Scala Mercalli su RAI 3

Monte_Bianco da Grenoble     Non si tratta della celebre Scala che misura l’intensità dei terremoti, la scala empirica articolata in XII gradi in base ai danni causati alle costruzioni e alle persone, ideata da Giuseppe Mercalli (1850-1914). In questo caso il riferimento è alla trasmissione televisiva condotta dal meteorologo Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana (ritornata nella storica sede del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, TO).

     La trasmissione affronterà tutti i maggiori problemi ambientali attuali e le sfide per il futuro prossimo, che implicano anche cambiamenti nei nostri stili di vita spesso eccessivamente consumistici e spreconi. La prima puntata è prevista per sabato 27 febbraio 2016 dalle ore 21,30 e continuerà per altri cinque sabati successivi, con molti documentari internazionali relativi all’ambiente, al clima, alle risorse del Pianeta e ai comportamenti umani, proponendo anche possibili soluzioni. Oltre al carattere scientifico divulgativo, Scala Mercalli promette di avere anche un forte carattere didattico ed educativo per giovani e adulti.

     Per saperne di più, consultare il sito web della trasmissione, dove si possono vedere/rivedere anche le puntate integrali del 2015 i cui titoli sono: Crisi ambientale e sostenibilità; Carbone, gas e petrolio; I ghiacciai; I gradi della crisi ambientale; Deforestazione; Siccità e smaltimento rifiuti.

Vedi anche http://www.nimbus.it/ . Nell’immagine: il Monte Bianco (versante francese) visto da Grenoble, località “la Bastille”.

Su Marte trovati gli ingredienti per la vita

curiosity_Marte-300x199      Si tratta di uno dei maggiori successi della missione che ha portato il rover Curiosity su Marte. In un insieme di sei articoli della rivista americana Science, presentati dall’Unione Geologica Americana qualche giorno fa a San Francisco, si conferma che nel cratere Gale il rover della NASA ha trovato carbonio, azoto, idrogeno, fosforo e zolfo. Tutti elementi che rendono plausibile l’ipotesi che su Marte ci sia stata qualche forma di vita. Potrebbe essersi trattato di batteri che avremmo classificato nel dominio Archea, molto primitivi, chemiolitoautotrofi in grado di ricavare energia dalle sostanze chimiche presenti nelle rocce della crosta marziana.     Altri indizi indicano che nel cratere in passato c’è stata acqua con un pH neutro e una bassa salinità. Gli archeobatteri che conosciamo sulla Terra sono organismi unicellulari con cellule procariote che vivono negli ambienti estremi del pianeta: sorgenti idrotermali, saline, fondali marini e oceanici in prossimità di fuoriuscita di materiali lavici o gassosi provenienti dall’interno della crosta oceanica.

Su Marte, pur non essendo state trovate direttamente forme di vita, sono stati trovati gli ingredienti necessari e un ambiente adatto per forme semplici di vita. Poiché l’area esplorata è molto, molto piccola rispetto all’intera superficie del pianeta rosso, siamo autorizzati ad ipotizzare la presenza di molti altri siti adatti per la vita microbica. Allo studio, oltre alla NASA, hanno partecipato l’Istituto di Scienze Planetarie di Tucson (Arizona) e il famoso Caltech (California Institute of Technology). Intanto l’attività di ricerca e analisi di Curiosity continua: saranno analizzate altre rocce per ulteriori conferme sull’eventuale presenza passata di elementari forme di vita.

Referenze per l’immagine di Curiosity: NASA/JPL-Caltech.

Video dei festeggiamenti NASA-Caltech e di Curiosity al lavoro su Marte, dopo un anno dall’arrivo (NASA-JPL).

2380 tonnellate di paura

concordia-tragedia-all-isola-del-giglio-1-300x199     Sì, perché in queste e nelle prossime settimane, forse per mesi, la paura in campo ambientale si misura e si misurerà in tonnellate. Paura per tutti, non solo per l’arcipelago toscano e per tutta la costa di quella Regione amatissima dagli stranieri e dagli italiani. Se non si dovesse riuscire ad aspirare il carburante dalla “Concordia” agonizzante, sarebbe l’ennesimo disastro ecologico, quello di maggiori proporzioni per le coste italiane. Avrebbe implicazioni  notevoli anche sul piano turistico ed economico,  oltre che ambientali sull’ecosistema marino e costiero. Perché la Toscana è molto apprezzata all’estero, per il paesaggio, il clima, le coste, la cultura, le isole, la gastronomia.

Ma non fasciamoci la testa prima del tempo. Gli specialisti olandesi, della stessa società (la Smit Salvage) che alcuni anni fa recuperò il sottomarino russo Kursk con il suo dramma e che ha bonificato la petroliera Haven che giace tuttora sul fondo del Tirreno, potrebbero riuscire a rimuovere quell’enorme quantità di gasolio stipato, si dice, in 17-20 cisterne. Almeno è quello che tutti sperano, ma il successo dipende dalla stabilità della motonave. Se dovesse disincagliarsi, ad esempio per le brutte condizioni del mare, potrebbe scivolare verso il fondo, a 80-100 metri di profondità e tutto diventerebbe molto più difficile, con la quasi certa perdita di una parte del carburante. Secondo i tecnici, prima di poterlo pompare da ciascuna cisterna, il carburante deve essere reso più fluido, perciò riscaldato. Un’altra operazione complessa. Oltre il 92% del combustibile (2200 tonnellate) infatti è più denso del gasolio (è di tipo Ifo 380 Cts, con una consistenza che a basse temperature si avvicina a quella del catrame) mentre la restante parte è Mto, più fluido. Il destino della nave invece è legato alla sua permanenza in questa posizione, in superficie, o al suo eventuale inabissamento. In quest’ultimo caso, molto probabilmente verrebbe abbandonata sul fondo e diventerebbe uno dei più grandi relitti subacquei del Mediterraneo. Il Consiglio dei Ministri di oggi ha sicuramente analizzato la situazione ambientale dell’area dell’isola del Giglio, esposta dal ministro dell’ambiente Corrado Clini, e avrà almeno dichiarato lo stato d’emergenza per tutta la zona. Sapremo se sono stati presi ulteriori provvedimenti.

Il recupero dei dispersi, delle salme e del carburante, sarà un braccio di ferro tra l’uomo, le sue tecnologie e il mare. Ma se le condizioni meteorologiche non ci aiutano e la nave dovesse immergersi, non ci sarà competizione.

L’immagine è tratta da: http://notizie.liquida.it/2012/01/17/17861719/costa-concordia-vigili-del-fuoco-guardia-costiera/