oggi sappiamo che le galassie si stanno allontanando da noi con una velocità tanto più elevata quanto più sono distanti. Immagini dall’alto: Redshift, Fridman, Hubble.

Per saperne di più sulla mostra: Università di Pisa; Palazzo Blu; www.infn.it/comunicazione .

 

Telescopio Spaziale James Webb

modello-Webb-telescope-300x188      Dopo i grandi risultati scientifici ottenuti dal telescopio spaziale Hubble, sottoposto a manutenzione qualche anno fa in seguito alle numerose  e pressanti richieste provenienti da varie parti del mondo e dopo la recente inaugurazione dell’ALMA Telescope (di cui ho già scritto) nel deserto di Atacama sulle Ande cilene, è in fase avanzata la realizzazione di un nuovo importante progetto in campo astronomico. Il telescopio spaziale James Webb (JWST) verrà lanciato nel 2018 (ma secondo alcuni la data potrebbe essere anticipata) e sostituirà il glorioso Hubble. JWST è il risultato di un progetto congiunto della NASA (National Aeronautics and Space Administration), dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e dell’Agenzia spaziale canadese (CSA).

In un comunicato stampa dello scorso settembre, l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha dichiarato che è stato completato lo Spettrometro del Vicino-Infrarosso, uno dei due strumenti fondamentali del JWST.

     Il telescopio sarà portato in orbita dal vettore Arianne 5 e, grazie alle strumentazioni in grado di osservare le emissioni infrarosse, permetterà di studiare vari periodi della storia dell’universo. JWST ha un’estensione di 24 metri circa ed è costituito da una struttura portante con computer e componenti elettroniche; un complesso sistema di puntamento: gli Star Tracker; un’antenna che consente le comunicazioni con la Terra; i pannelli solari che forniscono l’energia necessaria al funzionamento del telescopio; uno specchio primario di 6,5 metri di diametro corredato da uno specchio secondario che ha il compito di inviare i raggi captati ai vari strumenti; un pannello situato dietro lo specchio maggiore con tre tonnellate e mezza circa di strumenti scientifici.

Il Telescopio James Webb sarà posizionato a un milione e mezzo di km dalla Terra e sarà protetto da alcuni strati di schermi solari, per cui la sua temperatura si manterrà a circa –220 °C, necessaria per far funzionare gli strumenti agli infrarossi.

Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Telescopio_Spaziale_James_Webb

http://www.jwst.nasa.gov/

Chi è interessato, ha spazio e tempo, a questi due link può scaricare due e-book gratuiti (non interattivi) sui due telescopi Hubble e Webb:

Hubble e-book, 178 Mb, pdf

Webb e-book, 110 Mb, pdf

Un breve video: Colliding Galaxies: James Webb Space Telescope Science

Nelle immagini: un modello del Webb telescope (Fonte: www.webbtelescope.org) in scala reale e una galassia ellittica.