I campioni dell’asteroide Bennu sono sulla Terra

Lo scorso 24 settembre è ritornata sulla Terra, nel deserto dello Utah ,la capsula della NASA OSIRIS-Rex. La sonda venne lanciata verso lo spazio nel 2016 e, dopo due anni, nell’agosto 2018 entrò nell’orbita del lontano asteroide Bennu, identificato la prima volta nel 2009 con la sigla 1999 RQ16 e poi nel 2013 ribattezzato 101955 Bennu. Ha un raggio di circa 260 m e un’orbita ellittica intorno al Sole che varia da una distanza minima di 0,9 unità astronomiche ad una massima di 1,35 U.A. Venne selezionato dalla NASA per la missione OSIRIS-Rex perché la sua formazione risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, quando si sono formati anche i pianeti del nostro Sistema solare, Terra compresa.

La missione prevedeva la raccolta di campioni di roccia dell’asteroide e il loro trasporto sulla Terra. Erano previsti due tentativi nel caso il primo fosse fallito, invece già il primo tentativo ha avuto successo e il materiale roccioso è stato prelevato il 20 ottobre 2020. Il viaggio di ritorno quindi è durato circa tre anni. I campioni di roccia e polveri stanno per essere analizzati con le dovute cautele per evitare eventuali contaminazioni con polveri terrestri.

La capsula al rientro ha attraversato l’atmosfera terrestre in circa tredici minuti, perforandola ad una velocità di circa 44.000 km orari. A questa velocità l’attrito generato dalla resistenza dell’atmosfera ha avvolto la capsula con una sorta di “palla di fuoco” ma lo scudo termico ha resistito bene e ha consentito di mantenere la temperatura dei campioni raccolti a valori simili a quelli della superficie di Bennu, senza provocarne alterazioni.

Dall’analisi dei 250 grammi circa di campioni, presso il laboratorio del Johnson Space Center della Nasa a Houston, gli scienziati sperano di ottenere informazioni chimico-fisiche ed eventualmente tracce di molecole pre-biologiche sull’ambiente che ha portato alla formazione della Terra. Il capo della missione è Dante Lauretta dell’Università dell’Arizona, che ha definito l’apertura della capsula “il vero momento della verità”, data l’incertezza sulla quantità di materiale contenuto e sui risultati della loro analisi.

Intanto la sonda OSIRIS-Rex sta utilizzando il propellente che le è rimasto per avvicinarsi ad un altro asteroide: 99942 Apophis, con un diametro di circa 370 m e considerato potenzialmente pericoloso per un possibile futuro impatto col nostro Pianeta, escluso però per i prossimi cento anni. La sonda arriverà su Apophis il 13 aprile 2029, quando l’asteroide sarà a soli 31.700 km dalla superficie terrestre! Dieci volte più vicino della Luna ma i calcoli relativi alla sua orbita escludono che possa essere catturato dalla gravità terrestre e che possa impattare sulla nostra superficie.

Lascia un commento