Asteroid day

La giornata venne istituita dall’Unesco nel 2014 e iniziò nel 2015, fissata al 30 giugno, viene celebrata come giornata mondiale degli asteroidi. Lo scopo di questa giornata è quello di aumentare le conoscenze sugli asteroidi e sui potenziali pericoli che rappresentano per la Terra. In generale si vuole aumentare la divulgazione e la conoscenza di tutti i corpi minori del Sistema solare. La data del 30 giungo è legata all’evento di Tunguska del 1908, quando una fortissima esplosione distrusse circa duemila chilometro quadrati di foreste nella Siberia orientale (vedi anche: Studi italiani su Tunguska). Gli asteroidi sono corpi celesti prevalentemente di materiali rocciosi, non sferici, simili a piccoli pianeti, detti anche planetoidi. Si pensa che siano i residui del disco protoplanetario che circa 4,6 miliardi di anni fa diede origine ai pianeti e ai loro satelliti (solo Mercurio e Venere non hanno satelliti).

Il primo ad individuare un asteroide fu Giuseppe Piazzi, astronomo italiano fondatore dell’osservatorio astronomico di Palermo, che il primo gennaio del 1801 scoprì quello che venne definito “pianetino“, tra le orbite di Marte e Giove. In questa zone venne poi individuata una fascia ricca di asteroidi (detta Fascia principale), compresa tra 2 e 4 Unità Astronomiche dal Sole (1 U. A. = 150.000.000 km, la distanza media tra Terra e Sole). Se gli asteroidi sono costituiti da ghiaccio e polveri allora prendono il nome di comete, la cui origine principale risiede nella Fascia di Kuiper e, a distanza molto maggiore, nella Nube di Oort. Video RAI. Gli asteroidi e la Terra. Nascita dell’Asteroid day:

DA DOVE VENGONO LE COMETE?

Dante Iagrossi. Presso molte popolazioni del passato, le comete apparse in cielo all’improvviso erano spesso ritenute presagi di imminenti sventure, come pestilenze e guerre. Poi, col tempo, la loro reputazione è cambiata: basti pensare alla ben nota Stella cometa, che ormai compare in piccolo su tutte le capanne dei presepi, considerata la guida divina dei Re Magi, per trovare e adorare il piccolo Gesù. Adesso ogni cometa che appare viene osservata ed ammirata da studiosi e gente comune: spettacolo lucente e affascinante che solca i cieli della notte.

In maniera molto meno poetica, le comete si possono ritenere “palle di neve sporca”, che stazionano per lo più in zone gelide e scure, ai margini del Sistema Solare. Sono formate da un nucleo non particolarmente esteso, lungo al massimo qualche decina di km, fatto di blocchi ghiacciati, gas congelati e polveri. Questo il loro aspetto abituale, dimesso e scuro, almeno quando sono lontane dal Sole. Invece, avvicinandosi al Sole, avviene la grande trasformazione: col calore solare e col vento solare, il ghiaccio sublima in gas, per cui si forma una chioma di acqua, anidride carbonica (e gas neutri), e coda superiore di gas ionizzati (lunga più di 100 milioni di km), ed una inferiore di polveri, con una lunghezza di una decina di milioni di km. Allora tutto il corpo delle comete acquista una speciale brillantezza, perché i granelli di polvere riflettono la luce del Sole. Inoltre gli elettroni nelle molecole di carbonio e cianogeno, saltando a livelli energetici superiori e poi ritornando a quelli normali, emettono di proprio luce visibile. Inoltre è presente anche una nube avvolgente di idrogeno, estesa per alcuni milioni di km.

Duplice la provenienza delle comete. Dalla fascia di Kuiper, di forma toroidale, in cui un notevole ammasso di comete orbita intorno al Sole, con breve o medio periodo, fino ai 200 anni. Tipico esempio la Cometa di Halley, con periodo di 76 anni circa. Dalla più esterna e sferica Nube di Oort (ipotizzata nel 1950 dall’omonimo astronomo olandese), situata a circa 100.000 u.a., provengono invece le comete di lungo periodo, che può arrivare perfino a 30 mln di anni! Le orbite di quelle periodiche sono chiuse ed ellittiche, invece altre aperte, paraboliche o iperboliche per le comete che passano solo una volta.

Il passaggio vicino al Sole costa alla cometa la perdita di una parte superficiale di nucleo: le più piccole si “consumano” e non tornano più, qualcuna addirittura scompare cadendo nel Sole; le più grandi invece potranno avere ancora altri “giri”. La cometa di Halley, per es., dovrebbe avere ancora altri diecimila passaggi, in circa mezzo milione di anni. Essa è stata osservata nel 1986 da “vicino” (605 km) da 5 sonde spaziali di varie nazionalità: il nucleo ha forma allungata, lunga 15 km e larga 8, la massa è di circa 1 milione di tonnellate. Per l’84% è composto di ghiaccio, per il 6% da formaldeide e anidride carbonica, oltre ad altre sostanze volatili.

Secondo le ipotesi più recenti e accreditate, la Nube di Oort sarebbe la parte restante del disco protoplanetario, costituito da gas e detriti, da cui circa 4,6 miliardi di anni fa è nato il Sistema Solare. Un’altra porzione si è fermata tra Marte e Giove, formando la fascia di asteroidi. Ma non basta, si ritiene che un’ulteriore parte provenga dal migliaio di stelle che si trovavano in vicinanza del Sole: comete catturate dalla forza gravitazionale solare. Al momento non è possibile prevedere una missione esploratrice diretta: la sonda attuale più veloce impiegherebbe circa 30.000 anni per arrivare alla nube!

Da tempo, si ipotizza un’ origine della vita dallo spazio: su meteoriti e comete sono state riscontate tracce di acqua e materia organica, che potrebbero essere state portate sulla Terra dopo circa 500 milioni di anni dalla sua formazione, in seguito ad un vero e proprio bombardamento di meteoriti.

Crediti : foto tratte da: Pinterest (Cometa Neowise); Parti di cometa; Wikipedia, Parti di Cometa: Drogbaster (Fascia di Kuiper, Nube di Oort). Dante Iagrossi, Caiazzo.