Giornata internazionale degli alberi

Oggi nel mondo si celebra la giornata internazionale degli alberi. In Italia si chiama anche Festa degli alberi e venne istituita nel 2013 su iniziativa del Ministero dell’ambiente per proteggere la biodiversità presente nel nostro Paese e per sensibilizzare tutti su alcuni dei ruoli fondamentali degli alberi: dalla prevenzione contro il dissesto idrogeologico, alla produzione di biomassa, dalla produzione di ossigeno alla cattura e trasformazione chimica del diossido di carbonio in cibo per mezzo della fotosintesi.

Dopo la ratifica anche in Italia, come in altri Stati, nel 1997 del Protocollo di Kyoto, sembra esserci una maggiore attenzione al patrimonio boschivo dei vari Paesi della Terra. Con poche eccezioni, ad esempio il Brasile dell’attuale Presidente Bolsonaro, che però pesano molto perché comprendono le più vaste aree forestali del Pianeta.

Anche nel mondo dell’editoria, che annaspa dopo l’avvento dei social e il loro enorme successo tra i giovani, è aumentata la richiesta di volumi che trattano di natura, piante e alberi. Basti pensare alle pubblicazioni di Stefano Mancuso o a quelle di Peter Tompkins e Christopher Bird. Oppure a quelle di Renato Bruni, Peter Wohlleben, Giorgio Vacchiano, o anche al recente “La Terra salvata dagli alberi” di Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio.

Ben vengano queste giornate, di celebrazioni sì, ma soprattutto di riflessione e consapevolezza, perché senza questi nostri compagni di viaggio lungo il percorso della vita su questo Pianeta, noi non ci saremmo. Sia per l’ossigeno e il nutrimento che hanno prodotto e producono, sia perché i primi ominidi della savana dell’Africa orientale si sono evoluti proprio da primati che vivevano sugli alberi circa quattro milioni di anni fa.

SOS FORESTE: INTERVISTA AL PROF. VACCHIANO

di Dante Iagrossi

Da vari anni ormai il patrimonio forestale mondiale viene aggredito da una serie di fattori naturali (tempeste, alluvioni, …), ma soprattutto indotti dall’uomo (incendi dolosi, abbattimento e sfruttamento eccessivo di alberi, …), che ne stanno compromettendo l’estensione e le loro basilari funzioni vitali.

Il professor Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente di “Gestione e pianificazione forestale” all’Università di Milano ha scritto in proposito un libro assai interessante “La resilienza del bosco”, ricco di informazioni, problematiche e soluzioni, in cui da un lato riconosce le enormi capacità rigenerative dei boschi, ma anche le preoccupazioni per il futuro, fornendo appropriate proposte. Contattato, molto gentile e disponibile, ha risposto in modo competente e preciso ad una serie di questioni e dubbi inerenti allo stato odierno delle foreste nel mondo.

Intervista al Prof. Vacchiano sulla situazione boschiva attuale

1) In Italia (e in Europa) la superficie boschiva è in aumento, nonostante gli incendi dolosi estivi e, soprattutto in Campania, specie nel Casertano, l’aumento e l’estensione delle cave. Ciò è dovuto anche ad un efficace rimboscimento della Forestale o solo al potere autorigenerante dei boschi?

L’espansione forestale, di circa 50.000 ettari (ha) ogni anno, è esclusivamente naturale, su terreni e pascoli abbandonati. Gli incendi percorrono in media 100.000 ha all’anno, ma non eliminano per sempre le foreste. Una foresta rimane tale anche dopo essere stata colpita da un incendio, e spesso ricresce.

2) Attualmente si fa ancora un largo uso delle Conifere? Per quali motivi e con quali conseguenze biologiche e idrogeologiche sono state usate? Perché non si piantano gli stessi alberi del territorio? Forse hanno crescite più lente?

Attualmente è molto raro che gli alberi vengano ripiantati. Si preferisce affidarsi alla rinnovazione naturale da semi, meglio adattata a condizioni locali. In passato, invece, venivano piantate molte conifere a causa del loro rapido accrescimento, della capacità di stabilirsi su terreni nudi e della qualità del legno prodotto. Tuttavia ora si trovano in condizioni critiche, incapaci di rinnovarsi ed estremamente sensibili a tempeste ed incendi.

3) Nel resto del mondo, la situazione delle foreste è invece molto preoccupante, con grosse e continue perdite, soprattutto in Africa e Sudamerica. Quali sono le cause principali? Non esistono leggi internazionali di tutela delle foreste, e leggi locali adeguate, con pene esemplari da rispettare?

In America Meridionale la diminuzione delle foreste è dovuta all’agricoltura industriale della soia, alla creazione di pascoli per mandrie da carne; in Indonesia alle piantagioni di palma da olio; in Africa all’agricoltura e allo sfruttamento del legno per la sussistenza. Molto spesso queste attività sono illegali o si basano su corruzione locale. In più ci sono Paesi che allentano (per interesse) le tutele ambientali, come il Brasile di Balsonaro.

4) In generale,sono più resistenti e duraturi i boschi con una sola specie di albero (quercia, faggio,…) o quelli con più specie?

Dove compatibili con il territorio, i boschi di più specie sono in genere più resistenti a pressioni esterne, comprese quelle dei cambiamenti climatici, e spesso più produttivi.

5) I rapporti di “solidarietà” tra alberi della stessa specie sono evidentemente finalizzati alla loro conservazione genetica; tra specie diverse ci sono invece più situazioni di “rivalità” o di “tolleranza” reciproca?

Esistono sia forti competizioni che strategie di evitamento, che consentono a specie diverse dello stesso spazio di convivere, colonizzando zone diverse dello stesso spazio aereo o sotterraneo. Anche tra individui della stessa specie, comunque, si stabiliscono rapporti di competizione, non solo di mutuo soccorso.

6) Per quali motivi le foreste tropicali, così ricche di alberi diversi, allora sarebbero molto stabili e prospere, se non subissero interventi umani negativi?

Il segreto delle foreste tropicali è nel suolo: suoli molto vecchi e completamente dilavati da sostanze nutritizie. Le piante traggono il loro nutrimento solo dalla propria sostanza organica, che cade dagli alberi e si decompone. Se l’uomo interrompe questo ciclo, i suoli senza alberi perdono la loro fertilità e non possono più ospitare una foresta per molto tempo.

7) Considerando le enormi sequoie americane, sembrerebbe che gli alberi più grandi sono anche i più forti e i più longevi: è sempre così?

Particolare di Sequoiadendron giganteum, età 132 anni, circonferenza 7,5 m, fotografata in Val D’Aosta nel 2020.

Le scoperte più recenti ci dicono che gli alberi più longevi sono quelli che crescono in modo più lento e graduale, siano essi di grandi o piccole dimensioni. Ci sono infatti alberi che raggiungono velocemente grandi dimensioni, ma esauriscono presto le loro risorse e non sono quindi particolarmente longevi.

8) In genere, gli alberi solitari hanno una vita più breve di quelli che vivono in gruppo? Si potrebbe pensare alle foreste come città vegetali, in cui sia per la rete sotterranea di funghi, sia per le comunicazioni gassose tra alberi di stessa specie, si crea un equilibrio vitale duraturo ed efficace?

Non ci sono dati in merito per confermare o smentire questa ipotesi.Alberi in gruppo possono proteggersi a vicenda da estremi eventi atmosferici, ma anche attirare più intensamente parassiti e patogeni, quindi non sono certo che l’isolamento abbia qualche effetto sulla longevità, a parità di altri fattori.

9) Negli ultimi tempi si tende a parlare di “intelligenza vegetale”, considerando le molte capacità sensoriali delle piante e conseguenti, efficaci strategie di sopravvivenza. Non si corre il rischio di “antropizzare” un po’ troppo questi organismi così diversi da noi?

Guardo con diffidenza ai tentativi di descrivere le piante in termini antropomorfi. Sono fondamentalmente diverse da noi. Secondo me, è proprio questo la loro bellezza. Detto questo, è senz’altro vero che sono reattive al loro ambiente e proattive nell’adattarsi ad esso, ma mi pare che questa sia una caratteristica comune a tutti i viventi (batteri compresi).

10) Quali proposte fondamentali ed interventi occorrono per migliorare la situazione boschiva mondiale ed europea?

Aumentare la superficie soggetta a pianificazione forestale; adottare interventi per ridurre la vulnerabilità delle foreste agli estremi climatici.

11) Possono essere utili i boschi verticali nelle grandi città o basterebbe soltanto far maggior uso di biciclette, auto elettriche o con biocarburanti?

Se si parla di ridurre le emissioni di gas, le piante non possono fare tutto da sole (verticali o orizzontali che siano i boschi). E’ difficile che assorbano più di un terzo delle nostre emissioni (pur espandendoli ovunque).

12) Sono state create foglie artificiali, capaci di produrre una certa quantità di Ossigeno: potrebbero essere impiegate anch’esse a larga scala in questi tentativi di “pulizia” atmosferica delle città più popolose ed inquinate?

E’ una prospettiva davvero molto interessante che mi affascina molto. Mi sembra però che siamo molto lontani dal poterle impiegare su larga scala per assorbire l’Anidride Carbonica, anche se la tecnologia spesso ci sorprende molto. Staremo a vedere.

Link al video del prof. Vacchiano “DAI SEMI AL SOLE”:

https://www.youtube.com/watch?v=DBMY2plNiXw . Dante Iagrossi, Caiazzo

Festa dell’albero il 21 novembre

     La festa dell’albero si celebrava già quando ero studente io e rappresenta ancora oggi un’occasione importante per creare una sana coscienza ecologica nei giovani e negli adulti. L’evento è nato oltre un secolo fa e mantiene inalterate le sue finalità educative e ambientali, particolarmente importanti quest’anno, caratterizzato da un numero elevatissimo di incendi boschivi che hanno devastato vaste zone del Pianeta, ne sono un esempio quelli dell’ultimo mese che si sono diffusi per i boschi del Piemonte.

     In un recente articolo di Piemonte Parchi, Alberi e foreste, patrimonio dell’umanità di Loredana Matonti, si segnalano la situazione delle foreste del pianeta, il ruolo dell’albero, la conservazione del Siti Natura 2000 e altri aspetti a carattere ambientale degli alberi.

     Sullo stesso argomento si possono leggere alcune schede sugli alberi proposte in questo blog, oppure alcuni post precedenti: Piante, alberi e arbusti; Alberi monumentali d’Italia; Giornata nazionale dell’albero 2011. Breve video: Festa dell’albero 2016 del liceo Severi di Salerno.

     Per chi volesse approfondire, propongo alcuni testi: “Plant revolution” di Stefano Mancuso, edizioni Giunti; “La vita segreta delle piante” di P. Tompkins e C. Bird, il Saggiatore; “Erba volant” di Renato Bruni, Codice edizioni; “La vita segreta degli alberi” di Peter Wohlleben, gruppo Macro.

Segnalo, ancora una volta, l’equazione chimica generale relativa alle più importanti reazioni chimiche del pianeta: quelle della fotosintesi clorofilliana:

6CO2 + 6H2O (in presenza di luce e clorofilla) – – > C6H12O6 + 6Oche, attraverso un insieme di reazioni intermedie, trasforma l’energia luminosa in energia chimica immagazzinata nelle molecole di glucosio dei prodotti.

     Da tre anni, collegati alla Festa dell’albero, in Italia vengono indetti gli Stati Generali del Verde Pubblico, un’occasione per mettere insieme esperienze e competenze diverse per rafforzare la cultura della pianificazione territoriale del verde pubblico e ottenere città sempre più vivibili e meno inquinate.

Piante, alberi e arbusti

Eremo_S-Francesco     Le piante sono organismi vegetali autotofri che hanno una propria struttura e una propria organizzazione. Quelle erbacee, arbustive e arboree sono provviste di organi specializzati: radici, fusto e foglie. Gli alberi sono piante legnose i cui rami partono dal tronco solo ad iniziare da una certa distanza dal suolo; hanno dimensioni variabili da pochi metri a molte decine di metri.

     Gli arbusti sono piante anch’esse legnose ma di dimensioni molto più modeste rispetto agli alberi e sono caratterizzate dall’avere il fusto che presenta ramificazioni fin dalla base.

     Quali sono le loro funzioni? È difficilmente immaginabile un mondo senza piante: sarebbe un’immensa desolazione! Ma l’importanza delle piante non è solo estetica e di abbellimento del paesaggio, anche se questo è il primo aspetto che colpisce. Viali alberati, giardini e parchi possono rendere suggestiva e cambiare l’aspetto di una città, però le piante esplicano soprattutto alcune funzioni fondamentali per la vita di quasi tutti gli altri viventi. Esse infatti rendono l’aria respirabile arricchendola di ossigeno ed umidità e, nello stesso tempo, sottraggono anidride carbonica, un prodotto di rifiuto della respirazione cellulare e di molti processi industriali. Senza dimenticare però che almeno il 50% dell’attività fotosintetica del nostro pianeta è svolta dalle alghe dei mari e degli oceani. Attraverso queste attività, le piante svolgono un’importante azione regolatrice sul clima e sull’ambiente in generale, proteggendo il territorio. Si consideri poi l’altro importante ruolo delle piante: quello alimentare, infatti molte di esse forniscono sostanze nutritive sotto forma di frutta, cereali, legumi ed ortaggi per l’uomo oppure sotto forma di radici, foglie, bacche (frutti in generale), semi e foraggio per gli animali. Le piante costituiscono il punto di partenza delle reti alimentari terrestri, mentre le alghe sono alla base delle reti alimentari acquatiche.

     Alcune piante vengono anche utilizzate in molti processi industriali: produzione di carta e cellulosa, di legname per costruzioni o come combustibile; estrazione di resine, essenze e coloranti; produzione di sostanze medicinali oppure di filati, come cotone, canapa e lino.

Alberata_Puglia     Cosa dire di viali alberati, giardini e parchi? Oltre ad essere un luogo di svago e di pratica sportiva e svolgere le funzioni generali delle piante già descritte, svolgono alcune funzioni specifiche. Ad esempio, nelle città o lungo strade e autostrade attenuano il rumore del traffico (barriere antirumore), talvolta anche di molto a seconda delle specie utilizzate e delle caratteristiche delle vie di comunicazione. Filari di alberi ai lati delle strade extraurbane svolgono anche un’importante funzione frangivento rendendo meno pericolosa la circolazione, oltre a rappresentare un implicito segnale per la moderazione della velocità.

     I parchi invece sono aree protette per il beneficio di tutta la collettività, presenti nell’interno delle città o, più spesso, lontano da esse, che hanno alcune funzioni fondamentali:

Conservazione dell’ambiente naturale e conservazione di specie animali e vegetali;

Educazione ad una corretta conoscenza della natura e dei suoi processi, fondamentale per uno sviluppo equilibrato dell’individuo e del cittadino;

Ricerca perché sono un luogo ideale per indagini scientifiche di vario tipo.

     Un’associazione di alberi, arbusti e piante erbacee, costituisce un bosco o una boscaglia. Quando si osserva un bosco bisogna pensare che nello stesso luogo, un tempo più o meno lontano, c’era la roccia nuda e il bosco è il risultato dell’azione di innumerevoli esseri viventi aiutati dai processi disgregatrici degli agenti atmosferici: acqua, vento, gelo, insolazione.

     I primi viventi in grado di colonizzare la roccia nuda sono i licheni: organismi formati dall’unione (simbiosi) di un fungo con un’alga, congiunti tanto strettamente da essere inscindibili e incapaci di vita separata. I licheni sono in grado di secernere sostanze acide che corrodono le rocce e rendono disponibili i sali minerali contenuti in esse, li assorbono e trasformano il tutto in sostanze organiche grazie all’azione della fotosintesi.

     Dopo pochi o centinaia di anni, sulla roccia possono essere presenti detriti che consentono anche l’insediamento dei muschi, altri organismi vegetali primitivi costituiti da un unico tipo di tessuto vegetale molto semplice che continuano l’azione disgregatrice iniziata dai licheni e rendono possibile l’insediamento di altre piante. Licheni e muschi perciò hanno scarse esigenze e per questa loro capacità di adattarsi ad ambienti così difficili vengono detti organismi “pionieri”.

     La velocità di tutto questo processo che porta all’insediamento e allo sviluppo anche delle piante superiori dipende dal clima e, in alcune zone d’alta montagna, apparentemente si “arresta” e si nota solo la presenza di licheni e muschi, ma in realtà il processo di erosione e disgregazione continua in modo ininterrotto, anche senza le piante superiori.

Nelle immagini: (selezionarle per ingrandirle): a. particolare del tetto dell’Eremo di San Francesco (con licheni) immerso in un bosco di lecci (Quercus ilex), nelle colline sopra Assisi ; b. alberata su un lungomare in Puglia.

Alberi monumentali d’Italia

olivastro_Luras-300x223     Sono passati quasi tre anni dall’entrata in vigore della legge n. 10 del 14 gennaio 2013 relativa alle “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”. Una legge che detta anche regole per la tutela del patrimonio paesaggistico e degli alberi monumentali.

     Le norme, recepite o ancora da recepire dalle varie Regioni, cercano di uniformare le diverse iniziative regionali in campo forestale definendo anche le caratteristiche che devono avere gli alberi affinché possano definirsi “monumentali”. Questi “patriarchi” vegetali, opportunamente censiti, sono sottoposti ad una serie di vincoli e protezioni, con sanzioni amministrative e/o penali per il loro eventuale abbattimento. Comunque ogni eventuale intervento sugli stessi è sottoposto ad un parere obbligatorio e vincolante del Corpo Forestale dello Stato.

castagno_santalfio-300x266     Proprio questo Corpo dello Stato (oggi in fase di radicale riordino o di assorbimento da parte di altre forze di polizia) oltre trent’anni fa, nel 1982, diede inizio al primo “Censimento nazionale degli alberi di notevole interesse”, che è stato aggiornato dalle varie Regioni italiane ma senza criteri univoci.

 In questa pagina si può aprire un file excel relativo ai dati degli alberi monumentali censiti nelle Regioni italiane (schede in basso, sulla barra di stato), con l’indicazione della località, del comune e della provincia, del nome scientifico, di quello volgare e di quello inglese della specie, dell’altezza e della circonferenza. Sono anche segnalati quegli esemplari ritenuti di “eccezionale valore storico e monumentale”.

Alcuni esempi:

La roverella (Quercus pubescens Willd.) di Crognaleto (TE) in Abruzzo, alta 17 m e con una circonferenza di 7,8 m;

Il pioppo nero (Populus nigra L.) di Lauria Superiore (PZ) in Basilicata, alto 31 m e con una circonferenza di 6,1 m;

Il pino laricio (Pinus laricio Poiret) di Spezzano Sila (CS) in Calabria, alto 43 m e con una circonferenza di 5,8 m;

Il platano orientale (Platanus orientalis L.) di Avella (AV) in Campania alto 22 m e con una circonferenza di 12,1 m;

L’araucaria (Araucaria cookii R. Br.) della Reggia di Caserta, alta 30 m e con una circonferenza di 4 m;

Il castagno (Castanea sativa Miller) di Camugnano (BO), in Emilia Romagna, alto 10 m e con una circonferenza di 8,4 m;

La farnia (Quercus robur L.) di Bertiolo (UD) in Riuli Venezia Giulia, alta 21 m e con una circonferenza di 8 m;

Il bosso (Buxus sempervirens L.) di Vetralla (VT) nel Lazio, alto 8 m e con una circonferenza di 13,4 m;

Il faggio (Fagus sylvatica L.) di Mallare (SV) in Liguria, alto 35 m e con una circonferenza di 7,7 m;

Il cedro del Libano (Cedrus libani A. Richard) di Villa Mirabello (VA) in Lombardia, alto 28 m e con una circonferenza di 11,3 m;

Il tasso (Taxus baccata L.) di Serra Sant’Abbondio (PS) nelle Marche, alto 15 m e con una circonferenza di 4,8 m;

L’acero montano (Acer psudoplatanus L.) di Pizzone (IS) in Molise, alto 18 m e con una circonferenza di 6,6 m;

La sequoia gigante (Sequoiadendron giganteum, Lindl. Bucholtz) di Roccavione (CN) in Piemonte, alta 42 m e con una circonferenza di 9,9 m;

Il leccio (Quercus ilex L.) di Vico del Gargano (FG) in Puglia, alto 17 m e con una circonferenza di 5,1 m;

La vallonea (Quercus aegilops L.) di Tricase (LE) in Puglia, alta 15 m e con una circonferenza di 4 m;

Il leccio (Quercus ilex L.) di Ogosolo (NU) in Sardegna, alto 28 m e con una circonferenza di 7,6 m;

L’olivastro (Olea europaea L., var, Sylvestris Brot.) di Luras (SS) in Sardegna, alto 14 m e con una circonferenza di 11,8 m, considerato anche l’albero più vecchio d’Italia, con i suoi duemila anni e oltre;

Il castagno (Castanea sativa Miller) di Sant’Alfio (CT) o castagno dei cento cavalli, in Sicilia, alto 22 m e con una circonferenza di 22 m;

La sughera (Quercus suber L.) di Niscemi (CL) in Sicilia, alta 17 m e con una circonferenza di 5,7 m;

Il cipresso (Cupressus sempervirens L.) di Vicchio Mugello (FI) in Toscana, alto 15 m e con una circonferenza di 5,7 m;

Il larice (Larix decidua Miller) di Ultimo (BZ) in Trentino Alto Adige, alto 28 m e con una circonferenza di 8,2 m;

L’olivo (Olea europaea L.) di Trevi (PG) in Umbria, alto 6 m e con una circonferenza di 9,1 m;

Il tiglio selvatico (Tilia cordata Miller) di Todi (PG) in Umbria, alto 16 m e con una circonferenza di 5,7 m;

L’ippocastano (Aesculus hippocastanum L.) di Donnas (AO) in Val D’Aosta, alto 25 m e con una circonferenza di 5,6 m;

Il platano (Platanus orientalis L.) di Caprino Veronese (VR) in Veneto, alto 16 m, con una circonferenza di oltre 10 m.

Ciascuno può aprire la scheda della Regione che gli interessa, considerando che il censimento è soggetto ad aggioramenti e modifiche.

Quali sono le caratteristiche che definiscono un albero “monumentale”?

a) l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosita’ e longevita’, per eta’ o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarita’ botanica e peculiarita’ della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;

b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;

c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.”

Nelle immagini (cliccarci su per ingrandirle un po’): il tronco dell’olivastro millenario di Luras; la chioma del castagno dei “cento cavalli” di Sant’Alfio (www.comunesantalfio.gov.it/).