Agricoltura e alimentazione biologica

biologico1-300x155     I prodotti biologici si trovano negli ipermercati da qualche decennio ma, oggi, è possibile trovarli anche nei negozi più piccoli e nei mercati rionali, sulle bancarelle, dove è più difficile verificare la loro autenticità. Quindi il biologico non è più solo una moda ma un settore importante dell’agricoltura e del commercio. I prodotti “bio” occupano aree sempre più vaste nei supermercati fino a formare, talvolta, intere corsie. I costi invece si mantengono sempre più alti rispetti ai corrispondenti prodotti non biologici ma questo non spaventa chi è attento ad un’alimentazione di qualità e non deve combattere con difficoltà economiche quotidiane.

In origine, precursori dell’agricoltura biologica sono stati i contadini diffidenti verso un uso sempre crescente di fitofarmaci e insetticidi. Anche quella fascia di popolazione sensibile alle tematiche ambientali e etichettata come “verdi” ha sempre sostenuto il ritorno ad un’agricoltura e ad un allevamento biologici. Sono stati proprio i verdi a portare avanti, dagli anni ’80 ad oggi, trent’anni di battaglie culturali, giuridiche e politiche. L’agricoltura biologica ammette solo prodotti naturali per le pratiche agricole e l’allevamento. Sono esclusi quindi i prodotti chimici industriali e i prodotti OGM. Naturalmente ci sono anche altre ragioni che spingono per una continua sostituzione dei vecchi metodi di lotta con insetticidi: il vasto impiego di questi prodotti è stato sempre accompagnato, nelle tipologie di insetti trattati, dallo sviluppo di una sorta di resistenza genetica e, perciò, da una progressiva riduzione dell’efficacia del trattamento.

Ma quando e come i prodotti agricoli possono essere dichiarati biologici? Innanzitutto devono essere coltivati in terreni dove è stato sospeso l’impiego di sostanze chimiche di sintesi da almeno due anni e devono essere nettamente separati da altri terreni e colture non biologiche. Sono fondamentali poi, per mantenere la fertilità del suolo, alcune buone e antiche pratiche: l’utilizzo di fertilizzanti naturali (compost e letame animale), il sovescio per interrare piante (generalmente leguminose) seminate appositamente per la fertilizzazione, la rotazione delle colture per sfruttare diversi tipi di minerali e per ridurre lo sviluppo dei parassiti. Per quest’ultimo scopo si interviene anche con le normali pratiche di aratura e zappatura e con sostanze a base vegetale (ad esempio piretro) e favorendo lo sviluppo e l’azione di organismi antagonisti di quelli dannosi.

Per quanto riguarda gli allevamenti, sono esclusi quelli in batteria ed è escluso l’uso di antibiotici che, per qualche decennio, sono stati utilizzati massicciamente a scopo preventivo insieme agli ormoni per accelerare la crescita, soprattutto di specie avicole e di bovini. Per la conservazione dei prodotti non sono ammessi coloranti e conservanti chimici. Purtroppo però anche questo settore non è immune dalle frodi, anche se le aziende che vogliono ottenere per i loro prodotti i marchi “bio” sono sottoposte a controlli da parte di una delle agenzie riconosciute per il rilascio a livello italiano o europeo. Si tratta perciò di un’agricoltura controllata in base a regolamenti nazionali ed europei. Questi controlli invece non esistono per l’agricoltura convenzionale e sono molto ridotti per l’agricoltura “integrata” che in parte prevede l’utilizzo anche delle sostanze chimiche di sintesi. In Italia, per i controlli sono riconosciute una decina di agenzie: AIAB, Bioagricoop, Bios, CCPB, Codex, Ecocert Italia, IMC, AC & I, Suolo e Salute, Amab, Demeter, Biozart, Imo. Questo ci aiuta a capire perché l’agricoltura biologica ha un costo maggiore. Non solo per la necessità di ottenere le certificazioni, che hanno un costo, e per i controlli che i tecnici effettuano sul campo e in azienda ma anche perché i fertilizzanti sono più cari, la resa per ettaro del prodotto è inferiore, la difesa biologica è più costosa e, spesso, meno efficace. Tutto questo in passato ha fatto salire i prezzi fino al 100% in più rispetto a quelli non biologici ma, negli ultimi, anni questa differenza è meno marcata.

Non bisogna trascurare un aspetto sociale e sanitario: una percentuale significativa di malattie tumorali ha origine alimentare, dovuta proprio ai residui di pesticidi che si trovano negli alimenti vegetali (frutta, verdura, ortaggi) e agli antibiotici contenuti nelle carni. Un’alimentazione rivolta maggiormente ai prodotti biologici potrebbe ridurre malattie, morti e costi sociali. Ricordo un conoscente e amico che, proprietario di un frutteto trattato con fitofarmaci, mostrando una cassetta di mele molto grandi e belle diceva: “una di queste ti guarisce!”. Dopo pochi anni, non ancora sessantenne è deceduto per un tumore all’intestino. Purtroppo di casi simili, negli ultimi anni, ce ne sono stati tanti. Frutta e carni non vanno demonizzate ma bisogna fare attenzione alla loro origine e la prima va consumata sempre lavata e sbucciata, le carni vanno consumate con molta moderazione.

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