Rita Levi Montalcini: una vita densa e lunga dedicata alla ricerca

     Se n’è andata ieri, all’età di 103 anni. Rita Levi Montalcini (Torino, 1909; Roma, 2012) era l’ultima di quel formidabile trio che negli anni ’30 del secolo scorso frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, denominata la “fabbrica dei Nobel”, dove dominava la personalità del professor Giuseppe Levi. Gli altri due sono stati: Salvador Edward Luria (Torino, 1912; Lexington, 1991), premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1969 per i suoi studi sul meccanismo di replicazione e sulla struttura genetica di batteri e virus; Renato Dulbecco (Catanzaro, 1914; La Jolla, 2012), premio Nobel per la Medicina e la fisiologia nel 1975 per le sue scoperte di forme virali cancerogene, è stato anche uno dei promotori del progetto di ricerca sul genoma umano.

     Rita Levi Montalcini ottenne il suo premio Nobel per la Medicina e la fisiologia nel 1986, insieme a Stanley Cohen, per le ricerche sui meccanismi che regolano la crescita delle cellule, in particolare quelle nervose. Fondamentale fu la scoperta del “fattore NGF” o “fattore di accrescimento nervoso”, una sostanza proteica che stimola lo sviluppo delle cellule nervose indirizzandole verso le cellule bersaglio. Di Rita Levi ho già pubblicato un post con una sua lettera sul ruolo della scienza: “La Scienza non è un assoluto”, mentre di Renato Dulbecco ho trascritto un brano della sua autobiografia, di quando arriva a Torino per studiare e si presenta alle lezioni di Giuseppe Levi. Dalla stessa autobiografia, riporto un breve brano che descrive uno degli incontri con Rita Levi e il modo in cui entrambi si avvicinarono alla ricerca scientifica.

     “Ogni anno Levi (Giuseppe) accettava alcuni studenti del secondo corso come interni nell’Istituto di Anatomia, dove facevano ricerca. Era il sancta sanctorum. La possibilità di diventare interno mi attrasse immediatamente, perché le ricerche non erano di anatomia, ma di biologia, e sentivo dire che Levi era ben conosciuto come biologo e citologo, più che come anatomista. Così mi presentai candidato. Venni accettato perché ero stato tra i migliori del primo anno. Come interno entravo in un mondo nuovo, dove lo spirito della ricerca dominava ogni altra considerazione, agendo da legame tra pochi individui che si staccavano dalla massa e formavano un collegio, nel senso antico della parola. … Tra gli interni c’era Rita Levi, che era del mio stesso anno. Eravamo stati immatricolati insieme, così la conoscevo già, e dopo la nostra ammissione all’internato diventammo buoni amici. …”

     Nel 1992, Rita Levi-montalcini ha creato la “Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus” per favorire l’orientamento allo studio delle nuove generazioni.

Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Levi-Montalcini

http://www.ritalevimontalcini.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Dulbecco

http://it.wikipedia.org/wiki/Salvador_Luria

 

Programma di sviluppo di una green economy

     Si tratta di 70 proposte per uno sviluppo sostenibile, per una economia “verde” in Italia. Le proposte vogliono essere uno dei tasselli fondamentali per aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi e dal periodo di recessione in cui è stato trascinato. Ciascuno può farsi un’idea delle responsabilità e di coloro che ci hanno condotti in questa grave situazione economica e sociale.

Le 70 proposte sono articolate in vari punti.

1.      Misure generali per una green economy. Sono quelle più numerose, riguardano aspetti fiscali, normativi, per rendere più efficaci e conosciuti dai cittadini interventi per una economia basata sull’ecologia e rispettosa delle persone e dell’ambiente.

2.      Sviluppo dell’ecoinnovazione. Comprende azioni in grado di sviluppare la conoscenza economica e favorire partenariati tra politecnici, università, enti di ricerca e imprese.

3.      Sviluppo dell’ecoefficienza, del riciclo e della rinnovabilità dei materiali. Comprende un gruppo di proposte finalizzate alla riduzione dei rifiuti e al rafforzamento della cultura del riciclo, fondamentali per l’Italia che è povera di materie prime.

4.      Sviluppo dell’efficienza e del risparmio energetico, con un pacchetto di proposte riguardanti il risparmio e l’efficienza energetica nella amministrazioni pubbliche e la pubblica illuminazione. Mi permetto di ricordarlo anche per i privati, in queste settimane di festività e luminarie natalizie: moderazione.

5.      Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Sono proposte volte a ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dagli altri Paesi e dalle turbolenze economiche e politiche internazionali. Si propone di andare verso una vera e propria Strategia energetica nazionale.

6.      Tutela e valorizzazione dei servizi e degli ecosistemi. Come valorizzare r riqualificare il territorio urbano e quello rurale? Ci sono alcune proposte rivolte anche alla tutela delle risorse idriche e alla corretta gestione del patrimonio forestale.

7.      Sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica. Si propone di arrestare il consumo di suolo agricolo, promuovere l’agricoltura biologica, evitare gli sprechi delle risorse idriche, favorire il ritorno dei giovani nelle filiere agricole di qualità ecologica.

8.      Sviluppo di una mobilità sostenibile. Maggiore attenzione al trasporto pubblico in modo da rendere non necessario l’uso dei mezzi privati a motore. Si punta anche a raddoppiare, entro il 2030, la quantità di merci e passeggeri sulle ferrovie regionali e allo sviluppo delle infrastrutture digitali.

Le 70 proposte del programma.

     Il rapporto “Green Economy per uscire dalle due crisi” è stato presentato il 14 dicembre scorso a Roma. Punta sulla produzione di servizi e beni di qualità ed “ecologici”, rispettosi dell’ambiente. Purtroppo la scarsa fiducia nel futuro da parte dei cittadini, la scarsità di risorse economiche legate alla recessione rendono tutto più problematico. Possiamo sperare che, dopo la campagna elettorale che ci attende e le elezioni che seguiranno, cambi qualcosa? Almeno per i nostri figli, il lavoro, la scuola, la cultura e le prospettive future!

Per saperne di più: Video del Rapporto Green Economy con interviste al ministro dell’ambiente Corrado Clini e ad Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HOQXLlmkBZM

 

Dialogo sui farmaci? Non più!

farmaci_vari-185x300      Non si può negare che negli ultimi decenni nella sanità ci siano stati sprechi e abusi. Poiché la stragrande maggioranza del bilancio delle Regioni è incentrato sulla sanità, ci sono stati e ci sono anche corruzione e clientelismo. Servizi giornalistici ci hanno mostrato ospedali costruiti a metà e poi abbandonati, macchinari costati centinaia di migliaia di euro alla collettività e mai entrati in funzione (ma forse lo scopo era solo l’acquisto e non il loro uso). Dall’undicesimo (relativo al 2011) rapporto nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali in Italia, pubblicato qualche mese fa dall’Agenzia Italiana del Farmaco, si nota che la spesa farmaceutica italiana è in linea con quella degli altri principali Paesi europei. Anzi, la Francia, in rapporto al numero di abitanti, spende decisamente di più. Perciò bisogna combattere i “furbi”, i ladri e i corrotti e non prendersela indistintamente con tutti, con tagli “lineari”. Dai dati raccolti, per facilitare un confronto ho ricavato l’istogramma in basso.

fatturato_farmaci-300x239     Oggi i tagli che riguardano la sanità, anziché cercare gli sprechi e le inefficienze,  colpiscono indiscriminatamente, anche la base di un buon servizio: l’informazione. Nel 2009 hanno chiuso il “Bollettino d’informazione sui farmaci” e altre riviste simili. Oggi dopo 22 anni di pubblicazioni, un’altra rivista di informazione farmaceutica, (l’ultima?) indipendente dalle multinazionali, “Dialogo sui farmaci” chiude per mancanza di finanziamenti: poche decine di migliaia di euro. Gli introiti degli abbonamenti da soli non bastano. Dialogo sui farmaci nacque presso l’ASL 20 di Verona come notiziario di informazione del Servizio Farmaceutico; la società costituita successivamente era di proprietà dell’ASL 20 e dell’Azienda Ospedaliera di Verona. A fare informazione farmaceutica rimarranno, senza pareri indipendenti sui prodotti, con la loro voce forte e squillante le multinazionali del farmaco e le loro associazioni tramite le migliaia di informatori medico-scientifici. Saranno solo loro a influenzare le prescrizioni, verso l’interesse pubblico o verso alcuni interessi privati? Ciascuno cerchi da sé la risposta.

Riporto un brano dell’ultimo numero della rivista che annuncia la chiusura.

Con profonda amarezza annunciamo che la rivista “Dialogo sui Farmaci” cesserà di essere pubblicata dal 1° gennaio del prossimo anno. Il Decreto governativo della spending review prevede la chiusura delle società partecipate dalla Pubblica Amministrazione, come Dialogo sui Farmaci Srl, ed impone, quindi, la messa in liquidazione della società e di conseguenza, la cessazione dell’attività editoriale. La progressiva riduzione degli abbonamenti stipulati dalle Aziende sanitarie locali e la sospensione per il 2013 del contributo regionale proveniente dall’Agenzia Italiana del Farmaco, hanno concorso a determinare la non sostenibilità economica di questa impresa. …

Ci spiace dover chiudere questa esperienza e di non essere riusciti a far di meglio; non rimpiangiamo di averci provato perché abbiamo avuto l’impressione di essere utili.”

Per saperne di più: http://www.dialogosuifarmaci.it/riviste/ultimonumero

http://www.dialogosuifarmaci.it/

Per saperne di più sulla farmacologia, un video RAI: http://www.explora.rai.it/video/Index.asp?Punt_Id=&vid_id=

L’emisfero buio della Terra visto dallo spazio

Africa-europa-MO-296x300     Il termine “emisfero” in questo caso non è inteso come boreale o australe ma come superficie illuminata e superficie al buio. Abbiamo studiato i moti della Terra e le loro principali conseguenze, in particolare, il moto di rotazione intorno al proprio asse che si mantiene inclinato di 23°27’ rispetto alla verticale al piano dell’eclittica. Una delle principali conseguenze del moto di rotazione, che avviene da ovest verso est, è l’alternarsi del dì e della notte. Considerata la forma quasi “sferica” della Terra, il Sole in ogni istante ne illumina circa una metà, mentre la restante parte è al buio. La linea (immaginaria) in continuo movimento che sulla superficie terrestre separa il dì dalla notte, con un passaggio graduale caratterizato dai crepuscoli (dì-notte) e dall’alba (notte-dì), è detta circolo di illuminazione.

La NASA ha pubblicato alcune immagini dell’emisfero buio del nostro pianeta fotografato dallo spazio. Le foto sono visibili al link: http://earthobservatory.nasa.gov/Features/NightLights/

Cosa si vede? Innanzitutto una parte del circolo d’illuminazione e poi le luci delle grandi aree urbane della Terra. Sono “visibili” i vari continenti: Americhe, Africa, Medio Oriente ed Europa, Asia ed Oceania.

falce-lunare-300x289     Colpisce la forte luminosità della Pianura padana e dell’area medio-orientale, dove non si bada al risparmio energetico né ci si pone il problema della riduzione dell’inquinamento luminoso. Alcune Regioni hanno cercato di ridurre questo fenomeno ma evidentemente con scarsi risultati. Negli ultimi anni, con la recessione in atto, sicuramente si riuscirà a fare di più.

La Regione Piemonte con la collaborazione del Politecnico di Torino, in seguito alla legge regionale 24 marzo 2000 n. 31, ha emesso le linee guida per combattere l’inquinamento luminoso.

All’articolo 1 della legge 31 vengono presentate le finalità:

a. La riduzione dellinquinamento luminoso ed ottico nel contesto di una più generale razionalizzazione del servizio di illuminazione pubblica con particolare attenzione alla riduzione dei consumi ed al miglioramento dellefficienza luminosa degli impianti;

b. La salvaguardia dei bioritmi naturali delle piante e degli animali ed in particolare delle rotte migratorie dellavifauna dai fenomeni di inquinamento luminoso;

c. Il miglioramento dellambiente conservando gli equilibri ecologici delle aree naturali protette, ai sensi della Legge 6 dicembre 1991, n°394 (Legge Quadro sulle

aree protette);

d. La riduzione dei fenomeni di abbagliamento e di affaticamento visivo provocati da inquinamento ottico al fine di migliorare la sicurezza della circolazione stradale;

e. La tutela dei siti degli osservatori astronomici professionali e di quelli non

professionali di rilevanza regionale o provinciale, nonché delle zone loro circostanti, dallinquinamento luminoso;

f. Il miglioramento della qualità della vita e delle condizioni di fruizione dei

centri urbani e dei beni ambientali monumentali e architettonici.

 

A Doha fallimento della conferenza ONU sul clima

     Se al termine degli incontri sul clima degli anni scorsi si poteva parlare di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista, oggi si può dire chiaramente che Doha è stato un fallimento. Nei governanti e nei grandi gruppi industriali ed economici del pianeta, non c’è ancora una corretta percezione della gravità degli squilibri ambientali che sono stati prodotti negli ultimi decenni.

     Questo incontro annuale per discutere e prendere decisioni per contrastare i cambiamenti climatici in atto, sembra sia stato più una passerella mediatica, una difesa di interessi economici e politici particolari che altro. Dopo diversi giorni di trattative, la Conferenza è stata aperta il 26 novembre e si è conclusa il 7 dicembre, solo i Paesi europei hanno accettato di prolungare fino al 2020 gli impegni del Protocollo di Kyoto. Non ci sono stati accordi per ridurre le crescenti emissioni di CO2 (vedi il box  destra della pagina che ogni mese riporta i continui aumenti di biossido di carbonio atmosferico registrati dalla stazione statunitense di Mauna Loa alle Hawaij). Si parla solo di impegni futuri (?) e ulteriori negoziati per ridurre le emissioni globali. Il ruolo europeo, dove i cittadini sono più sensibili su questi temi, è stato attivo ma modesto nei risultati, anche a causa della recessione economica dei Paesi del vecchio continente. Russia, Canada e Giappone si sono mostrati apertamente contrari ad assumere impegni. Stati Uniti, Cina e India, i maggiori inquinatori (da soli sono responsabili del 46% circa delle emissioni totali di gas ad effetto serra), si chiamano fuori, come hanno già fatto negli anni scorsi, perché la riduzione di emissioni inquinanti “costa”.

    Secondo il ministro italiano dell’ambiente, Corrado Clini, sul dibattito e sui risultati ”ha pesato molto la caduta di tensione e di attenzione da parte dei Paesi che stanno fronteggiando la crisi economica. I cambiamenti climatici sono una parte importante e urgente dell’agenda economica globale”.  

     Il prezzo di questo e di altri mancati accordi sarà “pagato” in futuro da tutti, a partire dagli abitanti delle isole e dei Paesi intertropicali. I fenomeni climatici e meteorologici si preannunciano sempre più estremi. Gli uragani (l’ultimo è stato Sandy, negli USA), i tifoni (l’ultimo è stato Bopha, nelle Filippine) e i tornado (come quello di Taranto, pochi giorni fa)  non saranno più fatti sporadici ma frequenti e le aree interessate da erosioni del suolo aumenteranno. Ma molte persone pensano solo al benessere immediato, al presente, non al futuro. Intanto il Protocollo di Kyoto scade il prossimo 31 dicembre 2012 e lo scioglimento dei ghiacci polari sta accelerando (video). Riduzione dei ghiacciai dell’Antartide (video).

Per saperne di più: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=172448

http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-b925f247-c0e0-4793-9285-54307e19ea6f.html

http://www.lettera43.it/ambiente/ambiente-niente-accordo-alla-conferenza-di-doha_4367575562.htm

 

Voyager ai confini del Sistema solare

     Le sonde gemelle Voyager 1 e 2 hanno superato di molto, per importanza dei dati trasmessi, altre due sonde: le Viking I e II inviate dagli statunitensi su Marte nel 1975. Le due Voyager furono inviate nello spazio interplanetario nel settembre del 1977, 35 anni fa, e pesano circa 800 kg ciascuna. Voyager 2 ha raggiunto i pianeti esterni, Giove, Saturno, Urano e Nettuno facendo molte scoperte e inviandoci preziose immagini. Voyager 1 invece, dopo aver raggiunto Giove, ha abbandonato il piano dell’eclittica per non essere disturbata dalle orbite degli altri pianeti e ha puntato dritta verso i confini del Sistema solare.

     Cosa abbiamo scoperto grazie a Voyager 1 e 2? Dal 1980 sappiamo che anche Giove possiede un sistema di anelli, certamente non spettacolari come quelli di Saturno ma degni di considerazione, quello principale ha uno spessore di circa 30 km e orbita ad una distanza dal pianeta di circa 55.000 km. Voyager 2 ci ha inviato immagini dettagliate degli anelli di Saturno, mostrando che sono formati da particelle minuscole e da massi che raggiungono il diametro di 10 m circa. Anche la “divisione di Cassini”, visibile pure dai telescopi terrestri e che appariva come uno spazio “vuoto”, in realtà è formata da un’enorme quantità di minuscole particelle che hanno una scarsa luminosità. Sappiamo molto di più sulle principali lune di Saturno: Titano, Ganimede, Dione, Rea, Elena, Mima, Epimeteo, Giano, Teti. Quando è arrivata in prossimità di Urano, che ha una distanza dal Sole circa doppia rispetto a quella di Saturno, nel 1986 sapevamo che il pianeta aveva solo 5 lune. Attraverso Voyager 2 ne sono state scoperte oltre una decina alle quali sono stati assegnati nomi riferiti alle opere di William Shakespeare. Oggi sappiamo che ne ha almeno 21.  Anche Urano ha un sistema di anelli di diverse strutture. Nel 1990 venne raggiunto Nettuno e quasi tutte le informazioni che conosciamo su questo pianeta, comprese quelle relative ad  almeno otto sue lune (Naiade, Talassa, Despina, Galatea, Larissa, Proteo, Tritone, Nereide) provengono dai dati e dalle immagini inviate dalla quella sonda. Ha una distanza media dal Sole di 4,5 miliardi di km (ricordo che la Terra dista dal Sole circa 150 milioni di km, poca cosa rispetto alla distanza di Nettuno!) e le prime immagini ravvicinate del pianeta e della sua luna Tritone ci sono state inviate sempre dal Voyager che ha scoperto anche una macchia scura nell’emisfero meridionale e una nube bianca, battezzata “scooter”, che impiegava 16 ore per completare una rotazione completa intorno al pianeta.

     E oggi? Oggi le Voyager continuano ad inviare dati che, per arrivare sulla Terra viaggiando alla velocità della luce, impiegano circa 17 ore. Ormai sono arrivate in una zona dello spazio che è al confine del Sistema solare, dove termina l’influenza del campo magnetico del Sole. Andando oltre, oltre la cosiddetta Eliosfera, le particelle interstellari non partecipano più al moto di rivoluzione intorno al Sole. Quando sia esteso questo limite che sfuma gradatamente verso l’esterno del Sistema solare non lo sappiamo. Le due sonde lo hanno raggiunto circa 3-4 anni fa. Si è scoperto che le linee di forza del campo magnetico solare non curvano su sé stesse per tornare indietro, come fanno quelle del campo magnetico terrestre, ma formano una serie caotica di ”bolle” magnetiche che in qualche modo ostacolano l’ingresso di raggi cosmici e altre particelle nel Sistema solare. Sicuramente si saprà di più anche sulla fascia di Kuiper, posta oltre l’orbita di Nettuno e Plutone, in cui si trovano molti asteroidi e comete.

     Cosa ci permetteranno di scoprire ancora le Voyager andando oltre questo limite? Potranno aggiungere dati, ad esempio, sulla nube di Oort (molto più lontana della fascia di Kuiper), costituita da miliardi di frammenti di roccia, acqua, biossido di carbonio e metano ghiacciati,  una vera e propria “fabbrica” di comete situata ad una distanza dal Sole compresa tra 0,3 e 1,5 anni luce?

L’immagine del Voyager 1 è tratta da: www.science.nasa.gov

Video di Inaftv:   http://youtu.be/Wy0flkdUXWQ  

Altro video, Voyager 2 : http://youtu.be/SrfWN0GN3pg

Per saperne di più: http://voyager.jpl.nasa.gov/ 

http://it.wikipedia.org/wiki/Nube_di_Oort

http://it.wikipedia.org/wiki/Fascia_di_Kuiper

 

Termovalorizzatori e riduzione dei rifiuti

     Scrivendo sulla settimana europea della riduzione dei rifiuti, ho citato la regola delle 3 R: Riduci quello che usi, Riusa quello che puoi, Ricicla tutto il resto. Ma cosa fare, in pratica, per ridurre i rifiuti? Alcuni semplici suggerimenti possono essere utili.

Carta: utilizzare i fogli su entrambe le facciate, stampare solo i documenti necessari, quando si compra un prodotto preferire quelli che non hanno imballaggio o ne hanno meno.

Plastica: acquistare quelli che hanno il minimo imballaggio oppure quelli distribuiti in confezioni ricaricabili, ridurre all’essenziale l’acquisto di bibite confezionate in bottiglie di plastica.

Materiali organici: non acquistare o cucinare cibo in eccesso per ridurre gli avanzi, se possibile (disponibilità di un orto o giardino) eseguire il compostaggio domestico.

Vetro: riutilizzare i contenitori, preferire i prodotti freschi a quelli conservati e confezionati nei vasetti di vetro.

Lattine: Limitare l’acquisto di bevande in lattine di alluminio e ricordare che questo elemento può essere riciclato al 100%, ridurre l’acquisto di prodotti in scatola.

     Ricordare poi che ogni comune ha un suo ecocentro per smaltire rifiuti ingombranti, potature, ramaglie, sfalci, elettrodomestici, pneumatici, oli minerali e vegetali, barattoli di vernici, ecc.

Per alcuni è utile anche sapere che l’abbandono dei rifiuti è un reato punito ai sensi del decreto legislativo 152 del 2006 e dei regolamenti dei comuni interessati.

Maggiori informazioni si possono trovare su http://www.cidiu.to.it/cidiuservizi/ .

     Anche i termovalorizzatori svolgono un ruolo importante per “ridurre” e “valorizzare” a valle, i rifiuti dopo la loro produzione. Sono impianti per la combustione di rifiuti solidi urbani, dopo la raccolta differenziata. Non sono semplici inceneritori: il calore prodotto dalla combustione viene recuperato e trasformato in energia elettrica e calore per il teleriscaldamento. La Direttiva Europea relativa ai rifiuti  considera la termovalorizzazione una delle forme di recupero, non un semplice  smaltimento. In provincia di Torino, dopo la grande discarica di Basse di Stura ormai satura, non in grado di accogliere altri rifiuti, si è costruito il termovalorizzatore del Gerbido con tutte le norme di sicurezza previste per il controllo delle emissioni gassose. Il Gerbido si trova nella periferia di sud-ovest, al confine con i comuni di Grugliasco, Rivoli, Beinasco e Orbassano. Opportunamente gestito, dovrebbe entrare in funzione nei prossimi mesi permettendo di superare il “sistema discarica” e ricavare preziose quantità di energia. Le tecnologie utilizzate, simili a quelle di altri termovalorizzatori all’avanguardia di alcune città europee, dovrebbero garantire un basso impatto ambientale per le aree circostanti.

Per approfondimenti: http://www.trm.to.it/  Le opinioni, naturalmente contrarie del movimento 5stelle: http://www.movimentotorino.it/temi/rifiuti-zero-no-allinceneritore-del-gerbido.html