La sonda Dawn orbita intorno a Cerere

     Dopo essere stata in orbita per oltre un anno (14 mesi) intorno a Vesta (vedi “La Terra-bambina”), la sonda Dawn lanciata dalla NASA nel 2007, quasi tre mesi fa è arrivata intorno a Cerere, il più grande corpo celeste della fascia degli asteroidi, classificato “pianeta nano” come Plutone. La fascia degli asteroidi orbita intorno al Sole nella regione compresa tra Marte e Giove. Quelli di maggiori dimensioni individuati e classificati, sono oltre diecimila: il più grande è proprio Cerere che ha un diametro di circa 950 – 1000 km.

     Cerere è stato il primo di quella fascia ad essere scoperto, il 1° gennaio del 1801 dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi che lo considerò un pianeta. Ricoperto da una polvere scura, riflette poco la luce solare. Nel perielio raggiunge una distanza dal Sole di 380 milioni di km circa, nell’afelio la distanza arriva a 440 milioni di km (la Terra ha una distanza media dal Sole di 150 milioni di km).

     Solo negli ultimi anni, le immagini inviate da Dawn hanno fornito dettagli sulla superficie di Cerere, anch’essa più o meno sferica e ricoperta da crateri da impatto, come la superficie della Luna o di Mercurio.

     Una caratteristica di Dawn è il suo sistema di propulsione: non si muove solo sfruttando la forza di gravità dei corpi celesti ai quali si avvicina, ma ha un “motore” a ioni che le ha permesso finora di dirigersi in determinate direzioni pianificate dalla NASA. Anche se era previsto che dopo aver orbitato intorno Cerere si dirigesse verso Pallade (570 km di diametro, il secondo per dimensioni fra gli asteroidi, scoperto nel 1802), un guasto probabilmente obbligherà Dawn a rimanere intorno a questo pianeta nano fino a che la sua orbita glielo permetterà, poi cadrà su di esso. Intanto continua ad inviare immagini e dati relativi alla superficie e al sottosuolo grazie alle sue strumentazioni, tra le quali uno spettrometro realizzato in Italia dalla Selex Galileo, insieme e per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

     Tra le altre cose si cerca di capire se effettivamente, come si ritiene in base alla sua distanza dal Sole, Cerere sotto la sua superficie possiede grandi masse d’acqua ghiacciata. C’è chi si spinge ad ipotizzare che l’eventuale presenza di calore interno, dovuto al decadimento di materiali radioattivi, possa aver mantenuto una parte dell’acqua allo stato liquido. Ne sapremo di più nelle prossime settimane, forse mesi. Nei prossimi giorni (il 6 giugno 2015) Dawn arriverà a 4400 km dalla superficie di Cerere, permettendo uno studio molto più dettagliato della sua natura, in particolare si potrà capire se c’è anche una parte di ghiaccio superficiale, esposto al “vuoto” interplanetario, come sembra da alcune fotografie.

Credit immagini (Cerere fotografata da Dawn il 12/02/2015, da una distanza di 80.000 km): NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA;Dawn (ricostruzione): www.jpl.nasa.gov .

Vesta: la Terra-bambina

Vesta_Dawn     In qualche post ci siamo già occupati della forma e delle dimensioni della Terra, ma il nostro Pianeta non è stato sempre così: la sua formazione è stata graduale. Naturalmente non abbiamo certezze sul modo in cui si è formata ma solo ipotesi. Una delle prime ipotesi è stata quella di Kant e Laplace, secondo la quale il Sistema solare si sarebbe formato da una nube di gas che per raffreddamento e successiva condensazione avrebbe dato origine prima al Sole e poi per distacco dei materiali ai vari pianeti. Oggi sappiamo che non può essere andata così, anche  per la diversa composizione dei materiali del Sole e dei pianeti. Secondo la maggioranza degli astronomi invece, una nube interstellare di polveri e gas si sarebbe contratta per effetto della gravità e avrebbe assunto la forma di un disco in rotazione intorno al suo nucleo. Dalla condensazione del nucleo, oltre il 90% della massa della nube, si sarebbe originato il Sole. Il restante 10%, nei milioni di anni successivi, si sarebbe aggregato formando dei protopianeti. Qui i pareri si dividono: secondo alcuni la prototerra era più grande di quella attuale e in seguito avrebbe dato origine alla Luna, ad esempio a causa dell’impatto di un gigantesco asteroide; secondo altri Terra e Luna si sarebbero formate indipendentemente con i materiali che via via si aggiungevano ai protopianeti per effetto della forza di gravità.

Cosa c’entra Vesta? E cos’è Vesta? È il secondo asteroide per dimensioni, dopo Ceres (o Cerere), della fascia principale, quella compresa tra Marte e Giove ma è il più luminoso e può essere visto anche ad occhio nudo. Ha una forma quasi sferica, assomiglia a una “grossa patata”, ma con un diametro di circa 530 km! Un gigante tra i suoi simili. Si tratta di un protopianeta di circa 4 miliardi di anni: la Terra bambina! Ceres (circa 950 km di diametro) venne scoperto nel 1801 dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi, invece Vesta fu scoperto nel 1807 dall’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers. La situazione attuale di Vesta sembra molto simile a quella di un protopianeta. Ce lo indicano sia le analisi dei campioni di roccia arrivati sulla Terra sia le immagini ravvicinate arrivate dalla sonda senza equipaggio Dawn inviata nel 2007. In questo periodo Dawn sta orbitando intorno a Vesta e invia milioni di dati al centro di controllo della NASA. Rimarrà intorno a Vesta fino a luglio 2012, poi raggiungerà Ceres nel 2015, e rimarrà nella sua orbita per circa sei mesi. Dati e immagini ci permettono di vedere com’era la Terra durante la sua formazione, prima che raggiungesse le attuali dimensioni e si formasse l’atmosfera primordiale: montagne, solchi, innumerevoli crateri da impatto. Numerosi filmati riprendono la superficie e la rotazione di Vesta.

Nell’immagine: Vesta e il logo NASA della missione Dawn.

Per saperne di più: Breve video della NASA sulla superficie e la rotazione di Vesta;

Vesta; Ceres; Dawn.

Ora c’è un bell’articolo su Science e sul blog Galileo: http://www.galileonet.it/articles/4fabaff272b7ab32e7000001 , con un archivio di foto riprese dalla sonda Dawn. Consiglio la lettura dell’articolo di Martina Saporiti pubblicato su Galileo lo scorso 11 maggio e la riproduzione delle immagini.