Meteore

meteor     Nell’antica Grecia, venne dato il nome meteore al fenomeno delle “stelle cadenti” perché già sapevano che a cadere non erano vere stelle. Il nome meteore significa “cose dell’aria” e si attribuisce ad Aristotele che riteneva (a ragione) questo fenomeno relativo all’atmosfera. Se le meteore riescono a raggiungere la superficie terrestre allora sono chiamate meteoriti.
Prendendo nota dei periodi dell’anno in cui il fenomeno delle meteore è più intenso, gli studiosi hanno scoperto le orbite di alcuni sciami di queste particelle che entrano nell’atmosfera quando esse sono intersecate dall’orbita terrestre. Poiché le orbite delle meteore sono molto allungate, proprio come quelle delle comete, gli astronomi le considerano frammenti di comete che nel passato si sono disintegrate. Ciò accade spesso quando si avvicinano al Sole, essendo composte prevalentemente da ghiaccio, polveri e pietrisco.
Quando queste polveri, attratte dalla gravità terrestre, penetrano nell’atmosfera, si ha fenomeno delle stelle cadenti perché si consumano per attrito ed emettono luce. Meteore che emettono luce visibile ad occhio nudo possono avere una massa di centesimi o millesimi di grammo. Una massa di un grammo di polvere, penetrando in atmosfera può emettere una brillantezza pari a quella di Venere vista dalla Terra.
Come riporta Isaac Asimov nel suo “Libro di Fisica”, secondo calcoli effettuati, ogni giorno l’atmosfera terrestre è investita da almeno 200 milioni di meteore visibili ad occhio nudo e di queste oltre ventimila hanno una massa di un grammo o più. Sono invece miliardi le micrometeore che arrivano ogni giorno, particelle di polvere di origine cosmica concentrata lungo la fascia equatoriale che determinano la “luce zodiacale” scoperta nel 1770 dall’astronomo Gian Domenico Cassini (1625 – 1712) che, tra l’altro, determinò le distanze del Sole e di Marte dalla Terra, i periodi di rotazione di Venere, Marte e Giove, e scoprì quattro satelliti di Saturno.
Le micrometeore sono state conteggiate in modo abbastanza preciso anche con gli strumenti di due satelliti artificiali nella seconda metà del 1900: Explorer XVI e Pegasus I.
La sonda Mariner II invece ha mostrato la Terra al centro di una “nube” di polvere cosmica la cui origine, secondo Fred Whipple, possa essere dovuta all’impatto di grandi meteoriti sulla Luna con successiva attrazione gravitazionale del nostro pianeta.
Secondo alcuni studiosi la microscopica polvere meteorica presente nella troposfera fornisce una parte dei nuclei di condensazione per le gocce di pioggia che si formano in seguito all’evaporazione e condensazione dell’acqua. La variazione dell’intensità di questa polvere in arrivo dallo spazio quindi influenzerebbe in parte anche il clima del nostro pianeta, anche se ormai gran parte delle variazioni climatiche sono causate delle attività umane.
Vedi anche: Meteore, meteoriti ed asteroidi, di RAI Scienze. Crediti immagine: American Meteor Society.