La cometa Ison promette un grande spettacolo

È l’evento astronomico più atteso del 2013: la cometa Ison (da International Scientific Optical Network, l’associazione di cui fanno parte gli scopritori) scoperta da alcuni astrofili russi il 21 settembre 2012 è stata indicata con la sigla C/2012 S1. Passerà vicino al Sole, a soli 1,2 milioni di km (la Terra ha una distanza media da questa stella di circa 150 milioni di km), alla fine del prossimo novembre e sarà visibile fino a metà gennaio 2014. Le previsioni ci dicono che avrà una magnitudine apparente negativa, perciò sarà visibile anche di giorno ad occhio nudo. L’entusiasmo che molti manifestano però potrebbe essere eccessivo: Passando così vicina al Sole, gran parte dei ghiacci che la formano potrebbero essere vaporizzati generando una coda molto luminosa, ma di lei resterà ben poco. Probabilmente non riuscirà neanche a sopravvivere. Per ora il suo percorso viene monitorato e studiato per capire come evolverà.

     Dopo la cometa di Hale-Boop del 1997, caratterizzata da una coda bianca di particelle di polvere e una coda gassosa azzurra, Ison sarà la prima cometa ben visibile dal nostro emisfero. Secondo alcuni, per splendore, potrebbe essere simile alla grande cometa del 1680 descritta in alcuni testi.

Ma in generale cos’è una cometa? Un corpo celeste formato da un nucleo, una chioma e una coda. Il nucleo ha un diametro di pochi km mentre la chioma, che si forma a mano a mano che il nucleo arriva nelle vicinanze del Sole,  può raggiungere facilmente i 100.000 km. Poiché il nucleo è costituito da un miscuglio di ghiaccio e polveri, le comete sono state anche definite “palle di neve sporca”. Il vento solare dà origine alla coda di polveri e gas diretti dalla parte opposta al Sole. La coda può raggiungere i 300 milioni di km di lunghezza.

Qual è la loro origine? All’esterno del Sistema solare, ad una distanza di circa 1000 volte quella esistente tra Plutone e il Sole, si ritiene che esista una zona costituita da miliardi di nuclei cometari. In onore di Jan Hendrik Oort (1900-1992), l’astronomo olandese che la previde per primo nel 1950, è stata chiamata Nube di Oort. Nonostante l’enorme distanza, la Nube di Oort è soggetta al campo gravitazionale del Sole perciò, periodicamente, alcuni nuclei vengono attirati verso il centro del Sistema solare, dove c’è il centro gravitazionale. Alcune comete, che si ritiene non provengano dalla Nube di Oort ma da molto più vicino, dalla fascia di Kuiper (Gerard Kuiper, 1905-1973) in prossimità dell’orbita di Nettuno, incontrando la forza gravitazionale di qualche pianeta, modificano la loro orbita e la trasformano in ellittica. In questo modo diventano comete “a breve periodo”. La più famosa di queste è la cometa di Halley (in onore di Edmund Halley, 1656-1742) che attraversa l’orbita terrestre ogni 76 anni. L’ultimo passaggio c’è stato nel 1986 e in quell’occasione, a Torino, partecipai ad una memorabile nottata nel palazzetto dello sport con gli interventi di diversi studiosi e i dati e le immagini trasmesse su grande schermo, in diretta dalla sonda spaziale Giotto inviata verso la cometa.

Nell’immagine la cometa di Hale-Boop. Tratta da: http://gallery.amesastronomers.org/album19/halebopp?full=1

Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Cometa_ISON

http://www.youtube.com/watch?v=qzAzeO1_98E