I colori profondi del Mediterraneo

Colori_profondi_Mediterraneo     È il titolo di un documentario dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Un racconto con riprese molto belle degli ambienti marini scoperti ed esplorati negli ultimi dieci anni. L’esplorazione ha riguardato soprattutto le zone del Mediterraneo comprese tra 100 e 500 metri di profondità (zone afotiche, prive o con scarsa luce) e sono state condotte con un robot filo-guidato dotato di ottime videocamere e buone fonti di illuminazione.

    Il documentario “I colori profondi del Mediterraneo” dura 23 minuti circa ed è stato curato da Michela Angiolillo e Marco Pisapia, con foto di Simonepietro Canese. Altrettanto interessante è il videoSottoilmare: la biodiversità negli ambienti remoti ed estremi in Sicilia”, curato sempre dall’ISPRA.

     Ricordo, a scopo didattico, che i fondali marini e oceanici in base alla profondità si suddividono in varie zone:

a) Piattaforme continentali, che costituiscono il prolungamento dei continenti fino ad una profondità media di circa 200 m e sono costituite da fasce di detriti rocciosi e sabbiosi poco inclinate;

b) Scarpate continentali, caratterizzate da canyon prodotti dallo scorrimento dei detriti verso il basso. Le scarpate sono costituite da pendii più o meno ripidi e scendono fino alla profondità di 2000 m circa.

c) Piane abissali, che si estendono oltre le scarpate fino a profondità di 6000 m circa. Le piane abissali sono caratterizzate da innumerevoli rilievi sottomarini, spesso di natura vulcanica, dalle dorsali oceaniche (zone in cui si forma nuovo fondale oceanico) e dalle fosse (zone in cui i fondali si consumano).

     Per quanto riguarda gli ecosistemi invece, negli oceani e nei mari si suddividono zone con differenti fattori abiotici (luce, temperatura, pressione, nutrienti, correnti), ciascuna con particolari comunità di organismi.

1. Zona intercotidale, una zona di confine tra mare e terraferma con ambienti abbastanza studiati e conosciuti: spiagge e paludi salmastre.

2. Zona pelagica, caratterizzata dal mare aperto, in cui vivono organismi in grado di spostarsi autonomamente insieme al altri, soprattutto plancton (fitoplancton e zooplancton) che si lasciano trasportare dalle correnti.

3. Zona bentonica, costituita dai fondali marini e oceanici, occupata da comunità animali, vegetali, batteriche, che variano soprattutto in relazione alla profondità e alla penetrazione della luce, generalmente poco conosciute. Perciò si individua una zona fotica, fino a 100 m circa di profondità, con alghe e batteri fotosintetizzanti, più ricca di animali e una zona afotica, buia, dove vivono organismi non fotosintetizzanti e animali di profondità, in gran parte sconosciuti. Ma l’intera zona bentonica è poco conosciuta: ad esempio, lo scorso mese sulla rivista “Science”, Rodrigo Moura dell’Università Federale di Rio De Janeiro ha annunciato la scoperta di una barriera corallina estesa per circa 1000 Km al largo della foce del Rio delle Amazzoni, fra acque fangose e poco illuminate. Una formazione del tutto sconosciuta prima, che molti ritenevano non potesse esistere alla foce di un fiume, individuata tra i 50 e i 100 m di profondità e difficile da esplorare per la torbidità delle acque (riferimenti: Scienza news in “Le Scienze”, giugno 2016).

Crediti immagine zone marine: www.fao.orgzone marine -FAO-

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