Incroci pericolosi

Un articolo bizzarro

Dante Iagrossi. Molti anni fa, agli albori dell’Ingegneria Genetica e delle sue grandi potenzialità, in un settimanale, molto diffuso a livello nazionale, uscì un articolo assai originale e persino ironico, dal titolo “Il patapollo farà coccodé?”. L’autore prospettava la creazione di nuovi organismi, attraverso le manipolazioni e l’unione dei loro geni, tra cui il “patapollo”, incrocio tra pollo e patata, con cui sarebbe stato possibile mangiare insieme carne e contorno, evitando di cucinare quest’ultimo a parte. Allo stesso modo, si ipotizzava la possibilità di un “pomomerluzzo”, in cui il pesce era in qualche modo “fuso” al pomodoro, per un secondo piatto “unico”. Un altro avveniristico organismo futuro, ben più utile, poteva essere il “cactus-mais”, per rendere più produttive certe zone desertiche, rendendone le popolazioni autonome dal punto di vista alimentare. Una realizzazione già fatta all’epoca era il “tabacco-lucciola”, ottenuto impiantando nella pianta del tabacco i geni responsabili della luminescenza delle lucciole: era riportata una foto con una distesa di piante che si “accendevano” di notte.

Tigone: incrocio di leone maschio e tigre femmina (foto:
Pixabay)

OGM: luci ed ombre

Sono passati alcuni decenni e adesso esistono in mercato vari prodotti OGM, di cui però non si conoscono ancora con certezza pericoli ed eventuali tossicità. Certe piante resistono di più alla siccità e ai parassiti, con frutti più grandi, alcuni animali producono più carne (e latte). In generale però si pongono questioni di ordine morale, non solo da parte dei credenti, sul fatto che l’uomo vorrebbe “mettersi al posto di Dio”, o comunque della Natura stessa. Il dibattito resta ancora aperto.

Razze nuove

Nell’ambito vegetale, sono disponibili orchidee con fiori dai colori e disegni bellissimi, e tante varietà di rose, come gli ibridi di Tea, che si distinguono dalle altre per i fiori appuntiti, con centri rialzati e colorazioni stupende. Per gli animali, nascono più problemi, dagli incroci di certe razze, allo scopo di accentuarne alcune caratteristiche, come la forza e l’aggressività.

Tra le razze potenzialmente più violente, almeno una decina, ci sono il Pitbull, il Boxer e il Bull Terrier, ottenuti dagli incroci di varie razze di Bulldog e Terrier. Sono stati protagonisti, con altri, di terribili aggressioni e persino di efferati omicidi. Essi richiedono un particolare addestramento e cure continue. In generale, tendono a proteggere i padroni, ma possono anche sentire gli altri come estranei ed invasori, rivoltandosi contro di loro; persino i bambini ne vanno tenuti lontani, o comunque controllati di continuo. Però non bisogna generalizzare, perché ogni individuo ha una sua particolare personalità: anche il mastino ha un certo aspetto fisico “minaccioso”, ma ciò non implica affatto che sarà di fatto sempre violento.

Conclusioni

La Natura ha creato e plasmato organismi straordinari, dotati di caratteristiche specifiche per sopravvivere in modo adeguato nel proprio habitat. Viceversa, però, l’uomo ha cercato di ottenere in modi forzati individui nuovi, più adatti alle sue personali esigenze, estetiche o economiche. Purtroppo i risultati non sono sempre ottimali, poiché a volte comportano conseguenze davvero negative. Dante Iagrossi.

I campioni dell’asteroide Bennu sono sulla Terra

Lo scorso 24 settembre è ritornata sulla Terra, nel deserto dello Utah ,la capsula della NASA OSIRIS-Rex. La sonda venne lanciata verso lo spazio nel 2016 e, dopo due anni, nell’agosto 2018 entrò nell’orbita del lontano asteroide Bennu, identificato la prima volta nel 2009 con la sigla 1999 RQ16 e poi nel 2013 ribattezzato 101955 Bennu. Ha un raggio di circa 260 m e un’orbita ellittica intorno al Sole che varia da una distanza minima di 0,9 unità astronomiche ad una massima di 1,35 U.A. Venne selezionato dalla NASA per la missione OSIRIS-Rex perché la sua formazione risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, quando si sono formati anche i pianeti del nostro Sistema solare, Terra compresa.

La missione prevedeva la raccolta di campioni di roccia dell’asteroide e il loro trasporto sulla Terra. Erano previsti due tentativi nel caso il primo fosse fallito, invece già il primo tentativo ha avuto successo e il materiale roccioso è stato prelevato il 20 ottobre 2020. Il viaggio di ritorno quindi è durato circa tre anni. I campioni di roccia e polveri stanno per essere analizzati con le dovute cautele per evitare eventuali contaminazioni con polveri terrestri.

La capsula al rientro ha attraversato l’atmosfera terrestre in circa tredici minuti, perforandola ad una velocità di circa 44.000 km orari. A questa velocità l’attrito generato dalla resistenza dell’atmosfera ha avvolto la capsula con una sorta di “palla di fuoco” ma lo scudo termico ha resistito bene e ha consentito di mantenere la temperatura dei campioni raccolti a valori simili a quelli della superficie di Bennu, senza provocarne alterazioni.

Dall’analisi dei 250 grammi circa di campioni, presso il laboratorio del Johnson Space Center della Nasa a Houston, gli scienziati sperano di ottenere informazioni chimico-fisiche ed eventualmente tracce di molecole pre-biologiche sull’ambiente che ha portato alla formazione della Terra. Il capo della missione è Dante Lauretta dell’Università dell’Arizona, che ha definito l’apertura della capsula “il vero momento della verità”, data l’incertezza sulla quantità di materiale contenuto e sui risultati della loro analisi.

Intanto la sonda OSIRIS-Rex sta utilizzando il propellente che le è rimasto per avvicinarsi ad un altro asteroide: 99942 Apophis, con un diametro di circa 370 m e considerato potenzialmente pericoloso per un possibile futuro impatto col nostro Pianeta, escluso però per i prossimi cento anni. La sonda arriverà su Apophis il 13 aprile 2029, quando l’asteroide sarà a soli 31.700 km dalla superficie terrestre! Dieci volte più vicino della Luna ma i calcoli relativi alla sua orbita escludono che possa essere catturato dalla gravità terrestre e che possa impattare sulla nostra superficie.