RACHEL CARSON, UNA DONNA CORAGGIOSA E BISTRATTATA

Dante Iagrossi. Piccoli, brutti, sporchi e “cattivi”: spesso vengono definiti così, evitati e non di rado schiacciati, senza riconoscere le loro funzioni fondamentali nelle catene alimentari dei vari ambienti : soprattutto, impollinatori e riciclatori di rifiuti organici.

Parassiti delle piante da orto

Gli insetti sono gli animali più numerosi, diffusi praticamente in quasi tutti gli ambienti. Dobbiamo senz’altro stare in guardia nei confronti di molti di essi. Api, vespe e calabroni possono causare gravi intossicazioni, con le loro punture che iniettano veleni, capaci di agire sui globuli rossi e sul sistema nervoso. Le mosche domestiche possono diffondere varie malattie, come tubercolosi, dissenteria, colera, lebbra, ecc. La zanzara anofele causa la temibile malaria; altri insetti, come pulci, cimici e pidocchi, in condizioni di scarsa igiene, sono in grado di creare spiacevoli disturbi e diffondere in certi casi anche gravi malattie.

Locuste

Inoltre, molti insetti (locuste, afidi, coleotteri) danneggiano fortemente le coltivazioni, di cui circa il 10% diventa quindi non più disponibile, quantità notevole, per un milione di persone. In un primo momento, venivano adoperati insetticidi naturali, come nicotina, rotenone e piretro, che però erano di breve durata. Allora si ricorse al famigerato DDT, insetticida sintetico, che pur ottenuto nel 1873, solo più tardi, nel 1939, fu adoperato con successo sia contro la zanzara anofele, che causa la diffusione della malaria, sia contro molti insetti infestanti. Esso infatti agisce sul sistema nervoso degli insetti, provocandone spasmi e morte.

Rachel Carson

Nel 1962 uscì un libro famoso, “Primavera silenziosa” di Rachel Carson, che, dopo una serie di accurate documentazioni, denunciò senza mezzi termini le conseguenze nefaste dell’uso intensivo di DDT, in particolare la morte di uccelli che si nutrivano di insetti irrorati. Naturalmente questo suo deciso atto d’accusa si opponeva ai notevoli interessi economici delle ditte produttrici. Allora fu attuata contro di lei una meschina e pressante campagna denigratoria, durante la quale venne definita addirittura “zitella isterica”. Comunque il suo libro ebbe un enorme successo, tanto da vendere in due anni più di un milione di copie, influenzando profondamente l’opinione pubblica. Da allora, infatti, si formarono le prime associazioni ecologiste, come la EPA in America e il WWF. Alla fine il DDT fu proibito. La Carson morì prematuramente per tumore nel 1964, lasciando però un’ impronta profonda nella storia delle scienze, basata su due principali messaggi:

  • la stretta interconnessione tra gli organismi della Natura
  • la fondamentale responsabilità umana nel deciderne le sorti. (Testo di riferimento: ENTOMANIA di Nicola Anaclerio, crediti fotografici: coltivazionebiologica.it/ nationalgeographic.it/ nature.org). Dante Iagrossi, Caiazzo

Rocce plutoniche

Le rocce ignee o magmatiche possono essere classificate in base a tre criteri fondamentali: 1. le condizioni di solidificazione; 2. il contenuto in silice (SiO2); 3. la composizione chimica e mineralogica. Considerando solo il primo criterio, sono fondamentali le caratteristiche del processo di solidificazione del magma. Queste caratteristiche sono diverse a seconda che la massa fusa si solidifichi in superficie o in profondità all’interno della crosta terrestre. La solidificazione dei magmi all’interno della crosta è un processo lento o molto lento, che produce rocce ignee intrusive in ammassi rocciosi detti plutoni.

Granito rosa

Le eruzioni vulcaniche sono spettacolari e determinano la trasformazione del magma in lava il cui raffreddamento è abbastanza veloce e osservabile in tempi brevi, settimane o addirittura giorni. La solidificazione del magma in profondità al contrario, oltre ad essere lenta, non è né spettacolare né osservabile direttamente, ma non per questo meno importante. Queste rocce intrusive possono essere osservate direttamente solo molto tempo dopo, quando affiorano in superficie a causa dell’erosione degli strati rocciosi sovrastanti. I plutoni, ammassi rocciosi solidificati all’interno della crosta, quando sono di grandi dimensioni vengono detti batoliti, essi hanno una composizione prevalentemente acida (contenuto di SiO2 maggiore del 65%) e le dimensioni possono essere gigantesche, fino a centinaia di km2 di estensione. I batoliti sono solitamente associati a catene montuose e ne formano il nucleo. In Italia formano la struttura centrale del massiccio sardo-corso, ma in America formano la struttura occidentale delle Ande a sud e delle Montagne Rocciose a nord.

Pan di Zucchero, Rio de Janeiro

La composizione dei batoliti è quasi esclusivamente granitica, la stessa tipologia di rocce che formano il massiccio del Monte Bianco. Tra gli ammassi granitici più spettacolari, bisogna segnalare il famoso “Pan di Zucchero“ di Rio de Janeiro.

I batoliti si sono formati attraverso un processo che ha compreso l’iniezione di magma in cavità preesistenti o in spazi creati dal magma stesso e la fusione delle rocce inglobanti. I batoliti si sono formati in tutti i periodi geologici, nelle aree di corrugamento, di orogenesi. Il batolite granitico del Monte Bianco si è formato nel Paleozoico superiore, mentre quelli dell’Adamello (Lombardia) risalgono al terziario. Questi ultimi hanno dimensioni molto più ridotte rispetto a quelli americani e si sono formati per iniezione magmatica all’interno di rocce preesistenti.

Classificazione dei plutoni

Altri corpi plutonici hanno dimensioni più ridotte e possono solidificare in prossimità della superficie. In questo caso si possono avere i filoni-strato o sills, generalmente inseriti tra uno strato e l’altro di rocce sedimentarie, tabulari e di spessore variabile da pochi centimetri a decine di metri. Spesso accompagnano le attività vulcaniche e il loro magma ha una composizione basica. Anche i laccoliti sono strutture plutoniche inserite tra gli strati che, però, inarcano verso l’alto gli strati sovrastanti, come è accaduto nella zona dei Colli Euganei in Veneto. I laccoliti assumono la forma di una lente piano-convessa, rispettivamente verso il basso e verso l’alto. I filoni o dicchi sono altre strutture rocciose intrusive, che tagliano trasversalmente gli strati rocciosi che li contengono. Possono tagliare gli strati in ogni direzione e si sono formati per iniezione magmatica entro spaccature delle rocce. Spesso si dispongono a raggiera intorno a grandi ammassi plutonici.

Per approfondimenti sulle rocce magmatiche: Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova.

API E VESPE: PESSIMA FAMA, PERO’…

Dante Iagrossi. Non hanno affatto una buona reputazione: appena ce le vediamo attorno, alle finestre, in casa o nei giardini, ce ne allontaniamo subito per la paura di punture, cercando subito di schiacciarle o irrorarle di insetticidi… Invece di agitarci, però, l’ideale sarebbe di stare fermi (se ci si riesce!), finché non si allontanano. Forse, verso le api siamo un po’ meglio predisposti, per i buonissimi e utili prodotti dell’alveare e la loro fondamentale funzione di impollinazione incrociata di fiori ed alberi da frutta. Le Vespe, le temiamo di più per le dolorose e pericolose punture, che potrebbero procurarci uno shock anafilattico e, in certi casi, persino la morte. Eppure anche loro rivestono un ruolo importante negli equilibri naturali, predatrici di molti insetti dannosi, come mosche e zanzare, cibo per le loro larve.

Ape e vespa a confronto

Le specie di api attualmente note sono circa 20.000, quelle di vespe invece 4.000, diffuse soprattutto in zone tropicali. In comune, hanno la tipica struttura del corpo di insetti, ben suddiviso in capo, torace ed addome, con due grandi occhi composti, due paia di ali e tre di zampe. Le vespe si distinguono per la forma più affusolata e stretta tra testa e addome, le striature gialle e nere (probabili segnali di pericolo), la mancanza di pelosità. Alcune vivono per lo più da sole, ma la maggior parte di esse costituisce colonie affollate. La società delle vespe fondata in primavera finisce in autunno, quindi è annuale, invece quella delle api molto più duratura, senza un termine preciso, per cui decisamente poliennale, ma la regina viene cambiata ogni anno. Questo fatto influisce sulla grandezza e consistenza dei nidi: quello delle vespe, destinato a breve utilizzo e a qualche decina di individui, è fatto orizzontalmente in modo veloce, con materiale tipo cartoncino, dall’impasto di fibre secche con saliva. Invece quello delle api è verticale, molto più grande, il favo, fatto di cera, per ospitare le uova e custodire il miele. Entrambe adottano per le cellette una ben precisa forma esagonale, dimostrando una notevole conoscenza geometrica pratica: la maggiore area interna a parità di perimetro esterno. La suddivisione delle caste è simile: la posizione privilegiata è quella della regina, che viene nutrita in modo ottimale dalle operaie, per la sua funzione riproduttiva. Invece i maschi, pur essendo un migliaio, servono alla riproduzione, ma dopo sono abbandonati ed eliminati. In particolare, la regina delle api , unica femmina feconda, depone da 3.000 a 5.000 uova al giorno, nel periodo primaverile ed estivo. Le operaie sterili, che vivono dalle 5 settimane a circa sei mesi, costituiscono davvero la forza motrice dell’alveare, in numero di diecimila d’inverno, mentre anche centomila d’estate, con cibo abbondante e la necessità dei vari lavori: ricerca, prelievo e raccolta del cibo, nutrimento di larve e regina, pulizia e riparazioni dell’alveare, difesa della comunità fino al sacrificio, apporto di acqua e ventilazione in caso di temperature più alte. Le api esploratrici per la ricerca dei fiori da cui estrarre il nettare comunicano poi alle altre compagne bottinatrici tramite un preciso linguaggio figurato, a seconda della posizione rispetto al sole e alla vicinanza dei fiori. Anche le vespe producono piccole quantità di miele per nutrire le larve, oltre che con piccoli insetti, e nei rapporti sociali (trofallassi). Infatti recentemente alcuni ricercatori hanno scoperto che le vespe operaie cartonaie dell’America Centrale e Meridionale, quando diventano numerose nelle loro colonie, fanno da baby sitter alle larve di altri nidi vicini, anche se in genere le vespe rifiutano con decisione e violenza gli estranei. Inoltre si è constatato che questa loro capacità di migrazione ed integrazione in altre comunità, riesce abbastanza bene, forse meglio che nella nostra società globalizzata e multiculturale!

Le api hanno dimostrato anche insospettate capacità logiche. I bombi sono stati sottoposti ad una serie di esperimenti interessanti. In pratica, essi hanno imparato e ripetuto più volte un’azione per ottenere in cambio del nettare. Al centro si faceva vedere la presenza di nettare, poi si mostrava un bastoncino con ape di plastica ad un’estremità che spostava la pallina fino a farla cadere in buca. Tutte le api hanno poi spostato la pallina per avere nettare e altri bombi osservandole hanno imparato a fare lo stesso per avere cibo. Nel loro minuscolo cervello, le api possiedono circa un milione di neuroni, quantità 4 volte quella dei moscerini. In effetti è risaputo che possiedono particolari capacità relazionali: non solo sanno comunicare alle compagne dove si trovano i fiori ed il nettare, ma, scuotendo l’addome, forse, comunicano anche la gioia e la bontà del cibo disponibile.

Le danze delle api

La danza è circolare se i fiori sono vicini, fino a 50 metri, a forma di otto, se a distanze maggiori. Se si muovono verso l’alto essi stanno in direzione del sole, altrimenti in posizione opposta. Inoltre, Addirittura indicano persino l’angolazione giusta rispetto alla retta tra alveare e sole.

L’importanza delle api è davvero fondamentale per l’impollinazione delle produzioni agricole, in particolare per mandorle, mele, pere, pesche, prugne, kiwi, ciliegie, cocomeri, meloni, oltre che per cipolle, zucche, fragole, pomodori. Purtroppo l’uso eccessivo di insetticidi, diserbanti, fitofarmaci, le api stanno diminuendo di numero in varie zone agricole. Se scomparissero del tutto, dovremmo rinunciare quindi a tanta frutta e verdura. Secondo certe stime, se le api si estinguessero del tutto nel mondo, la nostra specie cesserebbe di esistere in appena 5 anni.

Impollinazione manuale in Cina

In qualche zona della Cina, per l’uso massiccio dei pesticidi, non ci sono quasi più api, per cui si deve procedere all’impollinazione manuale da parte di gruppi di operai.

Quanto alle vespe, sono pure molto importanti, per l‘impollinazione di circa 960 specie vegetali, di cui 164 dipendenti solo da esse, come per certe orchidee. Inoltre il loro veleno e la saliva hanno riconosciute proprietà antibiotiche. Le loro larve, ricche di proteine, vengono mangiate in zone tropicali. Comunque, le vespe sono anche valide predatrici di vari insetti infestanti, come afidi e bruchi, che danneggiano le coltivazioni, quindi, al posto di sostanze chimiche pericolose, potrebbero servire come strumenti naturali di protezione agricola.

In conclusione, questi insetti, sia pure con una certa attenzione, devono essere rispettati e protetti in modo adeguato, per poterci assicurare un futuro davvero equilibrato e sereno. (Crediti fotografici: coopler/reserchegate.net/taxidrivers.it). Bacheca su: VESPE, Dante Iagrossi, Caiazzo.