La crisi è pagata anche dall’ambiente naturale

parco-abruzzo1-300x201     Due casi emblematici: uno internazionale e l’altro italiano. Il primo riguarda le Galapagos, isole che hanno fatto la storia della biologia e dell’evoluzionismo e dove Darwin sbarcò nel 1836. Secondo notizie apparse sulla stampa internazionale, l’ONU per vari motivi, legati anche alle forti pressioni di poteri economici alla continua ricerca di nuove fonti di speculazione potrebbe non tutelarle più. Starebbe per essere avviato un progetto di turismo (moderato) che ha come meta proprio quell’ecosistema particolare. Ricordiamo che l’arcipelago, appartenente all’Ecuador, ha una diversità biologica eccezionale, già descritta da Darwin nell’Origine delle specie e questo è proprio l’anno internazionale della biodiversità. Da oltre un secolo e mezzo queste isole rappresentano un laboratorio scientifico a cielo aperto. Nei documentari naturalistici televisivi spesso sono mostrate alcune delle specie animali endemiche di queste zone che rendono le Galapagos uniche: le tartarughe giganti, le iguane marine, il pinguino delle Galapagos, il cormorano di terra, le numerose specie di fringuelli. È chiaro che un afflusso continuo di turisti, anche se moderato nella quantità, porterebbe alla costruzione di strutture ricettive con un impatto assolutamente negativo sull’ambiente naturale. Com’è già accaduto in passato, per ottenere nuove fonti di guadagni per pochi si danneggiano irrimediabilmente ambienti naturali dal valore storico e biologico straordinario. Proprio dall’osservazione minuziosa delle forma di vita presenti su queste isole molto lontane dalle coste del Sudamerica Darwin arrivò al concetto di isolamento geografico come fattore fondamentale che porta all’isolamento genetico. Su queste isole anche le visite a carattere scientifico andrebbero fortemente regolamentate, ma il turismo “balneare”, più o meno di massa, anche se moderato, non dovrebbe essere permesso. Infatti fra i possibili danni è facile prevedere l’introduzione, volontaria o non, di specie estranee all’ecosistema Galapagos: insetti, rettili, mammiferi, uccelli e così via, alterando quel fragile equilibrio naturale che da centinaia di migliaia di anni ha reso queste isole straordinarie.

L’altro caso, italiano, riguarda alcuni parchi nazionali, in particolare il Parco Nazionale d’Abruzzo che ha per simbolo l’orso marsicano. Anche in questo caso la causa principale è la crisi economica che ha portato il governo ad effettuare enormi tagli nella finanziaria del 2010 e che hanno riguardato tanti settori strategici: ricerca, istruzione, cultura, sicurezza, sanità, gestione delle aree naturali, … Per il Parco d’Abruzzo le risorse economiche per l’anno in corso ammontano a meno di un milione di euro e non consentono neanche  la gestione ordinaria dell’Ente: vigilanza, conservazione, prevenzione degli incendi e del bracconaggio ecc. Spero che questa notizia data dal TG3 regionale dell’Abruzzo si riveli, almeno in parte infondata. Comunque è avvilente constatare che certi poteri economici, generalmente responsabili delle crisi finanziarie con l’attività dei loro dirigenti e/o i mancati controlli, non pagano per la crisi che hanno determinato ma questo costo si riversa sempre sulla gente comune, sulla cultura e sull’ambiente.

Il terremoto del 6 aprile in Abruzzo


 

Morti, feriti, sfollati, attività domestiche, artigianali e industriali distrutte o rovinate: è questo lo scenario del terremoto in Abruzzo. La situazione della prima emergenza oggi appare quasi superata ma adesso inizia la gestione ordinaria del dopo terremoto, di una sistemazione meno precaria degli sfollati, della ricostruzione delle abitazioni civili, degli uffici pubblici, del patrimonio culturale e artistico-religioso. Gli scavi dei primi giorni sono stati continui, senza soste, con turni fra i soccorritori come deve essere, a mano e con piccoli mezzi e strumenti, senza ruspe e escavatori, solo con autogru per sollevare dove era necessario i pezzi di solaio e di colonne più pesanti. Senza creare ulteriori danni alle eventuali persone sommerse. A L’Aquila e nei paesini e frazioni più distanti. Numerose sono state le persone estratte vive dagli edifici crollati. La stima è di oltre 5000 soccorritori, provenienti da varie parti d’Italia, uomini e donne della protezione civile che hanno lavorato senza sosta.

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