2380 tonnellate di paura

concordia-tragedia-all-isola-del-giglio-1-300x199     Sì, perché in queste e nelle prossime settimane, forse per mesi, la paura in campo ambientale si misura e si misurerà in tonnellate. Paura per tutti, non solo per l’arcipelago toscano e per tutta la costa di quella Regione amatissima dagli stranieri e dagli italiani. Se non si dovesse riuscire ad aspirare il carburante dalla “Concordia” agonizzante, sarebbe l’ennesimo disastro ecologico, quello di maggiori proporzioni per le coste italiane. Avrebbe implicazioni  notevoli anche sul piano turistico ed economico,  oltre che ambientali sull’ecosistema marino e costiero. Perché la Toscana è molto apprezzata all’estero, per il paesaggio, il clima, le coste, la cultura, le isole, la gastronomia.

Ma non fasciamoci la testa prima del tempo. Gli specialisti olandesi, della stessa società (la Smit Salvage) che alcuni anni fa recuperò il sottomarino russo Kursk con il suo dramma e che ha bonificato la petroliera Haven che giace tuttora sul fondo del Tirreno, potrebbero riuscire a rimuovere quell’enorme quantità di gasolio stipato, si dice, in 17-20 cisterne. Almeno è quello che tutti sperano, ma il successo dipende dalla stabilità della motonave. Se dovesse disincagliarsi, ad esempio per le brutte condizioni del mare, potrebbe scivolare verso il fondo, a 80-100 metri di profondità e tutto diventerebbe molto più difficile, con la quasi certa perdita di una parte del carburante. Secondo i tecnici, prima di poterlo pompare da ciascuna cisterna, il carburante deve essere reso più fluido, perciò riscaldato. Un’altra operazione complessa. Oltre il 92% del combustibile (2200 tonnellate) infatti è più denso del gasolio (è di tipo Ifo 380 Cts, con una consistenza che a basse temperature si avvicina a quella del catrame) mentre la restante parte è Mto, più fluido. Il destino della nave invece è legato alla sua permanenza in questa posizione, in superficie, o al suo eventuale inabissamento. In quest’ultimo caso, molto probabilmente verrebbe abbandonata sul fondo e diventerebbe uno dei più grandi relitti subacquei del Mediterraneo. Il Consiglio dei Ministri di oggi ha sicuramente analizzato la situazione ambientale dell’area dell’isola del Giglio, esposta dal ministro dell’ambiente Corrado Clini, e avrà almeno dichiarato lo stato d’emergenza per tutta la zona. Sapremo se sono stati presi ulteriori provvedimenti.

Il recupero dei dispersi, delle salme e del carburante, sarà un braccio di ferro tra l’uomo, le sue tecnologie e il mare. Ma se le condizioni meteorologiche non ci aiutano e la nave dovesse immergersi, non ci sarà competizione.

L’immagine è tratta da: http://notizie.liquida.it/2012/01/17/17861719/costa-concordia-vigili-del-fuoco-guardia-costiera/