“Il futuro dei ghiacciai: Dal passato per i prossimi 100 anni”

mappa-ghiacciaialpini-italiani     Si tratta di un Simposio Internazionale al quale stanno partecipando i maggiori esperti mondiali di glaciologia. Si sta tenendo in questi giorni (18-21 settembre) a Torino in varie sedi. È stato organizzato per celebrare i 100 anni di pubblicazione del Bollettino del Comitato Glaciologico Italiano. Il tema del futuro dei ghiacciai è quanto mai attuale: molti ghiacciai alpini rispetto ad un secolo fa hanno dimezzato la loro massa, altri sono addirittura scomparsi.

Ma cos’è un ghiacciaio, quali sono i suoi elementi e come si forma? Sono masse di ghiaccio che si ottengono dalla compressione e dalla successiva trasformazione della neve che si accumula in alta quota alle nostre latitudini oppure anche a livello del mare a latitudini elevate, nelle zone polari. I ghiacciai si formano quindi in quelle zone dove il calore estivo non è sufficiente a determinare la fusione di tutta la neve accumulata nel periodo invernale. La neve fresca a mano a mano si compatta, seppellita da altri strati sovrastanti, fino a trasformarsi in nevaio, dove la percentuale d’aria contenuta, in volume, scende dal 90% al 20%. Perciò i ghiacciai si alimentano al di sopra del limite delle nevi persistenti. Viceversa, il loro ghiaccio fonde nelle zone più basse, nelle lingue glaciali che scendono sotto questo limite (zona di ablazione). La “vita” di un ghiacciaio è regolata dal rapporto tra la quantità di ghiaccio che annualmente si forma nella zona di alimentazione e la quantità che si scioglie nella zona di ablazione.

Gran_Pilastro_Glacier     Se il bilancio tra accumulo e fusione è in equilibrio, si ha un periodo stazionario. Se il bilancio è positivo si ha un maggiore accumulo e si parla di “glacialismo in progresso”, in caso contrario il glacialismo è in regresso ed è ciò che sta capitando ininterrottamente almeno negli ultimi trent’anni. Limitando il discorso ai ghiacciai montani, in Italia secondo alcuni dati, dagli inizi del 1900 ad oggi i ghiacciai alpini e appenninici italiani hanno subito una diminuzione di massa almeno del 40%.

Alcuni elementi caratteristici dei ghiacciai sono i crepacci e i seracchi. I primi si formano quando il ghiacciaio, nel suo lento ma continuo movimento verso valle determinato dalla gravità e dal suo stesso peso, deve superare un “dosso” presente nella valle in cui scorre: in superficie il ghiacciaio si inarca e si fessura più volte. A seconda delle caratteristiche della valle, le fessurazioni possono essere sia longitudinali che trasversali. I crepacci costituiscono, insieme alle valanghe, il maggiore pericolo per gli alpinisti. I seracchi sono blocchi irregolari e verticali di ghiaccio che si ottengono dai crepacci che si intersecano.

Spesso dalla lingua glaciale esce un corso d’acqua subglaciale, prodotto dalla fusione del ghiaccio. Con il loro incessante movimento verso il basso, i ghiacciai erodono le valli in cui scorrono sul fondo e lateralmente. L’azione erosiva dei ghiacciai o esarazione determina il distacco di detriti rocciosi anche di grandi dimensioni. Questi detriti si accumulano formando morene centrali e laterali che costituiscono lunghi cordoni trasportati più in superficie, morene di fondo che poi concorrono alla formazione delle morene frontali, un cumulo di detriti proprio di fronte alla lingua glaciale. Il continuo accumulo di detriti nelle morene frontali spesso nei millenni ha portato alla formazione degli “anfiteatri morenici” con un pendio più ripido verso la parte montana. Esempi di evidenti, antichi anfiteatri morenici si osservano ad Ivrea e a sud del lago di Garda.

L’ultimo catasto dei ghiacciai italiani è del 1989, realizzato per mezzo della restituzione fotogrammetrica digitale di fotografie aeree dell’arco alpino completo, sulla base del “Volo Italia 1988-89”.

Per chi vuole approfondire: Confronto tra i ghiacciai alpini censiti nel 1958 e quelli del 1989.

Breve video di TGcom24 (Paolo Brinis)