Conferenza sul clima a Durban

Durban-300x115     In Sudafrica è in corso il summit del 2011 sui cambiamenti climatici (Cop 17). In tutto sono impegnate circa 15.000 persone dei vari Stati aderenti all’ONU. Discutono e cercano di concordare le misure più opportune e sostenibili da prendere per contrastare i cambiamenti climatici in atto che, tutto lascia prevedere, si aggraveranno.

Tra un anno circa, il 31-12-2012, scadrà il primo trattato mondiale, adottato nel 2005, sulla riduzione dei gas serra. Gli obiettivi previsti purtroppo non sono stati raggiunti. Si lavora per trovare un punto d’incontro tra le posizioni dei Paesi che inquinano di più (USA, Cina, Russia e India) e quelle degli altri Stati. Bisogna anche considerare che alcuni Paesi, Giappone e Germania, hanno deciso di rinunciare al nucleare e dismettere gradualmente le centrali esistenti, perciò sicuramente aumenteranno (almeno nel breve termine) i loro consumi di combustibili fossili, carbone compreso, con tutte le conseguenze che questo comporta. Sul carbone, i dati degli ultimi cinque anni sono sorprendenti: nel 2006 proveniva da questo combustibile il 25% dell’energia totale degli Stati del pianeta; nel 2011 la percentuale anziché ridursi è salita al 30%.

Come è già successo per Copenaghen lo scorso anno, anche per la Conferenza di Durban ci sono buone ragioni per ritenere che non ci saranno risultati e accordi efficaci. Eppure qualcosa bisognerà fare, se si vuole invertire questo processo che vede i gas serra aumentare progressivamente, come segnalano i dati del CO2, in parti per milione (ppm), riportati nella colonna di destra e riferiti all’Osservatorio di Mauna Loa (USA).

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