Geologia e carte geologiche

Geologia del territorio di Torino Nord

La geologia è una disciplina delle Scienze della Terra che studia la struttura e l’evoluzione della crosta terrestre, quindi studia anche tutti quei processi fisico-chimici che trasformano la Terra nel tempo. Questa disciplina, a seconda dell’ambito dello studio, si suddivide in varie branche: geologia generale o geodinamica; geologia strutturale o tettonica; geologia stratigrafica o stratigrafia.

In particolare la geologia generale riguarda molti aspetti della vita di tutti i cittadini. È fondamentale per stabilire la pericolosità geologica di un territorio, in riferimento al rischio idrologico e sismico e fornisce le necessarie informazioni per prendere le opportune misure di prevenzione che possano evitare danni a cose e persone in caso di terremoti, frane e alluvioni.

Queste informazioni sono fornite attraverso relazioni tecniche e, soprattutto, la predisposizione di carte geologiche del territorio interessato dallo studio. La cartografia geologica perciò è un importante strumento di conoscenza del territorio, utile per i professionisti (geologi, ingegneri, geometri, naturalisti, forestali, agronomi, …) che si occupano della sua gestione ma anche per gli amministratori degli enti locali (comuni, aree metropolitane, regioni, parchi).

Cos’è la Geologia

Le carte geologiche sono un tipo di carte geografiche, sono carte tematiche e il loro tema è la descrizione, con opportuni simboli, del tipo di suolo, dei tipi di rocce del territorio, sia in superficie sia in profondità, della loro disposizione e della loro origine. L’analisi delle rocce superficiali o affioranti è più facile da effettuare per un geologo. Più complessa è l’analisi dello rocce sotto il suolo e la definizione del loro assetto stratigrafico: spesso sono necessarie delle perforazioni. Per costruire questo tipo di carte, si raccolgono dati sul campo, si effettuano rilievi e si consultano eventuali pubblicazioni già esistenti sulla zona esaminata.

La cartografia geologica delle varie Regioni italiane però non è tutta aggiornata: la carte di alcune zone risalgono al periodo precedente la seconda guerra mondiale, in altri casi risale ai decenni 1970-80-90. I lavori di rilevamento della carta dell’intero territorio nazionale, in scala 1:100.000, costituita da 277 fogli, ebbero inizio nel 1877 e furono completati nel 1976.

Alla fine degli anni ‘80 nacque il Progetto nazionale CARG (CARtografia Geologica), coordinato dal Servizio Geologico d’Italia e realizzato in collaborazione con Regioni e Province autonome, CNR e Università per realizzare carte in scala 1: 50.000. A causa dei finanziamenti intermittenti, questo progetto non è ancora concluso, prevede la realizzazione di 636 fogli (o mappe) in scala 1:50.000 che, nel loro insieme, costituiranno il “puzzle” geologico dell’intero territorio nazionale. Molte carte sono disponibili da anni e acquistabili nelle edicole specializzate o dal sito ISPRA che mette a disposizione gratuitamente le note e i fogli delle carte in formato flash.

Ultimamente il progetto CARG ha ricevuto un nuovo impulso in alcune Regioni, ad esempio in Piemonte per il triennio 2020-2022 sono stati messi a bilancio circa cinquecentomila euro per realizzare due nuovi fogli in scala 1: 50.000 del territorio di Novi ligure e Tortona.

Le carte aggiornate possono costituire un importante strumento per lavorare sulla prevenzione delle catastrofi naturali, impedendo la realizzazione di nuove costruzioni lungo il possibile alveo di espansione dei corsi d’acqua o dove ci sono accumuli di vecchie frane, magari non individuabili dai comuni cittadini. Per saperne di più vedi: Carte geologiche e geotematiche sul sito ISPRA .

All’inizio del post: un estratto della carta geologica di Torino, con una parte dell’area metropolitana di Torino Nord, senza la legenda e le note. Per consultare il foglio della carta geologica della propria zona, compresa la legenda: http://sgi.isprambiente.it/geologia100k/ e dalla colonna di sinistra si effettua la ricerca selezionando il nome del foglio.

Per approfondimenti sulla geologia del pianeta e dell’Italia: Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR.

Il noce comune (Juglans regia L.)

L’autunno è la stagione della raccolta di noci e nocciole. Del nocciolo (Corylus avellana) ho già scritto, in questo breve post segnalo il noce comune (Juglans regia), un albero di grandi dimensioni che può raggiungere i 20-25 metri di altezza e il cui tronco può arrivare anche ai 2 metri di diametro. La corteccia ha un colore grigio chiaro ed è liscia negli esemplari giovani, in quegli adulti si fessura longitudinalmente.

     Le foglie sono composte e imparipennate (formate da un numero dispari di foglioline: 5-9, una all’estremità dell’asse fogliare e le altre a coppie, una a sinistra e l’altra a destra dell’asse). Se sfregate, spezzate o piegate emanano un forte aroma. Durante la fioritura che avviene a maggio, sulla stessa pianta sono presenti fiori maschili e femminili. I primi sono riuniti in amenti appariscenti di colore verde-bruno o rossastro mentre quelli femminili sono verdi e piccoli costituiti da un involucro che avvolge un pistilli sporgente in parte all’esterno.

I frutti sono costituiti dal mallo, una parte esterna verde e carnosa, ricca di tannini e aromi forti, da un guscio osseo che racchiude il seme detto gheriglio. Quando il seme matura, il mallo si degrada e marcisce lasciando ben visibile il guscio osseo marrone.

     Il frutto immaturo, sfruttando i tannini presenti nel mallo, viene utilizzato per produrre un liquore aromatico, il nocino. I semi invece sono ottimi alimenti, tra la frutta secca più pregiata, contengono il 25% circa di olio.

     Il legno, fino ad alcuni decenni fa era molto pregiato, duro ma facilmente lavorabile, era utilizzato per oggetti particolari e mobili di pregio. Oggi, in seguito allo scarso uso del legno nell’industria del mobile, il noce viene utilizzato prevalentemente come legna da ardere.

     Il noce è originario dell’Asia centro-occidentale, una zona che comprende parte dell’attuale Iran, Afghanistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan. Da questa regioni è stato poi esportato nel resto del mondo.

     Nel Medioevo il noce ha assunto la fama sinistra di albero maledetto, albero del diavolo, per le feste pagane e i riti di stregoneria che, secondo la Chiesa, si celebravano sotto questa pianta. Il caso più famoso è quello del Noce di Benevento.

     La scorsa primavera è stata pubblicata una ricerca sull’origine e la diffusione del noce comune condotta dall’Istituto di Biologia agro-alimentare e forestale e dall’Istituto per i Beni archeologici e monumentali, entrambi del CNR. Tra l’altro la ricerca ribadisce l’origine asiatica del noce, determinando con maggiore precisione gli areali dai quali si è diffusa e individuando quattro zone con un’elevata diversità genetica per quest’albero. Per saperne di più: il comunicato stampa “Tutto quello che avreste voluto sapere sul noce”, di Maria Emilia Malvolti. Crediti per l’immagine mallo con noce: Böhringer Friedrich .