Disastri, cambiamenti climatici e progetto METEOMET

alluvione-Genova-300x172     Le immagini del disastro causato dalla pioggia nelle Cinqueterre e in Lunigiana, seguite dalle alluvioni, dai poveri morti e dalle distruzioni di alcuni quartieri di Genova, sono ancora ben nitide nella nostra mente. Del resto, come è stato già scritto in passato (vedi post del 7 novembre 2009), l’Italia ha una situazione idrogeologica precaria, dovuta anche all’incuria delle amministrazioni locali che si sono succedute nel tempo e alla mancanza di interventi dei vari Enti preposti alla gestione del territorio, che rende ripetitivi e in parte prevedibili questi fenomeni. Infatti ogni anno c’è qualche località o regione del nostro Paese che registra drammi di questo genere.

Il periodo più critico dell’anno, in base ai dati degli ultimi secoli è proprio l’ultima settimana di ottobre e le prime due di novembre, sia per l’elevata piovosità, sia perché anche in quota le precipitazioni non sono ancora nevose ma costituite prevalentemente da pioggia che alimenta i corsi d’acqua anziché accumularsi in loco.

inrim-logo     Sul versante della ricerca, un progetto europeo (METEOMET) volto a migliorare la misurazione dei cambiamenti climatici è stato vinto da un gruppo di ricercatori italiani dell’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica) che ha sede a Torino. L’INRIM è un ente pubblico di ricerca, che fa parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si occupa di scienza delle misure e dei materiali, sviluppa tecnologie e dispositivi innovativi. Per quanto riguarda la metrologia, ricordo anche che, tutti gli anni il 20 maggio, su iniziativa del Bureau International des Poids et Mesures di Sevres (Paris) si celebra la Giornata Mondiale della Metrologia per ricordare la Convenzione del metro del 20 maggio 1875. La fase attuativa del progetto meteomet invece è iniziata da circa un mese (1° ottobre 2011) sotto la guida del ricercatore Andrea Merlone che coordina un gruppo di altri giovani ricercatori. Il progetto è stato selezionato e finanziato con fondi europei e vede la partecipazione di una ventina di istituti di altrettante nazioni del continente. Di cosa si tratta? È un progetto triennale che si prefigge di migliorare le tecniche di misura dei parametri meteorologici: principalmente pressione, temperatura, umidità e velocità dell’aria nell’atmosfera. La finalità è quella di arrivare a strumenti di misurazione e dati più precisi e attendibili in modo da migliorare le previsioni meteorologiche e dare una migliore interpretazione ai dati meteorologici dei decenni e dei secoli scorsi. Il progetto prevede anche di favorire la creazione di un network di istituti meteorologici in grado di coordinare e collegare i vari istituti nazionali. Solo uno sforzo congiunto di vari Paesi potrà assicurare la partecipazione di ricercatori con competenze specifiche in vari ambiti scientifici e in metrologia. I nuovi strumenti e le nuove tecniche predisposte saranno sperimentate dai vari istituti meteorologici sparsi in tutta Europa. I risultati dovrebbero essere: dati più accurati e precisi, meglio interpretabili, che consentano migliori previsioni e valutazione dei rischi ed evitare o ridurre tragedie come quelle della Liguria e della Lunigiana, anche se il progetto nel suo complesso tende ad una maggiore comprensione dei cambiamenti climatici che si verificano su larga scala.

Luca Mercalli, della Società Meteorologica Italiana (Nimbus): indica dieci norme di comportamento o norme di autoprotezione, in caso di alluvione.

Le grandi piene fluviali sono lente a propagarsi, il livello delle acque aumenta gradualmente (ore o giorni) e in genere lascia il tempo di prepararsi a salvaguardare i beni esposti ad allagamenti e mettersi in salvo, chiudere vie di comunicazione e ponti, con un’informazione da parte degli enti preposti sufficientemente anticipata e precisa.

Nel caso delle piene-lampo (flash floods) è invece fondamentale la conoscenza di elementari norme di autoprotezione, perché le onde di piena su torrenti montani in forte pendenza, le frane e le colate detritiche, sono fenomeni rapidissimi e non permettono di attendere avvisi esterni. La protezione civile interviene in questi casi solo a soccorrere le vittime e ripristinare le condizioni di normalità, e l’unica protezione efficace è quella che si mette in atto da soli.

1) Dopo un primo avviso di attenzione bisogna informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica, e non fidarsi solo delle voci, ma ricorrere alle fonti ufficiali dei servizi meteo. Rispettate sempre le disposizioni degli enti locali e di protezione civile preposti alla gestione dell’emergenza.

2) Ogni Comune deve disporre di un piano di protezione civile e dovrebbe informare i cittadini sull’ubicazione dei rifugi, dei centri di raccolta e delle zone a rischio. Pretendete di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole, non quando si è in emergenza. La sicurezza si prepara giorno per giorno, non bisogna né sottovalutarla né burlarsene, verrà tutta utile nei minuti più importanti della vostra vita!

3) Non bisogna farsi prendere dal panico: primo obiettivo è salvare la vita e non farsi male.

4) Mai combattere con l’acqua e i detriti, sono più forti loro. Un’automobile galleggia in poco più di 30 cm d’acqua, nonostante pesi oltre una tonnellata: l’acqua può spazzarvi via come fuscelli se tentate di opporvi!

5) Non entrate mai nell’acqua in movimento con un’automobile anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato: negli ultimi 6 anni ci sono state in Italia 10 vittime che potevano essere facilmente evitate, l’incidente peggiore a Prato nell’ottobre 2010, 3 donne cinesi annegate. Il sottopassaggio è una trappola, sta a voi evitare di entrarci.

6) Anche a piedi non si entra mai in acqua in movimento se è superiore a 20 centimetri, perché la corrente vi può facilmente travolgere. Inoltre ci possono essere voragini o tombini aperti nascosti dall’acqua fangosa, nei quali potreste essere inghiottiti.

7) Non rimanete in locali bassi, garage, seminterrati, ma trasferitevi ai piani alti, eventualmente chiedendo ospitalità ai vicini. Se la casa è a rischio frana, trasferitevi in luogo sicuro.

8) Preparate uno zainetto di sopravvivenza in luogo facile da raggiungere, pronti a prenderlo con voi in caso di evacuazione: bottiglie d’acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria e oggetti per igiene personale, fotocopia documenti, torcia a pile o lampada frontale (controllate che le batterie siano cariche), carta e penna, radio e telefonino con carica batteria, medicine e pronto soccorso, stivali di gomma.

9) Poi pensate alla casa: spostate documenti, libri, oggetti di valore e mobili da cantine e piani terra ai piani alti, parcheggiate le auto lontane da corsi d’acqua.

10) Ma soprattutto, rimanete vigili e attenti: molti incidenti capitano perché nelle giornate a rischio facciamo di tutto per continuare a vivere come nei giorni normali, invece bisogna concentrarsi, ascoltare i rumori sospetti, osservare cosa accade nei fiumi, prepararsi materialmente e psicologicamente a salvarsi con le proprie forze senza aspettare aiuti improbabili: per definizione, un’emergenza è qualcosa nella quale nulla funziona e nessuno potrebbe aiutarvi.

Alcuni riferimenti: http://www.meteomet.org

Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica,

http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/view_cosafare_idrogeologico.wp?contentId=APP281

Un video del disastro di Genova 2011: http://youtu.be/C5fQyPqhggg

Lascia un commento