Onu: Trattato per la protezione dell’alto mare

Sabato 4 marzo 2023 è stato un giorno fondamentale per la protezione dell’ambiente marino. Dopo oltre quindici anni di trattative, negoziati, rinvii e ripresa delle discussioni, i delegati di 193 Paesi dell’ONU, a New York hanno raggiunto un accordo per la protezione degli Oceani e dell’alto mare.

Nei decenni scorsi, la protezione dell’ambiente marino si è limitata alle zone costiere istituendo, in vari Paesi, Parchi e Riserve marine. In Italia c’è un’Area sovranazionale protetta, il Santuario dei Cetacei, che comprende le zone costiere di Toscana, Liguria, Corsica, parte settentrionale della Sardegna e la costa mediterranea orientale della Francia. A questa si aggiungono 27 Aree marine protette e due parchi sommersi: Baia, a nord del Golfo di Napoli e Gaiola, sempre nel Golfo di Napoli.

Troppo a lungo invece l’alto mare è stato ignorato negli impegni sulla protezione degli ambienti, della biodiversità e della natura in generale. L’accordo dei giorni scorsi riguarda proprio questa zona del Pianeta, che ricopre circa la metà della superficie della Terra. Quest’ambiente è strettamente collegato ai mutamenti climatici in atto perché assorbe una gran parte della CO2 emessa dalle attività umane, soprattutto col consumo dei combustibili fossili. Perciò svolge un ruolo fondamentale per limitare il riscaldamento globale in atto e le sue nefaste conseguenze.

L’umanità e gli ambientalisti non possono ancora cantare vittoria però, perché il testo che non è stato ancora pubblicato, dovrà essere analizzato dai servizi giuridici della Nazioni Unite, ratificato e tradotto nelle sei lingue ufficiali dell’ONU (arabo, cinese, francese, inglese, russo e spagnolo).

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, su Twitter ha scritto che si tratta di una “vittoria del multilateralismo e degli sforzi mondiali per contrastare le pratiche distruttrici che minacciano la salute degli oceani, oggi e per le generazioni a venire”. Si spera che il testo definitivo, quando sarà pubblicato, corrisponda alle aspettative dei popoli e degli esperti di protezione ambientale e crisi climatica.

Si sa che l’accordo si articola in tre parti fondamentali: la tutela del 30% degli oceani, la condivisione delle risorse genetiche marine e criteri più vincolanti per ogni attività umana in questi ecosistemi. Inoltre si istituisce una conferenza delle parti (Cop) e un forum simile a quelli sulla biodiversità e sul cambiamento climatico.

I delegati dei vari Paesi hanno hanno chiarito che le risorse della Terra vanno trattate in modo più rispettoso e più responsabile. Nelle zone tutelate dell’alto mare sarà limitata la possibilità di navigare, pescare e sfruttare i fondali. La condivisione delle risorse genetiche ricavate da piante e animali marini potrà essere utile per l’umanità in vari settori: farmaceutico, alimentare, industriale.