Madri leader e nonni saggi

Dante Iagrossi. Introduzione. Gli elefanti, che sono i mammiferi attuali terrestri più grandi (con stazze che in Africa superano i tre metri di altezza e le 5 tonnellate di peso), formano società non numerose, ma molto coese, caratterizzate da evidente altruismo, educazione accurata dei piccoli e rispetto degli anziani. Il numero medio degli individui, tutti imparentati, varia dagli 8 ai 12, riducendosi ad un solo nucleo familiare per quelli africani di foresta.

Compiti femminili

La matriarca, la femmina più anziana, detiene il comando del gruppo, accudendo figlie e cuccioli, ma con l’aiuto di altre femmine. Invece i maschi adulti vivono al di fuori del gruppo. La leader ricopre ruoli di grande responsabilità. Innanzitutto guida la famiglia alla ricerca di cibo ed acqua, per buona parte della giornata, anche di notte, per circa 18 ore. Aiuta le giovani a partorire, evitando anche i vari pericoli quotidiani ai più piccoli. Alla sua morte, mentre il suo posto è acquisito dalla più anziana, i suoi familiari si mostrano piuttosto affranti, soffermandosi presso il suo corpo; ognuno la tocca, annusandola. Tornando poi al posto in cui è morta, gli altri si fermano e sollevano il terreno con la proboscide.

Collaborazione collettiva

Tutta la famiglia partecipa alla vita di gruppo, curando piccoli e malati. I neonati possono succhiare il latte da qualsiasi madre, e anche i giovani aiutano le femmine nell’allevamento. Se un animale cade per una ferita, alcuni cercano di riportarlo in piedi, in modo che i suoi polmoni non vengano schiacciati dal suo stesso peso.

Sotto la guida dei nonni.

Contrariamente a quanto si pensava, i giovani maschi non sempre fanno vita solitaria. Durante i loro spostamenti, preferiscono accompagnarsi con i più anziani, che danno loro più sicurezza ed informazioni utili per la ricerca di cibo (dove e come trovarlo). Inoltre i nonni contribuiscono in modo determinante ad attenuare l’aggressività dei giovani tra loro.

Riunioni di famiglia

Generalmente ogni gruppo familiare si trova in contatto con altri nuclei di parenti, manifestando una particolare gioia quando si incontrano. Le riunioni avvengono soprattutto nelle migrazioni, arrivando persino ad assembramenti di circa un migliaio di elementi. A causa dei cambiamenti climatici, si sono verificate lunghissimi spostamenti di centinaia di chilometri, in Africa e Cina: per la scarsità di cibo ed acqua, gli elefanti migrano in altri posti, attraversando vaste zone alberate e divorando campi coltivati, con la costernazione dei proprietari. Contro di loro sono state alzate barriere e scavati muri, oltre all’offerta di tonnellate di banane, ananas e mais, ma queste misure non sono state risolutive.

Conclusioni

Le tre specie di elefanti (africano di savana e foresta, asiatico) rischiano l’estinzione, non solo per l’aggravarsi dei cambiamenti climatici, con gli ulteriori aumenti di temperature, per cui il tasso di mortalità è arrivato al 10,5%, ma anche per l’aumento degli insediamenti umani, di aree coltivate e conseguente riduzione dei loro habitat. Incide molto anche il bracconaggio per il commercio di avorio, assai redditizio, con molte uccisioni. Dante Iagrossi (foto da Pixabay). 

LACRIME DI ELEFANTI

di Dante Iagrossi. La perdita di persone care è di certo motivo di dolore per noi, in ogni caso. Talvolta però ci può essere anche una certa “consolazione economica”, se si entra in possesso di consistenti eredità, in terreni, case e denaro. Tale secondo aspetto risulta ovviamente estraneo al naturale e sorprendente senso di lutto che mostrano certi mammiferi, come elefanti, delfini, scimmie e cani. Questi ultimi, in particolare, appaiono addolorati dalla perdita dei loro padroni anche per molto tempo dopo la loro scomparsa.

In generale c’è da rilevare che per molto tempo gli studiosi hanno ritenuto che gli animali non fossero in grado di provare emozioni, attribuendo loro solo comportamenti istintivi e meccanici. Ma sono tanti gli esempi di ieri ed oggi che provano la manifestazione di loro sentimenti, a volte in modo inequivocabile: gioia, rabbia, dolore. C’è da sottolineare però che vari animali emettono lacrime in varie circostanze, ma spesso per motivi di “pulizia” e disinfezione.

Crediti, Pinterest

Gli elefanti, questi giganti che raggiungono stazze e pesi enormi, da 4 a 7 tonnellate, sono invece capaci di piangere, emettendo non solo lacrime di dispiacere, ma anche di gioia e conforto.

Assai commovente in proposito la storia travagliata di Raju, elefante indiano separato presto dalla madre da cacciatori di frodo, venduto successivamente a ben 26 padroni, tutti senza scrupoli e senza pietà. Per 50 anni, senza cure igieniche e cibo adeguati, il povero animale ha potuto contare quasi solo sul cibo dei turisti, ma legato sempre ad una stretta catena, che gli provocava ferite e dolori. Per fortuna, un’associazione che opera in aiuto agli animali è riuscita a strapparlo dall’ultimo padrone, liberandolo e consegnandolo ad un gruppo di altri, che lo hanno accolto bene. Ebbene, mentre gli toglievano le pesanti catene, Raju ha versato lacrime copiose! Chissà come e da quanto aveva sperato un momento simile! Anche un altro elefante anziano, Sook Jai ha pianto, al momento della liberazione, dopo ben 73 anni di cattività. Invece in altri casi ci sono lacrime evidenti di sofferenza e lutto.

Si sono visti piccoli elefanti piangere quando la loro madre veniva uccisa. Ma tra i fenomeni più evidenti che dimostrano il dolore provato dai pachidermi, sono senz’altro certi “riti funebri” organizzati per la morte di componenti del gruppo, in particolare le matriarche. Innanzitutto il corpo del defunto, prima toccato con la proboscide, quasi come ultimo saluto, sollevando e spostandone le ossa, viene coperto con rami e terra, per proteggerlo dai predatori. Restano per molto tempo, anche vari giorni, presso il morto, una veglia interrotta solo per bere e mangiare. Anche in situazioni di pericoli gravi di vita, gli elefanti possono piangere.

Persino i vitelli possono piangere, se separati dalle madri. I cani possono farlo in circostanze pericolose e se imprigionati. Commovente la reazione di un cane abbandonato a Cracovia nel ricevere le prime carezze: una serie di grida liberatorie. I cani sono poi certamente quelli con sofferenze interiori più persistenti nel tempo, potendo restare per vari anni presso le tombe dei padroni.

Molti animali sono dotati quindi non soltanto di sensi più raffinati e potenti dei nostri, ma anche di una spiccata sensibilità emotiva. Hanno perciò bisogno costante parte nostra di cura, rispetto ed affetto. Non dovrebbero certo essere sfruttati come succede agli elefanti in India per attrazione, trasporti e per il taglio di peli per amuleti (o altre parti del corpo). Esiste un vero mercato redditizio delle zanne, fatte di avorio, utilizzate per gioielli ed oggetti vari. In una decina d’anni la popolazione africana si è ridotta a meno della metà. Altre forme di maltrattamento verso animali sono l’abbandono di cani e gatti, la vivisezione e le condizioni di vita non sempre adeguate in certi circhi. Per fortuna, una legge recente riconosce i “delitti contro il sentimento per gli animali”, punendoli, a seconda della gravità, con la detenzione anche superiore ad un anno, e col pagamento di ingenti multe, fino a circa 30.000 euro. Dante Iagrossi.