Referendum sulla caccia

     Il 3 giugno prossimo gli elettori del Piemonte voteranno (?) per il referendum abrogativo di alcune norme regionali sulla caccia. Il TAR ha deciso di far svolgere il referendum in seguito ad una richiesta presentata nel 1987, con la raccolta di circa 60.000 firme. Cosa bisogna decidere?
• sul divieto assoluto di caccia agli uccelli migratori e ad altre specie, in totale 25;
• sul divieto di caccia alla domenica;
• sul divieto di caccia sui terreni ricoperti dalla neve, che mi pare già esista perché si tratta di una legge nazionale;
• sulla restrizione di alcuni privilegi per le aziende faunistico-venatorie;
• l’abolizione del decreto legge della Regione Piemonte (secondo alcuni discriminatorio) che recita: “Si esonera automaticamente chiunque svolga attività venatoria, al rispetto del divieto di transito con mezzi motorizzati su strade interdette a tale traffico per motivi di tutela ambientale.”
Il referendum sarà valido se voterà il 50% + 1 degli elettori piemontesi. Cioè oltre un milione e mezzo di persone.
     La Regione Piemonte, con i suoi amministratori, vuole evitare il referendum ma finora non è riuscita ad approvare una legge sui punti che la consultazione vuole abolire. Questa chiamata alle urne costerà circa 22 milioni di euro alle casse regionali. Somma non disponibile che dovrà essere trovata sottoscrivendo un mutuo. Secondo alcuni questa spesa si poteva evitare se non ci fosse stata l’incapacità legislativa di alcuni amministratori della Regione. In fatto di sprechi, ricordo anche che lo scorso anno, di milioni di euro se ne potevano risparmiare 300-400 se i referendum nazionali fossero stati abbinati alle elezioni! Ma questo come altri fatti dimostra la scarsa attenzione al bene comune da parte di tanti amministratori nazionali e locali. Per il referendum si sono battute Pro Natura, la Lega abolizione caccia, la Lipu e altre associazioni. Si stanno anche organizzando alcuni comitati pro referendum con l’obiettivo dichiarato di raggiungere il quorum.

Naturalmente il referendum non potrà abolire la caccia che è regolata da leggi nazionali, ma potrà ridurne la pratica sul territorio piemontese.

    Quali sono le ragioni degli ambientalisti? Per affermare il prevalere dell’interesse pubblico su quello privato di una minoranza di cacciatori. Per proteggere specie a rischio di estinzione e poter frequentare boschi e campagne con maggiore sicurezza. Perché la fauna selvatica è un patrimonio di tutti che merita di essere preservato.
     Quali sono le ragioni dei sostenitori della caccia?

Secondo i sostenitori della caccia, questa pratica serve a regolare l’aumento incontrollato di alcune specie selvatiche, dai cinghiali ai caprioli, evitando gravi danni alle colture agricole, ulteriori rischi per la circolazione stradale e la diffusione di malattie. Le associazioni della caccia pongono anche l’accento su alcune migliaia di lavoratori del settore che con ulteriori limitazioni alla pratica venatoria si troverebbero in gravi difficoltà. Anche i cacciatori stanno organizzando (più timidamente) comitati per l’astensione dal voto referendario.

Entro i prossimi due-tre giorni si saprà se la maggioranza in Regione sarà riuscita a legiferare per evitare questo referendum. Secondo alcuni sarebbe opportuno, secondo altri sarebbe una truffa.

Per informazioni: http://www.federcaccia.org/ http://www.federcaccia.org/regione.php?id_regione=12

Sito istituzionale: http://www.regione.piemonte.it/caccia_pesca/caccia/calendario.htm

www.lipu.it

www.referendumcaccia.it

 

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