A Doha fallimento della conferenza ONU sul clima

     Se al termine degli incontri sul clima degli anni scorsi si poteva parlare di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista, oggi si può dire chiaramente che Doha è stato un fallimento. Nei governanti e nei grandi gruppi industriali ed economici del pianeta, non c’è ancora una corretta percezione della gravità degli squilibri ambientali che sono stati prodotti negli ultimi decenni.

     Questo incontro annuale per discutere e prendere decisioni per contrastare i cambiamenti climatici in atto, sembra sia stato più una passerella mediatica, una difesa di interessi economici e politici particolari che altro. Dopo diversi giorni di trattative, la Conferenza è stata aperta il 26 novembre e si è conclusa il 7 dicembre, solo i Paesi europei hanno accettato di prolungare fino al 2020 gli impegni del Protocollo di Kyoto. Non ci sono stati accordi per ridurre le crescenti emissioni di CO2 (vedi il box  destra della pagina che ogni mese riporta i continui aumenti di biossido di carbonio atmosferico registrati dalla stazione statunitense di Mauna Loa alle Hawaij). Si parla solo di impegni futuri (?) e ulteriori negoziati per ridurre le emissioni globali. Il ruolo europeo, dove i cittadini sono più sensibili su questi temi, è stato attivo ma modesto nei risultati, anche a causa della recessione economica dei Paesi del vecchio continente. Russia, Canada e Giappone si sono mostrati apertamente contrari ad assumere impegni. Stati Uniti, Cina e India, i maggiori inquinatori (da soli sono responsabili del 46% circa delle emissioni totali di gas ad effetto serra), si chiamano fuori, come hanno già fatto negli anni scorsi, perché la riduzione di emissioni inquinanti “costa”.

    Secondo il ministro italiano dell’ambiente, Corrado Clini, sul dibattito e sui risultati ”ha pesato molto la caduta di tensione e di attenzione da parte dei Paesi che stanno fronteggiando la crisi economica. I cambiamenti climatici sono una parte importante e urgente dell’agenda economica globale”.  

     Il prezzo di questo e di altri mancati accordi sarà “pagato” in futuro da tutti, a partire dagli abitanti delle isole e dei Paesi intertropicali. I fenomeni climatici e meteorologici si preannunciano sempre più estremi. Gli uragani (l’ultimo è stato Sandy, negli USA), i tifoni (l’ultimo è stato Bopha, nelle Filippine) e i tornado (come quello di Taranto, pochi giorni fa)  non saranno più fatti sporadici ma frequenti e le aree interessate da erosioni del suolo aumenteranno. Ma molte persone pensano solo al benessere immediato, al presente, non al futuro. Intanto il Protocollo di Kyoto scade il prossimo 31 dicembre 2012 e lo scioglimento dei ghiacci polari sta accelerando (video). Riduzione dei ghiacciai dell’Antartide (video).

Per saperne di più: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=172448

http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-b925f247-c0e0-4793-9285-54307e19ea6f.html

http://www.lettera43.it/ambiente/ambiente-niente-accordo-alla-conferenza-di-doha_4367575562.htm