CIRO, ANTONIO E CUGINI: i dinosauri italiani

di Dante Iagrossi

Fino a pochi decenni fa vari esperti sostenevano che in Italia non si sarebbero mai trovati fossili di dinosauri, animali solo terrestri, perché durante buona parte dell’Era Mesozoica, che è stata contrassegnata dal loro dominio, l’Italia era del tutto sommersa dalle acque. Invece, a partire dal 1980 circa, sono state ritrovate numerose orme e ossa di dinosauri in diverse località lungo la nostra penisola (e fuori): Altamura (Bari), Lavini presso Rovereto (Trento), Trieste, Sezze (Latina), a 50 km da Roma, Lerici (La Spezia), Monti Pisani (Toscana), Capaci (Palermo).

Saltriovenator zanellai

Finora il più grande è stato il Saltriovenator zanellai, teropode ceratosauro, di circa 200 milioni di anni fa, predatore lungo circa 8 metri e pesante una tonnellata e mezza, ritrovato a Saltrio, nei pressi di Varese e ricostruito a partire dalle ossa di un cinto scapolare ed arto.

Ciro

Invece il più piccolo dinosauro, ma anche il più famoso, è Ciro, rinvenuto a Pietraroja, in provincia di Benevento, zona già nota per i fossili di bei pesci tropicali. L’eccezionalità di Ciro è la sua buona conservazione: unico al mondo per avere ancora le masse muscolari nel petto (ed altri muscoli), i vari anelli della trachea e gli intestini completi, con tracce di cibo. E’ presente anche una macchia rossastra sotto le zampe anteriori, forse del fegato. I denti affilati, la finestra anteorbitale, cioè posta davanti all’orbita oculare, con una più piccola, tipica dei Terapodi, indicano che fosse un carnivoro. Al contrario degli uccelli, gli intestini non sono bassi e mancano le sacche aeree per la respirazione. Probabilmente questa avveniva grazie ai muscoli delle costole, mentre il fegato era usato di rinforzo, in particolari situazioni di maggiori bisogni energetici, come in corsa.

Lo scheletro non era del tutto osseo e le piccole dimensioni (circa 50 cm di lunghezza, per un peso di quasi mezzo chilo), dimostrano il fatto che si tratta di un cucciolo, a cui i genitori forse dedicavano cure parentali. Infatti, oltre a cibarsi di insetti e altre piccole prede prese in giro, probabilmente si nutriva anche di altre prede vive o morte, come piccoli rettili e pesci, portate e ammorbidite al nido dai genitori. Da grande sarebbe arrivato ad un paio di metri di lunghezza, ben poco rispetto ai 30 (e più) dei grandi dinosauri. Si ritiene che appartenga all’ordine dei Maniraptora,un gruppo di Celosauri, carnivori bipedi, di cui fa parte anche il famoso Velociraptor del film “Jurassic Park” di Spielberg. Si pensa in generale che i nostri dinosauri abbiano avuto dimensioni ridotte rispetto a quelli in altri continenti, perché vivevano su un arcipelago di isole non molto grandi e con una disponibilità non eccessiva di cibo per erbivori e di conseguenza per carnivori. Tali isole facevano quasi da ponte tra la placca euroasiatica e quella africana.Lo studio approfondito di Ciro è dovuto, insieme al collega Cristiano Dal Sasso di Milano, al paleontologo napoletano Marco Signore, autore di un bel libro autobiografico, tal titolo emblematico “Una vita per i dinosauri”, in cui evidenzia fin da piccolo, dalle Scuole Medie, il suo interesse notevole per questi animali.

Antonio

Tra gli altri sono stati trovati, altrove, anche resti di Sauropodi, dal lungo collo e coda smisurata, Anchilosauri, tozzi, bassi e con corazze dure che li difendevano parecchio dai nemici, Adrosauri, con becco piatto simile alle anatre attuali. Oltre a Ciro un altro fossile italiano di grande valore è Antonio, vegetariano, dei Tethysadros insularis, con il 98 % dello scheletro, il più completo in tutta Europa, di 4 metri di lunghezza, alto 1,30 m, dalla testa grande e allungata come quella dei cavalli, mano dotata di sole tre dita per supporto nel movimento, arti posteriori adatti alla corsa e coda munita di una specie di frusta.

L’importanza dei fossili è davvero fondamentale per la ricostruzione delle varie fasi della vita sulla Terra, poiché essi ci consentono di risalire non soltanto alla fauna, ma anche alla flora caratteristica di quel periodo e quindi di ricostruirne a grandi linee anche l’ambiente ed il clima tipici. Inoltre, se sono animali scomparsi, essi possono riportarci ai momenti cruciali delle grandi estinzioni, che hanno influito in modo rilevante sul percorso stesso dell’evoluzione, poiché certe specie non hanno saputo adattarsi ai rapidi e drastici cambiamenti ambientali. Crediti immagini: repubblica.it/ it.wikipedia.it/ discover-trieste .it

Video su Ciro, con il geologo Mario Tozzi:

Video con intervista al paleontologo Marco Signore, in occasione di una importante mostra sui dinosauri:

Dante Iagrossi, Caiazzo