Forum Internazionale dello Sviluppo Locale

     Si sta svolgendo a Torino, il terzo Forum Mondiale dello Sviluppo Economico Locale, organizzato da vari Enti: Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Unione delle Città e dei Governi Locali (UCLG), Organizzazione delle Regioni Unite (ORU FOGAR), Servizio Brasiliano per il sostegno alle micro e piccole imprese (SEBRAE), Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) e Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP).

Si sta discutendo di nuovi obiettivi dello sviluppo sostenibile e delle sfide socio-economiche e ambientali del prossimi anni.

     Il primo Forum, dal titolo “Progettazione, Economia e Governance locale: nuovi sguardi per i tempi che cambiano”, venne celebrato a Siviglia in Spagna. Il secondo, focalizzato su “Dialogo tra i territori: nuove conoscenze sullo sviluppo economico locale”, si è svolto a Foz do Iguacu in Brasile. Questo terzo Forum è incentrato su “pratiche e strategie relative al ruolo dei territori nei processi mondiali di sviluppo e quindi focalizza il dibattito sul loro potenziale, come risorsa determinante, non solo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo locale ma anche per quelli nazionali e per le sfide globali”.

Il sito web: http://www.ledforumtorino2015.org/it/ .

Le tre aree tematiche in trattazione:

Competitività regionale e innovazione per uno sviluppo più sostenibile e inclusivo
La localizzazione della creazione di posti di lavoro
Verso un’urbanizzazione sostenibile. Strategie di Sviluppo Economico Locale per la creazione di vincoli positivi tra lo spazio rurale e lo spazio urbano.

I primi due giorni si sono tenuti nella bella cornice della Reggia di Venaria Reale.

I limiti fisici della crescita

     È il titolo dell’interessante conferenza scientifica, della serie “Seralmente”, che si terrà giovedì 13 novembre prossimo presso l’auditorium dell’ITIS “Majorana” di Grugliasco (TO).  La manifestazione, oltre al patrocinio della città dove si svolge, è patrocinata anche dall’Università e dal Politecnico di Torino e dalla Regione Piemonte, proprio per l’alto valore scientifico e didattico-divulgativo.

     I due relatori della prossima conferenza, i professori Luca Mercalli e Maurizio Pallante, sono già conosciuti al grande pubblico per il loro impegno come saggisti e divulgatori prevalentemente nei settori ambientale ed energetico.

     Propongo, in successione, l’abstract dell’intervento dei due studiosi (prof. Mercalli e prof. Pallante), come riportato nella locandina.

“Le risorse naturali sono limitate e la capacità della biosfera di metabolizzare gli inquinanti non sono infinite. Il cambiamento climatico è l’indice più evidente del superamento della capacità di carico del pianeta, ma vi sono altri limiti fisici planetari che sono già stati superati o sono in via di superamento. Per questo una qualche forma di decrescita ci sarà imposta dalle leggi fisiche, a cui conviene adattarsi con intelligenza e creatività invece di subirne le conseguenze.”

“Il concetto di crescita. Cosa misura il Prodotto interno lordo. Merci e beni. Nell’attuale fase storica quali sono le conseguenze negative della crescita: a livello economico-occupazionale, a livello internazionale, a livello ambientale. Cos’è la decrescita del Prodotto interno lordo. Come si può realizzare. Perché è necessaria e perché è vantaggiosa economicamente ed ecologicamente. Decrescita e recessione. Decrescita e occupazione. Sviluppo e sottosviluppo. Benessere e tanto avere. L’innovazione è un valore? Decrescita e innovazioni tecnologiche. La decrescita non è l’alternativa alla società della crescita, è la strada per fuoriuscirne, non è la meta.”

Come sempre, l’ingresso è libero fino ad esaurimento posti e la prenotazione a seralmente@gmail.com è certamente gradita. Per chi non c’è mai stato, l’auditorium si trova in via General Cantore 119 a Grugliasco ed è provvisto di un ampio parcheggio interno.

Per saperne di più: http://www.itismajo.it/serale/seralmente%20v2/index.html

 

 

In Liguria il carbone è sotto accusa

     Naturalmente non è sotto accusa il materiale ma i comportamenti umani che rendono il carbone una fonte di inquinanti oltre che di energia.

La decisione della Procura di Savona che nelle settimane scorse ha chiesto la chiusura della centrale Tirreno Power di Vado Ligure ha fatto scalpore. Non tanto per la chiusura ma per aver motivato la decisione con un collegamento diretto tra le 442 morti che si sono verificate nella zona tra il 2000 e il 2007 e le emissioni della centrale.

La decisione del sequestro e della chiusura degli impianti è stata presa dopo un’indagine del Ministero dell’Ambiente e dei consulenti della Procura: i risultati avrebbero accertato il mancato rispetto di alcuni limiti imposti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Oltre all’inchiesta per disastro ambientale, ne è stata aperta un’altra per omicidio colposo.

Intanto si sono mobilitati anche i sindacati perché con la centrale lavorano circa quattrocento addetti tra dipendenti diretti e indotto. Possibile che in Italia il diritto alla salute e quello al lavoro debbano sempre essere in alternativa? Le esperienze dei grandi inquinamenti del passato, da Porto Marghera all’Ilva di Taranto, non hanno insegnato nulla?

Dopo la chiusura delle due unità da 330 MW ciascuna, che funzionano a carbone, rimane funzionante l’unità da 800 MW che per produrre elettricità brucia gas.

     Che la combustione del carbone emetta sostanze inquinanti è risaputo da tempo, ma le attuali tecnologie permettono di trattarlo con relativa sicurezza per la salute. Lo fanno in tante altre parti del pianeta, Europa compresa. Naturalmente la sicurezza “assoluta” per lavoratori e popolazione non esiste in nessun settore industriale. Il National Geographic di questo mese dedica molto spazio proprio al carbone, con un titolo emblematico: “Carbone pulito? Come ridurre le emissioni del combustibile fossile più inquinante”. Rispetto a soli pochi anni fa, in questo campo sono stati fatti progressi notevoli. La combustione del carbone viene resa più efficiente e meno inquinante, preparando il materiale con una pulizia o depurazione (Coal Washing) mediante frantumazione e successivo passaggio attraverso filtri e contenitori che separano, anche per la differente densità, impurità e altri minerali dal combustibile. Le centrali termoelettriche più recenti sono provviste di sistemi a  gassificazione (IGCC, Integrated Gasification Combined Cycle) che permettono di aumentare l’efficienza della combustione (circa il 50%) e la riduzione delle emissioni inquinanti. Alcuni esperti considerano questa tecnologia addirittura a “emissioni zero”, ma io non ho modo di accertarlo. Certamente può rappresentare il futuro delle centrali a carbone, anche in considerazione dell’abbondanza e del costo relativamente basso di questo combustibile.

L’Italia importa da altri Paesi grandi quantità di risorse energetiche, possibile che tra la chiusura delle centrali o di grandi impianti industriali e il diritto alla salute e al lavoro non esistano vie di mezzo? Perché chi amministra queste strutture non riesce a rispettare e  far rispettare la normativa ambientale? La decisione di sequestro dei due impianti a carbone è stata presa anche per il mancato adeguamento delle strutture alle moderne tecnologie per il trattamento delle emissioni. Si spera che altre strutture industriali a rischio di gravi emissioni inquinanti possano investire nell’adeguamento degli impianti, senza aspettare altri interventi della Magistratura, altri drammi per le popolazioni locali interessate.

Per saperne di più sul carbone, qui puoi trovare una serie di articoli: http://www.museoenergia.it/museo.php?stanza=15

Oppure: National Geographic.

 

Giornata mondiale dell’acqua 2014

     Si celebrerà domani 22 marzo, in uno dei primi giorni di primavera, la giornata mondiale dell’acqua (World Water Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare i cittadini e gli amministratori della cosa pubblica a vari livelli sull’uso consapevole e giudizioso di questa risorsa vitale. Tutti gli Stati sono invitati a mettere in atto azioni concrete per raggiungere quest’obiettivo e garantire l’accesso all’acqua pubblica ad una popolazione sempre più vasta. Bisogna ricordare che molte centinaia di milioni di persone delle regioni più povere e aride del pianeta non hanno acqua nelle abitazioni. Purtroppo il diritto all’acqua si scontra con il vincolo delle condizioni ambientali, climatiche ed economiche delle varie regioni del mondo.

La ricorrenza di quest’anno ha per tema “Acqua e Energia” e mette in relazione due risorse strettamente correlate. L’acqua è necessaria per produrre molte forme di energia, soprattutto quella derivante dalle centrali idroelettriche, termiche e nucleari. Una parte della stessa energia elettrica viene utilizzata per pompare acqua nelle abitazioni, soprattutto in quelle dei piani alti.

Le iniziative internazionali sono numerose e consultabili all’indirizzo http://www.unwater.org/worldwaterday .

In rete non è difficile trovare diversi articoli e materiali sull’acqua e sugli eventi programmati in Italia.

 

 

 

L’efficienza energetica è in Europa

    

     In questo periodo di recessione economica che ha colpito i Paesi europei da qualche anno, segnalo un aspetto positivo. 

 

Le principali nazioni europee sono ai primi posti al mondo per efficienza energetica. Si ricava dai dati pubblicati nel rapporto E12A della ACEEE, l’American council for an energy efficient economy.

     L’ACEE è un’organizzazione no profit che promuove programmi, tecnologie, investimenti e comportamenti per favorire un uso più efficiente dell’energia e  venne fondata nel 1980 da esperti in campo energetico. 

Il rapporto in inglese, di circa 100 pagine, si può consultare qui. Il sito è: http://aceee.org

     In questa graduatoria l’Italia è terza, dopo Gran Bretagna e Germania. Una magra consolazione in un periodo di profonda crisi economica e sociale, con un’altissima percentuale di disoccupati giovani.

     Quali fattori sono stati analizzati dal rapporto? La riduzione dell’inquinamento nei trasporti, nell’industria e negli edifici utilizzando 27 parametri. Le dodici economie dei Paesi analizzati rappresentano il 63% del consumo mondiale di energia e circa lo stesso valore di emissione di sostanze inquinanti.

 

L’I.P.L.A., i boschi, l’energia e l’ambiente

     Cos’è l’I.P.L.A.? L’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente di Torino. Nacque nel 1954, come Istituto Nazionale per le Piante da Legno, su iniziativa di un’azienda privata, la Burgo S.p.A., per sperimentare e diffondere la coltivazione di specie di conifere a crescita rapida adatte all’ambiente piemontese, soprattutto il Pino strobo. La società venne acquisita dalla Regione Piemonte nel 1979 e assunse l’attuale denominazione. Azionisti di minoranza sono la Regione Autonoma Valle D’Aosta e il Comune di Torino. Si tratta di un Istituto di alta specializzazione, oggi strutturato in due Aree tecniche: “Ambiente” e “Energia e gestione”.

     Perché ne parlo? Perché a causa della crisi e dei tagli di risorse in tutte le Amministrazioni pubbliche,  l’Istituto è a forte rischio di chiusura e, come in tanti altri settori, rischiano di rimanere senza lavoro una cinquantina di esperti in campo forestale, ambientale e in quello delle risorse energetiche. Certo, il bilancio della società nel 2011 si è chiuso in passivo e probabilmente occorreva un’amministrazione più oculata, ma senza una ricapitalizzazione ci sarà una perdita di progetti, di interventi e professionalità che difficilmente verranno ricostituite in futuro. Si potrebbe osservare che 50 lavoratori sono pochi in confronto alle decine di migliaia che hanno già perso il lavoro o stanno per perderlo nelle grandi aziende di varie Regioni d’Italia, ad esempio in Sardegna con l’ALCOA o le altre poche industrie rimaste in attività o la crisi del distretto minerario del Sulcis. Ma proprio per questo dobbiamo rimanere aggrappati alle strutture più piccole che possono essere “aiutate” con costi relativamente bassi e più facilmente possono raggiungere il pareggio di bilancio o ritornare in attivo.

     Quali sono i settori di intervento dell’I.P.L.A.? Gestione di aziende agroforestali, gestione integrata della filiera foresta-legno-imprese, promozione di forme di energia rinnovabile, gestione del suolo e di piani paesaggistici, gestione di progetti per la lotta di patologie agro-forestali, ecc.  Probabilmente, le Amministrazioni, messe alle strette dalla spending review vogliono assegnare anche la gestione del territorio pubblico ai privati. Gran parte della responsabilità della crisi che ha colpito gli Stati Uniti prima e l’Europa poi, deve essere addebitata a cattivi amministratori di gruppi bancari e finanziari internazionali e a politici inadatti a svolgere i loro compiti. Il prezzo della crisi però lo stanno pagando i lavoratori di numerosissimi settori, non questi amministratori. Innumerevoli scandali e decisioni (molto) discutibili ce lo confermano.

Tra le ultime pubblicazioni dell’I.P.L.A., in distribuzione gratuita, fino ad esaurimento delle copie:

AMINT – Parco naturale Bosco delle sorti della partecipanza di Trino – censimento micologico 2010. (2011).
Scaricabile online: http://www.funghiitaliani.it/micologia/img/Trino2011_LE.pdf

I.P.L.A., REGIONE PIEMONTE – La Carta della capacità d’uso dei suoli del Piemonte a scala 1:250.000 con Note illustrative. Selca, Firenze (2010). È possibile la consultazione on-line sul sito www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/index.htm

I.P.L.A., REGIONE PIEMONTE – Atlante dei suoli del Piemonte. Quattro Serie di Atlanti e Note illustrative. Servizi Grafici, Bricherasio (TO) (2009). È possibile la consultazione on-line sul sito www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/index.htm
I.P.L.A., REGIONE PIEMONTE – La Carta Forestale del Piemonte a scala 1:250.000. Selca, Firenze. (2008)
I.P.L.A., REGIONE PIEMONTE – La Carta dei suoli del Piemonte a scala 1:250.000 con Note illustrative e cd. Selca, Firenze. (2007). È possibile la consultazione on-line sul sito www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/index.htm

Sono numerose anche le pubblicazioni scientifiche in vendita o in distribuzione presso gli Enti pubblici.

Per saperne di più: http://www.ipla.org/

http://www.greenews.info/pratiche/stato-e-ambiente-perche-la-gestione-del-territorio-deve-rimanere-pubblica-20121122/

 

2012: Anno Internazionale dell’energia sostenibile per tutti

    L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riconoscendo l’importanza dell’energia per lo sviluppo sostenibile, ha designato con la risoluzione 65/151 il 2012 Anno Internazionale dell’energia sostenibile per tutti. L’annuncio venne dato lo scorso aprile dal Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon. Poiché si stima un aumento della richiesta di energia del 40% rispetto a quella attuale, per i prossimi anni, l’obiettivo di questa decisione è il miglioramento della qualità della vita della popolazione mondiale.

      L’Anno Internazionale dell’energia sostenibile per tutti costituisce una preziosa opportunità di sensibilizzazione dei cittadini dei vari Paesi sull’importanza di aumentare le opportunità relative ad un accesso all’energia sostenibile, all’efficienza energetica, e alle fonti di energia rinnovabile a livello locale, nazionale, regionale e internazionale. Questo sarà possibile solo con un’attenta riduzione degli sprechi e con la continua ricerca sulle fonti energetiche, rinnovabili e non.

     I servizi energetici hanno grande impatto su produttività, salute, cambiamento climatico, sicurezza degli alimenti e dell’acqua e sui sistemi di comunicazione.

    L’impossibilità di usufruire di un’energia pulita, accessibile ed affidabile rende difficile lo sviluppo umano, sociale ed economico, rappresentando il maggior ostacolo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

    Oggi tre miliardi di persone fanno utilizzo di “biomasse tradizionali” e di carbone come principali combustibili e 1,6 miliardi di uomini e donne non hanno ancora accesso all’elettricità. Vedremo quali saranno le iniziative in campo energetico che i vari Paesi, crisi permettendo (o approfittando anche della crisi), metteranno in atto per gli otto obiettivi di sviluppo del millennio. Intanto la Conferenza di Durban sui cambiamenti climatici, collegati al problema energetico, ha avuto modesti risultati. Però è stata tracciata una road map “salvaclima” per il 2020, con un fondo di 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo a sostenere le azioni contro il riscaldamento globale. Entro il 2015 verranno fissati gli impegni per contenere le emissioni a partire al massimo dal 2020, e saranno impegni vincolanti.

L’Energia al servizio degli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio

“Energia per aumentare la produttività agricola”

“Energia affinché sia possible studiare ”

“Energia  per alleviare le fatiche di donne e bambine”

“Energia per salvare la vita ai più piccoli”

“Energia per consentire il progresso nel campo della salute”

“Energia per permettere ai medici di curare”

“Energia per rendere indipendenti le comunità”

“Energia per costruire ponti verso il nostro futuro”

Link al sito (in inglese) dell’Anno Internazionale 2012: www.sustainableenergyforall.org 

      Approfitto dell’occasione per segnalare anche, con piacere, che in Italia opera da qualche anno il MuseoEnergia. Cos’è? Si tratta di un “museo virtuale, aggiornato costantemente da esperti in materia di Energia, che contribuiscono ad implementarlo con testi, pubblicazioni e contributi dal download gratuito e che certificano la propria competenza con curriculum vitae e foto. E’ uno strumento utilissimo, soprattutto per i Docenti, per tenersi informati su quanto ruota intorno al mondo dell’energia”. Ci sono anche segnalazioni di materiali, alcuni da scaricare liberamente. Per saperne di più basta visitarlo selezionando il link o il collegamento che compare nella colonna di destra, invece su questo link si trova una breve descrizione del museo fatta da Maurizio Luigi Cumo, presidente della SIPS, la Società Italiana per il Progresso delle Scienze, fondata nel 1839.

L’immagine-lampadina è tratta da. http://blog.giselebundchen.com.br/en/planeta/energia-sustentavel-para-todos/

 

Fotovoltaico contro agricoltura, paesaggio e agriturismo?

prod-fotovoltaico-italia      Il 2011 è l’anno di tante cose, nel settore energetico-ambientale è l’anno del disastro dello tsunami e della centrale di  Fukushima in Giappone e, in Italia, quello della riduzione degli incentivi per il fotovoltaico.

Gli anni 2009 e 2010 sono stati molto difficili sul piano economico, industriale e per l’occupazione, ma in Italia il fotovoltaico ha avuto un vero boom. Il consuntivo del 2010 parla di oltre 100.000 impianti installati, tra piccoli e grandi. Sicuramente è potuto accadere anche grazie agli incentivi economici (circa 900 milioni di euro) che sono stati messi in campo dallo Stato e dalle amministrazioni regionali. Questi interventi hanno prodotto anche 20.000 nuovi posti di lavoro rendendo un po’ meno pesante, se possibile, il tracollo occupazionale di altri settori.

Questa impennata del fotovoltaico ci ha avvicinati ad altri due Paesi che si sono incamminati in questo settore prima di noi: la Germania e la Spagna. Però ha innescato anche polemiche e preoccupazioni. Polemiche per l’impatto ambientale di pannelli che in alcune zone occupano distese di diversi ettari (ricordiamo che 1 ettaro corrisponde a 10.000 m2). Preoccupazioni soprattutto perché questi impianti riducono le superfici coltivabili, che nel nostro Paese certo non abbondano,  talvolta in zone adatte all’agricoltura intensiva o ad alta vocazione agrituristica come la Toscana.

D’altra parte, chi ha potuto permettersi l’investimento ha avuto assicurato, anche grazie ai contributi “conto energia”, un rendimento finanziario certo, perché si rientra del capitale investito e delle spese di manutenzione in meno di dieci anni e ne rimangono almeno altrettanti di guadagno netto. Questi contributi, fino al 31 dicembre 2010 sono stati tra i 34 e i 47 centesimi a kwh, ma da quest’anno e per i prossimi è prevista una netta e graduale diminuzione. Perché? Perché erano più alti dei contributi di qualsiasi altro Paese europeo, ad esempio più del doppio dei contributi tedeschi. Ma eravamo in forte ritardo rispetto agli altri (come spesso ci capita) e questo ha permesso di ridurre il gap, senza considerare che la spesa è ampiamente giustificata anche dal ritorno occupazionale che c’è stato. In questi mesi invece assistiamo alla crisi di molte piccole e medie aziende legate alle energie rinnovabili. Anche la grande Tecnimont chiude la sede di Torino e alcuni lavoratori dovranno licenziarsi, mentre altri dovranno spostarsi a Milano. Si tratta di una diretta conseguenza  della riduzione degli incentivi e della volontà di proseguire con il programma nucleare, tra innumerevoli polemiche politiche.

Il Sole rende. Certo, alcune preoccupazioni sono concrete: l’impatto visivo di ettari di terreno riempiti di pannelli può essere forte, ma non è da meno quello delle ormai dismesse centrali nucleari, senza considerare i rischi che esse comportano. Sono passato spesso nelle vicinanze della centrale del Garigliano e di quella ancora più grande di Montalto di Castro (peraltro mai entrata in funzione e costata un patrimonio in lire) oggi parzialmente convertita in termoelettrica. Riguardo alla riduzione del suolo agricolo, ci sono zone d’Italia incolte perché manca l’acqua o è molto costoso raggiungerla con i pozzi oppure perché si tratta di vere e proprie pietraie. Lì certamente gli impianti fotovoltaici non toglierebbero quasi nulla all’agricoltura. Del resto in questo settore è sempre stato difficile conciliare la grande fatica nei campi con i magri guadagni, oggi per chi ha la possibilità di fare l’investimento e dispone di terreni in posizione favorevole è difficile resistere al richiamo del fotovoltaico. Ma in genere non si tratta di contadini o privati cittadini bensì di società e gruppi industriali. Ci sono società a caccia di terreni da acquistare per poter poi investire nell’installazione di questi impianti. Fin’ora i pannelli solari utilizzati provengono in gran parte dalla Cina. Anche in questo settore, la progettazione, lo sviluppo e la costruzione di materiali italiani o almeno il loro assemblaggio, fanno fatica a competere con i prodotti asiatici. I motivi sono i soliti: dal differente costo del lavoro, alle diverse norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, spesso la qualità dei manufatti.

Probabilmente anche il fotovoltaico si dimostrerà un grande affare solo per pochi: grandi e medi gruppi industriali e/o finanziari. I condomini, le case indipendenti, i capannoni, le serre, le pensiline di parcheggi o altre strutture ricoperte da pannelli sono una parte modesta delle superfici totali degli impianti realizzati o in fase di realizzazione. E paradossalmente, gli impianti piccoli installati sono molti più al nord che al sud, ad esempio sono circa 8000 in Lombardia e solo 2700 in Sicilia. Probabilmente la disparità dipende da una diversa cultura imprenditoriale e da fattori sociali. Ma con questo boom degli ultimissimi anni, quanto incide il fotovoltaico sul nostro fabbisogno energetico nazionale? Purtroppo solo per l’1%! Non è il caso di fare uno sforzo ulteriore nelle energie rinnovabili se vogliamo diversificare le nostre fonti energetiche e non dipendere quasi esclusivamente da quelle fossili? La scelta del nucleare richiede tempi lunghissimi, almeno dieci anni, ed è stata messa fortemente in crisi dall’ultimo gravissimo e inaspettato disastro della centrale di Fukushima in Giappone. Che senso ha temporeggiare? Le centrali nucleari obsolete nel mondo sono centinaia e soprattutto rimane irrisolto il problema più grave: le scorie. Ma alcuni non sono abbastanza contenti di lasciare debiti e inquinamento ambientale a figli, nipoti e pronipoti, preferiscono aggiungere anche le scorie nucleari la cui pericolosità durerà migliaia di anni.

I dati per il grafico sono stati ricavati dal Gestore Servizi Energetici. Quelli riferiti al 2010 sono parziali perché riguardano solo i primi 10 mesi.

Usi e consumi. Il nostro impegno per il clima e il summit di Copenaghen

    Siamo alla vigilia del summit dell’ONU sul clima che si terrà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre 2009. Dai risultati degli incontri bilaterali fra alcuni grandi inquinatori del pianeta (USA, Cina, India e altri Paesi industrializzati o in fase di forte industrializzazione) non si prevedono impegni vincolanti per gli Stati ma solo l’enunciazione di principi (belle parole insomma!). Eppure oggi la tecnologia mette a disposizione molte soluzioni per la riduzione dei gas serra e cercare di arrestare l’aumento della temperatura media dell’atmosfera. Se gli Stati e le grandi multinazionali non trovano un accordo per interventi concreti, ciascun cittadino si può comunque impegnare con piccoli passi: meno rifiuti e un uso più efficiente dell’energia e dell’acqua, cioè meno sprechi. Questo cambiamento dei comportamenti delle persone viene messo al primo posto tra le possibili cose da fare anche dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti, il premio Nobel Al Gore, nel suo ultimo libro “Our Choice” (La nostra scelta).

In questo documento invece ci sono i risultati di un’indagine statistica sugli usi e i consumi di acqua ed energia e sulla raccolta differenziata, svolta quest’anno (2009), in 14 classi del biennio dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale “Russell-Moro”. Gli studenti hanno restituito in tutto 230 schede. I giovani e le famiglie coinvolte abitano nella stragrande maggioranza nelle circoscrizioni V e VI di Torino, area nord e nord-ovest della città. Gli scopi dell’indagine sono stati: la conoscenza della situazione attuale, l’informazione per studenti e famiglie, lo stimolo verso comportamenti più virtuosi che riducano gli sprechi in generale, non solo d’acqua e di energia.

Ringrazio per la loro disponibilità le colleghe: Adduci, Boccardo, Marchi, Ferrario e il collega Grimaldi che hanno distribuito e poi raccolto i questionari nelle loro classi. Ringrazio altresì la collega dell’ IPSIA “Plana”  e tutti i componenti del gruppo di lavoro sui “consumi energetici” della V Circoscrizione di Torino.  Nelle immagini dell’album in fondo alla pagina sono riportati i grafici ottenuti dai dati.

1) A casa tua, i rifiuti vengono differenziati, almeno in parte?

Sì: 183 risposte (79,6%)            No: 47 risposte  (20,4%)

2) Che cosa viene differenziato?

Su 183 famiglie che fanno in tutto o in parte la raccolta differenziata:

143 differenziano la carta (78,1%)

138 differenziano vetro e lattine (75,4%)

144 differenziano la plastica (78,7%)

137 differenziano l’organico (umido) (74,9%)

Le percentuali calcolate si riferiscono alle 183 famiglie che differenziato, sono escluse le 47 che non fanno alcun tipo di raccolta differenziata.

3) Che tipo di lampadine si usano a casa tua?

Qui iniziano le risposte alle domande sugli usi e i consumi energetici. Il totale non è di 230 ma 273 perché, nonostante si richiedesse l’uso prevalente, alcuni hanno ritenuto di dover dare più risposte. La prima domanda era sul tipo di lampadine che si usano (in prevalenza):

– a incandescenza, 55 famiglie (20,1%)

– a risparmio energetico, 157 famiglie (57,5%)

– alogene, 31 famiglie (11,6%)

– al neon, 30 famiglie (11%)

4) A casa tua si usano prevalentemente batterie:

– ricaricabili, 140 risposte (56,7%)

– non ricaricabili, 107 risposte (43,3%)

In tutto ci sono state 147 risposte anziché 230 perché 17 studenti hanno dato entrambe le risposte, non sapendo definire quale era prevalente.

5)  Per ottenere l’acqua calda, a casa si utilizza:

– lo scaldabagno elettrico, 35 risposte (15,4%)

– lo scaldabagno a gas, 53 risposte (23,4%)

– la caldaia, 139 risposte (61,2%)

In totale sono state date 227 risposte, tre studenti non hanno saputo rispondere

6) Quando fai la doccia, lavi i denti, fai la barba:

– tieni l’acqua sempre aperta, 139 risposte (59,7%)

– la apri solo per sciacquarti, 94 risposte (40,3%)

In totale ci sono state 233 risposte anziché 230 perché tre studenti hanno fatto distinzione tra la doccia e il lavaggio dei denti

7) Quando spegni gli elettrodomestici:

– li lasci in stand by, 91 risposte (39,2%)

– li spegni del tutto, 141 risposte (60,8%)

Il totale è 232 anziché 230 perché alcuni non hanno abitudini fisse

8) Gli elettrodomestici vengono usati:

– solo a pieno carico, 139 risposte (58,9%)

– anche per poca roba, 97 risposte (41,1%)

In totale abbiamo 236 risposte perché alcuni usano indifferentemente entrambe le modalità.

Usi e consumi

Ambiente, energia, economia


Forse i Paesi più ricchi riusciranno ad adottare stili di vita più sostenibili per l’ambiente e l’economia. L’Europa ha già iniziato a porsi il problema da qualche anno, gli USA hanno scoperto il problema da poco, dopo la grave crisi degli ultimi mesi e con l’elezione della nuova amministrazione Obama. Buon senso, solidarietà umana e rispetto per le generazioni future vorrebbero che si incominciassero a ridurre le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri, partendo proprio dall’eliminazione degli sprechi, adottando uno stile di vita "meno sprecone". Un segnale è stato dato dai finanziamenti alle grandi case automobilistiche americane, finalizzati alla realizzazione di auto che consumano meno e che siano meno inquinanti. Una decisa inversione di rotta rispetto a pochi mesi fa. Va in questa direzione il possibile accordo Fiat-Chrisler di cui tanto parlano i mass media in queste settimane.

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