IPCC: nuovo allarme sul riscaldamento globale

ghiacci_artici_riduzione     Il rapporto intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha lanciato il nuovo allarme alcune settimane fa da Berlino. L’aumento dei gas serra sta avvenendo al ritmo di un miliardo di tonnellate all’anno: un dato che preoccupa sempre di più, anche perché nell’ultimo decennio l’aumento di emissioni è stato superiore agli aumenti dei tre decenni precedenti (1970-2000).

Gli esperti sostengono che, per riuscire a contenere l’aumento globale della temperatura media atmosferica entro i 2°C per la fine del secolo, bisognerebbe ridurre le emissioni di gas serra almeno del 40% fino al 2050. Purtroppo nessun indicatore mostra che si stia procedendo in questa direzione, anzi è difficilissimo contenere l’aumento, altro che riduzione!

Il rapporto contiene anche un sollecito, ai governi e a coloro che amministrano le grandi multinazionali dell’energia, per un massiccio e brusco cambio di direzione dallo sfruttamento di energie tradizionali verso quelle rinnovabili. Anche la “questione carbone”, segnalata sommariamente in un post precedente e arricchita dai due commenti, dovrebbe essere affrontata utilizzando tutte le moderne tecnologie che consentono di abbattere e/o stoccare inquinanti e gas serra.

Nelle oltre trenta pagine del rapporto IPCC non ci sono altri riferimenti alle cause dell’aumento delle emissioni dell’ultimo decennio. La relazione e l’analisi delle cause di questo flop rispetto alle buone intenzioni degli anni scorsi costituirà la base principale della nuova tappa di negoziati sul clima che ci sarà nel 2015.

Il problema di fondo è sempre lo stesso: ridurre (eliminarle è impossibile) le cause del riscaldamento globale atmosferico ha un costo e quasi nessun Paese è disponibile ad investire percentuali significative del proprio Prodotto Interno Lordo per quest’obiettivo a medio-lungo termine. Le conseguenze sono le solite: aggravamento del problema e suo rinvio alle generazioni future, ai nostri figli e ai nipoti. Si tratta di un concetto ormai abusato ma che, per la sua gravità e per le implicazioni etiche che comporta, è opportuno ribadire.

Le prime conseguenze di questo riscaldamento sono facilmente verificabili: ghiacciai scomparsi o che si sono ridotti lasciando il posto a pietraie o fiordi, a seconda delle località prese in esame.

Qualche notizia storica sull’origine dell’IPCC può aiutare a comprenderne le competenze e e valutarne l’affidabilità degli studi e delle previsioni: l’Intergovernmental Panel on Climate Change nacque nel 1988 come organismo dell’ONU, dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Nel 2007, all’IPCC e ad Al Gore, è stato assegnato il Premio Nobel per la pace per il loro impegno nella divulgazione di conoscenze e dati scientifici sul riscaldamento globale e i cambiamenti climatici connessi.

Chi vuole, può consultare il rapporto (in inglese) con i numerosi grafici e le tabelle.

IPCCProjections_emissioni     Nella prima immagine (credit IPCC): l’andamento dell’estensione dei ghiacci artici negli ultimi 150 anni circa, con una netta riduzione negli ultimi cinquant’anni. Nella seconda, modello delle emissioni di gas serra dal 1900 (riferimento è l’anno 2000) e proiezioni fino a la 2100, al ritmo attuale.

Per saperne di più: il sito dell’IPCC .