Conferenza ONU sul clima: Cop 26 a Glasgow

La conferenza mondiale sul clima a Glasgow in Scozia è iniziata oltre una settimana fa , un’altra grande opportunità per prendere grandi e impegnative decisioni per rallentare il riscaldamento globale in atto. Sarà sprecata? Il Regno Unito sta coordinando i lavori delle varie delegazioni, provenienti da oltre 190 Paesi. Per la riuscita della conferenza e l’assunzione di impegni che contrastino i mutamenti climatici causati prevalentemente dal consumo massiccio di combustibili fossili, saranno cruciali il comportamento e l’impegno dei più grandi paesi inquinanti, come Stati Uniti, Cina, India, Unione Europea e Russia, sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale gas serra.

L’accumulo in atmosfera di questi gas serra, impedisce alla Terra di disperdere il calore che riceve dall’irradiazione solare. Ciò sta determinando i mutamenti climatici con numerosi e nefasti fenomeni connessi: aumento degli eventi atmosferici sempre più estremi, desertificazione di estese zone del pianeta, scioglimento del permafrost nelle zone polari e subpolari, scioglimento fuori controllo dei ghiacci, innalzamento lento ma continuo di mari e oceani e altro ancora.

Sul ruolo dell’aumento di CO2 come causa fondamentale del riscaldamento globale ormai c’è unanimità tra gli scienziati e certamente quest’aumento è causato dalle attività umane. Il fisico teorico statunitense Lawrence M. krauss, autore del recente volume The physics of climate change, uno dei maggiori esperti sui mutamenti climatici, in un articolo di pochi giorni fa sulla rivista Prospect (Regno Unito) ha scritto che “Nella scienza del cambiamento climatico restano ancora molti aspetti da chiarire. Ma quello che sappiamo con certezza è più che sufficiente a smentire chi mette in discussione la necessità di adottare subito misure radicali”.

Il testimone dei lavori è stato passato a Glasgow dalla riunione del G20, con i 20 Paesi economicamente più avanzati e tra i più inquinanti, conclusa una settimana fa a Roma. Sui temi ambientali purtroppo la riunione di Roma non ha portato a impegni chiari e netti sulla riduzione delle emissioni di diossido di carbonio e sul contenimento dell’aumento della temperatura media globale: è stato stabilito di contenere l’aumento della temperatura media entro 1,5 °C per la metà di questo secolo. A Roma e Glasgow hanno deluso l’assenza dei Presidenti di Cina e Russia che riduce la credibilità di quest’impegno.

A Glasgow, Xi Jinping, il presidente cinese e Vladimir Putin, il presidente russo, hanno mandato le loro delegazioni. Non è stata la stessa cosa e gli impegni assunti e che saranno ancora presi, senza la Cina che emette in atmosfera il 28% della CO2 totale, avranno scarsa efficacia. Nei prossimi giorni si capirà la portata degli impegni che saranno assunti. L’Unione Europea intanto si mostra in prima fila: ha approvato una legge per ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990.

Un altro allarme e l’invito a non rinviare decisioni efficaci e vincolanti è arrivato dall’Organizzazione meteorologica mondiale dell’ONU che, in un recente rapporto, ha indicato gli ultimi sette anni come i più caldi che siano mai stati registrati, inoltre il 2021 ha visto un maggiore aumento del livello di mari e oceani.

Tra i timidi passi in avanti assunti dalla maggioranza dei Paesi della COP 26 ci sono:

a) Lo stop ai finanziamenti sulla ricerca, l’estrazione e il consumo di combustibili fossili; ma senza la Cina ed altri Paesi che basano la loro produzione energetica prevalentemente sul consumo di carbone, quali effetti produrrà quest’accordo?

b) La riduzione delle emissioni di metano, il secondo gas serra dopo il diossido di carbonio. Ma qui, oltre a Cina e Russia si è tirata indietro anche l’India. Questi tre giganti insieme sono responsabili di un terzo delle emissioni di metano. Rimangono USA, UE e altri Stati con emissioni più modeste.

c) Più di 100 Paesi che ospitano l’85% dei boschi e delle foreste del pianeta, si sono impegnati a ridurre la deforestazione e poi incrementarla. Tra questi anche Brasile (? sarà vero? Non c’era il presidente Bolsonaro) e Congo che sul loro territorio hanno le due maggiori foreste equatoriali del mondo e che, negli ultimi anni hanno proceduto a gran ritmo alla loro riduzione. Gli altri Stati hanno promesso compensazioni di alcuni miliardi di dollari. Tutti hanno dato la disponibilità ad incrementare le coltivazioni arboree (naturali o artificiali) per per far aumentare la cattura della CO2 da parte delle piante con la loro fotosintesi. A questo scopo i leader hanno firmato la “Dichiarazione di Glasgow sulle foreste e l’uso dei suoli”. Piccoli passi in avanti. Poco, ma meglio di niente. Gli impegni fondamentali della Dichiarazione:

1.   Conservare le foreste e altri ecosistemi terrestri e accelerare il loro ripristino;

2.  Facilitare il commercio e le politiche di sviluppo, a livello internazionale e nazionale, che promuovano lo sviluppo sostenibile e la produzione e il consumo di beni sostenibili, che lavorino a beneficio reciproco dei paesi e che non portino alla deforestazione e al degrado della terra;

3. Ridurre la vulnerabilità, costruire la resilienza e migliorare i mezzi di sussistenza rurali, anche attraverso la responsabilizzazione delle comunità, lo sviluppo di un’agricoltura redditizia e sostenibile, e il riconoscimento dei molteplici valori delle foreste, riconoscendo al contempo i diritti delle popolazioni indigene, nonché delle comunità locali, in conformità con la legislazione nazionale e gli strumenti internazionali;

4.  Attuare e, se necessario, ridisegnare le politiche e i programmi agricoli per incentivare l’agricoltura sostenibile, promuovere la sicurezza alimentare produrre benefici per l’ambiente;

5.   Riaffermare gli impegni finanziari internazionali e aumentare significativamente i finanziamenti e gli investimenti da un’ampia varietà di fonti pubbliche e private, migliorandone anche l’efficacia e l’accessibilità, per permettere un’agricoltura sostenibile, una gestione sostenibile delle foreste, la conservazione e il ripristino delle foreste, e il sostegno alle popolazioni indigene e alle comunità locali;

6.  Facilitare l’allineamento dei flussi finanziari con gli obiettivi internazionali per invertire la perdita e il degrado delle foreste, assicurando allo stesso tempo che siano in atto politiche e sistemi solidi per accelerare la transizione verso un’economia che sia resiliente e promuova gli obiettivi relativi alle foreste, all’uso sostenibile delle terre, alla biodiversità e al clima. Crediti: https://www.qualenergia.it/ http://www.alternativasostenibile.it/.

1 commento su “Conferenza ONU sul clima: Cop 26 a Glasgow”

  1. Articolo chiaro e dettagliato, fornisce in modo diretto ed efficace i risultati e le perplessità inerenti al summit recente. Purtroppo alcuni capi di stato pospongono, ad interessi economici immediati, la salvaguardia prioritaria dell’ambiente, provocando gravi conseguenze non solo per le proprie popolazioni, ma per tutto il mondo.

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