SOS ulivi: arginare la diffusione della Xylella fastidiosa

     Come capita spesso, piove sul bagnato. L’annata 2014 per l’olivicoltura è stata una delle peggiori degli ultimi decenni, con una netta diminuzione della produzione. Non bastava l’attacco di Xylella fastidiosa che sta falcidiando gli olivi del Salento, in Puglia; l’annata particolarmente piovosa ha facilitato la diffusione della mosca Bactrocera oleae. Questo parassita ha praticamente dimezzato la produzione di olive e olio nell’Italia centrale.

     In queste Regioni però il problema della mosca olearia è temporaneo, stagionale, ben diverso dalla gravità degli attacchi di Xylella che rischiano di distruggere o far abbattere gran parte degli ulivi anche secolari della Puglia. La Xylella fastidiosa è un batterio (in realtà sono diverse varietà di batteri) che attacca l’ulivo e le viti, in grado di spostarsi su altre specie di piante, veicolato da alcuni insetti, soprattutto Philaenus spumarius. Come agisce la Xylella? Prolifera e si diffonde nei vasi xilematici delle piante colpite e li ostruisce fino a provocare la morte dei rami ad essi collegati.

     Il batterio è arrivato da pochi anni in Europa, si pensa nel 2008, determinando l’imbrunimento delle chiome e la conseguente morte delle piante colpite. Da una parte, il calo della produzione di olive ed olio ha determinato un aumento dei prezzi per i consumatori, dall’altra la rapida diffusione del batterio patogeno nel Salento sta cambiando il paesaggio delle zone colpite: decine di migliaia di ulivi morti, motoseghe che lavorano a pieno ritmo per l’abbattimento di quelli colpiti dall’epidemia.

     Per arginare l’infezione o ridurne la velocità di diffusione e consentire la ricerca di efficaci metodi di prevenzione e cura (oggi non ne esiste alcuna) delle piante colpite, alcuni comuni hanno deciso di eliminare le piante infette o in fase di infezione, con specifiche ordinanze. Si tratta di un piano anti-epidemia predisposto dal commissario Giuseppe Silletti che ha ricevuto il benestare delle varie Istituzioni e un finanziamento di circa 13 milioni di euro, da attuare fino al prossimo otto agosto.

     La zona definita infetta, più una zona “cuscinetto”, corrisponde al territorio di tutta l’ex Provincia di Lecce. Sperando che gli abbattimenti da una parte e i trattamenti chimici contro gli insetti che lo trasmettono dall’altra, siano efficaci. Le conseguenze di queste decisioni sono drammatiche sulle popolazioni che vivono di olive, olio e turismo, sul bellissimo paesaggio del Salento, ma non intervenire farebbe estendere il dramma al resto della Puglia e progressivamente alle altre Regioni.

     Intanto i centri di ricerca fitosanitaria si stanno attivando per cercare possibili rimedi chimici e biologici, per sperimentare l’utilizzo di varietà di piante autoctone e verificare se sono resistenti al batterio parassita. La riduzione della biodiversità agricola degli ultimi decenni purtroppo facilita la diffusione di eventuali specie dannose. Tra le pratiche agricole utili a contrastare la diffusione dei vettori del batterio si suggerisce anche l’aratura dei campi delle zone infette, o sospettate di essere infette, in tempi brevi. Sono stati predisposti anche interventi a base di insetticidi entro il 30 maggio e entro il 30 luglio. Il contrasto dell’epidemia potrebbe richiedere anni, anche perché alcuni ritengono che sia meglio non fare nulla, aspettando che la natura stessa permetta di sviluppare una resistenza nelle piante colpite. Mi ritorna in mente la diffusione della “grafiosi dell’olmo” della seconda metà del secolo scorso, provocata dal fungo ascomicete Ophiostoma ulmi che ha portato alla morte in Italia del 100% degli esemplari adulti di olmo campestre (Ulmus campestris, U. minor). Sopravvivono le piccole piante, arbustive e alcune specie esotiche, tra cui l’olmo siberiano, Ulmus pumila,utilizzato nelle alberate urbane e nei parchi.

     L’olmo però non ha la stessa importanza economica, paesaggistica, affettiva e agro-forestale dell’ulivo, perciò si spera che per difendere gli ulivi e le viti si attivi la ricerca di rimedi efficaci e che si pongano subito in atto idonee pratiche di prevenzione. Intanto la domenica delle palme, il prossimo 29 marzo, nel Salento sarà celebrata senza i tradizionali ramoscelli di ulivo, per non facilitare la diffusione del contagio.

Per approfondire: Opuscolo della Regione Lazio sulla Xylella fastidiosa .

Opuscolo della Regione Toscana .

Video:Zona di Parabita; video tutorial di Coldiretti Puglia;

In alto: foglie e rameti di ulivo sani; sotto: foglie, rametti e frutti secchi a causa della Xylella. 

Eclissi di Sole del 20 marzo 2015

     L’arrivo della primavera doveva essere salutato dal “Sole nero”, nell’Italia di nordovest non è successo nulla: il Sole stamattina non era né nero né giallo. Semplicemente il cielo era coperto completamente da nubi e foschia, almeno nell’area torinese. Così la super Luna che doveva coprire quasi il 70% del disco solare lo ha fatto di nascosto, senza che adulti e ragazzi in attesa potessero osservare nulla. Durante l’intervallo scolastico delle 10,00 qualche studente commentava: “adesso dovremo aspettare fino al 2027!”

     Proprio così: le prossime eclissi totali di Sole visibili dall’Italia ci saranno il 2 agosto 2017 e il 3 settembre 2081. Chi vuole può “prenotarsi” ed è probabile che in quelle estati le nubi non faranno lo stesso scherzo di stamattina.

     L’eclissi solare è un fenomeno non molto frequente osservato fin dall’antichità e affinché si verifichi è necessario un allineamento perfetto Sole – Terra – Luna. Ricordo che l’orbita lunare è inclinata di cinque gradi rispetto all’eclittica, cioè all’orbita che descrive la Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, perciò l’allineamento indicato e che si è verificato stamattina può avvenire solo durante la fase lunare di novilunio e quando la Luna si trova in un “nodo” (punto d’intersezione tra l’orbita lunare e l’orbita terrestre). In questo caso l’ombra proiettata sulla Terra dalla Luna copre in tutto o in parte il Sole.

     Se l’allineamento dei tre astri lungo i nodi avviene durante la fase di plenilunio, è la Terra a trovarsi frapposta tra Sole e Luna e l’ombra del nostro pianeta si proietta sulla Luna determinando l’eclissi lunare.

     Per l’evento di oggi si sono mobilitate varie organizzazioni, dall’Unione Astrofili Italiani fino all’Agenzia Spaziale Italiana e quella europea, preparando anche dirette in streaming. Quanti si erano preparati con speciali occhiali o con maschere/occhiali da saldatore, in alcune Regioni è rimasto deluso. In mancanza di osservazioni dirette, che in Italia avrebbe permesso la visione di eclissi parziali dal 50% al 70%, si può utilizzare la rete per le foto scattate da persone comuni e da professionisti e per i video caricati sulle varie piattaforme.

Nell’immagine: eclissi osservata dal virtual telescope (http://www.meteoweb.eu).

Per saperne di più sulle eclissi: post di quattro anni fa.

Video esplicativo di Orsobyanco.  N.B. I disegni dello schema non sono affatto in proporzione! La Terra è molto, molto più piccola della Sole e la Luna lo è ancora di più. Lo stesso vale per le distanze: la Luna dista dalla Terra, in media, 384.000 km; il Sole è distante circa 150.000.000 km ! 

Video dell’evento di oggi: INAF Osservatorio astronomico di Trieste (durata circa 3 ore).

CMCC e CETEMPS: Centri di ricerca specializzati sul clima

     Il CMCC è il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici, impegnato in progetti di ricerca, formazione e nella realizzazione di pubblicazioni rivolte a tecnici e al grande pubblico. Si tratta di un centro di ricerca no-profit fondato dieci anni fa con il supporto finanziario del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur), del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e del Ministero delle Finanze. L’obiettivo principale è quello di realizzare in Italia un Centro di eccellenza sullo studio integrato di temi riguardanti i cambiamenti climatici. Chi vuole approfondire il tema può far riferimento al sito del centro.

     Il CETEMPS è un Centro di Eccellenza di Telerilevamento e Modellistica numerica per la Prevenzione di eventi Severi dell’Università degli Studi dell’Aquila. I link contenuti nella colonna di destra di questo blog, relativi alla “Qualità dell’aria e temperatura oggi in Italia” si riferiscono proprio a modelli elaborati dal Cetemps. Nato nel 2001, il Cetemps si è dedicato alle osservazioni e alle previsioni meteorologiche e idrologiche e sta sviluppando nuovi modelli rivolti al monitoraggio degli inquinanti atmosferici. Per i suoi compiti si avvale di dati ricavati da strumentazioni a terra e dei dati che pervengono dai satelliti della seconda generazione di Meteosat. Oltre a collaborare con diversi Enti italiani, partecipa a collaborazioni internazionali con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e con l’European Science Fundation (ESF). Il sito del CETEMPS è ricco di informazioni e mappe in tempo reale relative alle osservazioni meteorologiche.

     In Italia purtroppo non sono stati attivati corsi di laurea in meteorologia o climatologia, questo rende ancora più prezioso il lavoro e le ricerche di questi due centri.

 

Scala Torino e scala Palermo: rischio d’impatto con la Terra

scala-torino630x360-300x212     Il nome richiama la città sabauda ma si riferisce ad una scala internazionale che misura il pericolo di impatto di asteroidi e comete con la Terra. Il nome “scala Torino” gli venne attribuito nel 1999, durante un congresso internazionale sui corpi minori del Sistema Solare che potrebbero rappresentare un rischio per il nostro pianeta. Il nome “Torino” deriva dal fatto che quel congresso si tenne proprio nella città piemontese.

     Il valore della scala va da zero, attribuito a quei corpi che non rappresentano alcun rischio d’impatto con la Terra, a 10 cioè rischio massimo, certezza di un impatto dell’asteroide (o cometa) con il pianeta Terra. Come la scala Mercalli per i terremoti, non è quantitativa ma “qualitativa” e fu ideata perfezionando una precedente scala sviluppata da Richard Binzel al MIT di Boston e prevede solo valori interi, senza decimali. La tabella in cui è rappresentata la scala, per essere comprensibile a tutti già ad una prima occhiata è provvista anche di colori: dal bianco, al verde, al giallo, all’arancione, fino al rosso.

scala_Palermo     Analogamente alla scala Richter per i terremoti, anche il rischio d’impatto dei NEO (near-Earth object) è stata predisposta una scala matematica di carattere logaritmico: la scala Palermo. Quest’ultima è definita dal logaritmo in base 10 del rapporto della probabilità d’impatto con il rischio di fondo del tempo T in anni (frequenza annua di un impatto). In simboli: 

     Tutti i corpi la cui traiettoria li porta ad avvicinarsi pericolosamente alla Terra sono classificati con un valore di queste scale. La scala Palermo è destinata ad esperti, per quantificare in modo più dettagliato il rischio d’impatto del corpo celeste con la Terra.

meteorcrater_Arizona-300x196     La storia del nostro pianeta ci insegna che è solo questione di tempo: in quattro miliardi e mezzo di anni (età della Terra) ci sono stati centinaia di impatti catastrofici, perciò altri impatti si verificheranno certamente, in una scala temporale che non è quella della durata della vita umana, ma si parla di centinaia di migliaia di anni o milioni di anni.

     La NASA aggiorna sistematicamente gli oggetti NEO e il loro rischio d’impatto con la Terra: http://neo.jpl.nasa.gov/risk/ : nelle ultime colonne sono rappresentati i valori della scala Palermo e quelli della scala Torino (sempre zero, negli ultimi anni per fortuna).

     Nell’immagine, il meteor crater o cratere di Barringer in Arizona (USA), un cratere con un diametro di 1,2 km e profondo 170 m originato circa 50.000 anni fa da un meteorite di circa 30 metri di diametro.

Per saperne di più, da wikipedia: Scala Torino; Scala Palermo .

Credit del meteor crater in Arizona: http://neo.jpl.nasa.gov/images/ .

http://it.wikipedia.org/wiki/Meteor_Crater 

 

La complessità dei sitemi viventi a dieci anni dal Progetto Genoma

     È il titolo della prossima conferenza scientifica divulgativa del ciclo “Seralmente”, organizzata presso l’ITIS “E. Majorana” di Grugliasco (TO). La conferenza gratuita, come le altre, è fissata per martedì 17 marzo alle ore 21,00 e sarà tenuta dal fisico teorico Prof. Michele Caselle e contribuisce ad avvicinare il grande pubblico alla ricerca e alla divulgazione scientifica d’avanguardia. 

     Le conferenze, per il loro elevato valore scientifico e divulgativo, hanno il patrocinio di Comune di Grugliasco, Politecnico di Torino, Università di Torino e Regione Piemonte.

     L’auditorium multimediale che le ospita, completo di 400 posti, è situato in via G. Cantore 119 a Grugliasco ed è provvisto di un ampio parcheggio. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti ed è gradita e consigliata la prenotazione: seralmente@gmail.com .

A richesta (almeno tre giorni prima) viene rilasciato un attestato di frequenza, utile per i crediti formativi per gli studenti del triennio degli istituti secondari di II grado.

Apriranno la conferenza:

Prof. Marco Gilli, Rettore del Politecnico di Torino;

Dr. Fabrizio Manca, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte;

Dr.ssa Antonella Parigi, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte.

Link informativo e link stradale per giungere all’ Auditorium:

http://www.itismajo.it/serale/seralmenteV3/index.html

http://www.itismajo.it/serale/seralmenteV3/percorso/dettaglio_percorso.pdf

Moderatore della conferenza: Dr. Michele Caponigro.

Ricordo che il progetto Genoma è stato un progetto internazionale che ha portato alla descrizione completa del genoma umano mediante il sequenziamento dei geni lungo la doppia elica di DNA.

Per approfondire: una sintesi del Progetto Genoma Umano, un dossier di Laura Barberis e Marika De Acetis (aggiornato al 10/03/2004).