I discendenti dei dinosauri ci fanno compagnia

Stanno per iniziare gli ultimi tre giorni di gennaio, quelli che la tradizione popolare definisce “i giorni della merla” perché considerati (non so se a torto o a ragione) i più freddi dell’anno. Sarebbe interessante fare un’indagine statistica sulle temperature dell’ultimo secolo  per verificare se effettivamente sono, in genere, quelli più freddi. Questo periodo e la notizia riportata dal TG3 “Leonardo” sul ritrovamento in Australia di una grande area di cova dei dinosauri, con uova fossili e scheletri di piccoli, mi inducono a scrivere queste righe.

Tante specie di uccelli non solo ci fanno compagnia, nei parchi o in casa, ma seconda dei casi e dell’ambiente, li cacciamo per sport, li combattiamo per difendere il seminato o la frutta, oppure li proteggiamo nei parchi e nelle riserve. Cosa c’entrano con i dinosauri? L’estinzione della stragrande maggioranza dei dinosauri, soprattutto di grandi dimensioni, circa 65 milioni di anni fa non deve trarre in inganno: alcuni discendenti di questo gruppo di rettili ci sono anche oggi, anche nelle nostre case. Ma partiamo dai  grandi dinosauri, dall’inizio o, meglio, dalla loro fine. Perché si estinsero? Eppure avevano dominato il pianeta per oltre 150 milioni di anni. Gli ominidi hanno solo qualche milione di anni. Bisogna chiarire che la grande estinzione di 65 milioni di anni fa non ha riguardato solo i dinosauri ma numerose forme di vita, un esempio per tutte: le ammoniti, famose conchiglie fossili. Dalle ricerche paleontologiche e geologiche appare chiaro che in quel periodo ci sono stati una serie di eventi catastrofici: sicuramente un vulcanismo molto accentuato durato migliaia di anni e, come molti sanno, un gigantesco impatto meteoritico. Probabilmente ci sono stati altri fatti che non siamo in grado di definire. Ma quali sono le prove dei due principali eventi? Per il primo, strati di basalto di estensioni enormi che si sono formati in quel periodo. Un esempio è rappresentato dalla regione del Deccan in India, un plateau di lava di milioni di chilometri quadrati che ricopre un terzo della penisola indiana. La prova della collisione del meteorite invece è stata più difficile da individuare. Avrebbe dovuto esserci un cratere gigantesco da qualche parte della superficie terrestre. È stato cercato a lungo e infine è stato trovato in Messico, a Chicxulub nella penisola dello Yutacan. Il cratere è sotto la superficie marina, ricoperto da depositi di sedimenti corallini. La data coincide proprio con 64,9 milioni di anni fa. Certamente sono state proiettate in atmosfera quantità enormi di polveri ed aerosol che si sono diffuse su tutto il globo e vi sono rimaste per secoli. Ma la cosa non è finita lì, come è successo in scala molto più modesta con il recente terremoto di Fukushima in Giappone, deve esserci stato un terremoto e soprattutto maremoto devastante, con onde alte centinaia di metri. Quali sono stati gli effetti? Probabilmente l’oscurità o semioscurità è durata migliaia di anni o almeno per alcuni secoli, con gravi conseguenze sulla vegetazione e di conseguenza sui grandi dinosauri erbivori e, a catena, sui carnivori. Quindi un’estinzione di massa delle specie viventi. Altre sono sopravvissute, tra queste alcune piante, i piccoli mammiferi e alcuni gruppi di piccoli dinosauri. Quali? Quelli che evolvendosi sono arrivati fino a noi. Gli scheletri dei Celosauri hanno evidenziato la presenza di alcune strutture ossee simili a quelle presenti negli uccelli. Anche il famoso velociraptor, dinosauro carnivoro protagonista del film Jurassic Park, deriva dai Celosauri. Anche se per molti può sembrare strano, i fossili ritrovati lo dimostrano inequivocabilmente: gli uccelli in origine erano dinosauri.

archaeop-274x300      Il primo e più completo uccello fossile ritrovato è stato il famoso Archaeopteryx, vissuto alla fine del periodo Giurassico, circa 150 milioni di anni fa. I primi fossili sono stati ritrovati agli inizi del 1800 nelle cave calcaree della Germania meridionale, altri in varie parti del pianeta. Questo uccello aveva le dimensioni di un corvo, molte caratteristiche dei dinosauri, coda lunga, denti aguzzi, artigli sulle ali, ma anche una novità evolutiva: era ricoperto da piume. Per arrivare ad uccelli molto più simili a quelli attuali passarono almeno altri 20 milioni di anni. Sicuramente, i ritrovamenti fossili lo dimostrano, 125 milioni di anni fa gli uccelli avevano sviluppato eccellenti capacità di volo e si adattarono alla vita nei diversi ambienti: sull’acqua e nei vari ecosistemi terrestri (boschi, deserti, steppe). Molte persone, perciò, oggi non sanno di avere in casa i discendenti dei dinosauri: canarini, pappagalli, cocorite, merli, ….

    Anche l’istinto della cova delle uova e, probabilmente quello delle cure parentali, gli uccelli lo hanno ereditato dagli antenati dinosauri. Per tutti, ma soprattutto per i più scettici, riporto un breve brano di due autorevoli paleontologi: Luis M. Chiappe, direttore del dipartimento di Paleontologia dei vertebrati presso il Natural History Museum di Los Angeles e Lowel Dingus, ricercatore associato presso il dipartimento di Paleontologia dell’American Museum of Natural History di New York. Entrambi scopritori e studiosi del più ricco sito di uova fossili di dinosauri scoperto finora, quello di Auca Mahuevo, in Patagonia.

Insieme a un’altra squadra di paleontologi dell’American Museum of Natural History, durante la spedizione nel deserto del Gobi in Mongolia, avevamo ritrovato il primo scheletro fossile di un dinosauro, l’Oviraptor dal becco a pappagallo, seduto sul nido. Un fatto curioso è che nel 1923 era stato ritrovato il primo scheletro di Oviraptor sopra una covata, ma l’anno successivo, quando fu descritto il ritrovamento, questa posizione fu considerata una prova delle attività predatorie dell’Oviraptor. Il paleontologo Henry Fairfield Osborn ritenne che l’Oviraptor fosse morto mentre predava le uova di un Protoceratops erbivoro, un primitivo dinosauro munito di corna comune nei ritrovamenti del Gobi. L’ipotesi di Osborn portò alla stgmatizzazione dell’animale: Oviraptor significa infatti <<che afferra le uova>>. Ma le uova rinvenute sotto a quel primo scheletro di Oviraptor non contenevano embrioni, e la loro identità rimase un mistero fino a 70 anni dopo, quando la nostra equipe scoprì uova dalla forma e dall’aspetto identici che all’interno contenevano un embrione di Oviraptor. Questa prova fondamentale dimostrò che l’animale a cui apparteneva lo scheletro ritrovato nel 1923 e quelli scoperti alcuni decenni più tardi in realtà stavano covando le proprie uova. Successivi ritrovamenti nel Gobi di altri scheletri nella stessa identica posizione, fatti dalla squadra del museo americano e da altre spedizioni paleontologiche, fornirono prove inconfutabili del fatto che alcuni dinosauri, compreso l’Oviraptor, accudissero  i propri piccoli e anche testimonianze provenienti da altri terreni di cova nel Montana lo confermarono. Perfino il dinosauro carnivoro Troodon, uno dei parenti più stretti degli uccelli, è stato rinvenuto in posizione di cova.” [Tratto da: “Uova di giganti – Storia di una straordinaria scoperta nella terra dei dinosauri” L. M. Chiappe, L. Dingus, 2001; oscar Mondadori 2002, pagg 1-223, serie: I libri di Quark].

L’immagine sulle strutture anatomiche dell’ Archaeopteryx  è tratta da: www.abc.net.au/science/slab/dinobird/story.htm

La foto sulle uova di dinosauri è tratta da: http://imageshack.us/photo/my-images/264/arunsonakiaxn1.jpg/

Un video in inglese sui fossili di Archaeopteryx

Per i giorni della merla:

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorni_della_merla