Una resistenza pericolosa

     Non mi riferisco alla resistenza elettrica, cioè alla resistenza che oppongono alcuni materiali al passaggio degli elettroni, espressa anche dalle leggi di Ohm. Neanche alla resistenza al nazifascismo di un certo periodo storico che, ultimamente, ha visto scomparire uno a uno i suoi rappresentanti, tra i quali il giornalista piemontese Giorgio Bocca, mancato poche settimane fa. Ma siamo in un periodo in cui l’influenza e le altre malattie da raffreddamento raggiungeranno “il picco” annuale e il mio riferimento è alla resistenza ai farmaci da parte di molti microrganismi, soprattutto protozoi, virus e batteri. Questa resistenza consiste nella riduzione più o meno marcata dell’efficacia dei farmaci contro gli organismi patogeni. Come può instaurarsi una resistenza a un farmaco? In diversi modi. Ad esempio somministrando il farmaco in una quantità inadeguata a debellarlo dall’organismo colpito. Oppure con l’utilizzo di antibiotici, a scopo preventivo, negli allevamenti intensivi degli animali da carne o da latte. La conseguenza può essere un’alterazione genetica del DNA (o RNA) del microrganismo venuto a contatto con l’antibiotico che lo rende resistente a quel tipo di farmaco.

     Le cronache degli ultimi anni riportano sempre più spesso allarmi sul pericolo della farmaco-resistenza in alcune malattie. La malaria e la tubercolosi, ad esempio, potevano essere curate abbastanza facilmente fino ad alcuni anni fa. Oggi richiedono cure più prolungate con un aumento dei costi e un aumento della mortalità delle persone colpite. Allarmi sulla resistenza ai farmaci sono stati lanciati anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che invita gli Stati, le industrie farmaceutiche e gli operatori sanitari ad un uso razionale dei farmaci e ad una migliore prevenzione e controllo delle infezioni. Dubito invece che si riuscirà a fare qualcosa in breve tempo contro l’uso degli antibiotici negli allevamenti.

     Anche il batterio Escherichia coli che lo scorso anno ha colpito la Germania, con riflessi economici e commerciali in tutta Europa, è stato scoperto che appartiene al ceppo O104, che non è quasi mai resistente agli antibiotici. Come ha acquisito questa resistenza? Secondo alcuni studiosi per poter raggiungere la resistenza a molte classi e combinazioni di antibiotici, deve essere stato manipolato in laboratorio. Dove? Come è arrivato nella catena alimentare umana? È avvenuto casualmente? Probabilmente a queste domande non seguiranno mai risposte soddisfacenti.

     Sulla resistenza ai farmaci antimicrobici, riporto un Comunicato stampa dello scorso 17 novembre 2011 della Commissione Europea.

Resistenza ai farmaci antimicrobici: un piano d’azione della Commissione in 12 punti per i prossimi cinque anni 

     Bruxelles, 17 novembre 2011 – L’Unione europea è confrontata a un problema sanitario di crescente gravità: ogni anno sono circa 25.000 i decessi causati da infezioni provocate da batteri resistenti ai farmaci, con un costo, in spese sanitarie e perdite di produttività, che si stima superiore a un miliardo e mezzo di euro 1 . Oggi, alla vigilia della Giornata europea degli antibiotici, la Commissione europea ha presentato un ampio piano di lotta contro la resistenza agli antimicrobici, che si articola in 12 azioni concrete che saranno realizzate in stretta cooperazione con gli Stati membri.

     John Dalli, commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, ha dichiarato : “Dobbiamo agire rapidamente e con decisione se vogliamo che i farmaci antimicrobici restino un trattamento efficace contro le infezioni batteriche nell’uomo e negli animali. Le dodici azioni concrete per i prossimi cinque anni che oggi presentiamo potranno contribuire a limitare la propagazione della resistenza agli antimicrobici e alla messa a punto di nuovi trattamenti antimicrobici. Perché questo programma possa essere realizzato con successo l’Unione europea, gli Stati membri, gli operatori della sanità, l’industria farmaceutica, gli allevatori e molti altri dovranno unire i loro sforzi”.

     Máire Geoghegan Quinn, commissaria europea responsabile per la ricerca e l’innovazione, ha aggiunto: “È indispensabile sviluppare una nuova generazione di antibiotici in grado di debellare i batteri e altri agenti patogeni resistenti ai farmaci. Investire nella ricerca e nell’innovazione significa assicurare ai pazienti le migliori cure possibili. La Commissione coopera con l’industria e con gli Stati membri per fare di questi investimenti una priorità. Manterrà questo impegno anche nel quadro del futuro programma “Orizzonte 2020” di finanziamento della ricerca e dell’innovazione “.

Una resistenza in aumento

    I dati pubblicati oggi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) indicano che in Europa la resistenza agli antibiotici “di ultima linea” è in aumento. Ad esempio, la resistenza agli agenti patogeni che sono spesso all’origine di polmoniti e di infezioni delle vie urinarie in ambiente ospedaliero si va accentuando in tutta l’UE ed è ormai una realtà accertata in diversi paesi.

Le grandi linee dell’azione della Commissione

Il piano d’azione interessa sette settori nei quali è urgente intervenire:

  • l’uso appropriato degli antimicrobici (nell’uomo e negli animali)
  • la prevenzione delle infezioni microbiche e della loro propagazione
  • lo sviluppo di nuovi antimicrobici efficaci o di trattamenti alternativi
  • la cooperazione internazionale per arginare i rischi di aumento della resistenza agli antimicrobici
  • il miglioramento del monitoraggio in medicina umana e animale
  • la ricerca e l’innovazione
  • la comunicazione, l’educazione e la formazione

Le 12 azioni concrete proposte sono:

  • sensibilizzare all’uso appropriato degli anti microbici
  • migliorare la legislazione europea nel campo dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati
  • formulare raccomandazioni per un uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria e predisporre rapporti di follow-up
  • rafforzare le misure di prevenzione e controllo delle infezioni nosocomiali
  • introdurre nella nuova legislazione veterinaria dell’UE strumenti per rafforzare la prevenzione e il controllo delle infezioni negli animali
  • promuovere nuove forme di collaborazione che consentano di mettere a disposizione dei pazienti nuovi farmaci antimicrobici
  • condurre un’analisi dei fabbisogni di nuovi antibiotici in medicina veterinaria
  • sviluppare e/o rafforzare gli impegni multilaterali e bilaterali per la prevenzione e il controllo della resistenza agli antimicrobici
  • rafforzare i sistemi di sorveglianza della resistenza agli antimicrobici e del loro consumo in medicina umana
  • rafforzare i sistemi di sorveglianza della resistenza agli antimicrobici e del loro consumo in medicina veterinaria
  • rafforzare e coordinare le attività di ricerca
  • informare meglio il pubblico sulla questione della resistenza agli antimicrobici.

Contesto

Gli antimicrobici comprendono gli antibiotici, medicinali essenziali per l’uomo e per gli animali, e possono essere utilizzati anche come disinfettanti, antisettici e prodotti per l’igiene. Hanno permesso di ridurre sensibilmente la pericolosità delle malattie infettive. Gli antibiotici sono uno strumento indispensabile in medicina e sono largamente impiegati nei trapianti e nelle chemioterapie.

I batteri sono però diventati negli anni sempre più resistenti agli antibiotici. Questa resistenza si è manifestata nelle infezioni nosocomiali, nelle infezioni delle vie respiratorie, nelle meningiti, nelle malattie diarroiche e nelle infezioni trasmesse per via sessuale. I batteri resistenti possono essere trasmessi dagli animali all’uomo attraverso la catena alimentare o per contatto diretto.

Fin dagli anni 90, quando la resistenza agli antimicrobici è apparsa come una seria minaccia per la sanità pubblica, la Commissione ha preso varie iniziative nei settori della medicina umana e veterinaria, dell’alimentazione umana e animale e della ricerca scientifica. Il piano d’azione annunciato viene quindi ad aggiungersi a tutta una serie di misure già adottate dalla Commissione per far fronte a questo fenomeno.

L’immagine sull’allevamento intensivo di polli è tratta da: http://www.ivu.org/italian/articles/exhibition/social.html