EFFETTO SERRA: CALDO, MA NON SOLO

di Dante Iagrossi

Valerio Rossi Albertini, grande divulgatore scientifico, nel suo ultimo libro “Un pianeta abitabile”, dedica un capitolo alle cause e problematiche inerenti all’effetto serra.

Ormai è assodato che la temperatura media del nostro pianeta è in progressivo aumento, a causa di varie attività dell’uomo: trasporti, industrie, produzione di energia elettrica da fonti fossili, agricoltura ed allevamento intensivi. Per spiegare l’effetto serra, l’autore ricorre ad un esempio molto semplice ma assai efficace: il parcheggio nello stesso posto, per lo stesso tempo, in una giornata invernale col sole, di una Cabriolet aperta superiormente e di una Berlina chiusa. Nella prima, chi entra non trova differenza di temperatura con l’esterno, nella seconda, invece, si avverte un certo tepore, con una differenza termica rispetto all’aria fuori, tanto maggiore quanto più scura è la sua tappezzeria. Prima la Terra era come la Cabriolet aperta, poi gli interventi umani le hanno sollevato e chiuso la cappotta, provocando un sensibile aumento di temperatura. Ma finché c’è ghiaccio, c’è speranza! Il ghiaccio infatti è molto importante nel contrastare l’aumento della temperatura globale per due motivi fondamentali: essendo biancastro, riflette buona parte dei raggi solari e impedisce, col raffreddamento d’aria, un eccessivo aumento termico. Purtroppo negli ultimi anni si è avuto un aumento di 6 gradi nella calotta artica, che ha comportato un notevole scioglimento dei ghiacciai polari e delle nevi alpine. Inoltre anche il permafrost, strato di terreno ghiacciato, che conserva resti animali e vegetali, delle zone settentrionali tende a sciogliersi, con decomposizione accelerata di quelle sostanze organiche ed emissione di anidride carbonica. Maggio del 2019, ma anche di quest’anno, sono stati particolarmente freddi, proprio a causa della fusione di grandi quantità di ghiaccio, con correnti d’aria calde verso il Nord e fredde verso il Sud. Queste, sia pure intiepidite, hanno comunque determinato giornate e venti freddi in piena primavera anche da noi.

Un’ altra conseguenza negativa potrebbe esserci per la Corrente del Golfo, enorme serbatoio di acqua calda dai tropici al Nord Europa, che potrebbe perdersi in vari vortici, senza arrivare più compatta nei paesi settentrionali. WAKELET con materiali specifici sul Riscaldamento Globale. Dante Iagrossi, Caiazzo

Argomenti vari in bacheca

Da alcuni mesi Dante Iagrossi ha prodotti molti materiali, sia a carattere multidisciplinare sia specifico su alcune materie scientifiche. Non mancano argomenti legati all’attualità. I materiali sono liberamente consultabili, sia a scopo didattico sia a scopo divulgativo nelle varie bacheche predisposte su LINO.it e su Wakelet. Eccole:

Cava di travertino

CAVE e INCENDI

CORONAVIRUS

FAME e SPRECHI ALIMENTARI

FORESTE

ITALIA e dissesto idrogeologico

IL VOLTURNO

IL MEDITERRANEO

PIANETA SURRISCALDATO

TERRA DEI FUOCHI

DOSSIER DROGHE

Riscaldamento globale

Giornata mondiale delle api

Si celebra oggi la giornata mondiale delle api, una ricorrenza internazionale che tende a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questi fondamentali insetti impollinatori. Insetti sociali che con il loro instancabile lavoro di ricerca del nettare, da un fiore all’altro, svolgono un ruolo insostituibile di sviluppo ambientale sostenibile, sentinelle ambientali e di sostegno alla biodiversità.

La loro importanza economica come produttori di miele è del tutto secondaria (ma non la pensano così gli apicoltori, me ne rendo conto) rispetto al ruolo di impollinatrici delle piante con fiore, sia arboree che erbacee e arbustive.

Spesso viene citato il detto di Albert Einstein secondo cui alla specie umana, senza le api, resterebbero solo quattro anni di sopravvivenza. Sono decine di migliaia le specie di api nel mondo, una delle più diffuse è l’ape domestica (Apis mellifera), che si trova in tutti i continenti, escluso l’Antartide e le zone artiche. Il genere Apis venne introdotto dal grande tassonomista Carlo Linneo nel 1758, la famiglia è Apidae, ordine è quello degli imenotteri che appartengono alla classe degli insetti.

Le attività umane più pericolose per la vita delle api sono l’utilizzo indiscriminato di pesticidi, fertilizzanti e fungicidi. In molte parti del mondo queste pratiche hanno causato una riduzione molto preoccupante del numero di questi insetti sociali, tanto da rappresentare una delle maggiori emergenze ecologiche. Per chi vuole approfondire lo studio delle api: Rudolf Steiner, Le api, biblioteca antroposofica Milano, 1982.

Dopodomani, 22 maggio sarà anche la giornata mondiale della biodiversità, proclamata nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per celebrare l’adozione della Convenzione della Diversità Biologica.

SOS Amazzonia anche in Wakelet

Il collega Dante Iagrossi continua a sperimentare l’utilizzo di diverse piattaforme in rete. Ultimamente ha provato ad utilizzare Wakelet per trattare un tema di enorme importanza: la progressiva deforestazione dell’Amazzonia per lo sfruttamento del suolo ad uso agricolo, per lo sfruttamento delle risorse minerarie del suo sottosuolo e per il commercio del suo legname.

Deforestazione in Amazzonia. Crediti: https://www.globalist.it/

In questi ultimi anni, le prese di posizione sull’Amazzonia del presidente Bolsonaro sono andate in questa direzione: sfruttare il più possibile le risorse dell’Amazzonia perché sono un bene solo del Brasile e non dell’intera umanità. Il presidente del Brasile, in accordo con l’ex presidente USA Trump, ha sempre minimizzato le preoccupazioni ambientali degli altri Stati e delle organizzazioni scientifiche e ambientaliste internazionali ed ha negato il fenomeno del riscaldamento globale come conseguenza delle attività umane di deforestazione e consumo indiscriminato dei combustibili fossili. Ha anche minacciato di abbandonare gli accordi di Parigi sul clima, come aveva già fatto Trump (appena eletto però Joe Biden si è affrettato a far rientrare gli USA in quegli accordi).

Ma Bolsonaro non cede, sostenuto dai grandi proprietari terrieri e dalla lobby degli allevatori, prosegue nella deforestazione ed esclude i popoli indigeni da qualunque decisione sulla sopravvivenza del loro ambiente.

Sono passati quasi quarant’anni dall’assassinio dello storico sindacalista e ambientalista brasiliano Chico Mendes che si batteva per preservare l’Amazzonia dalla progressiva distruzione e dallo sfruttamento indiscriminato, ma non c’è stata un’inversione di tendenza. Anzi la situazione è notevolmente peggiorata. Nonostante gli aiuti internazionali al Brasile per bloccare o ridurre il processo di deforestazione.

Non è servito a smuovere dai suoi propositi Bolsonaro neanche il Sinodo sull’Amazzonia, organizzato da Papa Francesco in Vaticano nell’autunno del 2019.

Forse solo un cambio di governo e di presidente potrà rallentare questo nefasto processo: solo nel 2020, secondo l’Istituto nazionale delle investigazioni spaziali del Brasile (Inpe), attraverso vari metodi (prevalentemente gli incendi appiccati ad arte) sono stati distrutti 8.500 kmq di foresta. Un requiem per la biodiversità del Pianeta e per gli indios del Sudamerica. Vedi anche SOS Amazzonia in Wakelet.

Quando ci sarà la disponibilità dei vaccini su vasta scala?

The Economist, circa tre mesi fa, in base al numero di vaccini in produzione nelle diverse aziende farmaceutiche che lo hanno sperimentato, ha elaborato una mappa mondiale sui tempi della disponibilità di massa dei vaccini anti covid-19. Si tratta di una stima che consente di prevedere quando si potrà arrivare all’immunità generale verso le gravi patologie associate a questo nuovo virus.

La mappa stima i tempi della disponibilità dei vaccini ma non considera le carenze logistiche e sanitarie di alcuni Paesi, soprattutto africani, che potrebbero ritardare ulteriormente la somministrazione dei vaccini, anche se disponibili. La mappa è stata anche ripresa dalla rivista “Internazionale”, nell’articolo “La diplomazia dei vaccini”, di Thomas J. Bollyky, The Atlantic, Stati Uniti.

Appare evidente che:

Stati Uniti e Paesi europei disporranno di vaccini su vasta scala, adeguati a vaccinare tutta la popolazione, entro la fine del 2021;

Molti altri Paesi (Canada, Messico, Brasile, Perù, Argentina, Cile, Sudafrica, Russia, Turchia, Australia, …) disporranno di un adeguato numero di vaccini entro la metà del 2022;

Dovranno attendere invece la fine del 2022, Marocco, Egitto, Etiopia, Iran, Mongolia, Cina, India, … Questi ultimi due anche a causa dell’elevato numero di abitanti (quasi 1,4 miliardi l’India, ancora di più la Cina);

La stragrande maggioranza dei Paesi africani, ma anche molti del sudest asiatico, del centro e sud America e dell’Asia centrale, avranno la disponibilità di vaccini per tutta la popolazione solo nella prima metà del 2023.

Quindi, per arrivare ad un’immunità globale contro questo virus, occorreranno almeno due anni, considerando che probabilmente come gli altri virus influenzali che colpiscono le vie respiratorie bisognerà modificare e somministrare il vaccino ogni anno. Crediti: Internazionale 1405 del 16 aprile 2021, una rivista che raccoglie settimanalmente il meglio dei giornali di tutto il mondo. https://www.internazionale.it/ .

Il grande viaggio di Magellano

Ferdinando Magellano (1480 – 1521), portoghese, fu il primo esploratore ad intraprendere la circumnavigazione del globo che durò quasi tre anni dal 1519 al 1522. Ma il grande navigatore morì l’anno precedente, prima di poter ritornare in Spagna, con i pochi marinai rimasti.

Sintesi: Il viaggio di Magellano in 8 punti (Repubblica TV, 2 minuti)

L’America era già stata “scoperta” (1492) quando lui era ragazzo, due anni dopo la scomparsa dei suoi genitori. Fu educato tra i paggi della corona portoghese, che servì con alterne fortune in diverse esplorazioni in Asia e in alcune battaglie.

Dopo una battaglia in Marocco contro i mussulmani, fu accusato di commerciare con loro e licenziato con disonore. Sempre inquieto e con lo spirito di esploratore, si impossessò di una carta geografica che segnalava la possibilità di un passaggio, a sud del Rio della Plata all’estremità meridionale del Sudamerica, che permetteva di navigare dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico. Un passaggio di cui si parlava ma non era mai stata dimostrata la sua esistenza. Poteva permettere di arrivare in estremo oriente senza circumnavigare l’Africa e passare lungo i porti asiatici, a quel tempo sotto il controllo portoghese.

L’idea di una nuova via per le Indie, le isole delle spezie (l’attuale arcipelago indonesiano delle Molucche), senza dover sottostare al controllo e ai dazi dei porti portoghesi, convinse il re di Spagna Carlo V a finanziare l’idea di Magellano (rifiutata in Portogallo) di scoprire questa nuova via marittima.

Magellano salpò dal porto di Siviglia nel 1519 al comando di cinque navi, e arrivato all’estremità meridionale del Sudamerica trovò lo stretto che oggi porta il suo nome e lo attraversò con tre navi (una aveva fatto naufragio e l’altra aveva disertato abbandonando la flotta). Dopo aver attraversato quel tratto di mare tempestoso, si trovò in un oceano calmo che tale rimase per i successivi tre mesi di navigazione verso nord-ovest, tanto che gli venne assegnato l’aggettivo “Pacifico”.

Nel 1521 furono raggiunte le isole Marianne (oggi famose anche per l’omonima fossa oceanica, la più profonda del pianeta, circa 12 km, formatasi per la subduzione del margine occidentale della placca pacifica al disotto del margine orientale della placca asiatica), e poco dopo l’arcipelago delle Filippine, allora chiamate Isole di San Lazzaro. Qui Magellano morì in una battaglia contro gli indigeni, nel tentativo di conquistare una delle isole per la corona spagnola e convertire la popolazione al cattolicesimo.

Le vicende del viaggio di Magellano sono conosciute perché a bordo dell’unica nave che riuscì a fare ritorno in Spagna, dei due italiani a bordo, uno era Antonio Lombardo detto Pigafetta che scrisse un diario abbastanza dettagliato del viaggio. Dei 234 uomini (marinai e soldati) partiti con cinque navi, ritornarono in Spagna solo in 18 su un’unica nave danneggiata, la Victoria che navigava in condizioni di fortuna dopo un viaggio di 69.000 km.

Per saperne di più sulle grandi esplorazioni compiute dagli europei, che da una parte posero le basi per il colonialismo, lo sfruttamento delle risorse di quelle regioni e la conversione al cattolicesimo/cristianesimo delle loro popolazioni e dall’altra sono state il fondamento di integrazioni fra diverse parti del mondo, fino all’attuale globalizzazione, segnalo il volume “L’età delle scoperte geografiche, 1500 – 1770” di Glenn J. Ames, edizioni Il mulino, 2008.

Il volume analizza con particolari lo scontro commerciale e per il controllo delle terre costiere del Sudamerica e delle Indie tra portoghesi e spagnoli, poi ci fu l’ingresso nella competizione, a partire dal 1600, di olandesi, inglesi e francesi.

Il viaggio di Magellano (RAI 3), 30 minuti