SOS Amazzonia anche in Wakelet

Il collega Dante Iagrossi continua a sperimentare l’utilizzo di diverse piattaforme in rete. Ultimamente ha provato ad utilizzare Wakelet per trattare un tema di enorme importanza: la progressiva deforestazione dell’Amazzonia per lo sfruttamento del suolo ad uso agricolo, per lo sfruttamento delle risorse minerarie del suo sottosuolo e per il commercio del suo legname.

Deforestazione in Amazzonia. Crediti: https://www.globalist.it/

In questi ultimi anni, le prese di posizione sull’Amazzonia del presidente Bolsonaro sono andate in questa direzione: sfruttare il più possibile le risorse dell’Amazzonia perché sono un bene solo del Brasile e non dell’intera umanità. Il presidente del Brasile, in accordo con l’ex presidente USA Trump, ha sempre minimizzato le preoccupazioni ambientali degli altri Stati e delle organizzazioni scientifiche e ambientaliste internazionali ed ha negato il fenomeno del riscaldamento globale come conseguenza delle attività umane di deforestazione e consumo indiscriminato dei combustibili fossili. Ha anche minacciato di abbandonare gli accordi di Parigi sul clima, come aveva già fatto Trump (appena eletto però Joe Biden si è affrettato a far rientrare gli USA in quegli accordi).

Ma Bolsonaro non cede, sostenuto dai grandi proprietari terrieri e dalla lobby degli allevatori, prosegue nella deforestazione ed esclude i popoli indigeni da qualunque decisione sulla sopravvivenza del loro ambiente.

Sono passati quasi quarant’anni dall’assassinio dello storico sindacalista e ambientalista brasiliano Chico Mendes che si batteva per preservare l’Amazzonia dalla progressiva distruzione e dallo sfruttamento indiscriminato, ma non c’è stata un’inversione di tendenza. Anzi la situazione è notevolmente peggiorata. Nonostante gli aiuti internazionali al Brasile per bloccare o ridurre il processo di deforestazione.

Non è servito a smuovere dai suoi propositi Bolsonaro neanche il Sinodo sull’Amazzonia, organizzato da Papa Francesco in Vaticano nell’autunno del 2019.

Forse solo un cambio di governo e di presidente potrà rallentare questo nefasto processo: solo nel 2020, secondo l’Istituto nazionale delle investigazioni spaziali del Brasile (Inpe), attraverso vari metodi (prevalentemente gli incendi appiccati ad arte) sono stati distrutti 8.500 kmq di foresta. Un requiem per la biodiversità del Pianeta e per gli indios del Sudamerica. Vedi anche SOS Amazzonia in Wakelet.

Bilancio di 25 anni di forestazione e deforestazione globale

Amazzonia_incendio vista aerea     Sì, l’emergenza mondiale di questi mesi è quella sanitaria della pandemia del coronavirus Covid-19 e le nefaste conseguenze anche sul piano socio-economico. Ma gradualmente, molto gradualmente entro l’estate si tornerà alla normalità. Quest’emergenza però non deve far dimenticare le altre emergenze ambientali che provocano danni e devastazioni che vengono spesso dimenticate in poco tempo ma i cui effetti durano molto più a lungo di quelli del covid-19, escludendo ovviamente la perdita di vite umane c di affetti che questa pandemia sta causando. L’emergenza ambientale che voglio segnalare è quella della deforestazione complessiva che l’uomo sta determinando sul Pianeta.

     I dati della World Bank sulla forestazione e deforestazione dei vari continenti tra il 1990 e il 2015, sono preoccupanti. Gli sforzi di molti Paesi per ridurre la deforestazione e favorire la crescita di nuove piantagioni forestali, comprese quelle artificiali, non sono sufficienti. Il bilancio è stato nettamente negativo: -1.290.000 km2, per la deforestazione molto elevata dell’America Meridionale e Centrale e dell’Africa Sub Sahariana. Si sta procedendo verso una continua deforestazione globale. Se consideriamo poi che negli ultimissimi anni, dal 2016 al 2019 il fenomeno della deforestazione si è ulteriormente accentuato, a causa delle devastazioni degli incendi in Amazzonia e in Australia (è diventato negativo anche il bilancio dell’Asia meridionale), si comprende quanto sia difficile cercare di contenere l’aumento in atmosfera di gas serra.

     La riduzione complessiva delle aree forestali, determina una minore captazione di CO2 atmosferica, una riduzione delle riserve di biomassa e una perdita della biodiversità del Pianeta. Senza considerare le conseguenze nefaste sui cambiamenti climatici in atto.

     Il grafico, elaborato in base ai dati ricavati dalla Banca Mondiale, mostra i continenti o parti di continenti dove nei 25 anni presi in esame sono prevalse le attività di forestazione e dove sono prevalse quelle di deforestazione e di quanti km2. Per i dati, crediti: World Bank. Forestazione-deforestazione

L’AMAZZONIA È IN FIAMME

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da ondate di calore, incendi e fenomeni meteorologici estremi che hanno interessato molte regioni del Pianeta. Negli ultimi giorni invece, centinaia gli incendi appiccati contemporaneamente in varie località della foresta stanno devastando l’Amazzonia, considerata il polmone verde della Terra. Oltre 74.000 incendi negli otto mesi del 2019, quasi raddoppiati rispetto al 2018.
Se il 50% circa dell’ossigeno atmosferico viene prodotto dalla fotosintesi di alghe (anche microscopiche) di oceani e mari, almeno un altro 20%, secondo gli studiosi viene prodotto dalla più estesa foresta pluviale del Pianeta, l’Amazzonia appunto. Non solo, alghe e piante terrestri ogni anno assorbono gran parte dell’anidride carbonica prodotta sul nostro pianeta in quantità sempre più massicce a causa dell’uso smodato di risorse energetiche fossili.
L’Amazzonia, estesa su diversi Paesi ma soprattutto in Brasile, costituisce anche una fondamentale riserva di biodiversità animale e vegetale da preservare a tutti i costi, anche se il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha dichiarato ieri di non avere né i mezzi né gli uomini necessari per fronteggiare un simile disastro. Sulle cause degli incendi poi, ha dato la colpa sia agli agricoltori sia alle ong ambientaliste che, a suo dire, vogliono attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale per vendicarsi degli tagli ai loro finanziamenti decisi dal suo governo. Una dichiarazione paradossale. Intanto Norvegia e Germania, i due principali finanziatori del “Fondo Amazzonia” destinato alla protezione di questa foresta, hanno sospeso le loro donazioni, in polemica con gli atteggiamenti e le dichiarazioni di Bolsonaro.
Poche ore fa il Presidente francese Macron ha invocato la crisi internazionale sugli incendi in Amazzonia, chiedendo di inserire il problema nell’agenda del prossimo G7 previsto tra qualche giorno a Biarritz in Francia. Ma il Presidente brasiliano ha accusato quello francese di neocolonialismo e di intromettersi in fatti interni al Brasile. Altra situazione paradossale. Intanto, mentre si litiga e in attesa di mutamenti meteorologici che possano circoscrivere gli incendi, l’Amazzonia continua a bruciare e il fumo è tale che ha oscurato il cielo di molte città, anche a migliaia di chilometri di distanza.
Video: Euronews; La Repubblica; Quotidiano.net; La Stampa. Amazzonia_roghi