COP 25 a Madrid

COP 25 Madrid          L’Italia è tra i Paesi che pagheranno di più in termini economici, ambientali e sociali le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto. Il nostro Paese si trova al centro della Regione Mediterranea ed è caratterizzato da un’elevata vulnerabilità climatica: ondate calore, di siccità estreme e incendi, progressivo scioglimento dei ghiacciai alpini (di quelli appenninici rimane un piccolo lembo sul Gran Sasso), progressiva erosione delle coste in conseguenza dell’innalzamento del livello dei mari e del moto ondoso sempre meno controllabile, aumento dei fenomeni alluvionali e franosi come conseguenza delle “bombe d’acqua” sempre più frequenti. Sono tutte conseguenze prevalentemente dell’aumento di gas ad effetto serra nell’atmosfera e della scarsa cura dell’uomo per l’ambiente. Il clima di questo nuovo secolo, per il Pianeta e per l’Italia, ha incominciato ad essere e sarà decisamente diverso rispetto a quello del XX secolo.
I rapporti annuali dell’IPCC, l’organo della Nazioni Unite che sintetizza i lavori di migliaia di gruppi di ricerca sui fenomeni climatici della Terra e sulle loro cause ormai non lasciano dubbi: l’aumento della temperatura globale sarà progressivo nei prossimi decenni e per contenerlo entro +1,5 o +2 °C tra il 2030 e il 2050 bisogna mettere in atto azioni concrete e durature. Altrimenti sarà una catastrofe per molte forme di vita, compresa quella umana: scarsità d’acqua dolce e di cibo per una popolazione di oltre sette miliardi di persone e destinata ad aumentare velocemente, migrazioni verso zone più abitabili e meno toccate dalla carenza d’acqua e dalla desertificazione del suolo.
In questi giorni, dal 2 al 13 dicembre, a Madrid si sono riuniti i rappresentanti di tutti i Paesi del mondo per discutere (ancora una volta) e, si spera, per prendere decisioni sulle azioni da mettere in atto fin da subito per rallentare l’aumento della temperatura globale. Magari anche per rispettare gli impegni già presi a Parigi (COP 21, del 2015) e disattesi da alcuni grandi Paesi inquinatori.
La Conferenza doveva tenersi in Cile, ma le grandi proteste di piazza degli ultimi mesi che si sono svolte in quel Paese, contro le disuguaglianze sociali estreme che hanno portato una parte della popolazione in condizioni di forte povertà, hanno determinato lo spostamento nella capitale della Spagna.
Alla fine, tra tecnici e politici, parteciperanno ai negoziati oltre 20.000 persone. Obiettivo fondamentale: azioni concrete comuni per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, entro il 2100. Obiettivo non facile, considerato che ogni volta gran parte dei Paesi non riescono a rispettare gli impegni già presi nelle conferenze precedenti, soprattutto quella di Parigi. I governi attuali di alcuni Paesi, Stati Uniti e Brasile in testa, si sono tirati fuori dagli impegni, in nome di un consumismo sfrenato e di motivazioni pseudoscientifiche (anche i cambiamenti climatici in atto e l’aumento della temperatura globale sarebbero fenomeni naturali, svincolati dall’aumento della produzione di gas serra) che la Scienza non riconosce.
I problemi da affrontare sono molti, in più si è scoperto che le conseguenze dei cambiamenti climatici purtroppo si stanno manifestando in modo più veloce rispetto a quanto era stato previsto dagli stessi scienziati negli anni scorsi. Problema che si aggiunge agli altri problemi.
Tra i principali ricordo:
– L’NDC (Nationally Determined Contributions), le promesse di riduzione dei gas serra su cui ci si era impegnati a Parigi nel 2015 e che molti non hanno rispettato e che, comunque, si sono rivelate insufficienti. Come porre rimedio, considerando anche che gli attuali governi di Stati Uniti e Brasile (due grandi Paesi, molto influenti sulle cause dei cambiamenti climatici per diversi motivi) sono decisamente climatoscettici?
– L’ETS (Emission Trade System) che, in base all’art. 6 dell’accordo di Parigi, prevede l’uso dei mercati per lo scambio di quote di emissioni di CO2 : I Paesi più inquinatori possono acquistare quote di CO2 da quelli (spesso più poveri) che inquinano meno. Ciò avrebbe dovuto portare a qualche riduzione delle emissioni di gas serra, ma non tutti sono d’accordo sulla loro efficacia.
– La volontà degli Stati Uniti di Trump di uscire dall’accordo di Parigi, notificata alle Nazioni Unite.
– Lo scarso entusiasmo di Russia e diversi “piccoli” Stati europei e asiatici nei confronti degli impegni per ridurre la causa fondamentale dei mutamenti climatici in atto e destinati ad aggravarsi in futuro.
Si riuscirà a passare ad azioni concrete per rispondere agli allarmi degli scienziati e alle preoccupazioni rappresentate anche dalle proteste dei giovani (effetto Greta) in gran parte del mondo nell’ultimo anno? Oppure sarà uno dei tanti vertici inutili, a fronte delle situazioni drammatiche di molte zone del Pianeta?
Video: Greta Thumberg e COP 25 a Madrid; Fanpage.t su COP 25. Incendio_Amazzonia

La Nazione delle piante e la sua Costituzione

Nazione_piante_copertina     Tra le numerose pubblicazioni sulla botanica e la neurobiologia, lo scienziato, divulgatore e neurobiologo Stefano Mancuso ha scritto anche una Carta dei diritti dei viventi incentrata sul gruppo di viventi di gran lunga più abbondante in massa: le piante. Nel volume “La nazione delle piante” si trovano, tra l’altro, gli otto articoli fondamentali, come i dodici articoli fondamentali della Costituzione italiana.
Un contributo che ci fa capire l’enorme importanza delle piante nella biosfera e come dovremmo prendere insegnamento da loro per favorire e migliorare la convivenza civile e l’ambiente dei vari popoli delle Terra, con attenzione anche alle generazioni future, aspetto decisamente trascurato fino ad ora.
“art. 1 – La Terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente
art. 2 – La Nazione delle Piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basate sulle relazioni fra gli organismi che le compongono
art. 3 – La Nazione delle Piante non riconosce le gerarchie animali, fondate su centri di comando e funzioni concentrate, e favorisce democrazie vegetali diffuse e decentralizzate
art. 4 – La Nazione delle Piante rispetta universalmente i diritti dei viventi attuali e di quelli delle prossime generazioni
art. 5 – La Nazione delle Piante garantisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti
art. 6 – Il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future dei viventi è vietato
art. 7 – La Nazione delle piante non ha confini. Ogni essere vivente è libero di transitarvi, trasferirsi, vivervi senza alcuna limitazione
art. 8 – La Nazione delle Piante riconosce e favorisce il mutuo appoggio fra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso.”
Per approfondire: La Nazione delle piante (video); Covegno con Stefano Mancuso; Esposizione a Milano sulla Nazione delle piante. Solanum_tuberosum_in_fiore