I numeri dell’Universo

     Cosa sono? Tre video, tre puntate sull’evoluzione dell’Universo conosciuto a partire dal Big Bang, basate sui numeri e sulle costanti che caratterizzano le leggi che governano il cosmo. I tre video, secondo me imperdibili per gli studenti della scuola secondaria, sono stati predisposti dalla TV dell’Agenzia Spaziale Italiana (http://www.asitv.it/).

Prima parte: da zero a quasi 1 (7 min circa);

Seconda parte: da 1 a 800 (7 min e 30 sec circa);

Terza parte: da 300.000 all’infinito e ritorno (6 min circa).

     I video, oltre che su http://www.asitv.it/ nella scheda Educational, sono presenti anche su Youtube, Parte prima: da zero a quasi; Parte seconda: da 1 a 800; Parte terza: da 300.000 all’infinito e ritorno. Numeri enormi, come quelli dei 500 milioni di pianeti extrasolari stimati dagli astronomi e che orbitano intorno ad altre stelle, solo nella zona potenzialmente abitabile della nostra Galassia. Quanti pianeti ci sono nelle oltre 100 miliardi di galassie dell’universo osservabile? D’altra parte già quasi 500 anni fa Giordano Bruno (1548 – 1600) scriveva che “esistono innumerevoli Soli, innumerevoli Terre ruotano attorno a questi similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro Sole”. Fu condannato al rogo per eresia e le sue intuizioni, il suo modo di intendere il rapporto Dio-mondo e la sua vita finirono bruciati a Roma in Piazza Campo de’ Fiori nel 1600, pochi anni prima che Galileo costruisse e puntasse il suo cannocchiale verso il cielo.

     Particolarmente interessante sul piano didattico anche la storia delle missioni italiane nello spazio, iniziate nel 1964 e rappresentate su una linea del tempo interattiva: http://www.asi.it/it/storia .

 

Schiaparelli è atterrato su Marte

     Oggi pomeriggio, con una diretta streaming dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) molti hanno assistito alla conferenza dell’atterraggio della sonda Schiaparelli sul pianeta rosso. Schiaparelli e l’intera missione ExoMars sono un vanto della Scienza e della Tecnologia spaziale e meccanica europea e italiana in particolare.

     Il segnale dell’atterraggio, avvenuto intorno alle 17, è stato inviato dal Trace Gas Orbiter, la sonda madre, ed è arrivato al centro di controllo missione di Darmstardt in Germania alle 18,30 circa, ma non si sa in quali condizioni Schiaparelli è arrivato sulla superficie di Marte. I sette mesi di viaggio sono avvenuti rispettando tutti i tempi e le orbite previste. Anche l’ingresso del TGO e di Schiaparelli nell’atmosfera e la discesa di quest’ultimo sono avvenuti regolarmente, però mancano i dati dell’ultimo minuto dell’atterraggio. Si tratta della fase in cui la velocità di discesa del lander avrebbe dovuto rallentare dai 21 mila km/h fino a zero quasi e poi atterrare con un piccolo “salto”. Dai prossimi segnali si capirà se Schiaparelli ha mantenuto integri tutti i suoi strumenti e la sua struttura.

Crediti immagine: http://www.asitv.it/ .

ExoMars e Schiaparelli vicinissimi a Marte

Schiaparelli verso_suolo_marziano     Esattamente otto mesi fa la Missione ExoMars partiva da Baikonur, la base di lancio russa in Kazakistan (ExoMars è partita). Una missione spaziale più importante delle altre per l’Italia perché, pur essendo il frutto della collaborazione di un centinaio di aziende di circa venti Paesi (Stati Uniti, Russia, Canada, Italia, Germania, Israele, Finlandia, Norvegia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Polonia, Austria, Regno Unito, Belgio, Francia, Svizzera, Spagna, Portogallo, Grecia), il nostro Paese svolge un ruolo guida. Le Aziende italiane coinvolte nella missione sono: Acotek, Aerosekur, Altec, Corista, D’Apollonia, Elital, IRSPS, Selex-Galileo Firenze, Selex-Galileo Avionica Milano, Sitael, Aerospace, Thales Alenia Space It Torino, Thales Alenia Space It Roma, Tecnomare, Telespazio.

     Dopo otto mesi la Missione è ad un punto cruciale. Domani 16 ottobre, alle ore 16,42 italiane ci sarà la separazione tra la navicella madre, il Trace Gas Orbiter (TGO) e il lander Schiaparelli: la prima entrerà nell’orbita marziana studiandone i gas come non è mai stato fatto prima e cercando eventuali segnali di molecole biologiche; il secondo invece il 19 ottobre entrerà nell’atmosfera marziana ad un’altezza di 120 km e con una velocità di 21.000 km/h. Pochi minuti dopo la separazione dal TGO, per risparmiare energia, è previsto l’ibernamento di Schiaparelli, un lander di poco più di 1,5 metri di diametro. Prima di iniziare la discesa, Schiaparelli uscirà dall’ibernazione. Anche se Marte ha un’atmosfera molto meno densa di quella terrestre, sarà necessario attivare lo scudo termico, almeno fino all’apertura del paracadute che frenerà la discesa. L’apertura del paracadute è prevista ad un’altitudine di circa undici km, dove si staccherà dal lander insieme allo scudo termico. Contemporaneamente si accenderanno i retrorazzi per ridurre progressivamente la velocità di atterraggio fino a 4 km/h ad un’altitudine di soli 2 m. Qui è previsto lo spegnimento dei retrorazzi e la “caduta” libera sul suolo del pianeta.

     L’atterraggio è previsto nella località Meridiani Planum nell’emisfero Sud in prossimità dell’Equatore, mentre Marte si trova a circa 175 milioni di km dalla Terra e le comunicazioni impiegano almeno 10 minuti in andata e altrettanti nel ritorno. Per un confronto delle distanze, il Sole si trova a circa 150 milioni di km dalla Terra.

Video: L’Italia atterra su Marte, il giorno di Schiaparelli.

Per osservare gli eventi dal vivo, a partire da domani: http://livestream.com/ESA o anche su http://www.asitv.it/media/live_streaming .

Vedi anche: Animazione della separazione di Schiaparelli e della sua discesa.

Altra animazione: Un difficle touchdown per Schiaparelli.

Crediti immagini: http://www.asitv.it/

 

“Il valore del paesaggio” e “Luomo e l’avventura dello spazio” all’Esame di Stato 2016

All’Esame di Stato di quest’anno, per la prova di italiano di oggi, tipologia B – Redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale, – le prove proposte dal Ministero hanno compreso per l’ambito storico-politico l’argomento “Il valore del paesaggio” e, per l’ambito tecnico-scientifico, “L’uomo e l’avventura dello spazio”. Entrambi gli argomenti sono stati scelti da una percentuale rilevante di studenti. Chi vuole leggere tutte le tracce, può andare sul sito del Ministero. Qui riporto i documenti della traccia sul paesaggio e di quella sull’uomo e l’avventura dello spazio.

Il valore del paesaggio. Documenti. «[…] il paesaggio italiano non è solo natura. Esso è stato modellato nel corso dei secoli da una forte presenza umana. È un paesaggio intriso di storia e rappresentato dagli scrittori e dai pittori italiani e stranieri e, a sua volta, si è modellato con il tempo sulle poesie, i quadri e gli affreschi. In Italia, una sensibilità diversa e complementare si è quindi immediatamente aggiunta all’ispirazione naturalista. Essa ha assimilato il paesaggio alle opere d’arte sfruttando le categorie concettuali e descrittive della «veduta» che si può applicare tanto a un quadro o a un angolo di paesaggio come lo si può osservare da una finestra (in direzione della campagna) o da una collina (in direzione della città). […] l’articolo 9 della Costituzione italiana(1) è la sintesi di un processo secolare che ha due caratteristiche principali: la priorità dell’interesse pubblico sulla proprietà privata e lo stretto legame tra tutela del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio.» Salvatore SETTIS, Perché gli italiani sono diventati nemici dell’arte, ne “Il giornale dell’Arte”, n. 324/2012.

(1)(Art. 9 Costituzione italiana) -La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

«Nei contesti paesaggistici tutto è, invece, solido e stabile, frutto dell’instancabile sovrapporsi di azioni umane, innumerabili quanto irriconoscibili, ritocchi infiniti a un medesimo quadro, di cui l’iconografia principale si preserva, per cuitutto muta nell’infinitesimo e al tempo stesso poco cambia nell’ampio insieme, ed è il durare di questa nostra conchiglia che racconta la nostra qualità di popolo, inuna sintesi suprema di memoria visibile, ordinatamente disposta. Sì, i paesaggi non sonoammassi informi né somme di entità, ma ordini complessi, generalmente involontari a livello generale, spontanei e autoregolati, dove milioni di attività si sono fuse in un tutto armonioso. E’ un’armonia e una bellezza questa di tipo poco noto, antropologico e storico più che meramente estetico o meramente scientifico, a cui non siamo stati adeguatamente educati. […] Capiamo allora perché le Costituzioni che si sono occupate di questi temi, da quella di Weimar alla nostra, hanno distinto tra monumenti naturali, storici e artistici, […] e il paesaggio […], dove natura, storia e arte si compongono stabilmente […]. E se in questa riscoperta dell’Italia, da parte nostra e del globo, stesse una possibilità importante di sviluppo culturale, civile ed economico delnostro paese in questo tempo di crisi?». Dal discorso del Presidente FAI Andrea CARANDINI al XVII Convegno Naz. Delegati FAI -Trieste 12 aprile 2013; (http://www.fondoambiente.it/Dal-Presidente/Index.aspx?q=convegno-di-trieste-discorso-di-andrea-carandini )

«Il paesaggio italiano rappresenta l’Italia tutta, nella sua complessità e bellezza e lascia emergere l’intreccio tra una grande natura e una grande storia, un patrimonio da difendere e ancora, in gran parte,da valorizzare. La sacralità del valore del paesaggio[…] è un caposaldo normativo, etico, sociale e politico da difendere e tutelare prima e sopra qualunque formula di sviluppo che, se è avulsa da questi principi, può risultare invasiva, rischiando di compromettere non solo la bellezza, ma anche la funzionalità presente e futura. Turismo compreso.» Dall’intervento di Vittorio SGARBI alla manifestazione per la commemorazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia a Palermo – 12 maggio 2010 – riportato su “La Sicilia” di Giorgio PETTA del 13 maggio 2010.

«Tutti, è vero, abbiamo piacere di stare in un ambiente pulito, bello, sereno, attorniati dalle soddisfazioni scaturenti in buona sostanza da un corretto esercizio della cultura. Vedere un bel quadro, aggirarsi in un’area archeologica ordinata e chiaramente comprensibile, viaggiare attraverso i paesaggi meravigliosi della nostra Italia, tenere lontani gli orrori delle urbanizzazioni periferiche, delle speculazioni edilizie, della incoscienza criminale di chi inquina, massacra, offende, opprime l’ambiente naturale e urbanistico.» Claudio STRINATI -La retorica che avvelena la Storia (e gli storici) dell’arte- da l’Huffington Post del 06.01.2014 (http://www.huffingtonpost.it/claudio-strinati/la-retorica-che-avvelena-storia-e-gli-storici-dellarte_b_4545578.html)

L’uomo e l’avventura dello spazio. Documenti.  «L’acqua che scorre su Marte è la prima grande conferma dopo anni intensi di ricerche, che hanno visto moltiplicarsi gli “occhi” puntati sul Pianeta Rosso, tra sensori, radar e telecamere a bordo di satelliti e rover. Ma il bello deve probabilmente ancora venire perché la prossima scommessa è riuscire a trovare forme di vita, microrganismi vissuti in passato o forse ancora attivi e capaci di sopravvivere in un ambiente così estremo. È con questo spirito che nel 2016 si prepara a raggiungere l’orbita marziana la prima fase di una nuova missione da 1,2 miliardi di euro. Si chiama ExoMars, è organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e l’Italia è in prima fila con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con la sua industria. “Sicuramente Marte continuerà a darci sorprese”, ha detto il presidente dell’Asi, Roberto Battiston. Quella annunciata ieri dalla Nasa “è l’ultima di una lunga serie e sostanzialmente ci dice che Marte è un luogo in cui c’è dell’acqua, anche se con modalità diverse rispetto a quelle cui siamo abituati sulla Terra.» Enrica BATTIFOGLIA, Sempre più “occhi” su Marte, nuova missione nel 2016, “La Repubblica”, 29 settembre 2015.

«Con uno speciale strumento del telescopio spaziale Hubble (la Wide Field Camera, una camera fotografica a largo campo), gli astronomi sono riusciti a misurare la presenza di acqua su cinque di questi mondi grazie all’analisi spettroscopica della loro atmosfera mentre essi transitavano davanti alla loro stella. Durante il transito, la luce stellare passa attraverso l’atmosfera che avvolge il pianeta, raccogliendo la “firma” dei composti gassosi che incontra sul suo cammino. I pianeti con tracce di acqua finora individuati sono tutti giganti gassosi inadatti alla vita. Il risultato però è ugualmente importante perché dimostra che la scoperta di acqua su pianeti alieni è possibile con i mezzi già oggi disponibili. La sfida ora è quella di trovare pianeti di tipo terrestre, cioè corpi celesti rocciosi di dimensioni comprese tra metà e due volte le dimensioni della Terra, in particolare quelli che si trovano a orbitare nella zona abitabile della loro stella, dove potrebbe esistere acqua allo stato liquido e forse la vita.» Umberto GUIDONI, Viaggiando oltre il cielo, BUR, Rizzoli, Milano 2014.

«Per prima cosa, Samantha ha parlato dell’importanza scientifica della missione Futura. I risultati dei tanti esperimenti svolti sulla Stazione Spaziale Internazionale, i cui dati sono ora in mano agli scienziati, si vedranno solo tra qualche tempo, perché come ha ricordato l’astronauta richiedono mesi di lavoro per essere analizzati correttamente. Svolgere ricerche nello spazio, ha ricordato Sam, è fondamentale comunque in moltissimi campi, come la scienza dei materiali, perché permette di isolare determinati fenomeniche si vuole studiare, eliminando una variabile onnipresente sulla Terra: la gravità. Ancor più importante forse è studiare il comportamento delle forme di vita in ambiente spaziale, perché permetterà di prepararci a trascorrere periodi sempre più lunghi lontano dal pianeta (fondamentali ad esempio per raggiungere destinazioni distanti come Marte), ma ha ricadute dirette anche per la salute qui sulla Terra, perché scoprire i meccanismi che controllano questo adattamento (come i geni) aiuta ad approfondire le conoscenze che abbiamo sul funzionamento degli organismi viventi, e in un ultima analisi, a comprendere il funzionamento del corpo a livello delle cellule. Si tratta di esperimenti in cui gli astronauti sono allo stesso tempo sperimentatori e cavie, perché i loro organismi vengono monitorati costantemente nel corso della missione, e gli esami continuano anche a Terra, visto che servono dati pre e post missione.» Simone VALESINI, Samantha Cristoforetti si racconta al ritorno dallo Spazio, Wired (www.wired.it/scienza/spazio/2015/06/15/samantha-cristoforetti-conferenza-ritorno ). Crediti immagine ISS_near_completation: www.astronautica.us 

 

ExoMars è partita

TGO_Schiaparelli     Qualche ora fa in Kazakistan, dalla base di lancio di Baikonur, è partita la missione ExoMars con destinazione Marte. ExoMars è una missione tutta europea, con una rilevante partecipazione economica e tecnologica italiana. L’obiettivo è quello di effettuare analisi sull’atmosfera marziana e sul suolo per verificare la presenza di composti organici. Il nome della missione deriva da Exobiology (vita fuori dal nostro pianeta) e Mars (Marte). Una missione che prevede anche la discesa sul pianeta del lander Schiaparelli per verificare se anche l’Europa ha acquisito competenze e conoscenze tecnologiche tali da permetterle di inviare moduli più organizzati e in grado di fare ricerche su un altro pianeta.

     Se tutto andrà bene, nel 2018 su Marte arriverà un rover in grado di spostarsi in precise posizioni ed effettuare perforazioni del suolo e analisi dei materiali per ricavare notizie su eventuali forme di vita passate o presenti.

     La missione comprende anche la sonda TGO (Trace Gas Orbiter) che orbiterà intorno a Marte facendo da tramite tra la Terra e Schiaparelli che sarà sul suolo marziano. Il nome del lander Schiaparelli è in onore all’astronomo italiano e piemontese Giovanni Schiaparelli (1835-1910) noto soprattutto per i suoi studi sul pianeta rosso e per la scoperta dei famosi “canali” che alcuni interpretarono erroneamente come costruzioni di forme di vita “marziane” intelligenti. L’astronomo dedicò a Marte tre dei suoi volumi: “Il pianeta Marte”, “La vita sul pianeta Marte” e nuovamente “Il pianeta Marte” nel 1909.

     Il lancio di questa mattina è stato coordinato dall’Agenzia Spaziale Russa che ha utilizzato un razzo Proton-Breeze a tre stadi. Stasera alle 22,30 circa ci sarà il primo segnale della sonda verso la Terra e indicherà se tutto procede regolarmente e se la traiettoria è stata impostata correttamente. Se tutto procederà regolarmente, la sonda arriverà intorno a Marte tra sette mesi: il 19 ottobre. Le Agenzie spaziali di vari Paesi, soprattutto quella europea (ESA) e quella italiana (ASI) stanno monitorando il viaggio. La guida di questa missione e di quella del 2018 è stata affidata alla Thales Alenia Space Italia e alla sua sede di Torino.

     Per saperne di più: Un italiano alla guida di ExoMars (Media INAF); ExoMars impacchettato e pronto per la partenza (Focus.it); ExoMars è partita oggi (Il Post).

Vari video: ExoMars Launch.

Nell’immagine: il distacco della sonda Schiaparelli dal TGO (da un’animazione ESA).

La sonda Dawn orbita intorno a Cerere

     Dopo essere stata in orbita per oltre un anno (14 mesi) intorno a Vesta (vedi “La Terra-bambina”), la sonda Dawn lanciata dalla NASA nel 2007, quasi tre mesi fa è arrivata intorno a Cerere, il più grande corpo celeste della fascia degli asteroidi, classificato “pianeta nano” come Plutone. La fascia degli asteroidi orbita intorno al Sole nella regione compresa tra Marte e Giove. Quelli di maggiori dimensioni individuati e classificati, sono oltre diecimila: il più grande è proprio Cerere che ha un diametro di circa 950 – 1000 km.

     Cerere è stato il primo di quella fascia ad essere scoperto, il 1° gennaio del 1801 dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi che lo considerò un pianeta. Ricoperto da una polvere scura, riflette poco la luce solare. Nel perielio raggiunge una distanza dal Sole di 380 milioni di km circa, nell’afelio la distanza arriva a 440 milioni di km (la Terra ha una distanza media dal Sole di 150 milioni di km).

     Solo negli ultimi anni, le immagini inviate da Dawn hanno fornito dettagli sulla superficie di Cerere, anch’essa più o meno sferica e ricoperta da crateri da impatto, come la superficie della Luna o di Mercurio.

     Una caratteristica di Dawn è il suo sistema di propulsione: non si muove solo sfruttando la forza di gravità dei corpi celesti ai quali si avvicina, ma ha un “motore” a ioni che le ha permesso finora di dirigersi in determinate direzioni pianificate dalla NASA. Anche se era previsto che dopo aver orbitato intorno Cerere si dirigesse verso Pallade (570 km di diametro, il secondo per dimensioni fra gli asteroidi, scoperto nel 1802), un guasto probabilmente obbligherà Dawn a rimanere intorno a questo pianeta nano fino a che la sua orbita glielo permetterà, poi cadrà su di esso. Intanto continua ad inviare immagini e dati relativi alla superficie e al sottosuolo grazie alle sue strumentazioni, tra le quali uno spettrometro realizzato in Italia dalla Selex Galileo, insieme e per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

     Tra le altre cose si cerca di capire se effettivamente, come si ritiene in base alla sua distanza dal Sole, Cerere sotto la sua superficie possiede grandi masse d’acqua ghiacciata. C’è chi si spinge ad ipotizzare che l’eventuale presenza di calore interno, dovuto al decadimento di materiali radioattivi, possa aver mantenuto una parte dell’acqua allo stato liquido. Ne sapremo di più nelle prossime settimane, forse mesi. Nei prossimi giorni (il 6 giugno 2015) Dawn arriverà a 4400 km dalla superficie di Cerere, permettendo uno studio molto più dettagliato della sua natura, in particolare si potrà capire se c’è anche una parte di ghiaccio superficiale, esposto al “vuoto” interplanetario, come sembra da alcune fotografie.

Credit immagini (Cerere fotografata da Dawn il 12/02/2015, da una distanza di 80.000 km): NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA;Dawn (ricostruzione): www.jpl.nasa.gov .

Sentinelle dell’ambiente in orbita intorno alla Terra

sentinel-1     Il progetto europeo Copernicus prevede la costruzione e l’invio in orbita di una serie di satelliti dedicati al monitoraggio dell’intera superficie terrestre: atmosfera, mari, suolo, cambiamenti climatici, gestione delle emergenze, sicurezza. Il progetto complessivo si basa su un investimento di circa cinque miliardi di euro da parte dell’Unione Europea, con la partecipazione scientifica, tecnologica e finanziaria dell’Agenzia Spaziale Europea.

Il primo di otto satelliti della serie, Sentinel-1A, è stato inviato in orbita dalla base di Kourou, nella Guyana Francese lo scorso 3 aprile. Si prevede un ritorno economico, occupazionale e ambientale significativo per tutti i Paesi coinvolti nel progetto, con applicazioni industriali nei settori oggetto del monitoraggio.

Sentinel-1_lancio-178x300     I Sentinel sono dotati di radar in grado di scandagliare i vari ambienti della superficie del pianeta: movimento di navi, aerei, autoveicoli; ma anche ritiro dei ghiacciai, inquinamento petrolifero dei mari, situazioni di potenziale rischio idrogeologico, con mappe sempre più dettagliate del territorio. Mentre i Sentinel-1 si occupano del monitoraggio radar continuo della superficie del pianeta, i Sentinel-2 con la loro orbita polare forniranno immagini di acque, suolo, vegetazione e zone costiere.  I satelliti Sentinel-3 permetteranno misurazioni di vari parametri, soprattutto delle acque. Sentinel-4 e 5 si occuperanno del continuo monitoraggio dell’atmosfera, delle variazioni di temperatura e dei cambiamenti climatici in atto.

Tutti questi satelliti saranno controllati a loro volta da alcuni centri europei, come il centro ESA di Darmstadt in Germania. Per l’Italia è in prima fila per questo compito e per la raccolta dei dati, il centro ASI-Telespazio di Matera, con la collaborazione dell’Università della Basilicata.  Filmato del lancio di Sentinel-1A con il vettore Soyuz.

Per saperne di più: ESA Copernicus. ESA Kids.

 

Terra chiama e Rosetta risponde

     Rosetta è una sonda spaziale lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) quasi 10 anni fa, il 2 marzo del 2004. Come per altre sonde e tanti satelliti, il lancio venne effettuato dalla base di Kourou della Guyana francese. Ormai è arrivata a circa 800 milioni di km dalla Terra. Per fare un confronto delle distanze, ricordo che il Sole dista da noi circa 150 milioni di km, Giove nel punto dell’orbita più vicino al nostro pianeta è distante circa 600 milioni di km, Saturno quando è più vicino alla Terra si trova a oltre 1.250 milioni di km.

     Rosetta porta con sé il lander Philae e ha lo scopo di mappare e poi scendere sulla cometa Churiumov-Gerasimenko e raccogliere materiali per inviarne la composizione al centro di controllo sulla Terra, a Darmstadt in Germania. Nel giungo 2011, per conservare energia e garantirle la sopravvivenza, considerata l’enorme distanza dal Sole, Rosetta è stata indotta in uno stato di “ibernazione”. Il 20 gennaio scorso, dopo circa due anni e mezzo, “risvegliata” ha inviato il primo segnale verso la Terra. Alcuni servizi giornalistici hanno mostrato in rete e in televisione l’entusiasmo dei tecnici del centro di Darmstadt durante la ricezione del segnale di risveglio. Adesso la sonda proseguirà il suo lento avvicinamento alla cometa, fino all’atterraggio e poi procederà con essa nella sua orbita verso il Sole le cui vicinanze saranno raggiunte nel dicembre del 2015. 

     Questa missione ha avuto anche il contributo di Thales Alenia Space e dell’Agenzia Spaziale Italiana perciò c’è grande soddisfazione anche il Italia. Il risveglio è già un fatto scientifico e tecnologico importante, ma di Rosetta si parlerà ancora molto quando raggiungerà la cometa, soprattutto quando Philae atterrerà su di essa.

     L’unico incontro ravvicinato di una sonda con una cometa ci fu nel 1986, quando la sonda Giotto si avvicinò alla cometa di Halley inviando a Terra immagini e video un po’ confusi dalle polveri e dalla luce riflessa dal vapor acqueo della cometa ma ugualmente  spettacolari. Rosetta farà molto meglio.

     Per approfondire: Il grande giorno di Rosetta dell’Agenzia Spaziale Italiana, con un videoservizio. La bella addormentata si risveglia. Crediti immagine: ESA.

 

Luca Parmitano sulla Stazione Spaziale Internazionale

Parmitano_ISS-272x300      L’astronauta italiano è stato portato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dieci giorni fa dalla navetta russa Soyuz, lanciata dal Kazakistan. Rimarrà in orbita intorno alla Terra per sei mesi, fino alla fine del prossimo novembre, tra 350 e 400 km d’altezza rispetto alla superficie terrestre, mentre la ISS viaggia alla velocità di 28.000 km/h. Quest’orbita viene definita LEO (Low Earth Orbit, orbita terrestre bassa) e ha un periodo di circa un’ora e mezza. Due anni fa sulla ISS c’era un altro italiano, Paolo Nespoli.

Durante questi sei mesi, Parmitano, classe 1976, eseguirà una serie di esperimenti e il suo stesso corpo sarà un esperimento. In attesa di eventuali missioni umane per Marte, c’è bisogno di altre verifiche sugli effetti dell’assenza di gravità per lunghi periodi sul corpo umano. Parmitano è stato selezionato come astronauta ESA nel 2009 e dopo quattro anni di addestramento è arrivato il suo turno. Sarà il primo italiano a compiere una “passeggiata” extraveicolare nello spazio. Nella ISS è con i suoi compagni Fëdor Nikolaevic Jurcichin e Karen L. Nyberg. La sua missione è stata denominata “volare”, con riferimento alla celebre canzone di Modugno.

IIS_Italia     Non aggiungo altro perché in rete ci sono molte interviste e videointerviste in cui Parmitano racconta se stesso e la sua missione.

Quando è libero dagli impegni tecnici e scientifici, Parmitano segnala la sua esperienza sul blog: http://blogs.esa.int/luca-parmitano/?lang=it

Molti video di Parmitano e altri astronauti sono presenti sul canale TV dell’Agenzia Spaziale Italiana: http://www.asitv.it/canale/4/205 .

Consiglio anche: Come fa la ISS a rimanere in orbita?

L’immagine di Parmitano è ricavata da un video ESA, quella dell’ISS, l’unico avamposto umano fuori dal nostro pianeta, dalla NASA.

 

VEGA, vettore spaziale italiano

     Lo spazio prossimale alla Terra è sempre più carico di satelliti e spazzatura. Tanto che l’orbita dei rifiuti spaziali di maggiori dimensioni è tenuta sotto controllo dalle varie Agenzie Spaziali. Sono diversi i Paesi che lanciano strumenti tecnologici in orbita. In totale nei 50 anni di esplorazioni spaziali sono stati lanciati circa 6000 satelliti artificiali, tutti figli dello Sputnik. Di questi, circa 800 (il 13%) sono tuttora operativi, il resto è spazzatura da tenere sotto controllo per evitare collisioni con materiali del costo di decine o centinaia di milioni di euro. I satelliti non più operativi, per non intralciare gli altri, dovrebbero essere spinti su orbite inutilizzate o fatti precipitare sull’oceano Pacifico. Almeno è quello che è stato stabilito dal Comitato dell’ONU per l’uso pacifico dello spazio. Molti di quelli funzionanti sono satelliti militari, ma tanti altri sono per usi civili: per le telecomuncazioni, le attività economiche, per il meteo, per i rilevamenti ambientali, geologici, minerari ecc.

     Ultimamente ai vettori che lanciano satelliti se n’è aggiunto uno dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) costruito quasi interamente in Italia: VEGA. Ha un diametro di soli 3 metri ed è alto 30 metri, con una massa di 137 tonnellate. È in grado di portare in orbita satelliti di medie o piccole dimensioni, al massimo di 1,5 tonnellate. Un’utilitaria dello spazio costata circa 500 milioni di euro ma considerata un buon investimento, in grado di portare guadagni e nuova ricerca. Per il 65% si tratta di investimenti italiani, della società Avio Spa con sede a Rivalta Torinese, tramite la Elv (European Launch Vehicle) una società di costruzioni aerospaziali di Colleferro (RM).

Oggi 13 febbraio 2012, VEGA è partito per il suo volo di qualifica portando in orbita due satelliti più altri sette microsatelliti e collocandoli perfettamente nella posizione prestabilita. Un grande successo per la ricerca e l’industria aerospaziale italiana. Il programma e vettore VEGA è stato fatto proprio dall’Agenzia Spaziale Europea e il lancio è avvenuto poche ore fa dalla Guyana Francese. Per vincere la forza di gravità, il vettore ha una spinta propulsiva costituita da 3 stadi a combustibile solido e da un quarto stadio a combustibile liquido che si attiva per rilasciare il carico nelle orbite previste. VEGA garantisce alle industrie europee il lancio di piccoli satelliti ad un costo più basso e in tempi indipendenti rispetto ai grandi lanciatori statunitensi e russi.

Ma quali sono le principali zone di orbite utilizzate dai satelliti? C’è un’orbita bassa, fino a 2000 km che ospita la metà dei satelliti funzionanti, compresi tutti quelli per le osservazioni scientifiche e militari e la Stazione Spaziale Internazionale. È la zona più affollata in cui ci sono i maggiori rischi di collisioni. Una zona di orbite intermedie, tra i 20.000 e i 25.000 km, comprende satelliti per i sistemi di navigazione come il GPS. La zona di orbite più esterne è quella geostazionaria, a 36.000 km, in cui il periodo di rivoluzione dei satelliti coincide con quello di rotazione della Terra. Un satellite che si trova su quest’orbita, si mantiene sempre sulla stessa regione del nostro Pianeta. È occupata prevalentemente da satelliti per la meteorologia e le telecomunicazioni.

Il video (da non perdere!) del lancio di VEGA, con la voce e il commento di Silvia Rosa Brusin e diverse animazioni:

http://youtu.be/zC6hPk4cd1I 

Per ulteriori approfondimenti:

http://www.asi.it/it/agenzia/societa_partecipate/elv

http://it.wikipedia.org/wiki/Avio_(azienda)

http://it.wikipedia.org/wiki/Vega_(lanciatore)

http://it.wikipedia.org/wiki/Orbita_geostazionaria

www.asi.it/it/attivita/trasporto_spaziale/vega 

Nell’immagine (dell’Agenzia Spaziale Italiana) il lanciatore VEGA.